Fucilate tre persone che avevano dirottato un traghetto per andare negli Stati Uniti. Un messaggio per chiunque cerchi di fuggire dall’isola.
Fucilati all’alba
Le esecuzioni sono avvenute dopo un processo rapido e segreto, alla fine di
una settimana in cui 78 dissidenti sono stati condannati a lunghe pene detentive
con l’accusa di cospirazione con gli Stati Uniti.
Venerdì 11 aprile sono stati fucilati tre uomini che avevano partecipato
al tentato dirottamento di un traghetto dall’Isola della Gioventù
avvenuto meno di due settimane prima. Altre quattro persone coinvolte nel dirottamento
sono state condannate all’ergastolo e altri a pene dai 30 ai 2 anni. I
nomi dei fucilati erano: Lorenzo Enrique Copello Castillo, Barbaro Leodan Sevilla
Garcia and Jorge Luis Martinez Isaac. Erano stati condannati pochi giorni prima
in base alla legge 93, del 1991, che aveva ampliato le misure antiterrorismo
e l’uso della pena di morte.
Nessuno era stato ferito nel dirottamento del traghetto “Baragua”. Un gruppo di uomini armati con alcuni coltelli e una pistola si erano impossessati del traghetto nella baia dell'Avana il 2 aprile scorso e si erano diretti verso gli Stati Uniti, con 50 ostaggi a bordo. A largo delle coste della Florida però erano rimasti senza carburante e vennero intercettati dalla Guardia Costiera Cubana che li convinse a tornare a Cuba per far rifornimento. Una volta a Cuba però la polizia prese il controllo del Traghetto e arrestò i dirottatori.
Negli ultimi mesi vi erano stati diversi tentativi di dirottamento per fuggire verso gli Stati Uniti, alcuni andati a buon fine. Il giorno prima del dirottamento ad esempio un uomo, che diceva di avere due granate, aveva costretto un aereo civile ad atterrare il Florida. Dopo l’atterraggio venne chiarito che le granate erano finte.
Le autorità cubane affermano che sono gli Stati Uniti a fomentare il dissenso e ad incoraggiare le fughe, e che le condanne a morte erano un atto dovuto per rispondere alle “provocazioni” e alle “minacce per la sicurezza nazionale” che proverrebbero dagli Stati Uniti. Tuttavia, proprio qualche giorno prima, la televisione di stato cubana aveva trasmesso un messaggio del direttore della Sezione per gli Interessi statunitensi, James Cason, in cui si chiedeva ai cubani di non dirottare più aerei o navi, avvertendo che i dirottare sarebbero stati arrestati, processati ed espulsi dagli Stati Uniti dopo aver scontato lunghe pene detentive.
Ultimamente il Congresso degli Stati Uniti ha cercato di abolire le restrizioni sui viaggi da e verso Cuba., ma ha anche approvato all’unanimità una risoluzione che chiede il rilascio dei 78 dissidenti imprigionati la settimana scorsa
Il giorno prima delle esecuzioni, il giornale del Partito Comunista “Gramma” aveva scritto che erano stati arrestati diversi uomini vicino all’aeroporto dove progettavano di dirottare un aereo.
La madre di Copello Castillo ha detto: “Gli hanno sparato. Io amo il mio paese, ma non amo più Fidel. Dovevano processarlo, certo, ma non dovevano ucciderlo per quello che aveva fatto”
Un’ondata di proteste
Da Amnesty International all’arcivescovo di Cuba.
"Queste esecuzioni, unite alle dure condanne della settimana scorsa e ad
alcuni recenti arresti di dissidenti, contribuiscono a creare un clima di repressione
che non si vedeva a Cuba dagli anni ‘60”, ha detto un rappresentante
di Amnesty International.
"Queste esecuzioni sono esse stesse una violazione dei diritti umani, e averlo fatto meno di due settimane dopo il presunto crimine mostra una palese indifferenza verso il diritto di appello della difesa” ha detto un rappresentante di Human Rights Watch.
Anche il vescovo cattolico di Cuba ha criticato le recenti esecuzioni e le condanne contro i dissidenti: “La violenza non si elimina con la violenza” ha detto.
Joe Garcia della Fondazione Nazionale Americo-Cubana, una delle organizzazioni dei cubani in esilio, ha detto che Fidel Castro ha ordinato le esecuzioni proprio per creare sdegno e reazioni estreme. Secondo Joe Garcia, “Castro sta cancellando il futuro di Cuba”.
Attualmente ci sono almeno 50 persone nel braccio della morte a Cuba, Amnesty International teme che queste persone possano venire uccise presto, dal momento che la moratoria ha avuto fine.