Una legge dell'Arizona vieta ai siti che denunciano le condizioni dei detenuti e lottano contro la pena di morte di continuare a pubblicare news online.
Sono scomode, scomodissime, le rivelazioni che da molti siti americani
giungono al pubblico relative alle carceri statunitensi, alle condizioni di
vita dei detenuti e a quelle delle persone in attesa di essere uccise nel
paese che, come noto, pratica la pena di morte. Tanto scomode da aver
indotto l'Arizona, stato tradizionalmente conservatore, a varare una legge
che di fatto rende illegale la pubblicazione su internet di dettagli sulla
vita dei detenuti e altro ancora.
A scagliarsi contro la legge sono organizzazioni storiche come la SPR
(Stop Prisoner Rape), che ha reso noto di aver denunciato il Direttore del
servizio carcerario dell'Arizona con l'accusa di criminalizzare le
comunicazioni tra l'organizzazione e i detenuti nonché di adottare misure
punitive nei confronti dei reclusi se sulla rete e sul sito di SPR appaiono
informazioni che li riguardano.
SPR ha deciso di unirsi ad altre due importanti associazioni che si
battono contro la pena di morte, per appoggiare l'associazione per i diritti
civili ACLU che ha fatto propria la denuncia sostenendo che la legge
dell'Arizona (House Bill 2376) viola il primo e il 14esimo emendamento della
Costituzione americana e ostacola il lavoro volontario a favore dei
detenuti.
SPR è una delle organizzazioni più scomode perché tratta degli abusi
sessuali che avvengono all'interno delle carceri americane su detenuti di
ogni età e pubblica sul proprio sito numerose lettere provenienti dai
reclusi.
"L'abuso sui prigionieri è una violazione seria e diffusa dei diritti
umani - ha spiegato il direttore esecutivo di SPR Lara Stemple - che viene
condotta in segretezza. Le storie e l'informazione che pubblichiamo sul
nostro sito web contribuiscono ad abbattere il muro che circonda queste
violenze, consentendo alle vittime di sapere che non sono soli, e di dare al
pubblico informazioni di rilievo sulle prigioni". "Per molti detenuti - ha
concluso Stemple - noi siamo la sola fonte di informazione su come
affrontare le violenze sessuali e noi ci appoggiamo ad internet".
Nella sua nota, i legali della ACLU hanno già messo in chiaro che
intendono dimostrare al tribunale che con questa legge si intende impedire a
chi critica le carceri dello stato di parlare e di diffondere le proprie
idee, oltre a rimuovere d'autorità servizi spesso importanti per i detenuti
e gestiti da volontari.