L'UE pianifica la sorveglianza dei dimostranti
e la criminalizzazione della protesta. A modello vengono utilizzati i
provvedimenti già impiegati per il controllo delle tifoserie calcistiche.
Uno studio dei rapporti di Statewatch
(aggiornato a luglio 2001).
I piani della Unione Europea avrebbero come effetti:
- Dare il controllo delle operazioni alla neonata "Task Force dei Capi della Polizia" dell'UE, che agirebbe senza nessuna base legale
-
Creare dei meccanismi per cooperazioni "operative" per le quali non esistono poteri legali
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Legittimare la sorveglianza in corso da parte di "ufficiali di polizia ed intelligence" (servizi di sicurezza interna) di "persone o gruppi che possano costituire minaccia per l'ordine e la sicurezza pubblici"
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Creare dei database nazionali di "agitatori" basati su sospetti e supposizioni senza nessuno standard legale o protezione dei dati personali, e lo scambio non regolamentato di questi dati
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Permettere agli Stati membri dell'UE di promulgare leggi che impediscano alle persone di andare a protestare in altri paesi se i loro nomi sono stati schedati come "sospetti" o se sono stati condannati per disturbi dell'ordine pubblico, anche di scarsa entità (ostruzione del traffico)
Il rapporto di Statewatch conclude che:
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I piani dell'UE minacciano la libertà di movimento e di protesta
-
Sette governi dell'Unione - Germania, Svezia, Portogallo, Italia, Belgio, Lussemburgo e Regno Unito - vogliono procedere ulteriormente e creare un database su scala continentale esplicitamente rivolto agli "agitatori" e introdurre divieti di viaggio per gli "agitatori" nei paesi dell'UE.
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Il piano porterà alla sorveglianza della quotidiana attività politica, senza limiti o protezione dei dati personali, il che è inaccettabile in regime di democrazia
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I piani sono stati redatti di gran corsa in incontri segreti a Bruxelles senza nessun voto parlamentare (nazionale o europeo) e nessuna possibilità per le società civili di registrare le proprie obiezioni
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I piani avranno poco effetto sul campo e l'unica opzione sarà un crescente controllo poliziesco di stampo autoritario della protesta nelle strade
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L'effetto complessivo è di legittimare la sorveglianza e criminalizzare la protesta
Nel periodo immediatamente seguente gli scontri, arresti e ferimenti di manifestanti al summit dell'UE di Goteborg (14-16 giugno) una riunione straordinaria di 25 giudici inquirenti dell'Unione Europea si tenne a Stoccolma dal 18 al 20 giugno. I partecipanti alla riunione appresero dai loro colleghi svedesi che 50 persone erano tenute in custodia (al 3 luglio) e che i nomi e dati di altri 400 erano stati registrati per uso futuro. Questo venne confermato da un capo della polizia di Goteborg, che disse che i nomi sono stati inseriti nel Sistema Informativo di Schengen (SIS).
Nota [1]
I giudici proposero una serie di idee. Venne suggerito che i nomi dei "potenziali hooligans" scambiati in occasione dei campionati europei di calcio del 2000 fossero comparati con la lista raccolta a Goteborg - anche se il legame tra tifosi in trasferta e dimostranti non è spiegato chiaramente, né è apparente. Più nel concreto mirarono al problema di effettuare arresti sulla strada a causa delle insufficienti forze di polizia disponibili per "investigare e iniziare a raccogliere elementi" - questa caratteristica di lunga data di gestione dell'ordine pubblico si rese evidente a Goteborg e Genova. Vi furono pochi arresti ma molti dimostrati vennero assaliti fisicamente (ciò che alcuni definiscono una forma di "punizione arbitraria" per il fatto di partecipare alla protesta) - le unità paramilitari di polizia addette all'ordine pubblico sono, in gran parte, non addestrate ad arrestare e smuovere le persone, ma a ripulire le strade.
Dalla riunione venne fuori l'idea che all'Europol debba essere affidata in futuro la capacità di raccogliere informazioni dalle varie unità nazionali e preparare dei files di analisi sui gruppi "sospetti" (vedi sotto). Le conclusioni della riunione dei giudici inquirenti contengono la seguente classica affermazione:
"si presume che organizzazioni criminali siano dietro le quinte di questi eventi nella maggior parte dei casi, dato che questi sono così bene organizzati"
questa riunione di inquirenti dell'UE a Stoccolma fu seguita da una riunione speciale
di "esperti" dell'ordine pubblico al
Police Cooperation Working
Party di Bruxelles il 4 di luglio. Questo fu velocemente seguito da una
serie di incontri nei quali la bozza di Conclusione venne discussa dai "Consiglieri
per gli Affari Interni e di Giustizia" (ufficiali specialisti permanentemente
di stanza nelle sedi delle delegazioni nazionali a Bruxelles) e, per due volte,
dal COREPER (il comitato di alto livello che rappresenta permanentemente i 15
governi dell'UE di base a Bruxelles). Le conclusioni vennero adottate ad una
riunione appositamente convocata del Consiglio per gli Affari Interni e di Giustizia
il 13 luglio.
Il Consiglio per gli Affari Interni e di Giustizia adotta nuove misure per fronteggiare la protesta
Le misure adottate dai Ministri al Consiglio per gli Affari Interni e di Giustizia
furono "conclusioni" che sono da considerare "soft law"
e non vincolanti, ma ci si aspetta da ogni paese membro di attenersi ad esse.
I Parlamenti nazionali e il Parlamento Europeo non sono stati consultati.
Le prime misure dell'UE messe a punto furono l'Azione Congiunta del 27 maggio 1997 sulla cooperazione in materia di sicurezza ed ordine (che copriva l'ordine pubblico in generale includendo gli incontri di calcio e le manifestazioni) Nota [2]. Questo predispose lo scambio di informazioni ed intelligence e gli stati membri dell'UE furono tenuti ad informarsi a vicenda nel caso in cui:
"gruppi di dimensioni considerevoli che possono costituire minaccia alla sicurezza e all'ordine siano in viaggio verso un altro paese membro"
L'altro potere legale al quale ci si riferì esplicitamente fu l'articolo 46 della Convenzione di Schengen che copre la prevenzione da "offese o minacce alla sicurezza e all'ordine pubblico".
La seguente analisi prende in considerazione ciascuna delle misure approvate e il possibile effetto sul diritto di manifestare e di circolare liberamente.
I nuovi piani intendono esplicitamente mettere in atto "misure operative". Questo è un notevole allontanamento dai poteri esistenti che coprono solo lo scambio tra paesi membri dell'Unione di informazioni, intelligence e ufficiali di collegamento.
Il gruppo incaricato della complessiva "attuazione pratica" del piano (cioè tutto, dalla raccolta delle informazioni alla gestione poliziesca della protesta) è la "Task Force dei Funzionari-Capo di Polizia". Ad ogni modo, il coordinamento quotidiano sarà portato avanti da un "gruppo di ufficiali di alto rango", che gestirà il "monitoraggio permanente di queste procedure operative", chiamato una "Task Force dei Capi di Polizia".
Vi sono due problemi legati a questa organizzazione. Primo, la "Task Force dei Funzionari-Capo di Polizia"non ha basi legali su cui poggiare la propria attività nell'UE (vi è stata riluttanza a fornirgli uno status emendando la Convenzione dell'Europol, che avrebbe comportato un lungo processo di ratifica). Secondo, la "Task Force dei Capi di Polizia" si intende legittimata in base all'articolo 3 dell'Azione Congiunta del 1997. Ma questo articolo non fornisce nessuna autorità legale per la creazione di una struttura "operativa". L'articolo 3 permette una riunione annuale (in primavera) dei "capi delle strutture centrali che si occupano di sicurezza ed ordine per discutere di materie di interesse comune" (articolo 3.a) e "la istituzione di distaccamenti dediti ad attività di esercitazioni, scambio e addestramento" (art. 3.c).
L'Azione Congiunta del 1997 non conferisce potere:
i) di creare una struttura permanente
ii) di impegnarsi in questioni operative.
Al livello nazionale è necessaria "l'attivazione" di punti di contatto permanenti in centri e servizi di intelligence criminale nazionale per la "collezione, analisi e scambio di informazioni". Queste "informazioni" devono venire da "ufficiali di polizia o intelligence" i quali dovranno:
"identificare persone o gruppi che possano costituire minaccia per la sicurezza e l'ordine pubblico"
Questi riferimenti sono vaghi, omnicomprensivi e non hanno nessun riscontro di alcun tipo in attività contrarie alla legge.
Ma, ancora più importante, è il fatto
che questa sanatoria legittima la sorveglianza in corso di ogni gruppo le cui
attività possono condurli a prendere parte a proteste su scala continentale.
Nota
[3] Essa autorizza la raccolta di informazioni "
open source"
da pubblicazioni e da internet, la sorveglianza su e-mail, fax e posta, lo scatto
di foto e la ripresa di filmati di membri di un gruppo "sospetto"
(ciò che definiscono un "gruppo a rischio"), il reclutamento
di informatori, l'infiltrazione di agenti di polizia o di sicurezza interna
e la schedatura di "fatti" insieme a supposizioni e "sospetti"
(la cosiddetta "intelligence"). In aggiunta, questa sorveglianza mirata
verrà probabilmente impiegata in situazioni interne così come
in eventi su scala comunitaria. La spiegazione che giustificherà queste
intrusioni all'interno delle attività politiche in corso sarà
che le agenzie necessitano di preparare i propri dossiers con largo anticipo
rispetto ad ogni protesta in qualche altro paese (l'intenzione è di fornire
il dossier al paese ospite quattro mesi prima dell'evento).
I governi dell'UE non riuscirono a trovare un accordo su una proposta che venne discussa ai più alti livelli (in una riunione del COREPER) che prevedeva la creazione di un "database europeo degli agitatori che abbiano commesso atti violenti". Spagna, Germania, Italia, Portogallo, Belgio, Lussemburgo e GB appoggiarono l'idea (7 paesi). Austria, Svezia, Grecia, Finlandia, Danimarca, Olanda e Francia (8) vi si opposero. Ad ogni modo, tentarono di raggiungere un accordo su:
"l'uso di tutte le possibilità tecniche e legali per migliorare e promuovere un più strutturato scambio di dati riguardanti gli agitatori violenti sulla base delle schedature nazionali"
Andrebbe notato che lo standard di coloro che hanno "commesso atti violenti" (nella bozza) è stato abbassato ai semplici "agitatori violenti". Che ci sia o meno un "database europeo" è, in un certo senso, senza importanza. Se lo stato "A" ospita un summit del G8, i files dai database nazionali di tutti gli altri 14 paesi passano allo stato "A".
Le Conclusioni non precisano in nessun modo alcun criterio per la protezione dei dati personali né per quanto a lungo questi files possano essere conservati. Comunque, un'altra bozza sul tavolo, datata 4 luglio 2001, per estendere le misure sul "teppismo da stadio" dice che "i dati scambiati possono essere conservati ed essere susseguentemente consultati da altri centri di informazione nazionali ad essi interessati" (cioè altri servizi all'interno di quello stato)
Nota [4]. Prosegue dicendo che le "informazioni generali" (cioè le dimensioni e grado di probabilità che il gruppo compia azioni violente) possono essere conservate per 10 anni, mentre le "informazioni personali" per almeno "tre anni".
I database nazionali lavoreranno probabilmente nel
seguente modo. I files sui gruppi e sugli individui chiave all'interno di essi
verrebbero compilati dalle polizie locali, divisioni politiche della polizia
(es. la
Special Branch nel Regno Unito) e i servizi di sicurezza interna
(es. MI5 in GB) ai quali andrebbero aggiunte misure di "intelligence sulle
comunicazioni" (es. e-mails e siti web "
open source").
Questi dati verrebbero tenuti in un database nazionale (che può essere
chiamato "sistema di intelligence e raccolta informazioni sui disordini
nazionali", vedi doc su 7386/98), situato negli uffici nazionali di intelligence
criminale (es. NCIS in GB). Gli uffici nazionali di intelligence criminale generalmente
ospitano la sede nazionale del SIRENE (Richieste d'Informazioni Supplementari
all'Inserimento Nazionale) che ha la capacità di scambiare foto ed impronte
digitali. Il network del SIRENE è legato al Sistema Informativo di Schengen
(SIS) di base a Strasburgo. I files sui "sospetti agitatori" possono
essere scambiati tra le sedi nazionali del network SIRENE e/o essere inseriti
nel SIS (accessibile da tutti gli stati dell'Unione).
Questa proposta condurrà alla creazione di schedature degli attivisti politici che verranno conservate su database nazionali che potranno essere trasmessi ad altri stati dell'UE, e il cui uso non è regolamentato.
In aggiunta i centri nazionali forniranno, insieme allo stato che ospita l'evento, un "pool di ufficiali di collegamento", i quali andranno in quel paese e lavoreranno con la polizia locale. Forniranno inoltre un pool di "osservatori" che dovranno:
-
conoscere le identità dei membri chiave del gruppo "sospetto";
-
tentare di viaggiare con lo stesso mezzo del "gruppo sospetto";
-
tentare di "identificare" membri e "capi" del gruppo "sospetto" durante una protesta.
Quanto possano essere efficaci gli "osservatori" è un punto controverso. In una piccolo-media, e relativamente ordinata, protesta possono essere effettivamente efficaci, ma in un corteo di grandi dimensioni il loro ruolo può essere molto limitato. Allo stesso modo, che gli "osservatori" identifichino in funzione dell'arresto i "sospetti" perché questi stanno commettendo un reato o semplicemente perché sono presenti è materia che potrebbe essere discussa.
Le Conclusioni aggiungono in seguito che negli emendamenti estensivi alla Convenzione dell'Europol previsti:
"il Consiglio esaminerà la possibilità di incrementare i poteri dell'Europol in quest'area"
L'Europol non ha nessun potere in materia di ordine pubblico, venne istituito per combattere il crimine organizzato. Estendere i poteri dell'Europol sino a coprire l'ordine pubblico e la sorveglianza dei gruppi di contestatori ne cambierà drasticamente il ruolo (solo l'Olanda e l'Austria hanno presentato delle riserve in sede di scrutinio su questa materia).
Libertà di movimento
Sia l'Austria (riunione del World Economic Forum dall'1 al 3 luglio
a Salisburgo), che la Svezia e l'Italia invocarono l'articolo 2.2 della Convenzione
di Schengen per reimporre i controlli di frontiera alla vigilia delle proteste
di massa. Queste furono solo parte di una serie di misure atte a fermare la
libertà di movimento delle persone, altre inclusero il tentativo di
cancellare dei treni (ad es. il tentativo francese di fermare il treno che
trasportava 430 persone dal Regno Unito), e il rifiuto di sbarco per i passeggeri
(cioè il rifiuto italiano di lasciar approdare 150 passeggeri greci
ad Ancona).
La questione se vi debbano essere dei poteri validi a livello comunitario che prevengano le persone dal lasciare il proprio paese per andare a protestare in un altro divide i governi (nel Regno Unito, per esempio, questi poteri sono applicabili solo per i tifosi di calcio). La penultima bozza afferma che delle misure vanno prese:
"prevenendo le persone che abbiano dei precedenti per disturbo dell'ordine pubblico dal lasciare il paese membro"
Gli stessi otto paesi membri si opposero alla proposta - Finlandia, Grecia, Francia, Austria, Svezia, Irlanda, Danimarca e Olanda - e gli stessi sette la appoggiarono - Germania, Lussemburgo, Italia, Portogallo, Belgio, Spagna e UK.
La versione adottata lascia questa questione in una posizione ambigua affermando che "tutte le possibilità legali" dovrebbero essere utilizzate per prevenire questi individui "dal recarsi nel paese che ospita l'evento". Il criterio in base al quale prevenire queste persone è che vi siano "ragioni serie" per credere (vago) che:
"queste persone stiano viaggiando con l'intenzione di organizzare,
provocare o partecipare a disturbi gravi dell'ordine pubblico".
Inoltre, persone con precedenti "per turbative all'ordine pubblico" è uno standard molto vago. Per esempio, le persone possono essere arrestate nel Regno Unito per reati di lieve entità quali ostruzione del traffico (sedersi sulla strada) o ostruire un ufficiale di polizia nell'esercizio delle sue funzioni (esempio rifiutarsi di muoversi all'ordine del poliziotto).
Le misure così formulate incoraggiano i governi dell'UE ad approvare leggi che prevengano le persone dall'andare a protestare in altri paesi negando, perciò, il loro diritto di circolazione nel caso i loro nomi siano stati "schedati" su un database o se abbiano dei precedenti per disturbi dell'ordine pubblico anche di lieve entità.
Un corpo di polizia antisommossa europeo?
La concezione dell'UE di "conflitto" venne definita in un rapporto [redatto dalla GB] ad una riunione dei suoi esperti in ordine pubblico nel 1998. "Conflitto" è:
"ogni atto che sia contrario alla percezione del pubblico
di normalità o che influisce in negativo sulla qualità della
vita … il conflitto ha il potenziale di influire sfavorevolmente sullo status
quo" .
Questo ragionamento include ogni protesta di massa che è perciò soggetta alla imposizione per legge di piani di emergenza. Ma nessuna delle nuove misure fermerà le grandi dimostrazioni partecipate da decine di migliaia di dimostranti. Questo è in parte perché la maggior parte dei dimostranti verranno dai paesi ospiti, e in parte perché cercare di identificare i "sospetti" in anticipo raramente funziona (guardate la lista di 700 individui fornita dal UK alle autorità preposte alla gestione di Euro 2000, quasi nessuno degli arrestati era nella lista dei "sospetti").
È probabile che i governi dell'UE dovranno fare i conti con la dura realtà che mentre le questioni su cui poggiano le proteste rimarranno - povertà, riparazione del debito, ineguaglianza tra paesi ricchi e poveri (nord e sud) perpetuata dallo sfruttamento di questi paesi per mezzo degli accordi internazionali e della corsa agli armamenti - rimarranno pure le proteste di massa, e la loro unica opzione sarà il modo in cui risponderanno sulle piazze.
Otto Schilly, il Ministro degli Interni tedesco, e il suo omologo italiano Claudio Scajola, hanno proposto la creazione di un corpo di polizia antisommossa dell'Unione Europea (6 agosto 2001). Schilly ha suggerito che potrebbe essere modellato su un corpo di "polizia di frontiera" che i due paesi stanno pianificando. È comunque più probabile, sul lungo periodo, che il corpo di polizia paramilitare forte di 5.000 unità creato dall'ala militare dell'UE per l'impiego nel terzo mondo possa essere impiegato sia all'interno dell'Unione Europea così come al suo esterno.
Cronologia giugno-ottobre 2001
14-16 giugno |
Summit UE di Goteborg |
18-20 giugno |
Riunione straordinaria di giudici istruttori
dell'UE a Stoccolma |
1 luglio |
La subentrante Presidenza belga convoca una
riunione straordinaria di "esperti" di ordine pubblico a Bruxelles |
1-3 luglio |
World Economic Forum a Salisburgo
in Austria |
4 luglio |
Riunione del Police Cooperation Working
Party |
5 luglio |
La riunione del COREPER discute le bozze
di conclusione su come combattere le proteste |
9 luglio |
La riunione straordinaria dei Consiglieri
per gli Affari Interni e di Giustizia emenda la bozza |
11 luglio |
Il COREPER discute il testo revisionato |
13 luglio |
Il Consiglio per gli Affari Interni e di
Giustizia adotta le "Conclusioni sulla sicurezza alle riunioni del
Consiglio Europeo ed altri eventi ad esso paragonabili" |
19-22 luglio |
Riunione del G8 a Genova |
3-5 ottobre |
Conferenza Internazionale a l'Aia: "Società
civile globale: mantenimento dell'ordine pubblico, un approccio democratico"
(vedere Statewatch News online) |
Fonti
-
10916/01 (pdf file) - Conclusions adopted by the Council (Justice and Home Affairs) and the representatives of the member states on 13 July 2001 on security at meetings of the European Council and other comparable events, doc no 10916/01, 16.7.01
-
10731/01 (html file) - Draft Conclusions on security at meetings of the European Council and other comparable events, doc no 10731/01, 10.7.01
-
10731/1/01 REV 1 (pdf file) - Draft Conclusions on security at meetings of the European Council and other comparable events, doc no 10731/1/01, 11.7.01 REV 1
-
10731/1/01 correction (html) - Important correction to report
-
10525/01 (pdf file) - Note from the General Secretariat on an "Ad hoc meeting on follow-up to the Gothenburg events on 4 July", doc no 10525/01, 3.7.01
-
SN 3159/01 (pdf file) - Draft discussion document for a policy debate on a ban on hooligans entering and/or leaving a country and similar measures, doc SN 3159/01, 8.6.01
-
10536/01 (pdf file) - Football matches with an international dimension - new Council Resolution, Handbook to prevent and control violence and disturbances at football matches with an international dimension, doc on 10536/01, 4.7.01
-
11088/01 (pdf file) - Security in connection with football matches with an international dimension - draft Council Decision with Explanatory Note, doc on 11088/01, 19.7.01
-
7386/98 (html) - Public order: conflict management - experts meeting in Brussels on 15 April 1998, doc no 7386/98, 3.3.98
-
Joint Action (html) - Joint Action on cooperation on law and order and security, 26.5.97
Note:
Nota [1] L'articolo 99 della Convenzione di Schengen
riguarda la conservazione dei dati nel Sistema Informativo di Schengen (SIS).
Questo permette di conservare i dati personali nel caso in cui una persona,
col proposito della "prevenzione da minacce alla sicurezza pubblica",
intende commettere delle "offese estremamente gravi" o "dove
una valutazione complessiva della persona in questione, in particolare sulla
base dei reati commessi sinora, fornisce motivo di supporre che commetterà
reati estremamente gravi nel futuro" (Art. 99.2). Permette, inoltre,
che persone e veicoli vengano "controllati" o posti sotto "sorveglianza
discreta". Ai dati del SIS possono avere accesso tutte le forze di polizia
dell'Unione e i corpi doganali e addetti al controllo dell'immigrazione.
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Nota [2] Le "Raccomandazioni sulle linee
guida in materia di prevenzione e contenimento dei disordini legati agli incontri
di calcio" vennero accordate nel 1996. Nel 1997 queste furono seguite
dall'Azione Congiunta sulla sicurezza e l'ordine la quale estese le disposizioni
delle Raccomandazioni all'ordine pubblico in generale includendo gli eventi
sportivi. Passò al Consiglio per gli Affari Interni e di Giustizia
come un punto "A", cioè senza discussione - né i parlamenti
nazionali né quello europeo dovettero essere consultati.
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Nota [3] In un'intervista, Schilly, il Ministro
degli Interni tedesco, ha dichiarato che secondo l'Ufficio per la Protezione
della Costituzione, ci sono "tra 33.000 e 34.000 persone che possono
essere classificate come estremisti di sinistra" e 6.000 persone appartenenti
alla "scena militante indipendente" e che "circa 400 oppositori
violenti della globalizzazione tedeschi sono andati a Genova".
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Nota [4] Una riunione della UE sul fenomeno "hooligans"
tenuto a Bruxelles il 22-23 maggio ha allegato la conclusione che "gli
esperti vorrebbero proporre" che le informazioni raccolte vengano "messe
in relazione al Sistema Informativo di Schengen".
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Fonte: pubblicato su talkinaboutinvolution, 14 aprile 2002