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Sfollati per la bomba, una città in fuga

Gianni Santucci

Corriere della Sera, 21 novembre 2003

L'ordigno ritrovato. Domenica 55 mila persone lasceranno le case. Scontro tra gli esperti: «Troppi disagi». «Ma solo così siamo sicuri».

Mille persone al lavoro, 200 treni dirottati dalla Centrale, 35 mila volantini distribuiti. Milano si prepara per la maxi evacuazione di domenica prossima. La squadra degli artificieri arriva oggi da Cremona. L'esodo dei 55 mila scatterà all'alba. Ore 8.30, tutti fuori dalla «zona rossa» intorno a viale Brianza. Là riposa la bomba da disinnescare: corpo d'acciaio, 350 chili di tritolo in pancia. Tutt'intorno, preparativi e polemiche a due giorni dalla gita forzata: «Sarà proprio necessario?», «Spese e disagi sono giustificati da un rischio reale?».
Primo: la legge che regola le evacuazioni risale al 1947. In quell'anno venne concepita la tabella che ancor oggi fissa il rapporto tra potenziale esplosivo e raggio della zona da sgomberare. Qualcuno la ritiene obsoleta: «Basterebbe evacuare i cittadini che vivono a 300 metri dalla bomba, non oltre 2-3 file di caseggiati - dice Edoardo Mori, magistrato di Cassazione, uno tra i massimi esperti in Italia nella legislazione su armi ed esplosivi -. In Germania il 90 per cento delle bombe di questo tipo vengono tranquillamente caricate su un camion e portate via».
Questione di burocrazia, dunque? «Nessuno ha il coraggio di assumersi la responsabilità per agire diversamente - continua Mori -. Ma in questo modo la città deve sopportare costi e disagi inutili». Qualcuno farà di testa propria e si tapperà in casa: «Ho vissuto i bombardamenti del '43 - dice Mimma V., 82 anni -. Non mi sposterò per nessuna ragione. Anche se vivo dentro il famoso chilometro». Ribattono gli artificieri: «Le schegge possono arrivare fino a quella distanza».
Ernesto Ianniccola, maresciallo del Decimo reggimento genio guastatori dell'esercito, è uno dei cinque militari che domenica metteranno le mani sulla bomba. Ha ripulito da mine ed esplosivo zone della Bosnia, del Kosovo, dell'Afghanistan. Da gennaio sarà in Iraq: «L'operazione di domenica non presenta particolari rischi - dice - ma l'esplosione di una bomba da 450 chili può proiettare schegge di ferro grosse come un piatto da cucina, alla velocità di 800 metri al secondo, fino a un chilometro di distanza. Dunque bisogna evacuare».
Stavolta, ben dentro il limite dei mille metri, ci sono anche i binari della Centrale. Ultimo arrivo in stazione alle 7,20. Poi tutti fuori. Il blocco totale del traffico sarà dalle 8.30 alle 16.30. In queste ore i treni saranno dirottati sugli altri scali: gli Eurostar faranno capo a Lambrate, gli altri sono stati smistati su Rogoredo, Porta Garibaldi, Greco e Sesto San Giovanni (informazioni al numero 89.20.21, da telefono fisso e senza prefisso, oppure ai numeri 02.63714707, 02.63716273, 02.63714634, attivi domenica dalle 7 alle 16,30).
Le polemiche riguardano però anche l'organizzazione. Denuncia il Codacons: «I cittadini non sono abbastanza informati sulle modalità dell'evacuazione». L'assessore alla Sicurezza, Guido Manca, risponde: «Stiamo distribuendo casa per casa 35 mila volantini, 200 i manifesti affissi. La polizia municipale, attraverso le auto con il megafono, ha iniziato ad avvisare gli abitanti». Poi ci sono le 11 scuole per l'assistenza di anziani e disabili. L'elicottero della polizia per la sorveglianza delle case disabitate. E i centralini di polizia municipale (02.77.271), protezione civile (02.88.46.50.00-1-2-3 / 335.63.21.963) e Asl (02.85.78.50.00-1-2 / 335.73.86.116).