Ascoli Piceno, casa circondariale
Il 28 settembre 2000 un detenuto comune, Giovanni Costantini, di anni 40, tossicodipendente,
con fine pena a novembre 2000 per tentato furto, è morto dopo essere
stato di urgenza ricoverato in ospedale con una prima prognosi di addome acuto
e retto sfondato. Gli esiti dell'autopsia non hanno confermato questa diagnosi.
Il sostituto procuratore della Repubblica Umberto Monti ha aperto un inchiesta
per atti relativi al decesso. Il pm ha già fatto interrogare alcuni detenuti
e agenti di polizia penitenziaria ma, riferisce il direttore facente funzione
Salvatore Ricotta, "nessuno ha visto niente". Il Provveditore regionale
dell'amministrazione penitenziaria ha chiesto alla direzione del carcere una
relazione dettagliata. Molte le testimonianze dal carcere riguardanti i pestaggi
che il Costantini avrebbe subito durante la detenzione. Antigone si è
costituita parte civile il 9 ottobre del 2000. A fine dicembre c'e stata la
chiusura delle indagini con la richiesta di rinvio a giudizio per omicidio colposo
per tre medici dell'amministrazione penitenziaria. C'è un procedimento
penale pendente per lesioni a carico di alcuni agenti di polizia penitenziaria.
Bari, Casa Circondariale
Il 15 gennaio 2001 centocinquanta detenuti presentano un reclamo al magistrato
di sorveglianza nel quale descrivono un quadro drammatico delle condizioni di
vita nel carcere. Assenza totale del servizio sanitario, servizio farmaceutico
inesistente, mancanza di acqua calda, carenze igieniche. Analoga protesta era
avvenuta nel mese di giugno 2000.
Biella, Casa Circondariale
Il 22 luglio del 2000 ventitre agenti di polizia penitenziaria e due medici
sono stati messi sotto inchiesta per presunti episodi di violenza su alcuni
detenuti. L'esposto era stato presentato una settimana prima dal detenuto Gian
Luca Filippi. Questi ha affermato che durante la traduzione dal carcere al tribunale
si sarebbe lamentato con la scorta di polizia penitenziaria che le manette gli
erano state strette eccessivamente. Una volta rientrato in carcere sarebbe stato
spintonato per terra e picchiato a sangue con calci in faccia. Successivamente
sarebbe stato rinchiuso nella cosiddetta cella liscia (in quanto non ci sono
mobili) dove normalmente avvengono le perquisizioni. C'era già una indagine
pendente presso la procura della Repubblica di Biella a seguito di un esposto
presentato da un gruppo di detenuti. Il procuratore Ugo Adinolfi ha immediatamente
raccolto le testimonianze di una decina di detenuti riguardanti episodi verificatisi
a giugno durante le manifestazioni di protesta dei detenuti a favore dell'amnistia
e dell'indulto. Secondo quanto affermato dai detenuti alcuni di loro sarebbero
stati puniti con ripetute percosse. Gli agenti avrebbero fatto ricorso alla
cosiddetta cella liscia. Le indagini sono al momento in corso.
Tutti i detenuti coinvolti nel pestaggio vengono trasferiti in altre carceri.
Bologna, Dozza
Il 29 aprile 2001 Milan Nikolic, 23 anni, serbo, condannato all'ergastolo in
primo grado per l'omicidio di una bambina di 9 anni, denuncia alla Procura della
repubblica di essere stato picchiato da due agenti di polizia penitenziaria.
Il detenuto viene prontamente trasferito in altro istituto penitenziario.
Bolzano, Casa Circondariale
Il 20 settembre 2000 25 agenti di polizia penitenziaria ed un medico sono indagati
dalla procura di Bolzano per lesioni gravi e per abuso e omissioni in atti di
ufficio in relazione ad una serie di denunce per maltrattamenti presentate da
detenuti. Secondo l'accusa, gli indagati avrebbero picchiato i detenuti dopo
averli rinchiusi nella cosiddetta cella "x", destinata ufficialmente
all'isolamento e che invece, secondo quanto affermato dai detenuti, sarebbe
stata usata per compiervi atti di violenza. La Procura avrebbe verificato con
un incidente probatorio lo stato della cella. Altri sei agenti sono indagati
per fatti accaduti nel 1994 e nel 1999. Per dieci agenti di polizia penitenziaria
il procuratore della Repubblica Cuno Tarfusser ha chiesto il rinvio a giudizio
con l'accusa di lesioni personali e abuso in atti di ufficio. Il cappellano
e un assistente sociale confermano davanti ai giudici gli episodi di violenza.
Incerta ancora la posizione del medico indagato per falso ideologico in quanto
avrebbe certificato la condizione di ebbrezza di un detenuto, invece sobrio,
al fine di giustificare l'intervento degli agenti.
Cagliari, Buoncammino, Casa Circondariale
È in corso il processo nei confronti di 3 agenti di polizia penitenziaria
per lesioni ad un detenuto (danni ad un timpano). I fatti risalgono al 1999.
Catanzaro, Casa Circondariale
Due agenti di polizia penitenziaria sono indagati dalla Procura della Repubblica
catanzarese per lesioni aggravate dall'abuso dei propri poteri e abuso di autorità.
L'inchiesta è stata avviata nel novembre del 2001 a seguito di denunce
di maltrattamenti e violenze presentate da persone detenute per reati di pedofilia.
In un caso la stessa direzione del carcere avrebbe avallato le accuse dei detenuti.
Secondo quanto emerso dalle indagini i detenuti sarebbero stati malmenati e
sottoposti a pressioni psicologiche, ad esempio sarebbe stato impedito loro
di dormire.
Enna, Casa Circondariale
C.G., 59 anni, di professione ambulante e in carcere da meno di due mesi per
un vecchia condanna, muore il 18 maggio 2001 in carcere. I legali preannunciano
una doppia denuncia contro il direttore sanitario del carcere e contro il magistrato
di sorveglianza di Caltanisetta in quanto, a dire del legale, tutti e due erano
a conoscenza delle gravi condizioni di salute del detenuto. Il 13 aprile era
stata presentata la prima richiesta di sospensione della pena. Il provvedimento
di ricovero all'esterno disposto dal magistrato di sorveglianza è giunto
la mattina del decesso.
Genova, Marassi
Il 5 gennaio 2001 la Procura della Repubblica di Genova iscrive nel registro
degli indagati 3 agenti di polizia penitenziaria, accusati di avere picchiato
A.C. di 25 anni in quanto aveva insistentemente richiesto una terapia medica.
Lecce, Casa Circondariale
Alcuni detenuti hanno inviato ai giudici una lettera nella quale denunciano
le presunte violenze subite dal giovane diciottenne detenuto Carlo Pastore.
Nella lettera inviata ai giornali nel gennaio 2001 affermano che sarebbe stato
sottoposto a violenze fisiche e morali. Alcuni familiari di detenuti sostengono
che durante le perquisizioni le donne in visita sarebbero costrette a perquisizioni
umilianti con sostituzione obbligatoria dell'assorbente igienico, persino durante
il ciclo mestruale.
Livorno, Casa Circondariale, Le Sughere
Roberto Guadagnolo, 40 anni, calciatore, dopo aver minacciato un agente con
un punteruolo, sarebbe stato picchiato da un gruppo di poliziotti. Dieci agenti
di polizia penitenziaria sono accusati di averlo selvaggiamente pestato nel
luglio del 2000. 5 agenti sono stati sospesi dall'amministrazione penitenziaria.
L'accusa è di insubordinazione, lesioni aggravate e abuso di ufficio.
Il sostituto procuratore Mario Profeta ha depositato il 3 ottobre del 2000 gli
atti di indagine. Undici gli indagati, dieci agenti più il direttore.
Quest'ultimo per favoreggiamento.
Messina, Casa Circondariale
Il 16 gennaio 2001 A.C. si impicca in cella. Il 31 luglio 2001 il sostituto
procuratore Vincenzo Cefalo ha sentito 4 agenti di polizia penitenziaria a seguito
di un esposto che allargava l'inchiesta a presunte irregolarità all'interno
dell'istituto e a presunti pestaggi a carico di 3 detenuti. A.C. si è
suicidato dopo essersi barricato in cella per 3 giorni.
Milano, Opera Casa di Reclusione
1. 5 agenti di polizia penitenziaria vengono rinviati a giudizio dal Giudice
per le indagini preliminari Guglielmo Leo l'11 maggio 2001 con l'accusa di avere
compiuto atti di violenza nei confronti di un detenuto colombiano. Il 24 ottobre
è iniziato il processo a loro carico davanti alla seconda sezione penale
del tribunale di Milano. Le accuse sono: minacce, violenza privata, falso ideologico,
abuso di autorità contro i detenuti. I fatti risalgono all'agosto del
1999.
2. Il 26 luglio del 2001 muore in carcere un detenuto. Le perizie rilevano che
è deceduto per overdose di metadone che non era ufficialmente prescritto.
3. P.S. muore in carcere il 6 settembre 2001 per un embolia. Il giorno precedente
si sente male ma solo la mattina del 6 viene ricoverato nel reparto medico interno.
Secondo alcuni testimoni sarebbe una suora ad accorgersi che era in gravi condizioni
tali da rendere necessario il ricovero esterno. I familiari presentano un esposto
alla Procura perchè ritengono che sia stato curato male e non gli siano
stati concessi gli arresti domiciliari nonostante le gravissime condizioni di
salute pregresse.
4. A fine maggio 2001 i giudici della quinta sezione penale del tribunale di
Milano hanno condannato tre agenti di polizia penitenziaria per lesioni, ossia
per avere pestato due cittadini somali in pieno centro della città. I
fatti risalgono al 1997. I somali accusarono i tre poliziotti anche di averli
rapinati, ma da questa accusa sono andati assolti.
Milano, San Vittore
Negli ultimi giorni di ottobre 2001 viene attivata una indagine della Procura
su un gravissimo episodio di violenze fra detenuti. Un detenuto imputato per
pedofilia è stato di fatto sequestrato da altri detenuti che per una
settimana gli hanno impedito di uscire dalla cella, di ricevere le medicine
e il cibo, lo hanno praticamente torturato bruciandogli le piante dei piedi,
seviziato e sodomizzato con un manico di scopa. Il tutto si è svolto
nell'indifferenza collettiva.
Modena, Casa Circondariale
Sabato 10 novembre 2001 Antonio Zara è stato trovato morto nella sua
cella con un sacchetto in testa. Due giorni prima era stato trasferito d'urgenza
dal carcere di Bologna. Era stato arrestato a luglio con le accuse di sequestro
di persona e violenza sessuale. I familiari non credono all'ipotesi del suicidio.
Napoli, Casa circondariale Secondigliano
Dopo le prime denunce e i primi procedimenti penali all'inizio degli anni Novanta,
nel 1997 viene aperta una nuova inchiesta su presunti maltrattamenti in danno
dei detenuti a Secondigliano. Nel 1999 sono stati interrogati oltre 100 testimoni,
fra cui assistenti sociali, psicologi, medici ed il direttore del carcere e
il 23 ottobre 1999 venti poliziotti penitenziari del carcere di Secondigliano,
fra cui alcuni con posizioni gerarchiche di rilievo, sono stati rinviati a giudizio
dalla Procura di Napoli. I reati contestati sono quelli di abuso di autorità
sui detenuti, lesioni personali, minacce a testimoni avvenute nel corso delle
indagini. I fatti contestati riguardano il periodo intercorrente fra il giugno
del 1995 ed il febbraio del 1999. Gli imputati sinora si sono avvalsi della
facoltà di non rispondere. Le prime udienze si sono svolte nell'aprile
del 2000. Il processo è ancora in corso.
Nuoro, casa Circondariale
Luigi Acquaviva muore nel carcere di Nuoro il 23 gennaio 2000. Le prime informazioni
parlavano di suicidio. Acquaviva era stato protagonista qualche giorno prima
di una protesta in cui aveva preso in ostaggio per quattro ore un agente di
polizia penitenziaria. La procura della Repubblica ha iscritto nel registro
degli indagati il direttore, poi rimosso, e alcuni agenti. Acquaviva, secondo
gli esami necroscopici, nelle ore precedenti la morte avrebbe subito una brutale
aggressione. Nel corpo del detenuto sono riscontrate una infinità di
ecchimosi e contusioni. Anche il Comandante di reparto viene rimosso. Nei mesi
successivi i detenuti denunciano un aggravarsi del clima interno. I familiari
dei detenuti e l'intero consiglio comunale di Nuoro nei primi mesi del 2001
protestano duramente contro quella che chiamano deportazione dei loro parenti
detenuti. I parlamentari locali lamentano i trattamenti di eccessivo rigore
presenti nel carcere. Il 7 giugno 2001 il procuratore della Repubblica di Nuoro
Roberto Faceva e il sostituto Maria Grazia Genovese hanno richiesto il rinvio
a giudizio di 8 agenti di polizia penitenziaria. Per uno di essi l'accusa è
di omicidio colposo, per gli altri sette di lesioni.
Padova, Casa di reclusione Due Palazzi
Lunedì 5 novembre 2001 il detenuto C.G. sarebbe stato picchiato da alcuni
agenti di polizia penitenziaria. I legali del detenuto e il consigliere regionale
Gianfranco Bettin che lo ha visitato nei giorni successivi riferiscono che C.G.
presenterebbe evidenti segni di violenze. Lo stesso C.G scrive al Mattino di
Padova raccontando l'episodio: "Vengo chiamato al casellario per il ritiro
di un pacco...All'interno di quel pacco a me destinato c'erano anche due paia
di scarpe, uno di ginnastica e uno di stoffa. Queste ultime non me le volevano
dare. Di fronte al no dell'assistente ho fatto chiamare il superiore in carica
in quel momento. Parlarono tra di loro un pò, poi si rivolsero verso
di me in modo provocatorio dandomi anche delle spinte verso i tavoli. A quel
punto, vista la mala parata, mi sono rivolto verso l'uscita...Il superiore iniziò
a gridare 'Ti porto in isolamento'. Alle grida si unirono altri agenti usandomi
come un sacco di boxe. Le ho prese gratuitamente, così tante da mandarmi
direttamente all'ospedale perchè il dottore della struttura non si è
presa la responsabilità di tenermi. Specifico che gli agenti che mi hanno
picchiato alla vista del sangue si sono fermati."
Palermo, Pagliarelli
Il 18 gennaio 2001 5 medici vengono indagati dalla procura della Repubblica
per la morte di A. L.B. morto dopo un intervento chirurgico. Il detenuto aveva
precedentemente tentato di suicidarsi. L'autopsia ha evidenziato un errore nell'uso
della sonda per l'anestesia.
Pavia, casa circondariale
A marzo 2001 il Tribunale di Pavia condanna 4 agenti di polizia penitenziaria
per avere malmenato un detenuto nell'aprile del 1995. I poliziotti usavano coprirsi
con il passamontagna.
Pianosa, Casa di reclusione
Il 18 ottobre 2001 l'Italia ha nuovamente rasentato l'umiliante condanna per
tortura e maltrattamenti davanti alla Corte Europea dei Diritti Umani. Il caso
è quello di Rosario Indelicato che lamentava i maltrattamenti subiti
a Pianosa nei primi anni '90. Molte le accuse circostanziate, alcune particolarmente
crudeli: essere svegliati di colpo nella notte e portati con la forza sotto
una doccia fredda, essere costretti a correre fra due fila di agenti a colpi
di manganello. Le denunce giungono davanti alla magistratura di sorveglianza
e alla procura di Livorno. Il 2 febbraio del 1999 due poliziotti penitenziari
sono condannati ad una pena di 1 mese e 15 giorni per "abuso di autorità
contro arrestati o detenuti". A seguito dell'appello presentato dai due
agenti, la Corte di Firenze riqualifica i fatti definendoli in modo più
grave, ossia "violenza privata con l'aggravante dell'abuso delle funzioni
pubbliche". Pertanto annulla la sentenza di condanna e rinvia gli atti
alla Procura della Repubblica presso il tribunale di Livorno, dove allo stato
giacciono gli atti. La Corte di Strasburgo ritiene di non poter condannare l'Italia
per tortura, ma solo perché non dispone di prove sufficienti. Manca una
idonea certificazione medica che attesti le violenze subite. Tutto ciò
non è colpa dell'Indelicato, bensì di chi non gli ha prestato
cura o attenzione. Ossia delle autorità italiane, che, secondo i giudici
della Corte europea, sono state negligenti nel condurre l'inchiesta a seguito
delle denunce per maltrattamenti. 70 milioni il risarcimento dovuto a Rosario
Indelicato, che era in carcere per associazione a delinquere di stampo mafioso.
Potenza, casa circondariale
Il 20 febbraio 2001 dieci fra agenti di polizia penitenziaria e operatori sanitari
sono indagati dal sostituto procuratore della Repubblica Henry John Woodcock
per i maltrattamenti inferti ad un detenuto tunisino. L'inchiesta era cominciata
il 3 agosto 2000 quando Tbini Ama, un giovane tunisino di 21 anni era salito
sui tetti del carcere per protestare contro le percosse subite il giorno prima.
Un consulente nominato dal pm avrebbe accertato la compatibilità delle
lesioni riportate dal detenuto con i maltrattamenti denunciati. Le ipotesi di
reato contestate sono: lesioni gravi e gravissime, falsa certificazione medica.
Il giovane tunisino si suicida il 17 aprile 2001. Per due mesi è rimasto
nello stesso carcere e con le stesse guardie che lui aveva denunciato per maltrattamenti.
Prato, Casa Circondariale
Il Tribunale di Prato il 9 novembre 2001 ha condannato una infermiera del carcere
per omicidio colposo in quanto il 5 settembre del 1998 non avrebbe soccorso
un detenuto spagnolo di 45 anni colpito da infarto.
Reggio Calabria, Casa Circondariale
Francesco Romeo, 28 anni, muore il 29 settembre 1997 nel carcere di Reggio Calabria.
Dagli atti giudiziari emerge che Romeo sarebbe stato aggredito da almeno 5 persone;
successivamente il corpo sarebbe stato trasportato sotto un muro per simulare
un tentativo di evasione. La messinscena è stata smascherata dopo la
consulenza medico-legale che ha dichiarato la assoluta incompatibilità
delle lesioni con la precipitazione dall'altezza di 3/4 metri. La causa diretta
della morte sarebbe invece una serie di colpi di bastone o manganello che avrebbero
provocato la frattura del cranio. Le lesioni alle braccia hanno invece evidenziato
un tentativo di protezione del volto. Risultano lesioni allo scroto ed al coccige.
Il pm, dopo due anni di indagini, ha rinviato a giudizio 24 agenti di polizia
penitenziaria, di cui 12 per omicidio volontario e 12 per favoreggiamento. Il
GIP di Reggio Calabria ha fissato la prima udienza preliminare il 5 febbraio
2000. Quasi tutti gli imputati negano la propria assenza al momento e sul luogo
del fatto. I registri delle presenze risultano alterati con il bianchetto. Nessuno
ha attivato l'allarme. Intercettazioni ambientali dimostrerebbero che tutti
gli escussi in qualche modo sono a conoscenza di come sono andati i fatti il
giorno della morte di Romeo. Le intercettazioni hanno evidenziato, secondo quanto
chiesto dal Pm nel rinvio a giudizio "una naturale tendenza al pestaggio
all'interno della struttura carceraria (anche) da parte del personale di polizia
penitenziaria". Il processo è attualmente in corso.
Roma, Rebibbia Femminile
A fine settembre 2001 S.P. afferma di essere stata selvaggiamente pestata solo
perchè non voleva essere messa in isolamento. A novembre 2001 M.C. sostiene
che, a solo 1 mese dal suo ingresso in carcere, è stata malmenata e poi
trasferita.
Roma, Rebibbia Nuovo Complesso
Due albanesi residenti in provincia di Ravenna sono indebitamente trattenuti
dal 5 novembre 2001 per circa due settimane presso il carcere di Rebibbia nonostante
il giudice della udienza preliminare abbia loro concesso gli arresti domiciliari
in Romagna. La ragione addotta dalle autorità: mancanza di personale
per effettuare la traduzione.
Sassari, Casa Circondariale San Sebastiano
Il 27 marzo 2000 i detenuti iniziano una protesta pacifica rumoreggiando con
le sbarre delle celle a mezzanotte meno un quarto. Battono con le posate sulle
grate, danno fuoco alle lenzuola e fanno esplodere le bombolette di gas. La
protesta scaturisce dallo sciopero dei direttori che si lamentano del numero
scarso di funzionari rispetto alle necessità operative. A causa dello
sciopero i detenuti sono stati lasciati senza viveri, senza acqua minerale,
senza il sopravvitto e senza sigarette. Nei giorni successivi viene rimosso
il comandante degli agenti, sostituito da Ettore Tomassi, proveniente da Benevento.
Il 10 aprile viene organizzato uno sfollamento generale dei detenuti da trasferire
in altre carceri dell'isola. A gestire l'operazione vi sono almeno cento agenti
di polizia penitenziaria. E durante la traduzione più o meno trenta detenuti
comuni vengono brutalmente picchiati. Gran parte di essi sono tossicodipendenti.
I parenti dei detenuti protestano a lungo per quanto accaduto e scattano le
prime denunce alla procura della repubblica. Il 18 aprile l'associazione Antigone
incontra i responsabili del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria
segnalando la gravità degli episodi sassaresi. Il 20 aprile le madri
dei detenuti picchiati organizzano una fiaccolata contro le violenze subite
dai loro figli. Il 3 maggio i primi sviluppi dell'inchiesta. La Procura emette
82 provvedimenti di custodia cautelare, di cui 22 in carcere e 60 agli arresti
domiciliari. Coinvolti la direttrice del carcere Cristina Di Marzio, il provveditore
regionale dell'amministrazione penitenziaria Giuseppe Dalla Vecchia, il comandante
di reparto Ettore Tomassi. L'amministrazione penitenziaria trasferisce in altre
sedi i tre responsabili coinvolti e molti degli agenti. L'accusa: pestaggi selvaggi,
detenuti costretti a denudarsi, trascinati per terra ammanettati, colpiti con
calci e pugni alla schiena e alle gambe, lanciati da un agente all'altro. Il
9 marzo 2001 il sostituto procuratore del Tribunale di Sassari, Gianni Caria,
ha depositato al giudice delle indagini preliminari la richiesta di rinvio a
giudizio per 95 fra agenti e dirigenti dell'amministrazione penitenziaria coinvolti
nel pestaggio, ivi compresi alcuni medici delle carceri di Sassari, Oristano
e Macomer, e i direttori delle carceri di Macomer e Oristano (Monteverde e Farci),
questi ultimi accusati di aver omesso di denunciare la condizione dei reclusi
al momento dell'arrivo nei loro penitenziari. Le accuse contestate agli agenti
variano dalle lesioni personali gravi, all'abuso di ufficio sino alla violenza
privata. Nel corso dell'inchiesta - secondo l'accusa - è emerso il coinvolgimento
anche di agenti in servizio nel carcere "San Sebastiano"' la notte
del pestaggio e che i detenuti che avrebbero subito pestaggi e vessazioni sarebbero
46. Le posizioni più gravi sono quelle del provveditore Giuseppe Della
Vecchia, dell'ex direttrice Maria Cristina Di Marzio, e di Ettore Tomassi, il
capo degli agenti, accusati insieme di aver "organizzato e diretto"
il pestaggio. A Tomassi vengono mosse le accuse più pesanti, con una
serie di aggravanti che vanno dall'aver adoperato sevizie e aver agito con crudeltà
(un detenuto sarebbe stato caricato sul cellulare ferito e ricoperto di escrementi,
con addosso solo un sacco per l'immondizia), non aver provveduto a medicare
i detenuti per le lesioni subite, ad aver abusato di potere e di autorità.
A Tomassi, inoltre, viene contestato di aver esercitato pressioni, minacciando
i detenuti, anche nei giorni dopo il pestaggio per evitare che denunciassero
i fatti.
A novembre 2001 iniziano le udienze davanti al giudice dell'udienza preliminare.
Il Gup Antonio Luigi Demuro ha sciolto la propria riserva e ha decretato l'incompetenza
territoriale per 5 indagati (i direttori delle carceri di Macomer e Oristano
Monteverde e Farci, il comandante degli agenti di Macomer, i medici di Macomer
Oristano) rinviando gli atti alla Procura della Repubblica di Oristano. Una
grande fetta di imputati (circa 50) ha chiesto il rito abbreviato semplice o
condizionato. Il 28 gennaio 2002 si sono tenute le prime udienze degli imputati
che hanno chiesto il rito abbreviato per evitare aggravamenti alla posizione
processuale.
Vercelli, Casa Circondariale
L.V. arrestato i primi di novembre 2001, secondo quanto raccontato dai suoi
difensori, afferma di essere stato malmenato da alcuni agenti di polizia penitenziaria
che gli avrebbero rotto un polso solo per avere chiesto dei tranquillanti. Il
direttore del carcere sostiene che si sia trattato di un incidente e che la
porta blindata gli sarebbe stata chiusa sul braccio involontariamente.
Vigevano, Casa Circondariale
Un detenuto di 60 anni G.D.D. muore per emorragia il primo agosto del 2000.
Due medici vengono indagati il 10 novembre 2001 per omicidio colposo dalla Procura
della Repubblica di Pavia. Non avrebbero tempestivamente disposto il ricovero
in ospedale del detenuto. Il detenuto era stato arrestato per furto di auto.
I suicidi in carcere sono stati 51 nel 1999, 56 nel 2000, 70 nel 2001.
Bari, Questura
1. Il 9 maggio del 2000 un viceispettore di Polizia in servizio nella sezione
volanti della Questura viene posto agli arresti domiciliari con l'accusa di
detenzione di sostanze stupefacenti, concussione, peculato e falso. Durante
una perquisizione che il viceispettore, insieme ad altri colleghi, tutti successivamente
indagati, avrebbe condotto nell'abitazione di un cittadino straniero si sarebbero
resi responsabili di reiterati abusi e minacce.
2. Francesco Colonna, tossicodipendente di anni 38 e pregiudicato per piccoli
reati, è morto il 16 agosto del 2000 dopo un volo da una finestra del
quinto piano, passando attraverso tre inferriate orizzontali e tre verticali.
Secondo il Questore si tratterebbe di suicidio. Francesco Colonna era stato
portato in questura per accertamenti dopo aver acquistato due dosi di eroina
con gli amici. Non vi era stato arresto ma semplici accertamenti. Colonna si
sarebbe lanciato dalla finestra facendo un volo di 15 metri. Il sostituto procuratore
della Repubblica Elisabetta Pugliese all'indomani ha aperto un'inchiesta. Il
successivo 12 gennaio 2001 ha chiesto l'archiviazione del caso. L'ipotesi sarebbe
suicidio.
Genova
Durante lo svolgimento del vertice internazionale del G8 a Genova il 20-22 luglio
2001 le forze dell'ordine vengono accusate, con ampia documentazione dei media,
di pestaggi, violenze, brutalità nei confronti dei manifestanti sia durante
lo svolgimento del corteo sia durante la perquisizione straordinaria nella scuola
dive risiedevano gruppi dei manifestanti. Un ragazzo, Carlo Giuliani, viene
ucciso da un carabiniere durante il primo giorno di manifestazione. Le violenze
sono continuate drammaticamente nelle caserme Bolzaneto e Diaz, utilizzate per
l'immatricolazione dei fermati. La procura della Repubblica di Genova ha aperto
8 inchieste. Coinvolti anche diversi funzionari di polizia. Viene sciolto il
reparto celere di Roma coinvolto nei fatti. Antigone si è ricolta al
Comitato europeo per la prevenzione della tortura. Amnesty International ha
chiesto una commissione internazionale indipendente che indaghi sui fatti. Ecco
le 8 inchieste: 1) per l'uccisione di Carlo Giuliani in Piazza Alimonia due
i carabinieri indagati per omicidio volontario, M.P. che ha sparato e l'autista,
la cui posizione però è stata già derubricata; 2) per il
blitz notturno nella sede del Global social forum sono coinvolti quei poliziotti
che hanno commesso reati ai danni di chi occupava le due scuole; 3) per i pestaggi
nella scuola Diaz l'inchiesta riguarda gli abusi e le lesioni ad opera delle
forze dell'ordine intervenute nella scuola; 4) per i pestaggi durante il corteo
la procura ha istituito uno sportello per raccogliere foto, film e testimonianze
su pestaggi e violenze durante gli scontri di piazza e il corteo; 5) per quanto
riguarda il ritardo dell'intervento delle forze dell'ordine a seguito di denunce
di cittadini per danneggiamenti a cose e negozi è stato aperto un fascicolo
processuale; 6) per quanto riguarda le violenze dei Black Bloc nel mirino della
magistratura, ovviamente, ci sono anche gli episodi di violenza e devastazione
da parte dei manifestanti; 7) per quanto concerne le violenze nella caserma
di Bolzaneto una inchiesta è stata predisposta sui pestaggi e le violenze
da parte di alcuni esponenti delle forze dell'ordine accadute nella caserma,
destinata a luogo di smistamento e immatricolazioni di fermati e di arrestati;
8) per quanto riguarda le violenze contro i carabinieri un fascicolo è
stato aperto per indagare sulle violenze da parte di alcuni manifestanti contro
l'autoblinda dei carabinieri da cui partì il colpo mortale.
Matera, Commissariato di Polizia
Il 19 marzo 1999 alle ore 23,30 Angelo Raffaele De Palo, 31 anni, viene fermato
nel centro di Matera da una pattuglia di polizia mentre, in stato di ubriachezza,
infastidisce alcuni passanti. E' condotto in Questura. Alle ore 23,50 è
ricoverato nell'ospedale cittadino: gli viene diagnosticata la frattura del
setto nasale, muore alle 9,30 del giorno dopo. Il decesso risulta causato da
trauma cranico ed emorragia cerebrale. Secondo i verbali dell'autopsia, il De
Palo riportò un trauma contusivo cranico con doppia frattura in regione
parieto-occipitale sinistra, una frattura della piramide nasale, con escoriazione
del dorso del naso e la lussazione con frattura degli incisivi mediali superiori.
Sulla vicenda è stata aperta un'inchiesta giudiziaria condotta dal procuratore
della Repubblica Giovanni Leonardi. A gennaio 2001 si è tenuta la prima
udienza preliminare nei confronti dell'ispettore F.A. accusato di omicidio preterintenzionale.
Il poliziotto ha richiesto il rito abbreviato, per evitare di dare pubblicità
al caso. Dall'esame autoptico sarebbe emerso che la morte fu dovuta a shock
emorragico interno, per le lesioni contusive craniche presenti nella zona occipitale
sinistra. L'ispettore sotto accusa continua a prestare servizio presso la questura
di Matera. Il 17 aprile 2001 si è concluso il processo di primo grado.
L'ispettore di polizia F.A. è stato condannato a 5 anni e 4 mesi di reclusione
per omicidio preterintenzionale, interdizione perpetua dai pubblici uffici e
un risarcimento di 250 milioni di danni a favore dei familiari della vittima.
Napoli
Durante le proteste per il Global Forum tenutosi a Napoli nel mese di marzo
2001 alcuni ragazzi denunciano i violenti pestaggi subiti ed in particolare
un poliziotto che li avrebbe costretti a inginocchiarsi e baciare una medaglia
raffigurante Mussolini.
Pistoia, Questura
Il 21 marzo 2001 vengono arrestati tre agenti della polizia di stato, precedentemente
sospesi dal servizio, per avere pestato in Questura cinque ragazzi a seguito
di controlli di routine. L'accusa è di lesioni gravi, falso e calunnia.
Roma, Carabinieri
1. Il 12 febbraio 2001 secondo quanto riferito da alcuni centri sociali romani,
un giovane di 22 anni viene percosso senza motivo. I militari affermano invece
che il giovane stava tentando di rubare un'autovettura.
2. A marzo 2001 un ragazzo tunisino Edine Imed Bouabid viene trovato morto con
il cranio sfondato lungo l'autostrada Roma-Civitavecchia. A 40 km da Roma. Sono
indagati tre carabinieri, i quali poco prima lo avevano fermato mentre infastidiva
i clienti di una farmacia. Il pm di Civitavecchia Edmondo De Gregorio ha ordinato
una perizia sull'auto dei Carabinieri per rintracciare eventuali tracce di sangue.
Roma, Questura
1. Il 26 marzo 2001 viene chiesto dal p.m. Francesco Polino il rinvio a giudizio
per il poliziotto che uccise il 5 maggio 2000 un giovane marocchino Morad Fikri
durante un inseguimento. Il reato contestato: eccesso colposo in legittima difesa.
Il 4 aprile 2001 c'è l'udienza preliminare. I familiari del giovane hanno
sempre sostenuto che sarebbe stato sparato alle spalle a freddo e che Fikri
non aveva alcuna arma con sé.
2. Il 5 maggio 2001 due agenti del commissariato dell'Esquilino sono rinviati
a giudizio per avere usato violenza nei confronti di un giovane extracomunitario.
3. Il 22 gennaio 2002 Mourad Boviacha, algerino di 34 anni, muore in Questura
in attesa del processo per direttissima. La causa del decesso sarebbe imputabile
ad un edema polmonare durante il trasporto in ospedale.