Lettera al movimento
20 marzo 2003
Roma, carcere di Rebibbia Nuovo Complesso
Nella consapevolezza che momentaneamente il movimento dei movimenti è
giustamente impegnato contro quello che è il crimine più aberrante
dell'umanità, la guerra!, vorrei esprimere in questa mia lettera aperta
al movimento la mia modesta valutazione sugli arresti avvenuti il 4 dicembre
2002 (per conto della procura di Genova per i fatti del G8 del luglio 2001)
e passati completamente nel dimenticatoio. Sono ormai passati più di
tre mesi da questa "mia" assurda prigionia e intanto il tempo scorre
cancellando dalle menti e dalle coscienze di molti compagni e compagne quelle
che sono state le giornate del G8 a Genova. Sì, sicuramente, come molti
dicono dopo quelle giornate il movimento è cresciuto, si è rafforzato,
ma a quale prezzo? Lasciando dietro di sé il prezzo della memoria! Io
rinchiuso qui nel carcere di Rebibbia mi domando a malincuore come sia possibile
tutto ciò, come ci si possa scordare di quelle atroci visioni, di quelle
violenze subite gratuitamente, dell'assassinio del nostro fratello Carlo e di
noi detenuti dal 4 dicembre 2002, gettati come capri espiatori nelle segrete
galere di questo potere violento, sì violento perché il G8 da
Genova è stata una delle tante dimostrazioni di tale efferatezza, che
oggi nessuno più ricorda o vuole ricordare. Ma soprattutto noi, gli arrestati
dimenticati da tutti, finanche da quel movimento dei movimenti che inizialmente
rivendicava la sua unità senza discriminazioni, ma purtroppo quelle belle
parole di unità in realtà si sono rilevate "chiacchiere al
vento", perché la coerenza se prima non la si coltiva all'interno
di noi stessi, come si può poi pensare di proporla al di fuori ed estenderla
con le idee e la solidarietà alle popolazioni oppresse? Diventerebbe
solamente retorica ipocrisia. Sapete che il tempo a volte è proprio strano,
a voi ha strappato la memoria, a me invece ha dato modo di riflettere su questi
eventi, ma ancor più mi ha dato la possibilità di mettermi in
discussione con me stesso, riguardo la solidità e la validità
di questo movimento, prendendo anche in considerazione una mia eventuale dissociazione
da esso, rimanendo nella mia individualità e nella mia lotta personale
proiettata in quello che sarà il mio umile percorso verso un mondo diverso,
perché non posso vivere senza passioni e senza sogni! Io comunque per
quanto difficile sia continuo a resistere, rinnovando i miei ringraziamenti
a Radio Onda Rossa e a tutti e a tutte coloro che mi stanno vicino con la loro
calorosa solidarietà, augurandomi dal profondo del mio cuore che anche
i miei fratelli (che neanche conosco) sequestrati come me per conto della procura
di Genova, possano se non altro avere la stessa solidarietà che ho io,
al di là di quella latitante del movimento dei movimenti nei confronti
di noi, no-global di serie B.
Un abbraccio Alberto
P.s. = ma la mia più profonda solidarietà va ai familiari del mio fratello Davide, assassinato dai fascisti e il mio più grande disprezzo al potere perverso che riesce a portar avanti la sua repressione anche in queste terribili circostanze! Vola alto partigiano, la tua forza sarà parte integrante del nostro animo!