Frank, Silvano ed altri compagni
momentaneamente impediti ad andarsene a spasso
Qualche settimana fa ho passato un documento in
inglese trovato su a-infos scritto da un anarchico americano, Frank
Calabrese, attualmente detenuto in un carcere statunitense, il quale è in
corrispondenza con Silvano Pelissero che sta ai "domiciliari" a
San Ponso. Una volta tradotto e letto con calma il documento mi sono reso
conto che conteneva delle evidenti imprecisioni e quindi l'ho mandato a
Silvano perché lo leggesse e verificasse che quanto c'era scritto
rispondeva al vero. In realtà, come sospettavo, lo scritto conteneva
numerosi errori dovuti al fatto che Frank (come lui stesso scrive) parla
poco l'italiano ed ha frainteso diverse cose.
Quella che segue è la versione rivista da Silvano,
alleggerita in alcune parti che possono interessare gli americani ma
noiose per noi (note storiche su piazza fontana etc.).
Le correzioni erano parecchie e potrei averne saltata qualcuna per
distrazione, ma quanto scritto dovrebbe a questo punto essere
sostanzialmente corretto. Z.K.
da: Than Collettivo Claustrophobia Baltimore, MD Frank
L'autore del documento può essere contattato al
seguente indirizzo: Frank Calabrese #248-351 ECI - 30420 Revells
Neck Rd. Westover, MD 21890 U$A
I processi a Silvano Pelissero riprenderanno il 1°
ottobre e procederanno con varie udienze per tutto il mese.
La maggior parte di esse si terrà nelle aule del
tribunale di Torino. Un'udienza si terrà a Ciriè per dibattere su di un
furto. Silvano è accusato di furti, ricettazione, detenzione di armi ed
esplosivi, devastazione a mezzo incendio ed esplosivi, apologia di
terrorismo, istigazione all'odio e all'insurrezione, associazione
sovversiva con fini di terrorismo.
Bruno e Jannette
Iniziò tutto al tempo della seconda guerra mondiale a
Bussoleno, piccolo paese di 5000 abitanti nella Val di Susa, regione a
nord di Torino confinante con la Francia.
Un guerrigliero comunista di sedici anni, Bruno
Pelissero, che combatté i fascisti tra le montagne di Bamlens assieme ad
altri compagni partigiani. L'anno era il 1943, tempi duri in Italia per i
poveri e gli oppressi e gli antifascisti. Gli amici di Bruno erano
comunisti o anarchici: il loro motto più frequente era "La libertà
si ottiene e si mantiene con le armi". Molti dei compagni di Bruno
rimasero vittime degli scontri a fuoco con i nazifascisti.
Alcuni vennero torturati, qualcuno impazzì, altri
furono deportati nel campo di sterminio di Mathausen in Austria. René il
francese era uno dei compagni di Bruno. Era un guerrigliero militante
nelle formazioni partigiane d'oltralpe, chiamate Maquisard (coloro che
vivono alla macchia). René aveva una bella sorella, di nome Jannette.
Bruno si innamorò di lei, si sposarono in Italia ed iniziarono una vita
assieme a Bussoleno dove costruirono una piccola fattoria circondata da un
fazzoletto di terra, e si dedicarono all'agricoltura. Jannette, di
Grenoble, aveva sempre vissuto in campagna e ben si adattò alla vita con
Bruno in montagna. Allevavano pecore e mucche, e coltivavano la terra con
profitto.
Silvano Pelissero
Il 16 Novembre del 1961 Silvano nacque all'ospedale di
Susa. Quella stessa notte in città un incendio rase al suolo una fabbrica
di esplosivi. I feriti vennero ricoverati all'ospedale per le ustioni,
molti in condizioni gravissime sotto gli occhi confusi del piccolo nato.
In Val Susa erano dislocate molte caserme dell'esercito italiano ed erano
state impiantate due fabbriche di esplosivi. Il giovane Silvano era un
pastore ed un uomo di montagna, e lavorò nella fattoria dei genitori
andando a scuola per conseguire un titolo di studio. La scuola era
amministrata da insegnanti di pensiero autoritario-pseudofascista-monarchico
e conservatore. Gli insegnanti fascisti, disprezzati ed odiati dagli
studenti, si vedevano le automobili incendiate. Nonostante però la breve
gioia causata da questi gesti, Silvano era consapevole del fatto che, una
volta terminata la scuola, sarebbe stato costretto a compiere il servizio
militare. La leva è obbligatoria per i giovani italiani. Durante il
servizio militare incontrò molte persone che condividevano l'idea
anarchica. A diciassette anni un caro amico gli confidò d'essere pure lui
un anarchico, e il loro comune ideale si rafforzò. Nel 1992 questo amico
si tolse la vita: disse a Silvano di essere stanco di vivere. Silvano fu
sconvolto del fatto, ma aveva già avuto modo di imparare che la vita per
gli anarchici non è facile in Italia. In seguito, molti suoi amici
scelsero di andarsene allo stesso modo. La morte è una realtà, ma finire
in questo modo è una tragedia. Durante il servizio militare Silvano venne
imprigionato per alcuni mesi per insubordinazione. Venne rilasciato solo
alla fine del periodo di leva, ma sarebbe ritornato ancora in prigione di
lì a pochi mesi. Nel 1980 i carabinieri perquisirono l'abitazione dei
suoi genitori in Val Susa, per motivi casuali vennero sequestrate numerose
armi, tra cui una mitragliatrice. Le armi erano tutte incomplete e non
funzionanti, ma nonostante ciò Silvano e suo padre Bruno furono
incarcerati e condannati a tre anni di reclusione con condizionale e
scarcerati dopo sei mesi, in attesa di appello. Il papà morì poi nel
gennaio del 1983 e Silvano dovette occuparsi della mamma e delle due
sorelline. La mamma Jannette morì di tumore nell'aprile del 1987. Per
riuscire a sopravvivere, in fianco alla casa aprì un piccolo garage per
la riparazione delle motociclette. Alcune persone che frequentavano la
casa di Silvano, per motivi di lavoro, erano di idee di destra e votavano
la Lega Nord (partito razzista del nord Italia). Silvano conosceva
costoro, con i quali non aveva confronti politici, per motivi commerciali
e non altro. Quasi tutti quelli che venivano a farsi riparare la moto da
lui non parlavano che degli stranieri che venivano in Italia per portare
via i posti di lavoro agli italiani. La stessa mentalità dei rednecks
statunitensi è ancora assai diffusa in Italia. Verso la fine del 1987
Silvano ed altri compagni visitarono alcuni paesi vivendo in case occupate
e incontrando molti nuovi amici. Si dedicava a lavori occasionali, fece
anche il muratore. Presto cominciò ad avere problemi con la polizia, che
già lo conosceva bene. Venne arrestato più volte per reati come
affissioni abusive di propaganda anarchica. ()
In seguito, nel 1998 Silvano ed i suoi compagni Edo e
Sole divennero bersaglio dei carabinieri. Furono tutt'e tre incarcerati
subito dopo. Nel carcere dov'era rinchiuso Silvano c'erano una ventina di
compagni rivoluzionari tra i quali due anarchici. E, una volta rilasciati,
sono spesso in cattive condizioni di salute. Alcuni di questi compagni
sono stati condannati all'ergastolo e in generale hanno tutti condanne
pesanti con accuse di terrorismo e sovversione. Altri, come Edo e Sole,
non escono vivi dal carcere.
Edo, Sole e Silvano
Silvano mi ha scritto la prima volta nel dicembre 1998,
dalla Comunità Mastropietro, in San Ponso Canavese, dove è stato
affidato agli arresti domiciliari. Mi scrisse in italiano, lingua che non
conosco bene (Silvano presumeva il contrario, visto il mio cognome), ed è
stato un compito difficile per me tradurre la sua lettera e comprendere a
fondo il suo messaggio. Con l'aiuto del dizionario di italiano che mia
madre mi ha spedito nel 1995, ho lottato giorni e giorni per mettere
assieme questo documento. Non avevo dubbi sin dall'inizio, comunque, che
la storia che avevo tra le mani era terribile. Una vita che non auguro a
nessuno era lì davanti ai miei occhi. Sapevo che ero tenuto a far
conoscere alle persone di lingua inglese i patimenti di Silvano. Il
dolore, le sofferenze e la morte attorno a Silvano mi hanno schiacciato.
Condividendo l'esperienza del carcere, posso provare la sofferenza e le
perdite sofferte da Silvano. Il carcere è un posto duro da vivere per chi
è "colpevole", ma è del tutto ingiustificabile per gli
innocenti. Ecco perché invito chiunque legga questo documento a sostenere
non solo i nostri "prigionieri politici" ma anche quelli che si
sono politicizzati in carcere. In fin dei conti, chiunque viene
incarcerato è un prigioniero politico.
Nel 1998 Edoardo Massari, Maria Soledad Rosas e Silvano
Pelissero vennero arrestati con l'accusa di essere gli esecutori degli
attentati alla linea ferroviaria ad alta velocità in Val Susa. I tre
vennero definiti dai giornali locali come militanti ecoterroristi
appartenenti al gruppo Lupi Grigi. Sin dal momento dell'arresto i giudici
e magistrati locali diedero in pasto Edo, Sole e Silvano ai giornalisti,
impedendo di fatto lo svolgersi di un processo equo. Alla pubblica
opinione vennero date informazioni distorte, e l'anarchismo presentato
come sinonimo di terrorismo. L'intero paese li aveva condannati per un
delitto mai provato, li attendeva un processo ed un futuro incerto.
Numerose furono le false prove raccolte contro gli anarchici. Agenti
infiltrati dei servizi segreti affermarono di aver assistito a
conversazioni compromettenti, rendendo la posizione di Edo, Sole e Silvano
indifendibile.
Edoardo venne rinchiuso alle Vallette, carcere di
Torino, così come Soledad. Silvano venne invece assegnato a Cuneo, che
dista 50 km da Torino. Silvano e gli altri rischiavano una condanna a più
di dieci anni di reclusione. Molti squatter protestarono contro le accuse
rivolte ai tre anarchici. ROS è la sigla di una sezione della polizia
italiana (i carabinieri) incaricata di svolgere delicate indagini in
ambienti difficili come mafia, narcotraffico ed eversione. Il ROS
(servizio segreto militare) è ben conosciuto dagli anarchici per aver
contribuito all'arresto di altri anarchici con false accuse. Nonostante le
proteste degli anarchici e dei comunisti, Silvano dovrà comparire in
tribunale a luglio. Il destino di Silvano, diversamente da quello di Edo e
di Sole, deve ancora compiersi. Edoardo Massari, arrestato dai
carabinieri, venne trasferito al carcere delle Vallette a Torino. Forte fu
il sostegno per Edo da parte dei suoi compagni, specialmente nel Canavese
dov'era ben conosciuto da tutti. La maggioranza degli anarchici del
Canavese è sottoposta a continue vessazioni da parte della polizia. Dopo
alcuni mesi di prigionia, Edo si tolse la vita. Al momento dell'arresto,
Edoardo viveva in uno squat chiamato "La Casa", a Collegno. La
sua morte, avvenuta il 28 marzo 1998, provocò grande scalpore e Silvano
venne tradotto nel carcere di Novara, lo stesso in cui sono prigionieri
numerosi altri anarchici e compagni delle Brigate Rosse. Maria Soledad
Rosas venne arrestata assieme ad Edo allo squat, il 6 marzo 1998. Venne
incarcerata a Torino, ma presto le vennero concessi gli arresti
domiciliari. Silvano iniziò lo sciopero della fame per protestare contro
la repressione e le false accuse per l'attentato dei Lupi Grigi in Val
Susa. Dopo poco più di quattro mesi, anche Soledad si tolse la vita: era
l'11 luglio 1998. In seguito a questo assassinio di stato e alla sua
proclamazione di sciopero della fame, Silvano venne trasferito a San Ponso.
()
Nel carcere di Novara Silvano ebbe modo di incontrare un
noto compagno svizzero, Marco Camenisch (il suo indirizzo: sezione
speciale, via Sforzesca 49, 28100 Novara), accusato di aver commesso
attentati dinamitardi contro due centrali elettriche. Marco, secondo la
descrizione di Patty Maria Grazia Cadeddu (un'altra anarchica detenuta) si
interessa di yoga, è vegetariano e i suoi capelli bianchi sono lunghi.
Marco ha 47 anni e, come Silvano, è un montanaro. Marco Camenisch venne
condannato a 10 anni di reclusione nel 1978, ma dopo alcuni mesi di galera
riuscì ad evadere assieme ad alcuni compagni dal carcere svizzero ove
erano rinchiusi. Durante l'evasione una guardia carceraria restò uccisa e
un'altra venne ferita.
Marco riparò in Italia, presso alcuni compagni che ben
conoscevano le sue attività. Questi compagni si organizzarono
nell'attivismo antinucleare, contro l'inquinamento elettromagnetico etc.
Nel 1990 Marco venne coinvolto in un nuovo scontro a fuoco, stavolta con i
carabinieri. Due carabinieri rimasero feriti e Marco venne colpito al
ginocchio con una 9 mm.
La polizia gli trovò addosso due pistole e quattro
bombe a mano: Marco venne condannato a dodici anni di reclusione e
assegnato alle sezioni speciali del carcere di Novara. Ha diritto a
quattro ore d'aria al giorno, vive in una cella singola con televisore. Ha
diritto ai colloqui e alla posta. Può utilizzare un computer alcune ore
la settimana. È ammalato: un inizio di tumore minaccia il suo rene.
Inoltre un'infezione dentale trascurata è diventata un granuloma. Ho
messo il suo indirizzo perché gli scriviate.
Silvano, Edoardo, Sole e Marco non sono gli unici che
soffrono nelle carceri italiane accusati ingiustamente. Patty, Patrizia
Maria Grazia Cadeddu, è stata imprigionata con l'accusa di aver commesso
un attentato contro un importante palazzo a Milano il 25 aprile del 1997.
Silvano l'ha descritta come una conosciuta e amata da tutti, molto
determinata. Patty, 38 anni, ha collaborato per oltre vent'anni con
un'emittente radio occupandosi di repressione e fascismo in Italia. Le
trasmissioni da lei condotte a Radio Popolare raggiungevano molta gente,
anche all'interno del carcere. Dei traditori comunisti riferirono ai
carabinieri di aver visto Patty con le istruzioni per costruire la bomba
che poi esplose nell'importante palazzo, e il 26 aprile 1997
testimoniarono contro di lei al processo. Quello stesso giorno, quelle
istruzioni vennero sequestrate durante una perquisizione a Radio Popolare,
ma questo non prova in alcun modo che fossero proprietà di Patty. Patty
attualmente sta scontando una pena di cinque anni in un carcere di
medio-massima sicurezza, da due medio-massima sicurezza, da due Dovrà
anche pagare il corrispondente di 250,000 dollari per i danni arrecati al
palazzo, cifra impossibile per Patty: le è stato diagnosticato il cancro
ed è molto ammalata.
La sua storia dimostra come il governo abbia voluto
vendicarsi con lei per le sue idee. Il governo machista italiano è sempre
stato duro contro di lei e le altre donne libertarie del paese. I compagni
di Patty chiamavano la sua casa il Laboratorio anarchico di Milano: era un
posto in cui gli anarchici si ritrovavano per fare ricerche, scrivere etc.
La casa è stata distrutta dalla polizia, molti importanti libri sulla
storia internazionale dell'anarchismo sono andati perduti per sempre.
Immaginate come adesso lei si possa sentire, il lavoro dell'intera sua
vita completamente distrutto. Il Laboratorio anarchico di Milano adesso è
un posto vuoto. Ti esorto, tu che stai leggendo, a scriverle. Se scrivi in
inglese, usa la macchina per scrivere così che le sia più facile leggere
la tua lettera e risponderti. L'indirizzo è: Patty Maria Grazia Cadeddu,
casa circondariale San Vittore, piazza Filangeri 2, Milano.
Conclusione.
Spero che chiunque legga questo documento abbia tratto un insegnamento
importante da questa storia. Spero che ci siano molte lettere che giungano
in Italia a sostenere i nostri fratelli e sorelle maltrattati dal governo
italiano. Silvano ed io ci siamo scritti qualche volta, e gli ho parlato
di un mio compagno messicano: Silvano ha cominciato quindi a scrivermi in
spagnolo e Carlos Cruz, questo il nome del mio amico, mi ha aiutato a
tradurre gran parte di questa storia. Voglio ringraziarlo per il suo
aiuto, così come lo ringrazia Silvano. Silvano mi ha anche spedito
numerosi volantini di protesta, che allego a questa storia. Tutte le
informazioni per questo documento mi sono state inviate da Silvano nel
corso del 1999 e sono state tradotte da me e Carlos Cruz.
Pensavo di pubblicare una cassetta per raccogliere fondi
da destinare a Silvano Pelissero con il gruppo in cui suono, gli
Insta-Riot, registrata in carcere nel corso del 1999. Se c'è qualcuno
interessato a sostenere economicamente questo progetto o a contribuire con
qualche registrazione, può mettersi in contatto con Claustrophobia, p. o.
box 1721 Baltimore MD 21203. Mandate contanti oppure inviate dei vaglia
intestati a Nathaniel Taintor. Curo una fanzine, Inhumane, che però non
esce da qualche tempo. Ho avuto da fare, insegno arabo due sere alla
settimana e recentemente, a maggio, ho sposato una splendida compagna che
mi sostiene e mi ama. Comunque, dovrei riuscire presto a pubblicare il
numero 5, che è quasi pronto. Abbiate pazienza, amici. Infine, non
gettate via questo documento, non dimenticate ciò che avete letto.
Diffondetelo e dimostrate solidarietà a questi nostri compagni.
Vostro, nella lotta, Frank
Fonte: Frank,
Silvano ed altri compagni momentaneamente impediti ad andarsene a spasso,
comunicato diffuso il 28 ottobre 1999 da zorrykid@hotmail.com