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Moglie di detenuto anoressico accusa il giudice per tentato omicidio

Il Due, Net magazine di San Vittore, 19 luglio 2003

È stato scarcerato oggi dal magistrato di sorveglianza di Napoli il detenuto Umberto Galasso, 35 anni, che in cella si è ammalato di una grave forma di anoressia, arrivando a pesare 37 chili.
Sua moglie giorni fa aveva denunciato di tentativo di omicidio lo stesso magistrato, accusandolo di far morire in carcere il marito.
Umberto Galasso è uscito alle 14 dal carcere di Secondigliano, sotto un sole cocente.
Ad attenderlo c'erano la moglie Patrizia Zamparelli, 34 anni, che in questi mesi ha lottato per farlo uscire, i due figli di nove e due anni e mezzo e un parente. Galasso ha un aspetto spettrale: magrissimo, pelle giallastra. Per la malattia ha perso un occhio e ora porta una benda sull'orbita.
Debolissimo, non riesce a camminare e fa fatica a parlare.
Ai giornalisti che lo aspettavano fuori non ha detto nulla.
Ha cercato debolmente di coprirsi il volto, ma riusciva a malapena a sollevare la mano. Per lui ha parlato la moglie, mentre i due figli le si stringevano ai fianchi: «Ho lottato per dieci mesi per farlo uscire, da quando è tornato in carcere l'ultima volta.
Lui si è sempre detto innocente. Speriamo adesso in un provvedimento definitivo che gli permetta di stare a casa. Può farcela a riprendersi, ma ha tanto bisogno d'affetto».
Il detenuto è stato scarcerato dal magistrato di sorveglianza a tempo indeterminato, in attesa della decisione definitiva del Tribunale. Galasso era stato condannato a 30 anni per omicidio, accusa che ha sempre respinto. Secondo la sentenza definitiva, nel '92 durante un tentativo di rapina uccise a Napoli un negoziante, Giorgio Ascolese, e ne ferì un altro.
Arrestato poco dopo, è stato condannato nel '95 e nel '96.
Dopo la prima condanna, in carcere ha cominciato a soffrire di anoressia. Nel '92 pesava 94 chili, per un metro e ottanta di altezza. In otto anni è arrivato a 38 chili. Nel '99 era stato scarcerato per motivi di salute. Fuori dal carcere era riuscito anche a fare un secondo figlio. Poi nel settembre dell'anno scorso era tornato dentro.
I suoi avvocati, Vittorio Trupiano e Sergio Simpatico, avevano subito presentato istanza di scarcerazione per motivi di salute.
Nonostante il parere favorevole del procuratore generale, il ricorso era stato respinto dal Tribunale di Sorveglianza.
Qualche giorno fa, la moglie aveva presentato in procura una denuncia per tentato omicidio contro il magistrato di sorveglianza e contro i sanitari di Secondigliano, invitando il procuratore capo ad andare in carcere a vedere di persona come era ridotto il marito. «Alla magistratura inquirente il compito di accertare le responsabilità penali ed assicurare alla giustizia quanti hanno permesso che un essere umano potesse ridursi a livello di una larva». Lo afferma in una dichiarazione l'avvocato Vittorio Trupiano, difensore di Umberto Galasso, il detenuto vittima di una grave forma di anoressia scarcerato oggi.
Il penalista sottolinea che Galasso si è sempre dichiarato estraneo alla rapina che costò la vita a un negoziante a Napoli, vicenda per la quale è stato condannato con sentenza definitiva a 30 anni di reclusione. «Nell'ottobre del 2002 - afferma l'avvocato - lo si poteva ancora salvare perché il peso era di 52 chili. Molto probabilmente Galasso morirà lo stesso, giacché come è ridotto ora gli sarà impossibile recuperare».