È stato scarcerato oggi dal magistrato di sorveglianza di Napoli il
detenuto Umberto Galasso, 35 anni, che in cella si è ammalato di una
grave forma di anoressia, arrivando a pesare 37 chili.
Sua moglie giorni fa aveva denunciato di tentativo di omicidio lo stesso magistrato,
accusandolo di far morire in carcere il marito.
Umberto Galasso è uscito alle 14 dal carcere di Secondigliano, sotto
un sole cocente.
Ad attenderlo c'erano la moglie Patrizia Zamparelli, 34 anni, che in questi
mesi ha lottato per farlo uscire, i due figli di nove e due anni e mezzo e un
parente. Galasso ha un aspetto spettrale: magrissimo, pelle giallastra. Per
la malattia ha perso un occhio e ora porta una benda sull'orbita.
Debolissimo, non riesce a camminare e fa fatica a parlare.
Ai giornalisti che lo aspettavano fuori non ha detto nulla.
Ha cercato debolmente di coprirsi il volto, ma riusciva a malapena a sollevare
la mano. Per lui ha parlato la moglie, mentre i due figli le si stringevano
ai fianchi: «Ho lottato per dieci mesi per farlo uscire, da quando è
tornato in carcere l'ultima volta.
Lui si è sempre detto innocente. Speriamo adesso in un provvedimento
definitivo che gli permetta di stare a casa. Può farcela a riprendersi,
ma ha tanto bisogno d'affetto».
Il detenuto è stato scarcerato dal magistrato di sorveglianza a tempo
indeterminato, in attesa della decisione definitiva del Tribunale. Galasso era
stato condannato a 30 anni per omicidio, accusa che ha sempre respinto. Secondo
la sentenza definitiva, nel '92 durante un tentativo di rapina uccise a Napoli
un negoziante, Giorgio Ascolese, e ne ferì un altro.
Arrestato poco dopo, è stato condannato nel '95 e nel '96.
Dopo la prima condanna, in carcere ha cominciato a soffrire di anoressia. Nel
'92 pesava 94 chili, per un metro e ottanta di altezza. In otto anni è
arrivato a 38 chili. Nel '99 era stato scarcerato per motivi di salute. Fuori
dal carcere era riuscito anche a fare un secondo figlio. Poi nel settembre dell'anno
scorso era tornato dentro.
I suoi avvocati, Vittorio Trupiano e Sergio Simpatico, avevano subito presentato
istanza di scarcerazione per motivi di salute.
Nonostante il parere favorevole del procuratore generale, il ricorso era stato
respinto dal Tribunale di Sorveglianza.
Qualche giorno fa, la moglie aveva presentato in procura una denuncia per tentato
omicidio contro il magistrato di sorveglianza e contro i sanitari di Secondigliano,
invitando il procuratore capo ad andare in carcere a vedere di persona come
era ridotto il marito. «Alla magistratura inquirente il compito di accertare
le responsabilità penali ed assicurare alla giustizia quanti hanno permesso
che un essere umano potesse ridursi a livello di una larva». Lo afferma
in una dichiarazione l'avvocato Vittorio Trupiano, difensore di Umberto Galasso,
il detenuto vittima di una grave forma di anoressia scarcerato oggi.
Il penalista sottolinea che Galasso si è sempre dichiarato estraneo alla
rapina che costò la vita a un negoziante a Napoli, vicenda per la quale
è stato condannato con sentenza definitiva a 30 anni di reclusione. «Nell'ottobre
del 2002 - afferma l'avvocato - lo si poteva ancora salvare perché il
peso era di 52 chili. Molto probabilmente Galasso morirà lo stesso, giacché
come è ridotto ora gli sarà impossibile recuperare».