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Arresti domiciliari per i graffitari

Virginia Piccolillo

Corriere della Sera, 14 luglio 2004

Primo sì in Senato alla legge anti-imbrattatori: obbligo di «riparare» il danno. Resta competente il giudice di pace: sanzioni aggravate se gli edifici sono di interesse storico. Approvata in Commissione giustizia. Tra le pene, multe più salate e fino a tre mesi di lavori di pubblica utilità.

Non si scrive sui muri. E nemmeno su metropolitane, autobus, cassonetti, panchine o cestini dei rifiuti. Chi lo fa, per amore, per arte o per teppismo che sia, sappia che ora rischia molto. La Commissione giustizia al Senato ha approvato ieri in sede referente una legge che inasprisce le sanzioni per gli imbrattatori. E, se il testo avrà il via libera in sede deliberante e il parere favorevole della Camera, «graffitari», vandali e maleducati vari non la passeranno più liscia. Ad applicare le pene - che arrivano fino a 45 giorni di arresti domiciliari e fino a tre mesi di lavori di pubblica utilità - sarà direttamente il giudice di pace. Così pseudo-artisti dello «spray» e tifosi grafomani non potranno più sperare in una sospensione condizionale della pena. Ma soprattutto, oltre a pagare la multa, dovranno riparare il danno compiuto. «È una prima risposta agli atti vandalici che negli ultimi tempi hanno assunto proporzioni sempre maggiori» sottolinea soddisfatto Riccardo De Corato, vicesindaco di Milano e primo firmatario del provvedimento.

OBBLIGO DI CANCELLARE - Il palazzo, il muro, il ponte, l'opera d'arte o qualsiasi altro bene, mobile o immobile, imbrattati vanno sempre ripuliti. Il testo lo dice in modo specifico. E, per evitare che qualcuno faccia il «furbetto», scegliendo la multa. invece di ripristinare il bene deturpato, la legge specifica che: «Non si può applicare la sola pena pecuniaria quando l'autore del reato non ha provveduto alla riparazione del danno».

LA LEGGE - Una norma già esisteva, ma gli imbrattatori rimanevano per lo più impuniti. O, meglio, giunti davanti al giudice di pace, se la cavavano pagando una pena pecuniaria molto inferiore all'entità del danno compiuto. Per questo la Commissione giustizia ha discusso molto se trasferire la competenza al Tribunale. Giacché il giudice di pace è una sorta di «riduttore» della pena. Ad esempio, non applica la pena della reclusione. Alla fine, su proposta del ds Elvio Fassone, si è deciso di lasciargli la competenza: «Perché infligge pene minori, ma effettive - spiega il senatore ds - e a un ragazzotto armato di bomboletta spray può far maggiore impressione essere obbligato a rimanere in casa sei giorni piuttosto che subire una condanna a sei mesi con la condizionale». «La novità del provvedimento - sottolinea il senatore ds - sta però da una parte nell'aver aumentato le tariffe, ma soprattutto nell'esercitare una forte pressione sull'autore del danno affinchè ripari».

LE PENE - Il disegno di legge distingue tra semplici condomini o beni privati ed edifici o cose di interesse storico, artistico o ambientale. Nel primo caso, si prevede una multa da 258 a 2852 euro. Ma il giudice di pace potrà anche obbligare l'autore delle scritte a rimanere in casa per un periodo che va da 6 a 30 giorni. O anche condannarlo a svolgere lavori di pubblica utilità (da 10 giorni fino a 3 mesi). Se invece l'edificio deturpato ha un qualche valore archeologico, storico o artistico, la punizione è più dura. Il giudice potrà scegliere tra la multa (da 774 a 2582 euro), la detenzione domiciliare (da 20 a 45 giorni) e i lavori utili «forzati» (da 1 a 6 mesi).