Louk Hulsman
Jacqueline Bernat de Célis
PENE PERDUTE
Il sistema penale messo in discussione
POSTFAZIONI
Tre esperti di scienza del crimine presentano qui la loro opinione sulla prospettiva
abolizionista di Louk Hulsman, aprendo il dibattito che questo libro spera di
suscitare.
Ecco per primo il punto di vista di Marc Ancel, membro dell'Institut de France,
presidente onorario alla Corte di Cassazione e presidente della Società
internazionale di difesa sociale.
Claude Faugeron, ricercatrice al Service d'études pénales et criminologiques
di Parigi, che dà alla propria riflessione il titolo "Gli apparati
del potere ovvero l'ambiguità della funzione penale".
Infine Nils Christie, professore presso l'Università di Oslo, con un
contributo dal titolo "Stati pericolosi".
III
Stati pericolosi
Il pericolo è uno dei temi centrali della criminologia. Uomini e donne
pericolosi. Mostri si nascondono nell'ombra o vivono travestiti da gente comune.
Molta energia e ingegno vengono usati nell'identificare questi individui, nel
cambiarli, in definitiva neutralizzarli, e nella spiegazione e comprensione
del fenomeno delle persone pericolose.
Un mondo pieno di Stati pericolosi, che prospettiva piacevole e tranquillizzante!
Pericolosi per gli altri Stati. Ma anche, per quella che è la mia prospettiva,
pericolosi per i loro stessi cittadini.
1. Morte violenta
Alcune settimane fa sono tornato da Mosca, di nuovo alla normale vita della
mia piccola città, di nuovo a scrivere questo articolo, da lungo tempo
atteso, sulle persone pericolose. Ma ho alcuni problemi a concentrarmi sull'organizzazione
del mio piano di lavoro. A Mosca l'argomento era "le condizioni di vita
in prigione". Ero già stato lì, quindi conoscevo la situazione:
un milione di detenuti, vale a dire 685 persone ogni 100 mila abitanti, una
popolazione penitenziaria piuttosto simile a quella degli Usa, il che significa
10 volte superiore a quella dei paesi scandinavi e 8 volte quella di molti Paesi
dell'Europa occidentale.
La novità è la fame. Dopo la crisi economica dell'estate scorsa
la Russia è a corto di capitali. Attualmente lo Stato spende 2/3 di rublo
al giorno per detenuto. Questa somma include le spese mediche. Venti rubli valgono
un dollaro. Mentre l'Occidente si affanna a discutere dell'Olocausto, avvenuto
in Europa 60 anni fa, ad Est si sta verificando una catastrofe, ma in silenzio,
senza alcuna seria attenzione da parte dell'Occidente.
Un'altra novità, almeno nelle sue dimensioni, è la tubercolosi.
Tra il milione di detenuti le stime parlano di 92.000 malati. Alcuni hanno ricevuto
delle cure, ma inadeguate. Il batterio comune della tubercolosi si è
modificato in uno multi-resistente in 20 mila di quei detenuti malati. Una condanna
significa innalzare fortemente il rischio di contrarre la tubercolosi e quindi
morire, o per dirla con Farmer (1998), questa è una situazione di "Drug
Resistant Tuberculosis as punishment" (lett. "Condanna a contrarre
la tubercolosi resistente alle cure"). La carcerazione prima della sentenza
è particolarmente pericolosa. Il Moscow Centre for Prison Reform (1998)
ci fornisce la descrizione delle condizioni di vita nelle prigioni per i detenuti
in attesa di giudizio quelli che in Russia vengono chiamati detenuti SIZO.
Nelle aree SIZO ad alta densità di popolazione ogni detenuto ha a disposizione meno di 1 metro quadro di spazio, in alcune celle meno di 0,5 metri quadri. I detenuti devono dormire a turno. Non c'è spazio per permettere ai reclusi di sedersi. Le condizioni delle celle SIZO sono estremamente dure: mancanza di ossigeno, umidità, puzza. Molti reclusi presentano piaghe e gambe gonfie per la mancanza di movimento, molti sono affetti da scabbia e altre malattie della pelle. I loro corpi sudano senza la possibilità di asciugarsi a causa dell'umidità. Dalle pesanti sbarre delle finestre in pratica non entra luce. Due o tre letti a castello sono attaccati al muro con delle corde. Tutte le celle, siano per 10 o 100 detenuti, hanno un solo lavandino ed un solo gabinetto.
Non ci avrei mai creduto se non ci fossi stato di persona, se non l'avessi
visto, odorato. La descrizione deve solo essere aiutata dalla nostra conoscenza
della tubercolosi: in stanze chiuse e non ventilate, che spesso ospitano più
di 100 persone, inevitabilmente qualcuno verrà infettato e si prenderà
la malattia. Non è molto consolante il fatto che l'Europa occidentale
sia riuscita ad ottenere l'abolizione della pena capitale in Russia. Se la Russia
e gli Stati confinanti non pongono fine all'esecuzione dei detenuti, non potranno
mai far parte del Consiglio Europeo. La Russia non ha retto a queste pressioni.
Non ci sono esecuzioni oggi in Russia. Si muore e basta.
Gli Stati Uniti hanno la stessa percentuale di detenuti. Hanno, in certi casi,
stanze con 60-80 persone che vivono a strettissimo contatto. Ma hanno anche
l'altro estremo. Le Maxi-Maxi prigioni elettronicamente gestite non sono altro
che il massimo dell'isolamento. Una stanza singola con doccia, bagno, balcone
per prender aria fresca e far movimento, ed in più cibo sufficiente.
Tutto ciò nel più totale isolamento da ogni altro essere umano.
Un sistema che assegna ai propri detenuti uno spazio di 1 metro quadro in una
stanza viene definito, da molti di noi, violento. Ma questi termini possono
essere applicati a sistemi che per anni costringono le persone ad essere completamente
separate dagli altri esseri umani. Ciò che notiamo è una diversa
economia della violenza la sofferenza fisica viene tenuta a minimi livelli,
mentre quella mentale è amplificata al massimo. La morte è un'altra
delle realtà delle prigioni americane, ma è ancora una morte diversa.
Paragonata a quella russa essa è prolungata. Una condanna all'ergastolo
può voler dire carcere a vita. A poco a poco le prigioni statunitensi
si stanno trasformando in istituzioni geriatriche. Esseri umani spediti in carcere
per morire, solo ad un ritmo più lento che in Russia. (1)
Ma certamente, in aggiunta il sistema americano uccide anche volontariamente,
500 sono stati giustiziati dal 1977 e più di 3000 aspettano la morte.
Che peccato che gli Stati Uniti non richiedano di entrare nel Consiglio Europeo,
potremmo costringerli a fermare il loro uso programmato della morte.
2. Il problema
Ora i contorni del mio approccio iniziano ad essere evidenti. Il quadro delle
persone pericolose deve essere integrato con il quadro degli Stati pericolosi.
In politica estera l'immagine dello Stato pericoloso è molto usata. Ma
si tratta di un pericolo per altri Stati. In questa sede non mi occupo di questo
tipo di pericolo. Il mio argomento è un saggio di criminologia. Sono
interessato al pericolo che gli Stati nazionali rappresentano nel loro approccio
penale verso i propri cittadini. Guardo allo Stato come ad un corpo potenzialmente
pericoloso. Dobbiamo sapere quali tipi di Stato sono pericolosi per i loro cittadini
a seconda dei vari tipi di pericoli, se sia possibile differenziare gli Stati
secondo quel punto di vista, e se sia anche possibile ottenere risposte su come
controllare gli Stati pericolosi ed eventualmente modificarli.
Nel fare ciò utilizzerò l'istituzione del diritto penale come
elemento centrale dell'analisi. Il diritto penale ha a che fare con la distribuzione
del dolore. Questo dolore viene definito necessario per contrastare altri fenomeni
indesiderati. Ma sappiamo anche che ai comportamenti indesiderati si possono
trovare altre risposte, diverse dal penale. E sappiamo anche che gli Stati moderni
differiscono enormemente nella quantità e nella forma delle pene. Queste
differenze non possono essere spiegate dalle differenze dei crimini. Per chiarificare
il mio approccio ignorerò quindi la questione degli "effetti delle
pene" e concentrerò tutta l'attenzione sul sistema penale inteso
come strumento che genera sofferenza fra i suoi cittadini.
3. Alcune grandi variabili nella valutazione degli Stati
Vi sono cinque categorie generali che possono essere utili a descrivere il grado di danno che uno Stato rappresenta per i suoi cittadini.
3.1 Misurazione del sistema penale
Poiché la pena indica un uso intenzionale del dolore, sembra ragionevole
suggerire che gli Stati con grande attività nell'ambito del diritto penale
rientrino in uno schema in cui rappresentano un pericolo notevole per i loro
cittadini, a differenza di quegli Stati che manifestano una minore attività.
Un altro aspetto fondamentale è il volume considerevole di attività
di controllo esercitate in connessione alla pena. Lo Stato interferisce molto
con le pene nella vita dei suoi cittadini o è uno Stato che ha un atteggiamento
restrittivo nell'uso della pena? Ciò può essere misurato dalla
grandezza della popolazione carceraria o dall'ammontare delle multe emesse ogni
anno. Un'altra possibile misurazione potrebbe essere il volume totale di tutti
i contatti fra il pubblico e tutti coloro che lavorano nelle strutture dell'istituzione
penale. Ancora un altro approccio sarebbe contare tutte le persone che hanno
lavorato all'interno dell'istituzione del diritto penale e comparare questo
numero, il loro status, i compiti ed i costi totali con quelli di coloro che
hanno lavorato in un'istituzione sanitaria, di servizio sociale o culturale,
alternativa. Alcuni Stati denoterebbero una dominanza dell'area del diritto
penale, alcuni altri di altre aree. Tutti questi indicatori potrebbero subire
dei cambiamenti nel tempo. Uno studio "a lungo termine" (life-study)
può essere effettuato.
Una maggiore sofferenza viene prodotta più nei grandi che nei piccoli
sistemi, per il semplice fatto che vi sono più persone in questo sistema
concepito per produrre dolore (Christie 1981). Un sistema penale di grandi dimensioni
è quindi più pericoloso per la popolazione nazionale di uno piccolo.
La Russia con un milione di detenuti e gli Usa con 1,7 milioni hanno entrambe
quasi raggiunto l'1% di popolazione adulta detenuta. Molti dei detenuti sono
maschi relativamente giovani. Fra i neri e gli ispanici, negli Usa, il 20% è
in prigione. Fra gli uomini di colore fra i 18 ed i 30 anni in città
come Washington e Baltimora più della metà si trova in prigione
o libera sulla parola o in libertà vigilata. In altre parole: se appartieni
ad una di queste categorie e sei negli Stati Uniti allora corri seriamente il
pericolo di essere punito dallo Stato. E lo stesso vale per la Russia. Se provieni
da una delle Repubbliche dell'Est della vecchia URRS, il rischio di essere messo
in galera aumenta considerevolmente.
Il sistema penale non è limitato all'uso della carcerazione. Libertà
vigilata e sulla parola sono strumenti importanti in molti Paesi. Oggi in America
4 milioni di persone si trovano sottoposte a questo tipo di controllo. Se a
questi 4 milioni ci aggiungiamo i dati relativi alla popolazione carceraria
e se prendiamo in considerazione la parte più giovane della popolazione
di maschi adulti, si può stimare (Christie 1998) che il 10% di questa
si trova al momento sotto il controllo dell'apparato penale.
L'entità del fenomeno ha la sua importanza indiretta. Le persone vicine
ai detenuti ne condividono dolore e vergogna, e possono anche soffrire del fatto
che i loro mariti o partner vengono loro sottratti o anche nella difficoltà
di trovare un compagno. Per le giovani donne di colore di Washington o Baltimora
si è creata una specie di situazione di guerra. Esse vivono in una società
che ha carenza di uomini. Inoltre esiste il problema che gli uomini disponibili
potrebbero essere meno desiderabili a causa dei danni provocati in loro da precedenti
periodi passati in prigione, da valori e dalle abitudini interiorizzati durante
la vita in cattività, dalla successiva difficoltà ad inserirsi
nel mercato del lavoro, ed anche da problemi di salute acquisiti durante il
soggiorno in prigione. Quest'ultimo punto è certamente dominante fra
un vasto numero di detenuti usciti dalle prigioni russe, tornati a casa dalle
loro famiglie con la tubercolosi multi-resistente, sempre ammesso che riescano
a tornare.
L'entità del fenomeno ha anche la sua importanza in un altro senso: più
grande è la dimensione del sistema penale maggiori sono le difficoltà
a creare relazioni interpersonali. In una piccola prigione dico piccola secondo
i canoni norvegesi per cui la normalità è definita da 50-100 detenuti
e la prigione più grande del Paese ne ha 350 c'è la possibilità
di mantenere almeno un minimo di standard normali di interazione. É difficile
(ma ancora possibile) non considerare le altre persone come qualcuno che non
sia un detenuto o una guardia. Nei grandi sistemi, le possibilità di
creare dei mostri sono notevoli. Nelle grandi prigioni, dove i reclusi vivono
in condizioni degradanti, dove sono talmente numerosi che diventano solo dei
numeri per gli agenti e, per certi aspetti, anche per se stessi, o dove i detenuti
sono sottoposti a situazioni di completa segregazione da parte degli agenti
con l'aiuto di ogni sorta di strumento elettronico in queste prigioni le condizioni
create stanno diventando molto simili a quelle che in passato hanno reso possibili
i campi di concentramento.
3.2 Controllo della crescita
Ma anche in un altro modo le prigioni, o l'intero sistema penitenziario, possono essere isolate dalla società. Il sistema penitenziario può diventare uno Stato nello Stato. Diventa così grande o così importante per la società, che si rende fuori-controllo. Il sistema penitenziario della California ne è un esempio. Il contributo economico delle organizzazioni correzionali ai politici dei due maggiori partiti diviene così cospicuo che le organizzazioni penitenziarie possono influire sulla grandezza del sistema penitenziario. Ma la California non è la sola, come ho evidenziato nel mio libro "Crimecontrol as industry" (Christie 1996) e da Schlosser (1998) nell'articolo su "The prison industrial complex" (Il complesso dell'industria penitenziaria). Egli dice dello Stato di New York:
«Oltre ai più di 1.5 miliardi di dollari spesi per costruire le strutture penitenziarie, le prigioni costano oggi al Nord del Paese circa 425 milioni di dollari annui in stipendi e spese operative. Ciò significa un sussidio annuo per le regioni superiore ai 1000 dollari pro capite. L'impatto economico delle carceri va oltre i finanziamenti stanziati e i servizi locali acquistati. Le prigioni sono istituzioni a uso intensivo del lavoro, che offrono posti di lavoro tutto l'anno. Sono a prova di recessione, di solito si espandono durante i periodi difficili e non inquinano. Questo è un fattore importante nelle aree rurali dove altre forme di sviluppo sono spesso bloccate dagli ambientalisti. Le prigioni hanno apportato un'entrata stabile e sicura a quelle regioni abituate ad un economia stagionale e incerta.»
Le possibilità di una crescita illimitata del sistema penitenziario aumentano, se il sistema politico è ordinato in modo tale da rendere particolarmente difficile resistere a quel tipo di pressione. I sistemi in cui i giudici, ma anche i pubblici ministeri, si candidano alle elezioni ogni quattro anni sono di sicuro più vulnerabili, a causa di ogni sorta di scrupoli morali, di quei sistemi in cui entrambi i gruppi mantengono le loro cariche a vita ed in cui esiste anche una sorta di accettazione culturale dell'indipendenza di queste cariche. I sistemi con la porta sul retro delle prigioni commissioni per la libertà vigilata integre e autorevoli hanno anche la possibilità di tenere sotto controllo la loro crescita. Il sistema russo è un esempio in cui le amnistie sono una delle poche possibilità di tenere sotto controllo il numero dei detenuti. Ma anche in Russia il crimine è uno degli argomenti preferiti dai media. Lo Zar poteva concedere un'amnistia. Nella Duma (il parlamento russo) hanno discusso per quattro mesi una proposta di amnistia per 100 mila detenuti, e perfino di fronte alla minaccia di una carestia catastrofica tra i detenuti, non si è arrivati ad alcuna decisione. E non fu una decisione popolare per l'elettorato.
3.3 Qualità della vita nell'istituzione penale
Alla fine arriviamo alla questione della sicurezza fisica. La vita è
messa a repentaglio se si viene spediti in prigione? Questo vale per tutte le
prigioni o solo per alcune? E il pericolo creato risulta non intenzionale causato
da fattori esterni oppure, come spesso notiamo, il pericolo viene dalla violenza
delle guardie carcerarie o degli stessi reclusi? E ancora: questa violenza è
una conseguenza non voluta della vita penitenziaria, un effetto indesiderato
dell'organizzazione della prigione, o è voluta, progettata per aumentare
la sofferenza o estorcere informazioni? Qual è la quota annuale di morti
in prigione o in sotto-gruppi di prigioni confrontata con ciò che troviamo
nelle popolazioni assimilabili fuori delle prigioni?
Le seguenti domande sono di grande importanza per la qualità della vita
in prigione: chi gestisce le prigioni, gli agenti o i detenuti? E se sono i
detenuti, si tratta di un regime di terrore, di un sistema di casta o di un
sistema con un minimo di reciproco interesse? È un sistema dove è
possibile mantenere il rispetto per se stessi o si tratta di un sistema in cui
la maggior parte degli individui che tornano in libertà, ammesso che
ci riescano, sono profondamente ferite? E le guardie sono collocate in postazioni
esterne o giorno dopo giorno si mescolano ai prigionieri dando ad entrambe le
parti la possibilità di incontrarsi come esseri umani relativamente comuni?
E il servizio nel suo insieme dipende dal sistema militare, dal Ministero degli
Interni o dal Ministero della Giustizia? É un'ipotesi ragionevole dire
che il sistema acquisti maggiori qualità civili quanto più si
avvicini al Ministero della Giustizia. Il sistema carcerario russo è
passato recentemente dal controllo del Ministero degli Interni a quello del
Ministero della Giustizia. Ciò da qualche speranza. Molti Paesi hanno
una serie di corpi militari attorno alle prigioni, oltre agli agenti del Ministero
degli Interni e della Giustizia all'interno di esse. Quali sono le conseguenze
per la vita e la salute provocate da questa varietà di dispositivi?
3.4 Permeabilità del sistema
É esperienza comune, nei casi di violenza familiare, che i colpevoli
cerchino di isolare la famiglia. L'uomo, perché quasi sempre si tratta
di un uomo, cerca di tenere in casa la moglie, interrompe i suoi contatti con
la famiglia e gli amici, la costringe in un sistema familiare dove lui può
stabilire i canoni dei comportamenti tollerati. Urla piano, altrimenti disturbi
i vicini!
Il sistema penale spesso cerca di fare la stessa cosa. Le istituzioni penali
sono istituzioni chiuse, talmente chiuse che chi si trova al loro interno non
può uscire, né fisicamente né attraverso messaggi orali
o scritti. Ma sono anche, ad un altro livello, chiuse per chi si trova all'esterno.
I visitatori vengono controllati, quelli che hanno precedenti, e che spesso
sono i più vicini ai detenuti, possono essere tenuti fuori. E lo stesso
vale per i giornalisti, persone legate alle organizzazioni per i diritti umani,
o dissidenti di vario tipo. Le prigioni costruite in aree separate sono anche
protette dallo sguardo indiscreto del cittadino comune. E così anche
le prigioni che hanno fama di ospitare reclusi particolarmente pericolosi "siamo
spiacenti, ma per la sua sicurezza l'accesso a questa prigione o quest'area
della prigione è impedito". Le prigioni private possono poi creare
un problema particolare in quanto possono sostenere che tutto ciò che
accade al loro interno è un segreto aziendale.
Nella valutazione della accessibilità alcune questioni diventano essenziali.
In particolare, è possibile per i detenuti reclamare e, se sì,
con chi? La loro posta viene censurata? Esiste un "difensore civico"
per le carceri o per l'intero sistema? Che tipo di contatti esistono col mondo
esterno? I detenuti sanno chi sono gli agenti, questi ultimi indossano dei cartellini
di identificazione?
Più le prigioni diventano delle arene chiuse, tanto più queste
arene diventano pericolose per i reclusi. Le carceri sono per definizione dei
luoghi con profonde differenze di potere tra agenti e reclusi. Più sono
isolate, meno restrizioni vi sono nell'uso di questo potere. Risulta quindi
di massima importanza aprire questi sistemi alle ispezioni di difensori civici
dei penitenziari, giornalisti e organizzazioni per i diritti umani, docenti
universitari e loro studenti, semplici visitatori comuni. Come nei casi di violenza
familiare: quanto più visibile, e quindi più vulnerabile, è
il potenziale colpevole tanto più protetti sono gli altri membri della
famiglia.
3.5 Grado di civiltà
Molto, delle tesi sopra esposte, può essere riassunto nella parola "civiltà".
Ma occorre dimostrare pazienza nella sfida con parole che hanno vari significati.
Delle venti definizioni di civiltà nell'Oxford Dictionary (1973), ciò
che più si avvicina al mio scopo è la dodicesima che semplicemente
afferma: "Comportamento educato o gentile verso gli altri" e la tredicesima:
"Da cui civile: è una connotazione che si riferisce al cittadino
nello svolgimento delle sue normali facoltà e si differenzia da altri
termini che riguardano settori più specifici ed è per questo spesso
in contrasto con tali termini in maniera negativa". Austin, filosofo del
diritto del XIX secolo, viene qui citato nell'uso di questo termine: "Il
termine [...] viene applicato a tutta una serie di oggetti del tutto disparati.
Poiché si contrappone a criminale, indica ogni legge non criminale. Opposto
ad ecclesiastico indica ogni legge non ecclesiastica; opposto a militare indica
ogni legge non militare e così via".
Il sistema penitenziario rappresenta la forma più semplice delle organizzazioni
in cui i dati di civiltà non sono la norma. Si possono avere episodi
di civiltà, momenti di amicizia o almeno di reciproco rispetto fra le
persone al comando e le persone sorvegliate o i detenuti. Ma spesso le persone
non si avvicinano così tanto da rendere possibile questo tipo di relazioni,
e se ci riescono l'incontro è tutt'altro che civile nei suoi tratti essenziali.
In molti Paesi i militari gestiscono l'intero sistema penale. In altri, le condizioni
materiali sono così al di sotto degli standard, a causa della fame, delle
malattie e dell'impossibilità da parte dell'individuo di presentarsi
in maniera dignitosa, che qualunque pensiero di civiltà diviene fuori
luogo. Se ti trovi in una gabbia di un metro quadro per persona - è esattamente
la misura stabilita per le volpi negli allevamenti norvegesi (2)
- le condizioni non ti permettono di presentarti come un normale essere umano.
Un altro indice di civiltà - molto legato alla questione della accessibilità
- ha a che fare con la quantità di diritti che il detenuto ha all'interno
del carcere; nello specifico, il detenuto viene privato di tutti i suoi diritti
civili? E che dire del diritto di voto? Molti paesi permettono ai detenuti di
votare. É il caso di vari paesi come la Repubblica Ceca, Danimarca, Francia,
Israele, Polonia e Zimbawe (The Sentencing Project 1998, p. 18). Altri paesi
permettono che alcune categorie di detenuti perdano il diritto di voto per sempre.
Il Sentencing Project stima che 3.9 milioni di cittadini americani
siano esclusi dal suffragio, incluso un milione di persone che hanno già
raggiunto l'ultimo grado di condanna.
Le ultime tendenze nei moderni Stati industrializzati non vanno verso le atrocità
fisiche o verso soluzioni militari. Le ultime tendenze riflettono chiaramente
la nuova cultura manageriale, una tendenza alla gestione manageriale del sistema
di controllo del crimine (Feeley and Simon 1992). Ma ancora, questo non è
un sistema civile. Un sistema manageriale si basa sulla razionalità e
la responsabilità, è un sistema di stretta pianificazione, con
chiare linee di comando e in cui le piccole ruote dell'ingranaggio vengono trattate
come oggetti da quelle grandi poste in cima al sistema. Nel suo carattere manageriale
il sistema possiede anche piccole stanze per la comune interazione fra gli uomini,
l'interazione civile. Ma nello stesso tempo è un sistema forte, come
si nota nelle Maxi-Maxi prigioni. Questo è, in epoca moderna, il sistema
con il massimo controllo sull'individuo prigioniero isolato dagli altri esseri
umani, e allo stesso tempo con la minima quantità di contatti tra agenti
e prigionieri mai verificatasi prima d'ora. Siamo agli antipodi della civiltà.
La questione della civiltà è rilevante anche all'interno di altre
aree dell'istituzione del diritto penale. Gli agenti applicano standard civili
o militari? Possibili indicatori saranno in questo caso i modo in cui le attività
di polizia si rappresentano in modo simbolico: attraverso le uniformi e l'equipaggiamento.
La polizia va a piedi, in bicicletta o in macchina, all'occorrenza le macchine
sono equipaggiate con armi? La polizia porta armi, sempre, a volte, o solo in
particolari occasioni? Quanto è difficile per un cittadino-poliziotto
avere il permesso di portare un'arma, e soprattutto di usarla, e gli è
concesso usarla? Quanti rapporti giustificativi deve scrivere dopo aver usato
un'arma? Quale valutazione viene data se una persona viene uccisa dalla polizia?
In che tipo di clima morale agisce la polizia un clima di guerra al crimine,
uno di tolleranza-zero, o di apprezzamento del modello del funzionario di pace?
Come avviene il reclutamento nella polizia, a partire dalla gente comune o dalle
schiere militari? Quanto "comune", ossia rappresentativa della popolazione,
è la polizia? Qual è la quota di donne reclutate ogni anno? I
poliziotti, uomini e donne, quanto vicino vivono ai cittadini? Quanto sono vulnerabili
in caso di verifica da parte del pubblico?
Questioni simili possono sorgere a livello giuridico; da dove vengono i giudici,
sono vicini alla gente comune o solo ad alcuni strati sociali? Se i giudici
ricevono una formazione giuridica, vengono reclutati tra i comuni uomini di
legge o da precisi sotto-gruppi: politici, di classe, etnici, geografici? Qual
è la loro indipendenza di fronte al potere dello Stato; vengono eletti
dalla popolazione, dai politici, o dai loro colleghi? É una carica a
vita o si viene eletti periodicamente? Il giudice ha lo stesso potere dell'accusa?
Il giudice dispone di una vasta gamma di alternative quando si tratta di comminare
una pena, o questa è prestabilita dal parlamento, con dei minimi e massimi,
come nel caso evidente delle tabelle di commisurazione delle pene (sentencing
tables) che rendono il giudice un semplice segretario dei legislatori?
Possono sorgere domande anche sulla posizione dell'imputato e sul suo livello
di partecipazione. In che misura egli è un oggetto in contrasto con un
soggetto? Quanto deve attendere prima che il suo caso arrivi in tribunale? quanto
tempo ha avuto a disposizione per dormire, lavarsi e vestirsi e quindi presentarsi
dignitosamente di fronte ai giudici come una persona che aspetta di ricevere
una sentenza ordinaria? E ancora per ciò che riguarda la difesa: quanto
è forte la posizione della difesa rispetto all'accusa, in tema di cultura,
educazione, prestigio, ricchezza? È possibile avere un difensore in qualunque
fase del processo, e quanta libertà ha un detenuto di interagire con
lui?
4. Sul controllo degli Stati pericolosi
Ancora una volta dobbiamo far riferimento alla nostra esperienza di persone
pericolose. Tre grandi problemi animano il dibattito criminologico/penale su
queste persone.
Primo, la questione riguarda il concetto di pericolo. In alcuni sistemi penali
il pericolo viene visto come il pericolo di commettere un qualunque reato, indipendentemente
dal carattere di quest'ultimo. In altri sistemi il concetto di pericolo è
limitato alla recidività, per ogni tipo di reato. All'altro estremo questo
è diventato l'uso più comune il concetto di pericolo è
applicato ad azioni più gravi, spesso azioni violente o abusi sessuali.
Una persona pericolosa diviene in questi casi pericolosa per la vita di altre
persone, in definitiva per la loro incolumità.
Un secondo problema è quello della prevedibilità. Se concentriamo
l'attenzione solo alle azioni gravi, diventa allora possibile identificare gli
autori di tali azioni prima che le commettano, addirittura prevedere chi sarà
recidivo rispetto a tali azioni? È opinione generale che le azioni non
comuni siano difficili da prevedere e che il numero di falsi positivi (false
positives) coloro che si prevede compiano il reato, ma che non l'avrebbero fatto
se non si fosse interferito con loro sarà molto alto (von Hirsch 1972,
Mathiesen 1998). Quindi il problema etico è notevole se si cerca di condannare
le persone sulla base della prevedibilità.
Il terzo grande nucleo riguarda il tipo di sanzioni: il fine dell'operazione
è quello di mantenere la presunta persona pericolosa lontano dalla società,
per sempre o per un periodo determinato; oppure si dovrebbe decidere del suo
rilascio in base ai risultati delle sanzioni e del suo processo di rieducazione?
Torniamo agli Stati.
Per ciò che riguarda la prima variabile, la definizione di atti pericolosi,
sembra ragionevole affermare che uno Stato pericoloso è quello che utilizza
il concetto di individui pericolosi, concetto onnicomprensivo. È uno
Stato che si preoccupa del crimine in generale invece che del pericolo costituito
da alcuni individui scelti in base ai loro crimini particolarmente pericolosi.
Gli Stati pericolosi sono quelli in cui l'incarcerazione di massa si basa su
elementi banali e insignificanti: sette bottiglie di latte, due grammi di qualche
tipo di droga, una scazzottata tra ubriachi. Sono gli Stati in cui un pericolo
straordinario viene visto nella recidività di tali atti. Tale punto di
vista sui criminali pericolosi crea una notevole interferenza da parte dello
Stato, che diventa pericoloso per i suoi stessi cittadini, poiché uniforma
tutto ciò che essi chiamano crimine con il pericolo e uniforma tutti
gli individui che li commettono con individui pericolosi.
Attraverso questa affermazione possiamo arrivare a risolvere la situazione.
Un modo per ridurre il pericolo negli Stati pericolosi è fare pressione
sullo Stato affinché si avvii una seria discussione sui confini del concetto
di crimine. Se in uno Stato l'alto tasso di carcerazione viene considerato potenzialmente
pericoloso, allora il primo passo è diminuire questo tasso, rendere la
tendenza meno dominante. Certamente oltre alla protezione delle bottiglie di
latte e alla prevenzione dell'uso di droghe ci sono altre ragioni dietro alla
criminalizzazione di questi atti negli Stati con un alto tasso di carcerazione.
Ma una discussione sui pericoli dell'espansione del sistema può portare
alla luce il da farsi finora rimasto nascosto. Inizieremo con un po' di fortuna
una discussione su metodi alternativi di controllo dei ceti bassi, piuttosto
che fornire opinioni indifferenziate in favore del controllo del crimine.
La seconda variabile, la prevedibilità, solleva un'intera gamma di questioni
se la discussione viene portata a livello statale. É possibile innanzitutto
prevedere i pericoli creati dallo Stato e quali Stati diventeranno pericolosi
per i loro cittadini? Come abbiamo notato a livello individuale, i problemi
sono enormi sia con le false previsioni positive che con quelle negative. E
i problemi a livello statale sono ancora più complessi. Se la Russia
ponesse fine agli attuali tentativi di adattarsi al mercato economico che cosa
accadrebbe della sua popolazione carceraria? È molto improbabile che
quel dato rimarrebbe stabile. Forse la situazione economica peggiorerebbe, ma
l'orgoglio di essere russi potrebbe acquisire valore. Con quell'orgoglio il
"crimine" verrebbe percepito in modo meno intransigente. "Sabato
scorso quando eri ubriaco hai fatto un sacco di stupidate, ma sei sempre un
russo, sei uno di noi. Questo è importante, più delle tue stupidaggini".
La nazionalità diventa una caratteristica così importante che
l'etichetta del crimine non riesce ad incollarsi. L'orgoglio di essere russi
può diventare una categoria talmente forte da sopprimere le distinzioni
tra "russi" e "criminali". La popolazione carceraria potrebbe
quasi scomparire come al tempo degli zar, il che significa scendere al livello
europeo con 80-90 detenuti su 100 mila abitanti. Forse. Ma un altro scenario
è possibile: la Russia presenta al suo interno molte minoranze e con
il crescente nazionalismo le prigioni diverrebbero il luogo naturalmente più
consono ad accogliere questi emarginati.
Non è semplice nemmeno prevedere i possibili sviluppi negli Usa. Come
la Russia, gli Usa rappresentano oggi uno Stato pericoloso per molti strati
sociali della popolazione. Chi avrebbe mai detto 15 anni fa che gli Usa avrebbero
sviluppato una società che facesse così tanto affidamento sulle
carceri; che avrebbero triplicato la popolazione carceraria negli ultimi 15
anni, e che questa crescita incredibile sarebbe continuata? Il fenomeno continuerà,
potrà subire un arresto o a lunga distanza possiamo immaginare una sostanziale
riduzione di questa tendenza? La risposta si trova chiaramente nelle caratteristiche
generali della società americana. La monolitica posizione di interesse
per il mercato ed il denaro rende difficile intravedere grandi cambiamenti,
soprattutto nel creare strutture alternative per chi non ha successo nell'attuale
sistema. Senza tali alternative gli sconfitti saranno sempre più numerosi
ed i vincitori avranno sempre più paura di perdere quanto hanno accumulato
nell'istituzione monolitica. Oppure chissà? Magari il desiderio di denaro
sposterà l'attenzione sui costi della sempre crescente popolazione carceraria.
La tolleranza-zero a New York ha portato la popolazione carceraria dalle 6-7000
unità del 1980 alle 18-21000 del 1997. E le relative spese sono salite
dai 180 milioni di dollari fino a 800. Nello stesso tempo, a causa di tutti
gli arresti per droga fatti in città, "i ragazzi delle scuole new
yorkesi seguono le lezioni in classi di 90 studenti" (Massing 1998). Un'altra
possibilità per ridurre questo dato sarebbe introdurre dei cambiamenti
sociali fra gli strati più repressi della popolazione. I neri già
contestano la politica sulle droghe che, giustamente, viene considerata come
orientata solo verso i neri del ghetto più che verso i bianchi delle
periferie. E molto deve ancora accadere, sia in termini di incarcerazioni che
di proteste. Tuttavia potrebbero anche presentarsi delle variabili non previste.
Chi avrebbe mai detto che Winston Churchill, già all'inizio del ventesimo
secolo, potesse fermare la crescita della popolazione carceraria inglese? Non
è giusto, come ha dichiarato il Segretario conservatore del Ministero
degli Interni inglese, far coincidere la povertà con la galera (Downes
1988).
Infine l'ultima variabile: lo Stato può subire delle influenze, e come?
Più precisamente, può essere influenzato da chi, come noi, si
occupa dei problemi sollevati in questo scritto?
La risposta a questa domanda dipende dalla spinta delle attività culturali,
dalla spinta data dall'analisi intellettuale della questione. Se crediamo nel
valore dell'analisi, nei nuovi concetti, nei tentativi di chiarificazione tentativi
che facciano guardare le nostre società a se stesse da angolature differenti,
invece di affannarsi a ricercare pericolosi criminali allora, forse, saremo
in grado di dare allo sviluppo una spinta in direzione dei nostri valori e della
nostra cultura. Per noi intellettuali non ci sono altre alternative.
Nils Christie
Note:
1 Jean Wall (1998) è una dei tanti che scrivono sull'argomento. Dice:
In Lousiana un detenuto condannato all'ergastolo è probabile che muoia,
a meno che un tribunale non intervenga o la sentenza sia commutata sa un'azione
congiunta della Commissione di Grazia (Board of Pardons) e del governatore.
Ci sono 3.014 detenuti ergastolani e oltre 1.850 condannati ad un "ergastolo
di fatto" (practical life sentence) - condanne obbligatorie talmente lunghe
da precludere effettivamente la scarcerazione. Questi reclusi rappresentano
il futuro della già abbondante popolazione di vecchi reclusi, una popolazione
che porta con sé un aumento potenziale dei problemi sanitari e delle
emergenze, circostanze che si sviluppano molto velocemente tra la popolazione
carceraria.
2 Questa misura minima viene fortemente criticata dalle organizzazioni animaliste.