Militarizzazione

Il governo Caballero [insediato il 4-9-36] aveva in breve tempo cominciato a dare i primi concreti segni del suo ricostruito potere. Nei confronti delle milizie, con un decreto [29-9-36] che mobilitava 2 classi. Ed era evidente che non si trattava che del primo atto di un processo che avrebbe portato lo Stato repubblicano a ristabilire il suo controllo su tutte le unità che combattevano contro Franco.
     La rinascente forza dello Stato mise in allarme i miliziani rivoluzionari. Che però, disorientati dall'entrata della CNT nel governo non poterono fare molto di più che riaffermare le proprie posizioni anarchiche, nell'insana speranza che i "compagni ministri" fossero in grado di farle rispettare.
     I miliziani della Colonna di Ferro espongono con chiarezza e semplicità il loro netto rifiuto del collaborazionismo governativo della CNT. Alla posizione di principio si affianca l'osservazione critica dei risultati di questa politica.
     Pleno dei sindacati del Levante. Valenza 13 novembre 1936.
     "Colonna di Ferro: noi ideologicamente continuiamo ad essere nemici di tutti i governi. A noi interessano i fatti. Si parla molto di fascismo, che il fascismo è una minaccia, e così lo concepiamo; però vediamo e constatiamo che tutti dicono di accettare compromessi per aiutare quelli al fronte, che tutto quello che si accetta è perché la lotta diventi più efficace; noi non abbiamo visto l'effetto di tanti compromessi e di tanta accettazione di cose che sempre ci sono ripugnate. Vogliamo porre una questione concreta e chiara.
     Sul fronte di Teruel tutti sanno che manca materiale, e tutti sapete che è nelle mani del governo la possibilità di rimediarlo. Non si ottenne prima, che non eravamo nel governo, e non si rimedia ora che ci siamo dentro. Prima non ci davano niente ed ora anche. (…)
     Vogliamo che il rappresentante del Comitato Regionale lo dica al governo. E vogliamo una risposta". (Ibid., pagg. 286-287).
     E la stessa sperimentata coerenza anarchica viene espressa nell'articolare la propria organizzazione militare. [nello stesso Pleno]
     "Rapporto sul terzo punto dell'ordine del giorno: strutturazione, organizzazione e controllo delle milizie CNT.
     1   Il fatto di essere delegato di gruppo, di Centuria o di Comitato di Guerra, non implica in modo alcuno gerarchia né privilegio; nel momento che questi non risponda alle necessità del gruppo, centuria o colonna, sarà immediatamente destituito e sostituito da un altro (…)
     2   Per quel che riguarda l'aspetto disciplinare intendiamo che l'autodisciplina morale deve essere applicata dal miliziano stesso, interessandosi alla lotta, esprimendo poi le sue opinioni sull'andamento della guerra in apposite riunioni.
     3   Nei casi concreti di ubriachezza, diserzione, dolore (?), contatti sospetti e ingiustificati, ecc., ecc., dovrà essere giudicato e punito dalla Centuria cui appartiene.
     4   In quanto al controllo delle nostre Milizie, si formula la proposta che una volta strutturata l'organizzazione interna della colonna si passi alla fase di metterla in relazione con le restanti colonne degli altri settori politici e ideologici. Per questo intendiamo quanto segue:
           a)   La creazione di Comitati di Operazione, integrati da due delegati civili e un delegato tecnico militare con carattere di assessore, per ogni colonna, i quali saranno incaricati di dirigere e orientare la lotta nel fronte corrispondente.
           b)   A livello nazionale, proponiamo la creazione di un Consiglio Nazionale delle Milizie, formato dai rappresentanti di tutte le colonne che lottano nei distinti fronti di combattimento. Non accettando, pertanto, altra direzione nella lotta che non emani dai combattenti.
           c)   Per conseguire una maggiore armonia fra tutte le forze che lottano al fronte e nella retroguardia, vogliamo che il nostro delegato al prossimo Pleno dei Comitati Regionali porti il suggerimento della necessità della dissoluzione di tutte le forze del regime che, non essendo controllate dalle organizzazioni antifasciste, non ispirano fiducia alla nostra Organizzazione.
           d)   Detto suggerimento, che si riferisce ai corpi della Guardia de Asalto, Guardia Nacional Repubblicana, Carabineros, Esercito Volontario ecc., sarà applicato nel senso che gli individui componenti questi corpi passino ad ingrossare le Milizie dei settori politici o ideologici che hanno maggiore affinità con i loro particolari punti di vista (…)
     Mozione: Uffici vari di Segorbe, Metallurgia di Alcoy, Sanità di Valenza, Uffici vari di Gandia, Uffici vari di Moncada, Uffici vari Orihuela, lavoratori di Biar, Delegazione della Colonna di Ferro e Colonna CNT 13". (F. Mintz, op. cit., pagg. 287-288).
     Ma la situazione della colonna era critica.
     "Mentre il Comitato Regionale appoggiava la politica adottata dai dirigenti nazionali della CNT e della FAI, la Colonna di Ferro la criticava aspramente e sosteneva che l'entrata al governo del movimento libertario era servita solo a rafforzare l'autorità dello Stato e dare maggior peso ai decreti governativi. Tale critica - spesso unita a minacce di ricorso alla forza, qualora non fossero stati adottati i punti di vista della colonna riguardo a determinati argomenti - risultava mortificante per il Comitato Regionale, e ciò spiega perché questo fece poco o niente per aiutare la colonna ad ottenere uomini o rifornimenti. Questo boicottaggio fu un affare abbastanza grave per la Colonna di Ferro. Nei primi tempi di guerra, grazie alle sue intense campagne di arruolamento ed alle requisizioni compiute nelle città e nei paesi delle retrovie con la collaborazione dei comitati controllati dagli anarchici, era riuscita a mantenersi autosufficiente, ma in seguito, in conseguenza del calo del suo fervore rivoluzionario e del discredito in cui era caduta presso i circoli libertari, le sue chiamate di volontari davano risultati sempre meno lusinghieri e, a poco, a poco, non poté più disporre di un adeguato numero di nuove reclute per dare il cambio agli uomini del fronte. Inoltre, si stava procedendo a una graduale sostituzione dei comitati con regolari organismi amministrativi, nei quali gli elementi più rivoluzionari non costituivano più la forza dominante". (B. Bolloten, op. cit., pagg. 241-242).
     Nel dicembre '36 il governo presieduto da Largo Caballero lanciò l'offensiva decisiva per imporre il suo controllo sulle milizie.
     "A partire dal dicembre '36, le colonne dei miliziani che rifiutano la militarizzazione non vengono approvvigionate d'armi e un decreto del 31 dicembre dello stesso mese stabilisce che la paga dei combattenti venga distribuita ai soli battaglioni dell'esercito regolare". (C.S. Maura, op. cit., pag. 189).
     Iniziava un'aspra battaglia tra le autorità e i miliziani anarchici per imporre a questi ultimi l'applicazione del decreto.
     "Quando i comitati dirigenti della CNT-FAI optarono per la militarizzazione generale delle milizie, fortemente voluta, dopo il governo, dai ministri della CNT, su tutti i fronti dove di battevano le milizie della CNT di produsse una grave confusione. Riunioni tempestose ebbero luogo tra i combattenti e le delegazioni dei comitati dirigenti che si recavano al fronte con la difficile missione che s'immagina. Molti miliziani intransigenti, che si erano arruolati volontariamente…, ruppero l'impegno e lasciarono le linee". (Ibid., pag. 195, da Peirats, op. cit.).
     "Solo il 22 dicembre 96 uomini della Colonna [di Ferro] abbandonarono il fronte e furono denunciati come disertori dal Comitato di Guerra". (da Nosotros del 2 gennaio '37, citato da B. Bolloten, op. cit., pag. 243).
     Già nel novembre la Colonna aveva espresso chiaramente la sua posizione nei confronti dell'imminente militarizzazione.
     Il delegato della Colonna di Ferro al Congresso Regionale della CNT tenutosi a Valenza il 17-11-1936: "ci sono dei compagni che pensano che la militarizzazione risolverà tutto. Noi diciamo che invece non risolverà nulla. Alla faccia dei caporali, dei sergenti e degli ufficiali usciti dalle accademie, totalmente inutili per i problemi della guerra, noi contrapponiamo la nostra organizzazione, non accettiamo la struttura militare. La Colonna di Ferro e tutte le colonne della CNT e della FAI e anche altre colonne che non sono confederali, non hanno accettato la disciplina militare. (…)
     Noi non abbiamo bisogno di galloni e di conseguenza non possiamo essere d'accordo. L'unico risultato sarebbe il passaggio da una struttura federalista a una disciplina da caserma, che è esattamente quello che noi non vogliamo".
     E ribadendo i principi libertari sull'aggregazione di individui che combattono per un fine comune: "Si parla sempre di milizie uniche. Noi pensiamo che il raggruppamento per affinità dovrà prevalere domani come oggi. Che gli individui si raggruppino seguendo le loro idee e il loro temperamento. Che quelli che pensano in questo o in quel modo uniscano i loro sforzi per realizzare gli scopi comuni. Se si formano le colonne in un modo eterogeneo, non si arriverà ad alcun risultato pratico". Non è dunque solo un motivo politico, il timore della disgregazione della CNT, quello che induce i componenti della Colonna di Ferro a rifiutare le "brigate miste". Ma una ben più profonda convinzione sulle premesse necessarie per lo svolgimento di ogni attività sociale intesa in senso anarchico, in questo caso: la guerra.
     "Sarebbe a dire che noi non riconosciamo affossamenti all'indipendenza nelle colonne e non vogliamo assoggettarci ad alcun comando governativo. Noi lottiamo per distruggere il fascismo, prima, e per il nostro ideale, che è l'Anarchia. Ogni nostra azione deve tendere non a rafforzare lo Stato, ma a distruggerlo progressivamente; dobbiamo rendere completamente inutile il governo. Noi non accettiamo niente di ciò che contrasti con le nostre concezioni dell'anarchismo, che devono divenire una realtà; perché non si può predicare un cosa e farne un'altra". (approvato dalla colonna e riportato dal suo organo " Linea de Fuego" del 17 novembre 1936 e da " Fragua Social" del 14 novembre 1936).
     Per rompere l'isolamento che la divideva dagli altri compagni di base che formavano le milizie della CNT, per confrontarsi, la colonna decide di indire un congresso di tutte le colonne anarchiche al fronte. Argomento: la militarizzazione. Il Comitato nazionale della CNT non è invitato.
     "Valenza 5-8 febbraio 1937: Pleno delle colonne confederali anarchiche. Partecipano le colonne: Tierra y Libertad, Durruti, Extremadura-Andalucia, Settore Valdepeñas, Settore Manzanares, Ascaso, Iberia, Hierro, Ortiz, Temple y Rebeldia, CNT 13.
     Il Pleno è aperto da Pellicer della Colonna di Ferro.
     "Come avrete letto nella circolare, a Valenza si tenne una riunione delle colonne del Levante…, e vista la necessità di uno scambio di impressioni più generale, si prese l'iniziativa di celebrare questo Pleno per stabilire un dibattito con quelle che non vi avevano assistito".
     "(estratto della circolare)… si sono presi da tutti i tipi di comitati, di organizzazioni e partiti, una enormità di accordi, accordi che invariabilmente si presero con la volontà di dar loro una qualche efficacia rivoluzionaria, che però soffrono di una grande difetto: mai nessuno pensò di chiedere il parere dei combattenti.
     Questo è imperdonabile. Tanto più quanto noi altri, che di fatto difendiamo la terra iberica, lo facciamo con il proposito più o meno definito in ogni colonna di creare una nuova vita (…).
     "Non presenteremo un ordine del giorno esteso. Una volta riuniti, dopo che ogni colonna abbia esposto i suoi problemi, si potranno discutere quelli che si considerano importanti. Così, presentiamo al vostro studio 2 punti: 1) Atteggiamento delle colonne rispetto al decreto di mobilitazione. 2) Effetti di questo su di noi…" (…).
     Pellicer, delegato della Colonna di Ferro, dice: "Non raccontiamo la storia, che crediamo inutile, di quello che ci è successo e sta succedendo a tutti. Crediamo non debba continuare il boicottaggio da parte dello Stato, e dobbiamo esprimere il nostro disappunto al fatto che in nessun fronte le colonne della CNT-FAI siamo rifornite come si deve.
     Da alcuni compagni che andarono a Cartagena fummo informati della quantità enorme di armi che si stavano scaricando in quel porto, mentre in Andalusia, alcuni mesi dopo, ancora ci sono colonne che stanno combattendo con gli schioppi".
     "Lo Stato si ricostituiva e si consolidava con forze magnificamente dotate di armi e vestiario, di tutto quello che manca a noi".
     "Dobbiamo accusare gli organismi responsabili e noi stessi, giacché siamo stati colpevoli di tenere i migliori elementi al fronte, mentre restarono, in cambio, nei comitati delle organizzazioni, gli arrivisti seduti dietro una scrivania a fare un lavoro contrario alla buona marcia delle stesse.
     Tutto questo l'abbiamo detto e ripetuto all'Organizzazione, che non fece niente, al punto che quasi ci convincemmo di essere isolati, però alla risposta dei compagni delle altre colonne che si trovavano nella nostra stessa situazione, maturammo la speranza che nella CNT-FAI poteva rinascere lo spirito che sempre ci diresse nelle nostre azioni imponendosi a tutti quale norma di libertà".
     "Si parla molto di militarizzazione (…)
     "Si ripete con eccessiva insistenza che mancano elementi tecnici e una disciplina ferrea che imponga ai miliziani una condotta più valorosa, questo è intollerabile".
     "Non siamo nemici della tecnica, però quelli che tanto blaterano di questa debbono sapere che in Spagna i militari che non si sono sollevati è stato solo per codardia o semplicemente per mancanza di occasioni".
     "Questo nella maggioranza dei casi (…)
     "E parliamo della disciplina la cui mancanza pare aver messo tutti d'accordo per predicarla ai quattro venti. Mettere sullo stesso piano i nostri miliziani con i fascisti, affermando la necessità che un certo numero di questi mandino altri avanti puntandogli la pistola, significa voler ignorare cose tanto importanti come lo sono le idee e il coraggio che i nostri possiedono e che gli altri non ebbero".
     "Facciamo un'affermazione chiara: se speriamo che l'esito positivo della guerra dipenda dalla presenza di un compagno armato che spinge 7-8 miliziani da dietro con la pistola, allora possiamo dire che abbiamo perso la guerra". (…)
     "I partiti politici ci hanno sempre odiato e fatto propaganda contro di noi (…)
     "Il governo sa che l'unica che può ripulire il Levante è la Colonna di Ferro e per questo ci nega le armi".
     "L'Organizzazione, per quel che riguarda il Levante, ha giocato sporco, ha giocato a costituire comitati e questi hanno approvato la militarizzazione, anche se nell'ultimo Pleno Regionale dei sindacati si approvò il contrario". (…)
     (intervento del delegato della colonna Ascaso) "Nella divisione Ascaso è successo lo stesso che nelle altre colonne confederali. La maggior parte delle questioni che la Colonna di Ferro ha qui esposto le abbiamo vissute anche noi". (…)
     (parla il delegato della Colonna Ortiz) "Non è colpa della disciplina se non otteniamo mai dei trionfi (…)
     "Dobbiamo fare l'impossibile perché questo successo sia reale, superando le difficoltà che ci circondano; le armi cerchiamocele da noi, io ho già perso la speranza che né Russia né nessun altro ce le daranno".
     "O vinciamo noi CNT-FAI o quelli che in apparenza fanno la guerra insieme a noi: gli antifascisti. Se vince qualcuno di questi altri, allora verranno ad ammazzarci.
     Dobbiamo farci forti sui fronti e non abbandonarli mai".
     (parla il delegato della colonna CNT 13) "La nostra colonna si è già riorganizzata e militarizzata, perché abbiamo acquisito l'esperienza che non si può andare al fronte a giocare alla guerra. (…) dobbiamo fare in modo che nessuno torni indietro, con nessun pretesto; ora non ci sono più volontari. O facciamo la guerra o ci lasciamo vincere dalla guerra.
     Nell'assalto a Teruel, la colonna CNT 13 fallì il suo obbiettivo, …, perché ogni volontario faceva quel che voleva.
     Tutti noi ci lamentiamo che nelle retrovie c'è una quantità di codardia e di imboscati, ma è anche colpa nostra. Bisogna creare un mezzo che faccia sì che tutti gli uomini vadano al fronte a dare il loro contributo, che nessuno sfugga al pericolo. Per questo abbiamo accettato la militarizzazione, per avere la sicurezza che se siamo 1000 uomini, siamo mille uomini obbligati a dare il loro rendimento".
     (Prende la parola il Comitato Nazionale) e protesta di non essere stato informato della riunione. Il compagno presidente Pellicer risponde che però il Comitato Nazionale è presente di fatto. (Comitato Nazionale). Costa poco imputare il Comitato. La militarizzazione non è stata imposta a nessuno. Sia ben chiaro. È una decisione presa d'accordo con un Pleno dei Comitati Regionali. Se si è preso questo accordo, si incolpino quelli che abusarono nelle loro funzioni (…)
     Militarizzarsi è l'accordo di un Pleno Nazionale dei Comitati Regionali. Perché abbiamo visto che le colonne con i comunisti al comando operano con formidabili materiali da guerra, mentre noi ogni volta restiamo più soffocati.
     Io personalmente domandai a Largo Caballero, perché succedeva questo, e mi rispose: perché le forze confederali non volevano organizzarsi in brigate ed il governo aveva perso fiducia nei miliziani. "Le armi dello Stato, sono per le forze dello Stato - mi disse - e se non vogliono entrarne a far parte, che le armi gliele diano le organizzazioni". (…)
     Accettiamo la militarizzazione, però mettendo bene in chiaro che non ammetteremo al comando comunisti e socialisti e che questo sarà occupato dai nostri militanti. (…)
     (Delegato delle milizie del Centro) "(…) L'esperienza mi ha dimostrato che se continuiamo con le milizie lottando nello stesso modo, è un gran disastro, perché non abbiamo più quella autodisciplina che avevamo al principio della guerra.
     L'istinto di conservazione è più forte di noi.
     I pericoli della guerra si impossessano dell'individuo e l'autodisciplina è ridotta a zero. Militanti di valore, a vedere la crudeltà della guerra, si lamentavano di questo e perdevano continuamente combattività". (…)
     (Parla Cipriano Mera): "La disciplina deve cominciare dai comitati e non si può accettare che si imponga solo al miliziano, e che i comitati facciano quello che gli pare senza consultare i compagni interessati. È necessario accettare un forte senso di disciplina di organizzazione che però non sia da caserma". (…)
     (Parla la delegazione della colonna Tierra y Libertad): "All'inizio accettammo la militarizzazione, ma oggi, visti gli avvenimenti, vogliamo abbandonare questa nostra decisione…".
     "Per trattare questo problema a fondo, convocammo una riunione nella nostra colonna, il parere dei compagni è il rifiuto della militarizzazione, e lo prova il fatto che la metà del nostro effettivo, più di 143 uomini, affermano che chiunque può essere preso dal panico, non c'entra se è militare o miliziano". (…)
     3° sessione. Si apre alle 22 e 40, presidente il compagno Val (…). Partecipa una rappresentanza dei Comitati Regionali.
     (Colonna di Ferro) fa una dichiarazione, spiega che non è adeguata la "povera" rappresentanza che il Pleno dei comitati Regionali ha mandato per discutere un assunto tanto importante, in una riunione che può definirsi STORICA e dalla quale dipende la vita delle colonne anarchiche in futuro.
     La rappresentanza del Pleno dei Comitati Regionali chiede che si prenda atto della sua protesta per il qualificativo "povero" (…).
     La rappresentanza del Pleno dei C.R. afferma: "È il Pleno che, prima di tutto, ha la potestà di prendere risoluzioni e intervenire nel contesto che si presenta da dibattere, anche se si tratta di una riunione irregolare".
     Pellicer dice che il meno che si può domandare alla rappresentanza del Pleno del C.R. è che non ci siano contestazioni di questa specie, tenendo conto che l'Organizzazione non si preoccupò assolutamente delle colonne per tanto tempo e pertanto sono i miliziani ad esser chiamati a mettere fine a questa situazione tanto anormale (…)
     (Comitato Nazionale): "Non è possibile che si arrivi a questi estremi ed è dovere di tutti cercare il modo di organizzare le nostre aspirazioni; invece di creare attriti fra di noi, è necessario farli sparire.
     Non doveva neanche celebrarsi questa riunione, totalmente "anormale" e "irregolare" e voglio sia ben chiaro questo qualificativo, riferito alla riunione (…)
     Avete dato l'impressione che l'Organizzazione è divisa.
     Le polemiche sono create dalla Colonna di Ferro, che ha diffuso una circolare senza il controllo dell'Organizzazione e completamente a margine di questa. Chiedo che sia scritto negli atti. (…)
     Non accettiamo il fatto irregolare già consumato, provocato dalla Colonna di Ferro, usando un procedimento che è poco onorevole".
     (parla Jover): "Per me è un oltraggio che non sia presente tutto il Pleno, il quale può prendere decisioni solo se la Confederal ci convoca ad un congresso e, se non è così, ritiriamoci e rompiamo con la nostra Organizzazione, che fino ad oggi, per qualunque motivo sia, ci ha tenuti completamente in disparte e le cui negligenze culminano nel non meritare che vengano ad ascoltarci". (…)
     (Pellicer della Colonna di Ferro): "Noi non possiamo consentire che, grazie alla politica di questi comitati che impongono il loro criterio, la colonna debba sciogliersi, o che ci si debba imporre un'idea di militarizzazione in completo contrasto con la nostra ideologia.
     Quando ci manifestammo contrari alla militarizzazione, ci imposero come soluzione l'abbandono delle armi, per rilevarci, cosa che crediamo fuori luogo. La nostra colonna si è creduta nel diritto di difendersi da una situazione creata da altre forze politiche. Il Comitato Nazionale, lo ripetiamo, volutamente o no, ha fatto il gioco dello Stato (…)
     E ci obbligano ad abbandonare le armi che conquistammo prima nelle caserme e dopo sui fronti a costo di molto sangue e di veder cadere i migliori compagni.
     Che questo lo voglia lo Stato lo troviamo naturale, però che sia l'Organizzazione che, in modo suicida, vada distruggendo le sue forze, ci pare un'assurdità. Abbiamo voluto mostrarle che quanto è avvenuto è un errore, un abbandono dei principi confederali.
     Noi crediamo che fu poca volontà o indifferenza (che è peggio), non convocarci per rendere conto di quello che succedeva, per raccogliere l'impressione di tutti.
     Noialtri, oltre ad essere confederali, come appartenenti ad una colonna e mantenendo la nostra personalità, vogliamo mettere bene in chiaro che non siamo né al di sotto né al di sopra dei comitati.
     Non vogliamo che ci schiaccino con il trucco che usano questi comitati, quello degli accordi presi dalla maggioranza.
     Non ci interessano giustificazioni personali date con tono patetico e piagnone. Vogliamo che quello che si giustifica sia il Comitato".
     (Mera, della delegazione delle Milizie Confederali): "Quando fummo convocati dalla delegazione del Centro, si dava per inteso che era un pleno indetto dalla Colonna di Ferro. (…)
     (Mera prosegue parlando, però a titolo personale) e chiede al comitato se la confederazione pensò di consultare i compagni del fronte come era suo dovere, non solo per quel riguarda questo problema della militarizzazione, ma quando entrarono nel governo i suoi ministri e su altri problemi precedenti.
     Ma per quel che riguarda questo caso, in cui non siamo stati tenuti affatto in conto, il Comitato Nazionale non ha il diritto di dire che questa riunione è anormale e irregolare, né niente su questo stile.
     Se finora non si è fatto quel che si doveva fare, è giusto che lo si faccia. Il comitato si comportò in un modo anticonfederale, non consultando i sindacati sui problemi e imponendo così i suoi accordi ai compagni al fronte in modo dittatoriale, senza nessun confronto, accordi che si risolvono interamente fra di loro, su di un piano, diciamo familiare. (…)
     Il Comitato Nazionale e i Comitati Regionali ragionano in una forma che strangola la rivoluzione e questo non si deve nascondere ai combattenti.
     Accettiamo quello che possiamo definire - Audacia -, ammettiamo la militarizzazione, però protestiamo che l'Organizzazione ci faccia ingoiare una cosa perché un ministro lo vuole, e lo dirò chiaramente: a me non interessa l'Organizzazione su questo piano. Questo lo dico come Mera". (F. Mintz, op. cit., pagg. 295-306).
     Le colonne, pur restando unite nello sdegno verso i metodi autoritari e burocratici dei vertici della CNT, erano divise tra quelle che accettavano e quelle che negavano l'intruppamento.
     Mera riferisce che "tutte le delegazioni, salvo due - Colonna di Ferro e Colonna Tierra y Libertad - accettarono la militarizzazione". (C. Mera, Rivoluzione armata in Spagna, ed. La Fiaccola, Catania 1978, pag. 189).
     Aggiungiamo che i libertari italiani che combattevano in Spagna dettero una risposta intransigente alla questione. Il gruppo più compatto, quello dei cento anarchici italiani che costituivano il Battaglione internazionale della 28° Divisione Ascaso, rientrarono a Barcellona il 25 aprile 1937 e là si sciolsero il 27 dello stesso mese. (cfr. Umberto Marzocchi su Historia, giugno 1977, n° 232, pag. 21).
     Nonostante il rifiuto della colonna, il Comitato di Guerra espone in termini chiari la situazione e praticamente mette i miliziani di fronte a quella scelta che non si sarebbe più potuta prorogare:
     Relazione del Comitato di Guerra della Colonna di Ferro, rivolta a tutti i suoi componenti, pubblicata da Nosotros del 16 febbraio '37:
     ""Agli inizi - diceva la relazione - lo Stato era solo un fantasma a cui nessuno badava. Le organizzazioni operaie della UGT e della CNT rappresentavano l'unica garanzia per il popolo spagnolo. In seguito entrò di mezzo la politica… e, quasi senza rendersene conto, la nostra amata CNT è divenuta essa stessa un fantasma senza più forza né vita, poiché tutte le sue energie si sono rivolte a rafforzare lo Stato, di cui è ormai divenuta un'appendice, e ad estinguere le fiamme della rivoluzione così brillantemente iniziata dalle masse lavoratrici della UGT e della CNT.
     Rafforzato il governo, ha iniziato un'opera di riorganizzazione puramente governativa, ed ora dispone di un esercito, in tutto e per tutto uguale agli eserciti al servizio dello Stato, e di organi coercitivi vecchio stile. Proprio come prima, la polizia si accanisce contro i lavoratori che cercano di realizzare qualcosa di utile sul piano sociale. Le milizie popolari sono scomparse e, in una parola, la rivoluzione sociale è stata soffocata.
     Se avessimo avuto l'appoggio del governo e della nostra stessa Organizzazione - mi riferisco ai Comitati responsabili - avremmo avuto a nostra disposizione più materiale e più uomini per dare il cambio ai nostri compagni delle prime linee e concedere dei permessi; ma, poiché le cose non sono andate così ed abbiamo invece dovuto permettere che i nostri soldati restassero mesi e mesi in trincea, è chiaro che non si può esigere, né esiste, tanto spirito di sacrificio, ed ogni giorno sorgono dei tremendi problemi… Ammettiamo che il problema interno della Colonna non è facile da risolvere, e prima che succeda qualcosa di veramente grave, prima che la demoralizzazione e la stanchezza dilaghino e mettano in pericolo tutto ciò, ripetiamo, occorre assolutamente trovare una soluzione soddisfacente per tutti…
     Se resteremo soltanto noi a non accettare la militarizzazione, in opposizione alle decisioni della CNT e della FAI, rimarremo privi non solo dell'appoggio governativo, ma anche di quello della nostra stessa Organizzazione. Con l'aiuto necessario, la nostra Colonna avrebbe conservato intatti i principi rivoluzionari che si accordano col nostro carattere, ma, senza quest'aiuto, siamo costretti a riconoscere il fallimento dei nostri sistemi di guerra.
     Sappiamo che la stragrande maggioranza dei nostri compagni non potranno fare a meno di manifestare la loro indignazione verso i responsabili di tale situazione, ma li avvertiamo fin d'ora che le loro proteste saranno soffocate violentemente dagli organismi dello Stato. Ormai non è più possibile opporsi allo Stato e alle sue ingiustizie, poiché è già abbastanza forte da poter schiacciare qualsiasi ostacolo sul suo cammino, Inoltre, l'estrema gravità del momento c'impone di tacere la nostra amarezza. Ancora una volta dovremo ispirarci a Cristo.
     Conosciamo gli inconvenienti della militarizzazione. Un sistema del genere non va d'accordo col nostro temperamento, né con quello di tutti coloro che hanno sempre avuto chiaro concetto della libertà. Ma ci rendiamo conto anche degli inconvenienti a cui andremo incontro restando al di fuori dell'orbita del Ministero della Guerra. È triste doverlo riconoscere, ma ci restano due sole alternative: lo scioglimento della Colonna o la militarizzazione. Tutto il resto sarebbe inutile…".
     Al termine della relazione il Comitato di Guerra aveva espresso la speranza che la questione della militarizzazione sarebbe stata discussa nel corso di un'assemblea della Colonna che si sarebbe tenuta in quei giorni. Ma, nonostante il dibattito, non si approdò ad alcuna decisione. (…)
     Tuttavia, agli inizi di marzo, la situazione giunse ad un punto culminante.
     Con un'Organizzazione ministeriale, diretta soprattutto ad accelerare la militarizzazione della Colonna di Ferro e dettata indubbiamente dopo essersi consultato con i colleghi della CNT-FAI presenti nel Gabinetto, Largo Caballero annunciò che tutte le forze dislocate sul fronte di Teruel, a partire dal 1° aprile, sarebbero passate alle complete dipendenze del Ministero della Guerra, anche agli effetti amministrativi, e destinò Josè Benedito, comandante della colonna anarcosindacalista Torres-Benedito, alla Sezione Organizzativa dello Stato Maggiore con l'incarico di procedere alla necessaria riorganizzazione. Contemporaneamente la Colonna di Ferro ricevette la notifica dell'entrata in vigore del Decreto del 30 dicembre, con cui si disponeva che la distribuzione delle paghe militari sarebbe stata da allora in poi effettuata da ufficiali pagatori di battaglione, dipendenti dalla Tesoreria Centrale.
     Qualunque fosse l'opinione del Comitato di Guerra riguardo a questi avvenimenti, fu sommersa dall'indignazione che s'impadronì della Colonna. In un'assemblea generale i miliziani si rifiutarono di sottostare alla riorganizzazione militare ed alle nuove norme amministrative, e molti decisero di abbandonare il fronte in segno di protesta.
     Temendo che un simile atteggiamento di sfida fornisse al Ministero della Guerra un pretesto per procedere al reclutamento obbligatorio nell'esercito dei membri della Colonna, o che la CNT di Valenza tentasse di incorporarli in seno ad altre unità libertarie, il Comitato di Guerra, molto prudentemente, dettò la seguente nota: "La Colonna di Ferro non si è sciolta né pensa di farlo, e neppure si è militarizzata. Secondo la risoluzione approvata all'unanimità da tutti i suoi componenti, ha chiesto di essere momentaneamente sostituita per potersi concedere un po' di riposo e riorganizzarsi, ed è appunto questo ciò che si sta attualmente facendo. Solo tre centurie sono ancora in attesa di venir rimpiazzate, dopo di che, secondo quanto stabilito, sarà convocata un'assemblea generale di tutta la Colonna per decidere, con quello spirito di serietà e responsabilità che ci ha sempre contraddistinti, l'atteggiamento da adottare e la via migliore da seguire. Pertanto, fino ad allora, nessun nostro compagno dovrà arruolarsi in altre unità organizzate, siano esse brigate o esercito, poiché, come appartenenti ad una formazione attualmente in periodo di riposo, nessuno potrà essere obbligato a farlo" (Nosotros, 9 marzo 1937). Ciononostante, la Colonna di Ferro era praticamente in via di decomposizione. I comunisti avrebbero senz'altro preferito che Largo Caballero arruolasse immediatamente i suoi membri nei reparti dell'esercito regolare, ma egli non si decideva a compiere un'azione che sarebbe stata considerata dai dirigenti della CNT-FAI come un precedente pericoloso per l'autonomia delle altre unità libertarie. In questo modo, il Comitato di Guerra riuscì ad avere un po' di respiro nei giorni precedenti all'assemblea proposta, che avrebbe determinato il futuro della Colonna, per cercare di assicurarsi l'appoggio degli uomini per la forma ristretta di militarizzazione approvata dal Comitato Nazionale della CNT". (B. Bolloten, op. cit., pagg. 246-247).
     "Il 22 marzo, nel pieno delle celebrazioni per la vittoria di Brihuega, si svolse in un teatro di Valenza l'assemblea generale della famosa Colonna de Hierro, la cui ortodossia anarchica ci è ben nota: nel corso della manifestazione ne venne pubblicamente approvata la militarizzazione "al fine - si sostenne - di non estraniarsi dalla lotta che si sta conducendo contro il fascismo"; e si deliberò, allo stesso tempo, di utilizzare nella maniera migliore i fondi di cui la colonna disponeva. Ecco i particolari dell'accordo: si destinavano 100.000 pesetas per la creazione e il mantenimento delle scuole razionaliste; altre 100.000 pesetas come donativo per gli ospedali e banche del sangue della CNT; ancora 100.000 pesetas per il pagamento della difesa nei processi internazionali contro gli anarchici; 200.000 pesetas venivano riservate all'acquisto di viveri per i difensori di Madrid e, infine, 1.000.000 di pesetas venivano destinate al fondo di propaganda anarchica (più specificamente alla creazione di una casa editrice, alla costituzione di una biblioteca, e ad aiuti alla stampa anarchica internazionale)". (J. Peirats, op. cit. , vol. II, pagg. 159-160).
     La Colonna di Ferro divenne così l'83a brigata mista dell'esercito regolare.
     Gli individui della Colonna di Ferro per restare uniti a combattere contro il fascismo nero e rosso capitolarono davanti alle pressioni dello Stato borghese e dei dirigenti della propria Organizzazione. Ma la questione ovviamente non era chiusa. Il 19 aprile 1937 Francisco Pellicer, il combattivo delegato della Colonna di Ferro organizzò insieme a Jaime Balius e a Pablo Ruiz un meeting a Barcellona (cfr. F. Minz, op. cit. , pag. 323).
     Jaime Balius e Pablo Ruiz erano gli animatori degli Amigos De Durruti il gruppo "estremista" anarchico che verrà alla ribalta come ispiratore e sotenitore dell'insurrezione antistatale e antistalinista delle giornate del maggio 1937 a Barcellona.
     Interessante la loro origine "Si trattava di un gruppo formato da elementi ostili alla militarizzazione, molti dei quali avevano disertato le file dell'esercito popolare creato con lo scioglimento delle milizie volontarie". (cfr. J. Peirats, op. cit. , vol. II, pag. 343).
     Aggiungiamo che il rappresentante dei miliziani di Gelsa (Colonna Durruti) che rifiutavano la militarizzazione al congresso delle milizie anarchiche era Pablo Ruiz. (cfr. F .Mintz, op.cit., pag. 323).

A cura di Mario Frisetti


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