La dignità non è in vendita. Ecco qualcosa che gli sbirri di
ogni ordine e grado non potranno mai capire. Mercenari di professione, abituati
ad abbassare il capo ad un semplice cenno del superiore, pensano che l’obbedienza
è sempre una virtù. Fedeli nei secoli, dalla monarchia alla repubblica,
dal fascismo alla democrazia, pensano che il denaro sia sempre più forte
delle idee, il ricatto sempre più forte della libertà. Collaborazionisti
d’ogni sopruso e dominio, pensano che il mondo sia popolato solo di collaboratori.
Basta usare il manganello.
Così, qualche giorno fa, un nostro compagno è stato convocato
con una scusa in commissariato dal vicequestore Giansante Tognarelli. Ad aspettarlo
c’era un improbabile dott. Franchi del ministero degli Interni, giunto
direttamente da Roma. Per quale scopo? Semplice: spingere, con odiosi ricatti,
il nostro compagno a collaborare; insomma, a fare l’infame. Mezze frasi,
giri di parole, velate minacce, in perfetto stile mafioso. Poi l’indecente
proposta: fornire informazioni su compagni e situazioni di movimento, in cambio
di favori. Il nostro compagno li ha ovviamente mandati tutti a fare in culo,
questi miserabili.
Non si tratta di un fatto isolato. Queste "proposte" si fanno sempre
più frequenti, in tutta Italia, soprattutto nei confronti di chi viene
considerato ricattabile (condanne subite o in sospeso, difficoltà economiche,
ecc.). Di fronte al diffondersi di pratiche di rivolta individuale e sociale,
gli sbirri non sanno che pesci pigliare. Non bastano i loro sofisticati mezzi
tecnologici di controllo; non basta la repressione. Ci vogliono i delatori,
i collaboratori, gli infami. E l’infame (il "pentito", come
dice un linguaggio insieme religioso e giuridico) non è forse ormai la
colonna portante dello Stato? Il sistema giudiziario viaggia sempre più
in senso premiale: «Se collabori con noi, ti riduciamo la pena; altrimenti,
marcisci in galera». Un sistema voluto dalla destra come dalla sinistra,
in nome dell’"anti-mafia" e dell’"anti-terrorismo".
Basta pensare alla Riforma carceraria del ’75, alla legge sulla dissociazione,
alla logica dei benefici in base alla condotta, al ruolo sempre più istituzionalizzato
del collaboratore di giustizia. La legge economica della compravendita ha conquistato
ogni spazio. Se vendi gli altri, puoi evitare o ridurre la tua carcerazione.
Che il concetto di premio sia il contrario esatto di quello di diritto, non
scandalizza certo chi sa fin troppo bene che il Diritto lo stabilisce, a suo
uso e consumo, il più forte. Con la guerra, se necessario. Senza la figura
del "pentito" moltissimi processi non si potrebbero nemmeno istituire;
la stessa Giustizia crollerebbe. Da parte nostra, nessuna illusione. Non c’è
oppressione senza collaborazionismo. Non c’è collaborazionismo
senza oppressione.
Ma questa volta hanno bussato alla porta sbagliata.
Chi semina collera, raccoglie rivolta.
Fonte: pubblicato on line sul sito Guerra sociale http://www.guerrasociale.org