Il regime di Fidel Castro dichiara guerra a chi si connette illegalmente acquistando accessi internet sul mercato nero. Vietato il dial-up ai non-autorizzati. Il telefono è il tuo nemico.
Il regime cubano non smentisce la profonda avversità da sempre nutrita
per il flusso libero delle informazioni e vara un decreto che porta il controllo
governativo di internet molto più in là, trasformandolo in censura
pressoché totale.
La Risoluzione 180/2003 entrata in vigore ieri colpisce in particolare quei
cubani che hanno fin qui sfidato le autorità utilizzando un accesso non
autorizzato ad internet. Come noto, a Cuba soltanto chi è autorizzato
può accedere ad internet ed è quindi fiorito un mercato nero nel
quale si possono barattare decine e decine di dollari in cambio di un account
capace di connettersi per qualche ora ogni mese.
Ora la Compagnia telefonica di Stato attiverà i propri filtri per "individuare
e ostacolare l'accesso ai servizi internet" se questo avviene da comuni
linee telefoniche. Questo, associato al fatto che tutti i provider cubani lavorano
sotto il diretto controllo del Governo, dovrebbe effettivamente riuscire a impedire
che gli occhi dei cubani possano incrociare pensieri filodemocratici in rete.
Sul piano formale, peraltro, L'Avana non nasconde nulla. La nuova misura viene
infatti descritta come indispensabile per "regolamentare il servizio di
accesso dial-up ad internet adottando misure che contribuiscano a proteggere
dai furti di password, da atti illegali e dall'uso fraudolento e non autorizzato
di questo servizio".
Internet, che con la sola eccezione dell'email è off limits per legge
e per costo alla stragrande maggioranza dei cubani, sarà d'ora in poi
utilizzata soltanto da chi potrà accedere ai servizi forniti in dollari,
una soluzione che però rimane vietata ai cubani che non siano espressamente
autorizzati. Rimarrà disponibile l'accesso dei funzionari governativi
alla rete mentre scuole, ospedali ed altre organizzazioni pubbliche dovranno
continuare ad accontentarsi delle Intranet informative messe in piedi dal Governo.
In ogni caso tutti coloro che da oggi accedono ad Internet dovranno ottenere
una seconda e più rigida autorizzazione governativa.
Tutto questo, evidentemente, si scontra platealmente con le dichiarazioni che
il viceministro all'Informatica e Telecomunicazioni cubano, Melchor Gil Morel,
soltanto pochi mesi fa ha rilasciato ai media di tutto il mondo, dichiarazioni
secondo cui l'accesso ad internet sarebbe presto arrivato alle masse.
Da segnalare che della questione almeno fino a questo momento non si occupa
"il Portale del Governo cubano contro il terrorismo mediatico", Cubadebate,
annunciato tempo fa come strumento per dimostrare che i media mondiali non trattano
Cuba per quell'isola felice che invece sarebbe.
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Il regime di Castro mette fuori legge il commercio di materiali informatici per estendere il controllo. Non sono segni di debolezza, sono evidenze che su undici milioni di persone sta per abbattersi un furioso temporale.
Quando è venuto in Italia, hanno fatto a gara in tanti per stringergli
la mano e i telegiornali hanno speso per le sue parole più di quanto
abbiano fatto per quelle dei leader democratici. Ora l'ultima mossa dell'obsoleto
regime di Fidel Castro può rappresentare un'occasione di ripensamento
per gli osannanti. Già, perché appare davvero ingiustificabile
il divieto di vendita in Cuba di materiali informatici.
È bene sapere, infatti, che L'Avana ha deciso che nessuno potrà
vendere al pubblico monitor, stampanti, personal computer e accessori informatici
ad acquirenti non governativi con l'eccezione dei soli casi in cui questo sia
ritenuto "indispensabile", casi nei quali si dovrà comunque
ottenere un'autorizzazione speciale dal ministero del Commercio.
Al contrario di quanto accade in altri paesi, specialmente mediorientali e asiatici,
dove l'utilizzo delle nuove tecnologie è pesantemente censurato, L'Avana
non può trincerarsi dietro a claudicanti ragioni di natura religiosa
ma solo dietro ad un anacronistico integralismo. Al punto che il suo divieto
è una nuova imbarazzante ammissione di incapacità nel censurare
il mondo digitale e le opinioni dei dissidenti, come vengono chiamati a Cuba
coloro che si macchiano del crimine di avere idee diverse o che sono sospettati
di averle.
Ai cubani già oggi è praticamente vietato accedere al web e utilizzare
la posta elettronica. Il divieto al commercio pronunciato a gennaio, ma emerso
soltanto nelle scorse ore grazie ad un sito di informazione cubana indipendente
che non a caso ha sede a Miami, in Florida, è un poco astuto tampone
con cui il regime di Castro può tentare di ostacolare ancora una volta
il flusso delle idee libere.
Quanto è stato deciso a L'Avana non solo è gravissimo perché
ritarda il momento in cui undici milioni di persone potranno scegliere se e
come uscire dall'incubo militar-rivoluzionarista ma anche perché all'incedere
rapidissimo della comunicazione globale l'oppressiva dittatura cubana non trova
di meglio che rispondere con un nuovo episodio di insopportabile infantilismo.
Si astrae infatti dalla realtà trascinando con sé folle di esseri
umani a cui non è neppure concesso di formare una propria opinione perché
vengono a loro sottratti persino i mezzi necessari per farlo.
Se Castro non se la sente di entrare nell'era digitale e cogliere l'opportunità
di un pur tardivo ravvedimento allora la decenza impone di smettere di applaudire.
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Le pagine rimangono visibili solo dall'esterno dell'isola. Il gruppo che
anima il sito denuncia l'ennesima censura castrista contro l'opposizione.
Dopo una settimana dal lancio, il primo sito dissidente in Cuba è stato
censurato dalle autorità governative. Lo ha denunciato Martha Beatriz
Roque, che ha voluto il sito e che rappresenta una delle più note voci
della dissidenza anti-castrista e che, proprio per questo, ha passato quasi
tre anni dietro le sbarre.
All'indirizzo cubaicei.org le pagine web di Roque e dei suoi collaboratori,
ispirate ad una forma democratica di governo, possono ancora essere viste ma,
a quanto denunciano gli autori, soltanto dall'esterno dell'Isola.
Secondo quanto riportato dalla Reuters, infatti, Roque avrebbe dichiarato:"Dato
che non possono confutare quel che abbiamo detto devono ricorrere alla forza".
La ragione della censura all'accesso internet, peraltro già limitato
in Cuba, sarebbe da ricercare nella definizione di "contro-rivoluzionari",
reato attribuito dal regime di Fidel Castro pressoché a chiunque sia
sostenuto dagli anticastristi che risiedono negli USA. Il sito, infatti, è
potuto nascere proprio grazie alle donazioni provenienti in primo luogo dalla
Florida, dove risiede una importante comunità cubana.
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Sono poche migliaia i cubani con accesso alla Rete, per di più controllato
da uffici governativi e scuole. Ora il Governo promette cose nuove, ma al mercato
nero l'accesso non autorizzato può ancora costare 60 dollari
Il regime rivoluzionario comunista di Fidel Castro ribatte alle accuse rivolte
a livello internazionale sulla gestione dell'accesso ad Internet. Accuse secondo
cui il Governo limita intenzionalmente il numero e la qualità delle connessioni.
Il viceministro all'Informatica e Telecomunicazioni, Melchor Gil Morel, ha spiegato
che le autorità "stanno lavorando per portare le tecnologie dell'informazione
alle masse".
Secondo Gil Morel già dalla prossima primavera, tra poche settimane dunque,
i cubani potranno godere di più numerose postazioni di accesso e varietà
di condizioni per acquistare l'accesso.
Tecnologie migliori e un rinnovamento infrastrutturale, ha spiegato Gil Morel,
consentiranno di sostituire alcuni snodi di connettività ormai obsoleti
con sistemi avanzati. Entro il 2005, sostiene il viceministro, le vecchie linee
telefoniche saranno rimpiazzate da cavi in fibra ottica e l'accesso ad Internet
potrebbe venire offerto dagli uffici postali.
Il primo passo sarebbe la decisione del governo di aumentare il numero di "punti
Internet" gestiti dall'Unione della Gioventù Comunista in modo da
farli passare, entro la fine dell'anno, da 176 a 300. "Non abbiamo paura
- ha sottolineato Gil Morel durante una conferenza stampa - dell'informazione
controrivoluzionaria. L'informazione controrivoluzionaria è basata sulle
bugie".
La comunità internazionale è convinta che l'accesso alla Rete
a Cuba sia sottoposto a controlli e censure come accade in tutti quei paesi
che cercano di limitare il più possibile l'ingresso di informazioni "destabilizzanti",
come quelle di natura politica. Ma le autorità negano che questo avvenga
a Cuba, adducendo altre motivazioni: "Cuba è un paese povero e sottoposto
ad un embargo, razioniamo il cibo e abbiamo poche medicine. Come potrebbe Internet
non essere limitata?".
I fatti, però, sembrano smentire i ministri cubani. Oggi chi accede ad
Internet a Cuba si trova per lo più in uffici pubblici e governativi,
o in alcune scuole e università, e ha un accesso limitato alla posta
elettronica. Nei centri gestiti dall'Unione dei giovani comunisti, invece, l'accesso
al Web esiste ma è limitato fondamentalmente ad una selezione di siti
scelti. Altre tipologie di accesso sono reperibili addirittura al mercato nero,
dove possono costare anche 60 dollari al mese...