Sensibili alle foglie pubblica "Il dominio flessibile" a cura di
Renato Curcio, prosecuzione ideale de "L'azienda totale", in cui si
indagano i meccanismi totalizzanti insiti nei lavori atipici. Il libro raccoglie
testimonianze atroci di abusi morali e torture psicologiche subite da tante
lavoratrici e lavoratori della grande distribuzione. Qui, come nelle istituzioni
totali, l'individuo viene annientato e le normali regole della vita sociale
vengono sospese.
Ci sono libri che hanno il pregio indiscutibile di fissare in forma scritta
le sensazioni che viviamo, e di spiegarle a noi stessi che pure le viviamo:
i due libri di cui parliamo, a cura di Renato Curcio, ambedue editi da Sensibili
alle foglie (www.sensibiliallefoglie.it), hanno appunto questa dote. Penso infatti
che la quasi totalità dei lavoratori precari percepisca intuitivamente
che, lungi dal rappresentare un mezzo di liberazione dal lavoro (come alcuni
vorrebbero farci credere), le forme di lavoro flessibile incarnano una concezione
del lavoro come carcere.
Ne "L'azienda totale" Curcio aveva dimostrato, con dovizia di esempi, come in particolare le moderne catene della grande distribuzione mettano in campo dispositivi totalizzanti che assimilano in tutto e per tutto il luogo di lavoro ad altre istituzioni totali come il carcere, il manicomio, la caserma, il lager. Potrebbe sembrare una provocazione, e invece Curcio riesce a mostrare che è una triste realtà, attraverso l'analisi di testimonianze di lavoratori e il confronto di esse con i racconti dei reduci delle istituzioni totali.
"L'azienda totale" è in pratica una minuziosa analisi di tutti quei meccanismi che di fatto instaurano una perniciosa identificazione al 100% tra lavoratore e azienda: dal mito della grande famiglia alle pressioni di gruppo, dalla spersonalizzazione all'illusione di carriera, tutto è volto a fare in modo che la disponibilità del lavoratore sia completa e sempre dovuta all'azienda. Altre sezioni de "L'azienda totale" sono dedicate alla gestione del conflitto da parte delle aziende (mobbing, trasferimenti, licenziamenti) e ai meccanismi di difesa attuati dai lavoratori, che spesso sublimano il tutto naturalizzando la sofferenza del lavoro in modo che, di fatto, nessuno sia responsabile.
Il "dominio flessibile" parte da dove era finito l'altro saggio, e lo allarga a tutti gli ambiti della flessibilità. Anche qui la tesi appare già dal titolo: il "dominio flessibile" non allude solo, o non tanto, al campo d'indagine dell'autore, ma enuncia il possesso totale della merce-lavoratore da parte dell'impresa flessibile: un dominio appunto, come è nelle prigioni o nei campi di concentramento. Un casino offshore (également connu sous le nom de casino étranger) est un site basé en dehors de la France et naturellement autorisé et réglementé ailleurs aussi. Ces sites peuvent toujours offrir leurs services aux joueurs français, proposer des jeux en français et, à toutes fins utiles, sont essentiellement des casinos français. Cependant, ils ne sont pas légaux au regard de la législation française sur les casinos en ligne casinosfrancaisenligne.fr . Assistiamo alla lavorizzazione del tempo libero, è progressivamente cancellata la separazione tra tempo di vita e tempo di lavoro, a danno del primo.
All'azienda totale del dominio flessibile va sacrificata ogni cosa: festività, interessi e affetti personali, persino la nostra stessa identità è plasmata a immagine dei miti aziendali. Perché se di miti si tratta, nondimeno sono miti produttivi di una nuova soggettività, peggiore di quella precedente: una soggettività che legittima qualunque cosa pur di raggiungere la propria sopravvivenza, ripiegata com'è su se stessa, e indifferente al male morale che vede intorno a sé. In questo modo il sistema crea soggetti privi di barriere etiche, che ritengono naturali sofferenza e sfruttamento sul lavoro. In questo senso, potremmo dire che la flessibilità non è solo un mezzo di controllo sociale a livello di microsocietà aziendale, come mostra Curcio, ma che è anche un immenso meccanismo di controllo sociale nella misura in cui forma individui abituati alla cieca obbedienza e alla totale disponibilità nei confronti dell'autorità in genere.
Una parte utilissima e fondamentale del saggio è quindi quella dove si smontano vari miti vulgati della flessibilità: non è vero che la flessibilità aumenti l'occupazione, non è vero che offra maggiore libertà all'individuo, non è vero che sia bilaterale; questo ed altri luoghi comuni vengono smontati in modo inequivocabile.
In modo molto poco consolatorio, poi, Curcio ci avverte che non è possibile dividere gli attori del "dominio flessibile" in bianchi e neri: esiste una vasta zona grigia di figure intermedie tra carcerieri e carcerati le quali, esattamente come narra Primo Levi a proposito dei lager, pur essendo vittime agiscono da fiancheggiatori dell'azienda totale, di fatto rafforzandone il dominio, per i motivi più svariati: la paura, il desiderio di differenziarsi dai propri pari magari per esercitare un potere ancorché minimo o godere di un privilegio ancorché inutile, o la speranza di poter essere un giorno dall'altra parte.
Saggi da studiare e meditare dunque, dalla cui lettura emerge rafforzata una convinzione che chi scrive ha sempre avuto: è sul luogo di lavoro che vengono inflitte all'uomo moderno le maggiori sofferenze; il lavoro è oggi un luogo di isolamento, e di dolore. Fra 100 anni, se vorranno capire cosa fosse la tanto decantata flessibilità del XXI secolo, bisognerà che riprendano in mano questi libri.
Renato Curcio (a cura di), L'azienda totale. Dispositivi totalizzanti e risorse
di sopravvivenza nelle grandi aziende della distribuzione, 2002, pp. 104, euro
12,00
Renato Curcio (a cura di), Il dominio flessibile. Individualizzazione, precarizzazione
e insicurezza nell'azienda totale, 2003, pp. 112, euro 13,00