Il Consiglio d'Europa critica la condizione dei profughi sull'isola. Che
teme l'«invasione».
Strutture inadeguate, sovraffollamento, trattamenti degradanti come ammanettare
le persone anche soltanto per accompagnarle in infermeria. E ancora, scarsa
considerazione per l'istruzione dei minori ma soprattutto un uso troppo generalizzato
della detenzione, «automatica e senza controlli da parte del giudice».
Non è lusinghiero il rapporto pubblicato dal Consiglio d'Europa sulle
condizioni dei migranti che approdano nell'isola di Malta. Il commissario per
i diritti umani, Alvaro Gil-Robles, si è recato in visita nell'isola
dal 20 al 21 ottobre del 2003. Il monitoraggio doveva riguardare diversi settori,
dalla lentezza nell'amministrazione della giustizia ad alcune inefficienze nella
prigione dell'isola, Corradino. Ma alla fine le tredici pagine del rapporto
si concentrano quasi esclusivamente sulla situazione dei migranti «che
deve essere urgentemente prese in considerazione dalle autorità maltesi»,
scrive il commissario.
A Malta la situazione è esplosiva. Nella piccola isola, che è entrata a far parte dell'Unione europea il primo maggio, cominciano a sentirsi i postumi di un'adesione fin troppo entusiastica alle proposte di «collaborazione» avanzate dagli stati dell'Unione. Con la sua posizione geografica Malta è cruciale per il controllo dei flussi migratori nel Mediterraneo (posizione di cui in passato i suoi abitanti hanno approfittato: uno dei più grandi trafficanti di esseri umani, Turab Sheik, è maltese). Ma negli ultimi due anni sull'isola si registra un inaspettato aumento della popolazione immigrata: è rimasto famoso l'arrivo, nel 2002, di una nave con a bordo 1.680 persone, «la metà delle nascite annuali nel nostro paese», amano dire i maltesi. Il governo dell'isola avvalora la versione delle navi che, dirette in Sicilia «occasionalmente approdano a Malta a causa del maltempo». Tuttavia sull'incontrollato exploit pesano certamente anche gli accordi di riammissione firmati con diversi paesi (nel 2003 con l'Italia) che prevedono di riportare a Malta le navi di profughi «beccate» in mare aperto - come accadde a 162 persone sbarcate a Pozzallo il 9 settembre dello scorso anno. Malta inoltre fa parte del progetto «Nettuno», che impone di collaborare nel blocco delle navi.
Ma l'isola non è attrezzata per accogliere tante persone, e le soluzioni adottate sono pessime. Nonostante una recente riforma dello stato maltese depenalizzi l'entrata nel territorio senza documenti, e la piccola isola abbia adottato una normativa sull'asilo (al contrario dell'Italia) ormai a Malta tutti i «clandestini» vengono detenuti, compresi i richiedenti asilo. La detenzione può durare anche due anni, complice la lentezza delle procedure. Il centro di permanenza dell'isola si chiama Hal Far, è stato inaugurato nel febbraio del 2002, e può ospitare 80 persone. Quando il centro è pieno, i migranti vengono smistati. In genere finiscono nella caserma militare Hal Safi, vicino all'aeroporto, dove oltre a due camerate vengono utilizzati container. In ogni stanza vivono tra le 10 e i 15 persone, cosicché le famiglie usano stendere panni o cose del genere per creare un minimo di privacy. Ogni giorno, possono accedere all'esterno solo per un'ora di «ricreazione». La metà delle persone incontrate dal Commissario erano rinchiuse da più di un anno.
Stessa situazione nel centro «ufficiale», Hal Far: anche qui problemi di sovrappopolazione, mancanza di attività ricreative per i detenuti, inadeguate strutture igieniche. E poi la pratica di mettere le manette alle persone che richiedono cure sanitarie, duramente criticata dal commissario, che nota inoltre come «la stabilità emotiva di alcuni migranti è turbata». Le notizie di cronaca hanno raccontato di questi turbamenti: qualche mese fa una persona a cui era stato rifiutato il diritto d'asilo si impiccò, lo scorso settembre 223 profughi eritrei entrarono in sciopero della fame. Il governo maltese ha risposto alle osservazioni del Consiglio d'Europa accettando alcune istanze - promettendo ad esempio accelerare le pratiche per l'asilo - ma respingendo la richiesta di evitare la detenzione generalizzata. Proposta considerata «contraria agli interessi di Malta».
Per ora l'isola nicchia sulla presunta competenza ad accogliere la richiesta di asilo dei 37 profughi della Cap Amanur, in quanto «primo punto di approdo». Ma sembra che il governo sia angosciato dalla prospettiva di diventare la nuova rotta per chi cerca di raggiungere l'Unione europea. Proprio ieri grande allarme è stato causato dall'avvistamento di un barcone con a bordo 25 profughi.