Carcere di Marassi (Genova)
ottobre 2002

Il seguente volantino è stato distribuito la mattina del 19 ottobre 2002 durante l'ora dei colloqui di fronte al carcere di Marassi a Genova

Centro di Tortura
L'esclusione, il disagio e la miseria prodotta da questo sistema trovano risposta tra le mura di un carcere o le cure di uno psichiatria che, con spietata lucidità, reprimono e sedano chi sfugge all'omologazione. Chi non riesce ad adattarsi nelle migliori delle ipotesi viene isolato, altrimenti etichettato come diverso, giudicato come malato e affidato all' arbitrio dello specialista di turno (psichiatra, psicologo, operatore del SERT, o dei servizi sociali etc..) che, in base ai suoi personali parametri, decide senza tenere conto delle opinioni del diretto interessato, ciò che è bene e ciò che è male per lui. Questi onnipotenti conoscitori della sofferenza umana hanno deciso che, per un ragazzo, Fabrizio, fosse meglio andare in carcere piuttosto che rimanere affidato ai servizi sociali o al SERT. Questa decisione non si basava su alcun fatto concreto nè su qualche intemperanza, bensì sull'atteggiamento di Fabrizio nei confronti degli stessi medici che lo giudicavano: il non rispetto della loro autorità e le troppe rivendicazioni rappresentavano un problema troppo difficile da risolvere. Così Fabrizio è finito nel CDT (centro diagnostico terapeutico), vero proprio carcere nel carcere dove alla prigione fisica delle sbarre e dei muri si aggiunge quella mentale e degli psicofarmaci; in questo inferno dopo mesi di trattamenti, violenze e false illusioni, giovedì mattina è stato trovato morto nella sua cella. Questa ala del carcere è tristemente nota per l'impressionante numero di decessi, almeno uno al mese che hanno scatenato nei mesi scorsi le degne proteste di chi vive il carcere e sa bene che non è riabilitazione nè reinserimento ma solo punizione, umiliazione, isolamento morte. Sappiamo che tutto ciò non è esclusivamente collegato alle condizioni carcerarie al sovraffolamento di cui tanto si parla nè tanto meno all'assurda scusa della carenza di organici, ma è frutto del meccanismo che ogni giorno, fuori e dentro le carceri, permette a pochi di sfruttare e dominare molti.

FUOCO ALLA SOCIETÀ CARCERE
LIBERIAMO CORPI E MENTI
by anarchici-ge 19.10.2002

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Comunicato per un'iniziativa sotto il carcere di Marassi il 26 ottobre 2002.

Giovedì 17 ottobre un altro detenuto, il terzo in appena 5 mesi, si è tolto la vita nell' infermeria del carcere di Marassi, il famigerato CTD (centro diagnostico terapeutico) il carcere nel carcere, dove magari si entra per una frattura e si esce dopo 9 mesi completamente debilitati e pieni di psicofarmaci.
     Quella di Fabrizio è la storia emblematica eppure comune di come tra servizi sociali, cure psichiatriche, S.E.R.T. ed infine la galera sia possibile controllare, reprimere, sedare chiunque solo perché incompatibile con la vita di miseria e disperazione a cui le leggi dello stato, a difesa del profitto e dello sfruttamento dell'uomo sull'uomo, ci vorrebbero assoggettati. Esprimiamo ancora una volta il nostro appoggio ai detenuti di Marassi che nel totale silenzio dei media stanno ormai da 5 mesi cercando in ogni modo di esprimere la loro rabbia, la loro sofferenza, lottando e purtroppo talvolta lasciandosi morire.

Sabato 26 ottobre 2002 sotto il carcere di Marassi
Sbirri e carcerieri i veri morti siete voi!

Comitato spontaneo di solidarietà alle lotte dei detenuti
Coll. Telefono Viola di Milano - T. 28