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Non avete più nessuna prigione?

William Morris

– D’accordo, rispose Dick – ci sono dei libri ottimi su quel periodo e ne ho letti alcuni. Ma non vedo affatto tutti questi grandi progressi del XIX secolo di cui parlate; dopo tutto gli uomini del Medioevo agivano secondo la loro coscienza come, del resto, è provato dalla vostra stessa osservazione, molto esatta, sul loro Dio, ed erano anche disposti a subire di persona quello che infliggevano agli altri. Gli uomini del XIX secolo, invece, erano degli ipocriti che sbandieravano propositi umanitari e, non appena potevano, torturavano ed imprigionavano; la loro unica giustificazione era che le loro vittime erano esattamente ciò che essi stessi, i torturatori e carcerieri, li avevano costretti a diventare. È orribile!
– Ma forse – dissi – ignoravano che cosa fossero in realtà le prigioni.
Dick sembrò seccato e persino irritato:
– Questo aumenta la loro colpa, visto che sia voi che io, dopo tanti anni sappiamo benissimo che cosa fossero. Suvvia, Vicino, non potevano certo ignorare quale vergogna sia per un paese anche la migliore delle prigioni; e sapevano benissimo che le loro erano, all’incirca, le peggiori possibili.
– Ma voi – dissi – non avete più nessuna prigione?
Avevo appena finito di parlare che mi resi conto del mio errore, perché Dick arrossì ed aggrottò le sopracciglia ed il vecchio parve sorpreso ed addolorato. Dick esclamò subito, con collera, sforzandosi di mantenere la calma:
– Suvvia, come potete avere il coraggio di fare una simile domanda? Non vi ho forse detto che tutti noi sappiamo benissimo, sulla testimonianza di libri degni di fede e con l’aiuto di un po’ di immaginazione che cosa è in pratica una prigione? Non siete stato proprio voi a farmi notare più volte l’aria felice che ha la gente per strada? Come potete pensare che abbiano quest’aria felice sapendo che dei loro simili sono chiusi in una prigione? E se ci fosse qualcuno che è imprigionato non sarebbe possibile nasconderlo, come può accadere con un omicidio involontario in cui non ci sono né premeditazione né concorso da parte di un certo numero di persone che a sangue freddo prendano le parti del colpevole, come avviene invece quando si tratta di imprigionare qualcuno. Prigioni? Ma no, no, no..!
Si interruppe e, ritrovata la calma, mi disse con gentilezza.
– Scusatemi! non c’era motivo che mi eccitassi tanto, visto che le prigioni non esistono più. Temo che mi giudicherete molto male; come potevo pretendere che, provenendo da paesi lontani, foste a conoscenza di queste cose? Temo di avervi offeso.
Era vero, ma il suo sfogo era stato così generoso che la mia simpatia per lui aumentò.

Non possediamo alcun governo

William Morris

– Adesso – dissi – vorrei farvi alcune domande alle quali, forse non vi sarà facile rispondere e che presenteranno alcune difficoltà, ma è da un po’ che penso siano necessarie. Che tipo di governo avete? La repubblica ha trionfato? O siete giunti a quella forma di dittatura che alcuni sostenevano profeticamente nel XIX secolo dover essere la fine inevitabile della democrazia? Non credo che siano delle domande assurde, visto che avete trasformato il Parlamento in un mercato di letame. E dov’è il vostro Parlamento allora?
Il vecchio rise allegramente e disse:
– Suvvia, il letame non è poi la forma peggiore della corruzione! Ne nasce la fertilità, mentre da quell’altra specie di corruzione, di cui le mura del Parlamento proteggevano un tempo i maggiori rappresentanti, non derivava che povertà. Devo dirvi, caro Ospite, che il nostro Parlamento avrebbe davvero delle grosse difficoltà a sedere in un posto qualsiasi, perché è tutto il popolo ad esserlo.
– Non capisco.
– Lo immaginavo. Vi scandalizzerò subito dicendovi che non possediamo più, sotto nessuna forma, ciò che un uomo proveniente come voi da un altro pianeta potrebbe definire un governo.
– Mi scandalizzate meno del previsto perché ho una certa esperienza di che cosa sono i governi. Ma, ditemi, come funziona la cosa e come ci siete arrivati?
– È vero che per procedere nell’esistenza è necessario stabilire alcune regole a proposito delle quali potreste ora tempestarmi di domande ed è altrettanto vero che non sempre tutti sono d’accordo sui dettagli di queste regole, ma è poi proprio necessario un complicato sistema di governo, con un esercito, una marina ed una polizia per obbligarci a sottostare alla volontà della maggioranza dei nostri uguali? È come pensare che ci sia bisogno di tutto ciò per obbligarmi a comprendere che la nostra testa e questo muro non possono occupare contemporaneamente la stessa porzione di spazio. Avete bisogno di altre spiegazioni?
– Temo di sì.
Il vecchio Hammond si sistemò meglio sulla propria poltrona con un’aria molto divertita e mi venne il dubbio inquietante di dover ascoltare di lì a poco una lunga dissertazione tecnica. Sospirai e stetti ad aspettare.
– Credo – disse – che non vi siano ignoti i metodi di governo in uso nei vecchi tempi malvagi.
– Credo di conoscerli – risposi.
– Quale era il governo in quell’epoca? Era davvero il Parlamento, o una parte qualsiasi del Parlamento?
– No.
– Il Parlamento non era forse, da un lato, una specie di Comitato di Vigilanza incaricato di sorvegliare che gli interessi delle classi dominanti non fossero mai lesi e, dall’altra, una specie di specchio per le allodole destinato a dare al popolo l’illusione di partecipare in parte alla gestione dei propri affari?
– Direi che questo è quanto rivela la storia.
– E quando era che il popolo gestiva i propri affari?
– Per quanto ne so, talvolta riusciva a costringere il Parlamento a legalizzare un mutamento già avvenuto di fatto.
– Ed è tutto?
– Credo di sì. So che se il popolo faceva il benché minimo tentativo di attaccare la vera causa dei suoi mali, la legge interveniva per proclamare che si trattava di ribellione, di sedizione e di non so che altro, al fine di poter assassinare o torturare i capi di quei tentativi.
– E se allora il Parlamento non era il governo, se il popolo non era il governo, chi mai era il governo?
– Voi sapete dirmelo?
– Credo di non sbagliare di molto – rispose – sostenendo che il governo erano i tribunali appoggiati dal potere esecutivo, i quali detenevano la forza bruta che il popolo ingannato permetteva venisse usata per i loro scopi personali e cioè: l’esercito, la marina e la polizia.

Non abbiamo una legge penale

William Morris

– E se ho capito bene, avete abolito anche le leggi civili. È esatto?
– Si sono abolite da sole, amico mio. Come vi ho detto, i tribunali civili erano mantenuti con l’unico scopo di difendere la proprietà privata; nessuno infatti ha mai preteso di poter obbligare la gente a comportarsi onestamente, facendo uso della forza. Con la scomparsa della proprietà privata sono naturalmente scomparse tutte le leggi e tutti i delitti che ne derivavano. Il comandamento: “Non rubare” è diventato: “Lavora allo scopo di essere felice”. Forse che il rispetto di questo comandamento prevede l’uso della forza?
– D’accordo; ma gli atti di violenza? Il fatto che esistano (e non potete negarlo) non rende forse necessaria l’esistenza di una legge penale?
– Nel senso che intendete voi, non abbiamo neppure più una legge penale. Esaminiamo il problema da vicino, per scoprire da dove provengano gli atti di violenza. Un tempo, erano quasi tutti frutto delle leggi sulla proprietà privata le quali impedivano a tutti, tranne un piccolo gruppo di privilegiati, di soddisfare i propri bisogni naturali e nascevano dalle costrizioni generali imposte da queste leggi. Ma oggi tutte queste cause sono scomparse. Un certo numero di atti di violenza era inoltre dovuto alla perversione artificiale dei desideri sessuali che suscitava delle gelosie assurde insieme con numerose altre conseguenze negative.
– In realtà alla base di queste c’era l’idea, sancita legalmente, che la donna fosse di proprietà dell’uomo, marito, padre, fratello che fosse. Anche questa idea è scomparsa insieme con la proprietà privata. Le stesse idiozie sul “disonore” della donna che, al di fuori dei legami legali, avesse seguito le sue tendenze naturali erano solo delle convenzioni basate sulle leggi che tutelavano la proprietà privata. Un’altra causa di violenza, strettamente legata alla precedente, era la tirannia familiare che, un tempo, è servita di argomento per tanti romanzi e racconti e che nasceva anch’essa dall’esistenza della proprietà privata. Oggi tutto ciò è scomparso completamente, poiché la famiglia vive unita non da obblighi sociali o legali, ma dall’amicizia e dall’affetto reciproci e tutti sono padroni di andare o venire liberamente. Anche il nostro concetto di onore e la nostra opinione pubblica sono completamente cambiati; ingannare gli altri non è più, e speriamo per sempre, la via migliore per ottenere la gloria. Tutti sono liberi di dar prova delle proprie capacità e gli altri li incoraggiano. Così è scomparsa l’invidia piena di astio che i poeti giustamente consideravano essere in stretto rapporto con l’odio; essa provocava molte miserie e molti rancori che, nelle persone suscettibili e predisposte, cioè quelle energiche ed attive, sfociavano frequentemente in atti di violenza.

Fonte: brani tratti da: William Morris, Notizie da nessun luogo, S. Atto - Teramo, 1970. Pubblicati su A rivista anarchica, anno 33 n. 292, estate 2003