– Adesso – dissi – vorrei farvi alcune domande alle quali,
forse non vi sarà facile rispondere e che presenteranno alcune difficoltà,
ma è da un po’ che penso siano necessarie. Che tipo di governo
avete? La repubblica ha trionfato? O siete giunti a quella forma di dittatura
che alcuni sostenevano profeticamente nel XIX secolo dover essere la fine inevitabile
della democrazia? Non credo che siano delle domande assurde, visto che avete
trasformato il Parlamento in un mercato di letame. E dov’è il vostro
Parlamento allora?
Il vecchio rise allegramente e disse:
– Suvvia, il letame non è poi la forma peggiore della corruzione!
Ne nasce la fertilità, mentre da quell’altra specie di corruzione,
di cui le mura del Parlamento proteggevano un tempo i maggiori rappresentanti,
non derivava che povertà. Devo dirvi, caro Ospite, che il nostro Parlamento
avrebbe davvero delle grosse difficoltà a sedere in un posto qualsiasi,
perché è tutto il popolo ad esserlo.
– Non capisco.
– Lo immaginavo. Vi scandalizzerò subito dicendovi che non possediamo
più, sotto nessuna forma, ciò che un uomo proveniente come voi
da un altro pianeta potrebbe definire un governo.
– Mi scandalizzate meno del previsto perché ho una certa esperienza
di che cosa sono i governi. Ma, ditemi, come funziona la cosa e come ci siete
arrivati?
– È vero che per procedere nell’esistenza è necessario
stabilire alcune regole a proposito delle quali potreste ora tempestarmi di
domande ed è altrettanto vero che non sempre tutti sono d’accordo
sui dettagli di queste regole, ma è poi proprio necessario un complicato
sistema di governo, con un esercito, una marina ed una polizia per obbligarci
a sottostare alla volontà della maggioranza dei nostri uguali? È
come pensare che ci sia bisogno di tutto ciò per obbligarmi a comprendere
che la nostra testa e questo muro non possono occupare contemporaneamente la
stessa porzione di spazio. Avete bisogno di altre spiegazioni?
– Temo di sì.
Il vecchio Hammond si sistemò meglio sulla propria poltrona con un’aria
molto divertita e mi venne il dubbio inquietante di dover ascoltare di lì
a poco una lunga dissertazione tecnica. Sospirai e stetti ad aspettare.
– Credo – disse – che non vi siano ignoti i metodi di governo
in uso nei vecchi tempi malvagi.
– Credo di conoscerli – risposi.
– Quale era il governo in quell’epoca? Era davvero il Parlamento,
o una parte qualsiasi del Parlamento?
– No.
– Il Parlamento non era forse, da un lato, una specie di Comitato di Vigilanza
incaricato di sorvegliare che gli interessi delle classi dominanti non fossero
mai lesi e, dall’altra, una specie di specchio per le allodole destinato
a dare al popolo l’illusione di partecipare in parte alla gestione dei
propri affari?
– Direi che questo è quanto rivela la storia.
– E quando era che il popolo gestiva i propri affari?
– Per quanto ne so, talvolta riusciva a costringere il Parlamento a legalizzare
un mutamento già avvenuto di fatto.
– Ed è tutto?
– Credo di sì. So che se il popolo faceva il benché minimo
tentativo di attaccare la vera causa dei suoi mali, la legge interveniva per
proclamare che si trattava di ribellione, di sedizione e di non so che altro,
al fine di poter assassinare o torturare i capi di quei tentativi.
– E se allora il Parlamento non era il governo, se il popolo non era il
governo, chi mai era il governo?
– Voi sapete dirmelo?
– Credo di non sbagliare di molto – rispose – sostenendo che
il governo erano i tribunali appoggiati dal potere esecutivo, i quali detenevano
la forza bruta che il popolo ingannato permetteva venisse usata per i loro scopi
personali e cioè: l’esercito, la marina e la polizia.
– E se ho capito bene, avete abolito anche le leggi civili. È
esatto?
– Si sono abolite da sole, amico mio. Come vi ho detto, i tribunali civili
erano mantenuti con l’unico scopo di difendere la proprietà privata;
nessuno infatti ha mai preteso di poter obbligare la gente a comportarsi onestamente,
facendo uso della forza. Con la scomparsa della proprietà privata sono
naturalmente scomparse tutte le leggi e tutti i delitti che ne derivavano. Il
comandamento: “Non rubare” è diventato: “Lavora allo
scopo di essere felice”. Forse che il rispetto di questo comandamento
prevede l’uso della forza?
– D’accordo; ma gli atti di violenza? Il fatto che esistano (e non
potete negarlo) non rende forse necessaria l’esistenza di una legge penale?
– Nel senso che intendete voi, non abbiamo neppure più una legge
penale. Esaminiamo il problema da vicino, per scoprire da dove provengano gli
atti di violenza. Un tempo, erano quasi tutti frutto delle leggi sulla proprietà
privata le quali impedivano a tutti, tranne un piccolo gruppo di privilegiati,
di soddisfare i propri bisogni naturali e nascevano dalle costrizioni generali
imposte da queste leggi. Ma oggi tutte queste cause sono scomparse. Un certo
numero di atti di violenza era inoltre dovuto alla perversione artificiale dei
desideri sessuali che suscitava delle gelosie assurde insieme con numerose altre
conseguenze negative.
– In realtà alla base di queste c’era l’idea, sancita
legalmente, che la donna fosse di proprietà dell’uomo, marito,
padre, fratello che fosse. Anche questa idea è scomparsa insieme con
la proprietà privata. Le stesse idiozie sul “disonore” della
donna che, al di fuori dei legami legali, avesse seguito le sue tendenze naturali
erano solo delle convenzioni basate sulle leggi che tutelavano la proprietà
privata. Un’altra causa di violenza, strettamente legata alla precedente,
era la tirannia familiare che, un tempo, è servita di argomento per tanti
romanzi e racconti e che nasceva anch’essa dall’esistenza della
proprietà privata. Oggi tutto ciò è scomparso completamente,
poiché la famiglia vive unita non da obblighi sociali o legali, ma dall’amicizia
e dall’affetto reciproci e tutti sono padroni di andare o venire liberamente.
Anche il nostro concetto di onore e la nostra opinione pubblica sono completamente
cambiati; ingannare gli altri non è più, e speriamo per sempre,
la via migliore per ottenere la gloria. Tutti sono liberi di dar prova delle
proprie capacità e gli altri li incoraggiano. Così è scomparsa
l’invidia piena di astio che i poeti giustamente consideravano essere
in stretto rapporto con l’odio; essa provocava molte miserie e molti rancori
che, nelle persone suscettibili e predisposte, cioè quelle energiche
ed attive, sfociavano frequentemente in atti di violenza.
Fonte: brani tratti da: William Morris, Notizie da nessun luogo, S. Atto - Teramo, 1970. Pubblicati su A rivista anarchica, anno 33 n. 292, estate 2003