Buenos Aires 1978. Durante i mondiali di calcio in Argentina ero detenuto nel carcere dell’Unità 9, prigioniero della dittatura militare. I militari tentarono di occultare l’orrore dei “desaparecidos”, le torture, gli omicidi e le carceri con lo slogan “gli argentini sono diritti e umani”. Costruirono stadi ed allestirono la scenografia per accogliere le delegazioni. La complicità della FIFA e di altri organismi che consentirono all’Argentina della dittatura militare di ospitare i mondiali di calcio, legittimandola, non ha mai smesso di sconcertarmi. Ma si tratta di un capitolo a parte che non rientra in questa nota. Mettiamolo da parte per un’altra occasione.
La scenografia per ricevere le delegazioni aveva lo scopo di occultare la realtà, come ogni scenografie. Una delle cose che più mi indignò fu che i militari, per celare la miseria, costruirono un grande muro nella città di Rosario, affinché non si potesse vedere la povertà di Villa las Flores, uno dei quartieri più depressi dell’intero paese, con migliaia di persone in balia dell’indigenza e senza una via di scampo ai loro problemi. Alcune di loro sopravvivevano cibandosi di gatti ed altre lavorando nella pesca o arrangiandosi come potevano con qualche “changas”, come chiamano qui i lavoretti precari ed occasionali, come vendere oggetti di ferro, plastica, carta, cartone e vetro, tra gli altri che riuscivano a raccattare.
I militari costruivano il muro di giorno e la gente rubava i blocchi di cemento di notte. La necessità e la creatività della resistenza non hanno limiti. Di notte gli abitanti rubavano i blocchi e li nascondevano per costruirsi la casa. La situazione ricordava il filo di Arianna.
Nella Repubblica Dominicana costruirono un muro affinché il Papa non vedesse la miseria della gente durante la sua visita. Occultano la sofferenza dei popoli, però non fanno nulla per combatterla.
Altri muri furono costruiti in diversi angoli del mondo, come il Muro di Berlino, durante la Guerra Fredda tra Unione Sovietica e Stati Uniti, che finirono per separare un popolo sottomettendolo ai propri fini politici ed economici. Migliaia di famiglie rimasero divise per diversi decenni, vivendo l’orrore ed il dolore di questa lacerazione. Molti tentarono di oltrepassare il muro, pochi ci riuscirono, altri persero la vita sotto i proiettili delle guardie o sui campi minati della Germania Est.
Il muro che divide le due Coree corrisponde alla stessa politica di potere e supremazia delle grandi potenze, come la Cina ed i suoi interessi. Il popolo coreano è diviso e contrapposto. Ad intere famiglie è stata preclusa la possibilità di vedersi o di avere notizie l’una dell’altra per decenni e non gli resta altro che preservare i ricordi ed aspettare il giorno fatidico. Non un giorno qualsiasi, bensì proprio quello, il giorno in cui cada il muro della divisione e possano ricongiungersi negli sguardi e nel cuore.
La comunità internazionale vive, sconvolta, nell’attesa che la questione mediorientale trovi una soluzione politica e che cessi la violenza che sta dissanguando i popoli di Palestina ed Israele.
Purtroppo, però, bisogna fare i conti con l’intolleranza, il terrorismo su entrambi i fronti e la stupidità dei governi che rifiutano di vedere la realtà ed il dolore della gente. Israele, invece di risolvere il conflitto, ha costruito un muro per separare i palestinesi, confidando che questo limite significherà sicurezza. L’odio non si ferma con i muri. La resistenza di un popolo che vuole esser libero non si fa piegare da un muro. Il premier israeliano Ariel Sharon, guidato dall’odio e dall’insensibilità, commette atrocità contro la Palestina e fa del male al popolo israeliano. La sofferenza non ha limiti e spinge molti palestinesi ad immolarsi sugli altari della libertà per essere accolti nel regno di Allah.
Gli Stati Uniti, la grande potenza imperiale, non esita ad innalzare un muro di acciaio alla frontiera col Messico. Da un lato predica l’integrazione economica che sta tentando di imporre a tutto il continente latinoamericano ed ai Caraibi, la cosiddetta Area di Libero Commercio delle Americhe (ALCA), dall’altro cerca di impedire il transito agli immigrati messicani. Quelli che riescono a passare la frontiera vengono catturati, maltrattati ed espulsi e, nel migliore dei casi, trattati come mano d’opera a buon mercato in condizione di semischiavitù.
La guerra scatenata contro Afghanistan ed Iraq, i massacri contro questi due popoli e le continue violazioni dei diritti umani sfociano nell’orrore nelle prigioni irachene per mano delle truppe statunitensi e britanniche, paesi che si proclamano paladini della libertà e della democrazia.
La farsa e la stupidità continuano, tentando di giustificare l’ingiustificabile: sono governi responsabili di crimini di lesa umanità e, un giorno, Bush e Tony Blair dovranno essere giudicati per le atrocità commesse.
Guantánamo. Nella base militare a Cuba, che gli Stati Uniti occupano da più di 100 anni; con due campi di concentramento, con più di 600 detenuti, tra questi bambini ed adolescenti, persone provenienti da 42 paesi, nessuna delle quali sa di cosa sia accusata, private della libertà e sottoposte ad ogni tipo di vessazione; in violazione alle norme più elementari dei diritti umani.
Da 45 anni continuano ad imporre al popolo cubano un embargo immorale ed ingiusto, nell’impunità totale ed assoluta, violando la sovranità di questo paese.
La Cina è una potenza emergente, destinata, tra non molto, ad essere protagonista in seno alla comunità delle nazioni ed un serio rivale degli Stati Uniti in ambito di commercio e relazioni internazionali. Ebbene, la Cina vanta un triste e tragico curriculum in Tibet, paese invaso e massacrato da truppe cinesi che commettono ogni atrocità, un genocidio ed etnocidio contro il popolo tibetano che, in gran parte, è stato costretto all’esilio insieme al Dalai Lama.
L’intolleranza e la tracotanza del potere non conoscono, e non vogliono conoscere, il diritto dei popoli alla loro autodeterminazione e sovranità.
La Russia è responsabile del grande massacro del popolo ceceno ed evidenzia le gravi e sistematiche violazioni dei diritti umani a fronte della mancanza di sanzioni per porre un freno a queste atrocità.
I paesi sedicenti “civilizzati” che hanno inviato contingenti militari e forze di polizia in Kosovo, sotto l’egida delle Nazioni Unite o della NATO, per tutelare pace e sicurezza, hanno finito per frequentare ed istituire bordelli dove vi hanno assoggettato e violentato donne e ragazze minorenni facendosi scudo dell’immunità. Secondo alcuni dossier di Amnesty International “bambine di 12 anni vengono rapite, rese schiave ed obbligate a soddisfare più di 10 clienti al giorno”…
Quanti sono i muri di insensibilità e disprezzo verso la vita umana delle truppe di questi paesi “civilizzati”? Cosa fanno i popoli di questi “paesi civilizzati”? Che muri hanno costruito per non vedere, né sentire il grido di protesta ed il dolore degli altri popoli? Che ne è stato delle Nazioni Unite, totalmente emarginate e ammutolite, dietro i muri dell’oblio e del disprezzo? Che ne è stato del progresso in materia di diritto internazionale ed umanitario generato per decenni dalla comunità internazionale?
I popoli indigeni hanno lottato e sono sopravvissuti alle dominazioni, conoscono bene i muri costruiti per emarginarli e distruggerli. Ciononostante, sono riusciti a salvaguardare la loro cultura ed i loro valori, come la memoria e l’identità, nella resistenza e unità dei suoi popoli, a dispetto di tutte le difficoltà ed avversità.
I muri più resistenti, dolorosi e difficili da abbattere sono quelli della coscienza, dell’intolleranza e dell’idiozia umana, di quanti si ritengono depositari della verità assoluta, ai quali, pur di raggiungere i loro fini, nulla importa della sofferenza e della vita degli altri individui e degli altri popoli.
I fondamentalismi religiosi, quelli che hanno usurpato Dio per i propri interessi, svuotando i contenuti spirituali e manipolando i segni ed i simboli religiosi, innalzano i muri dell’intolleranza e della sottomissione.
Il capitalismo ha messo sul trono il dio denaro ed innalzato i muri della supremazia, come quello del “debito estero ed interno”, privilegiando l’interesse sull’altare del mercato e condannando i popoli alla miseria.
Il peggiore di tutti i muri è dentro ognuno di noi. Se non lo abbattiamo e non abbiamo il coraggio di comprendere e rispettare il diritto del prossimo e dei popoli non potremo mai cambiare nulla.
Si continuerà a costruire i muri della stupidità e della crudeltà umana che oggi dividono il mondo. Dobbiamo riscattare l’umanità, riscattandoci a noi stessi e condividendo il cammino dei popoli nella diversità e nell’unità; dobbiamo saper ascoltare la Madre Terra e tutta la natura cui apparteniamo e che abbiamo il dovere di salvaguardare in questo piccolo pianeta chiamato Terra.
Fonte: tradotto e pubblicato on line sul sito http://www.zmag.org/