(estratto)
Malato, isolato, chiuso in una cella con un'apertura di pochi centimetri, può ricevere solo una visita al mese e solo i giornali governativi. Presidente di un partito che non esiste più (il Pkk ha cambiato due volte nome) vive così da cinque anni. Non può nemmeno scrivere, ma qui parla attraverso i suoi avvocati.
In un mondo normale questa sarebbe stata un'intervista normale a un detenuto politico. Ma questo mondo normale non è e inoltre sopporta al suo interno una enclave ancor meno normale che si chiama Turchia. Dunque quella che vi proponiamo è un'intervista per interposta persona, fatta agli avvocati del prigioniero politico Abdullah Ocalan, presidente di un partito che non esiste più, il Pkk, anzi di un partito che ha già cambiato due volte il nome (prima Kadek e ora Kongra-Gel, cioè Congresso del popolo kurdo) dal momento dell'operazione di pirateria internazionale che ha portato al sequestro di Apo in un'ambasciata di un paese europeo in Kenya da parte dei servizi segreti di mezzo mondo. Dopo averlo arrestato e mostrato al mondo la preda ferita e soggiogata nel migliore stile americano, Ocalan è stato farsescamente processato e condannato a morte da un tribunale speciale, quindi la condanna è stata tramutata in ergastolo per dimostrare all'Europa che Ankara ha le carte in regola per entrare nella buona società. Ocalan, sepolto vivo nel carcere di Imrali, non ha potuto neanche rispondere per iscritto alle nostre domande per la semplice ragione che non ha il diritto di scrivere, può solo parlare ai suoi avvocati che prendono appunti. In teoria una volta alla settimana, così come ai suoi familiari. In pratica le visite al nemico numero uno dello stato turco sono consentite una volta al mese. Se va bene: tra una visita e l'altra sono passate anche 15 settimane (tra il 24 novembre del 2002 e il 12 marzo del 2003).
Chi è oggi Ocalan, come vive? Ce lo raccontano, in un modesto e accogliente appartamento del vecchio quartiere Pera di Istanbul pieno di fumo e di tè, gli avvocati Mahmut Sakar e Aysel Tugluk. «E' un uomo ancora forte psicologicamente ma provato nel corpo. E' malato di asma e la malattia si è aggravata provocando disturbi in tutto l'apparato respiratorio. Ha la sinusite e la faringite, se non verrà curato la malattia attaccherà i polmoni. Ha avuto una brutta emorragia, ha cercato di consegnarci un campione del sangue ma la direzione del carcere di Imrali dov'è tenuto in stretto isolamento non ci ha consentito di portarlo fuori perché venisse analizzato. Sicuramente non potrà guarire nelle condizioni in cui è recluso, in un'isola umida sul mar di Marmara, in una cella grande come questa stanza con un cesso in un angolo e con i microbi che la fanno da padroni. Può aprire la finestra solo di due centimetri per (non) cambiare l'aria. "Mi manca l'ossigeno", ci ripete a ogni udienza. Ha diritto a un'ora d'aria al mattino e a una il pomeriggio in un'area chiusa tra quattro mura con una griglia di ferro per soffitto che gli consente di vedere il cielo a strisce. Come collegio di difesa abbiamo fatto un nuovo ricorso alla corte di Strasburgo per i diritti umani per chiedere la fine dell'isolamento del signor Ocalan. Può ricevere 10 giornali la settimana da noi, se non ci viene autorizzata la visita non può averne - il procuratore sostiene che l'amministrazione non ha soldi per comprarglieli - e i giornali ammessi sono solo tre, quelli graditi al regime. Spesso capita che le forbici della censura taglino gli articoli ritenuti inopportuni. Può avere tre libri, ora sta ne sta leggendo uno sull'ambiente. Ha una radio che prende solo il canale di stato Tlt ma funziona male e spesso non riesce neanche a sentirla. Il procuratore sostiene che l'amministrazione non può spendere i soldi per queste cose e non consente a noi di portargliene una nuova».
Così vive, si fa per dire, Abdullah Ocalan, un nome e un cognome che dovrebbe tener sveglio tutte le notti un ex presidente del consiglio dei ministri italiano. Dopo la sua espulsione da Roma (e che qualcuno venga ancora a raccontarci che se n'è andato di sua spontanea volontà), a Ocalan è stata riconosciuto lo stato di esiliato in Italia. La Corte di Strasburgo ha condannato la Turchia per il processo di Ocalan e la condanna in violazione delle più elementari norme giuridiche ma Ankara si è appellata contro la sentenza. «Se grazie a Strasburgo il mio processo venisse annullato - dice Ocalan - non accetterei di essere nuovamente processato in Turchia e chiederei di rispondere a un tribunale internazionale, come nel caso di Milosevic».
[…]
Dal 9 giugno 2004 ad Abdullah Ocalan non è stato consentito di ricevere visite dei suoi legali e dei suoi familiari. Le autorità turche sostengono ufficialmente che l’imbarcazione solitamente utilizzata per il viaggio verso l’isola-prigione di Imrali, è danneggiata e deve essere riparata. Il fatto che vi siano modi alternativi per viaggiare rende questo tipo di motivazione non molto convincente, e ciò ha causato gravi preoccupazioni.
Fin da quando fu sequestrato illegalmente e condotto in Turchia, il 15 febbraio 1999, il leader del popolo Kurdo è stato tenuto prigioniero, in isolamento, in condizioni che sono tra le più disumane. Egli è l’unico prigioniero in un edificio fortificato. L’isola-prigione è stata dichiarata zona militare, il che significa che è sottoposta alla giurisdizione dello staff addetto a gestire le situazioni di crisi; tale staff deve rispondere del proprio operato unicamente al primo ministro turco. Frequentemente le visite di legali e familiari vengono impedite, adducendo di volta in volta differenti motivazioni; il diritto del recluso a comunicare con il mondo esterno viene in tal modo negato. I quasi sei anni di detenzione in isolamento hanno gravemente inciso sulla salute del leader kurdo. La Turchia ha impedito una visita del detenuto da parte di una commissione medica indipendente.
Le misure adottate contro Ocalan violano il diritto internazionale. Esse non
sono conformi alla Convenzione Europea dei Diritti Umani. La richiesta, presentata
dal Comitato per la Prevenzione della Tortura (CPT) del Consiglio d’Europa,
di abbandonare le misure - adottate contro Ocalan - che ne prevedono l’isolamento,
sono state ignorate dal governo turco. Sono state, al contrario, ulteriormente
rafforzate le misure restrittive nei suoi confronti. Lo scopo della deprivazione
delle facoltà sensoriali, posta in atto contro Ocalan, è di distruggerlo
sia mentalmente che fisicamente. Ciò equivale a un’esecuzione effettuata
per gradi. Quale paese candidato all’ingresso nell’Unione Europea,
la Turchia ha il dovere di rispettare i Criteri di Copenhagen, che comprendono
anche l’attenersi a standard obbligatori di garanzia dei diritti umani.
Le istituzioni europee, responsabili di portare avanti l’allargamento
dell’UE, tacciono riguardo a tale situazione; e le istituzioni turche,
in essa coinvolte, considerano tale silenzio delle istituzioni europee come
un’approvazione della loro condotta attuale.
Nonostante tutti questi problemi Abdullah Ocalan sta continuando a propugnare
una soluzione democratica del conflitto turco - kurdo nonché la democratizzazione
dell’intera regione mediorientale. Egli aveva e tuttora riveste un ruolo
di notevole portata nella ricerca di una soluzione pacifica. Il ricorso, nei
suoi confronti, alla detenzione in isolamento, evidenzia che il fine del governo
turco è di trovare una soluzione al problema, ma estromettendo la parte
kurda. In tal modo si vuole giungere a una soluzione definitiva, ma favorevole
unicamente agli interessi dello stato turco. Le riforme legislative, che sono
state introdotte a seguito delle pressioni da parte dell’UE, sembrano
essere unicamente di natura cosmetica.
Ecco perché si richiede che:
• Una delegazione internazionale appositamente costituita possa recarsi
a Imrali; e
• La detenzione in isolamento di Abdullah Ocalan sia rimossa, con effetto
immediato!
UN Special Rapporteur on Torture
C/o Office of the High Commissioner for Human Rights
United Nations Office in Geneva, CH- 1211 Geneva 10-Switzerland, Email: urgent-action@ohchr.org
OSCE Office for Democratic Institutions and Human Rights
Mr. Sirpa RAUTIO
Aleje Ujazdowskie 19, 00-557 Warsaw / POLAND, Tel: 0048 22 52006 00 , Fax. 0048
22 520 06 05 , Email: Sirpa.Rautio@odihr.pl
International Bar Association
271 Regent Street
London W1B 2AQ, Tel: +44 (0)20 7629 1206, Fax: +44 (0)20 7409 0456, E-mail:
member@int-bar.org
Physicians for Human Rights
100 Boylston Street
Suite 702 Boston, MA 02116 USA Tel: (617) 695-0041, Fax: (617) 695-0307
email: phrusa@phrusa.org
Human Rights First
333 Seventh Avenue,13th Floor, New York, NY 10001-5004
Tel: (212) 845 52 00 , Fax: (212) 845 52 99, Email: communicatiosn@humanrights.org
The International Network of Medicines du Mond
62, rue Marcadet, 75018 Paris / France, Tel: 0033 1 44 92 14 15, Fax : 00 33
1 44 92 14 55 , Email : bearoux@medecinsdumonde.net
Medecins Sans Frontieres
MSF International Office
Rue de la Tourelle, 39 –Brussels - Belgium, Phone: +32-2-280-1881 Fax:
+32-2-280-0173
Human Rights Watch
Rue Van Campenhout 15, 1000 Brussels, Belgium -Tel: 32 (2) 732-2009, Fax: 32
(2) 732-0471 Email: hrwatcheu@skynet.be
Erstunterzeichnende der Internationalen Initiative:
Mairead Maguire (Nobelpreisträger, Nordirland), Dario Fo (Regisseur Autor,
Schauspieler, Literaturnobelpreisträger, Italien), Adolfo Perez Esquivel
(Literaturnobelpreisträger, Argentinien), José Ramos-Horta (Friedensnobelpreisträger,
Ost-Timor), José Saramago (Literaturnobelpreisträger, Portugal),
Danielle Mitterrand (Stiftung France Liberté, Frankreich), Ramsey Clark
(Rechtsanwalt, ehem. Justizminister, USA), Uri Avnery (ehemaliger Knessetabgeordneter,
Gush Shalom -Friedensblock- Israel), Prof. Dr. Noam Chomsky (Linguist, Publizist,
Massachusetts Institute of Technology, USA), Alain Lipietz (Mitglied des Europaparlaments,
Frankreich), Pedro Marset Carpos (Mitglied des Europaparlaments, Spanien), Mrs.
Jean Lambert ( Mitglied des Europaparlaments, Großbritanien), Lord Eric
Avebury (Vorsitzender der parlamentarischen Menschenrechtsgruppe, House of Lords,
Großbritannien), Harry Cohen (Parlamentsabgeordneter, Labour-Partei, Großbritannien),
Cynog Dafis (Parlamentsabgeordneter, Plaid Cymru -Wallisische Partei- , Großbritannien),
Lord Raymond Hylton (House of Lords, Großbritannien), Lord John Nicholas
Rea (House of Lords, Großbritannien), Walid Jumblat (Vorsitzender der
Sozialistischen Fortschrittspartei, Libanon), Rudi Vis ( Parlamentsabgeordneter,
Labour-Partei, Großbritannien), Paul Flynn (Parlamentsabgeordneter, Labour-Partei,
Großbritannien), Máiréad Keane (Vorsitzender der Abteilung
für Internationale Beziehungen, Sinn Fein, Nordirland), Domenico Gallo
(Jurist, ehem. Senator -CI-, Mitglied der Magistratura Democratica, Italien),
Livio Pepino (Jurist, Vorsitzender der Magistratura Democratica, Italien), Xabier
Arzalluz (Präsident der PNV / Nationalistische Baskische Partei), Tony
Benn (Parlamentsmitglied, Labour-Partei, Großbritannien), Giovanni Palombarini
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Generalsekretärin des MRAP, Frankreich), Mag. Walter Baier (Vorsitzender
der Kommunistischen Partei Österreichs), Gianna Nannini (Künstlerin,
Italien), Geraldine Chaplin (Schauspielerin, Madrid, Spanien), Dietrich Kittner
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Großbritannien), Alice Walker (Schriftstellerin, USA), Franca Rame (Autorin,
Regisseurin, Schauspielerin, Italien), Chris Kutschera (Schriftsteller, Frankreich),
Prof. Dr. Jean Ziegler (Nationalrat und Publizist, Schweiz), Dr. Diether Dehm
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Davis (University of California, Santa Cruz, USA), Prof. Dr. Luigi Ferraioli
(Professor für Rechtsphilosophie, Italien), Prof. Dr. Uwe Jens Heuer (Professor
für Rechtswissenschaften, Berlin, Deutschland), Prof. Dr. Wolf-Dieter Narr
(Komitee für Grundrechte und Demokratie, Deutschland), Prof. Dr. Werner
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Paech (Völkerrechtler, Hochschule für Wirtschaft und Politik Hamburg,
Deutschland), Prof. Dr. Gerhard Stuby (Völkerrechtler, Universität
Bremen, Deutschland), Prof. Dr. h.c. Ronald Mönch (Rektor der Hochschule
Bremen, Deutschland), Prof. Dr. Elmar Altvater (Int. Lelio-Basso-Stiftung für
die Rechte der Völker Deutschland), Prof. Dr. Helmut Dahmer (Professor
für Soziologie, TU Darmstadt, Deutschland), Prof. Jürgen Waller (Rektor
der Hochschule für Künste Bremen, Deutschland), Hilarion Carpucci
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Katalonien, Spanien), † Michael Feeney (Flüchtlingsberater von Kardinal
Hume, Großbritannien), Gareth Peirce (Rechtsanwältin, Großbritannien),
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Naher und Mittlerer Osten e.V., Deutschland), Yayla Mönch-Buçak
(Universität Oldenburg), Mamoud Osman (Kurdischer Politiker, Großbritannien),
Dr. Jutta Bauer (Buchillustratorin, Deutschland), Rolf Becker ( Schauspieler,
IG Medien, Deutschland), Hans Branscheidt (Journalist, Deutschland), Dr. Rolf
Gössner (Rechtsanwalt, Publizist), Günther Schwarberg (Journalist,
Deutschland), Roland Ofteringer (Informationsprojekt Naher und Mittlerer Osten
e.V., Deutschland)