Free Parade sotto Rebibbia
Odioilcarcere
Roma, 7 giugno 2003

Il carcere è immobile è necessario tornare a scuoterlo. Chi tiene in mano le chiavi del carcere continua a ignorare le terribili condizioni in cui sono costretti detenuti e detenute.

La "sordità" delle classi politiche italiane si è dimostrata più dura e impenetrabile del cemento delle mura che rinchiudono corpi e menti di donne, uomini e ragazzi. Una "sordità" che ha un significato preciso e drammatico: queste classi politiche considerano la galera una vera e propria "discarica sociale" ove gettare tutti i prodotti del "disagio" causato dalle devastanti politiche antipopolari degli ultimi anni: ad esempio le politiche proibizioniste con il risultato di oltre 15.000 tossicodipendenti segregati dietro le sbarre; e quelle sull'immigrazione (vedi la legge Bossi-Fini) che hanno portato nelle carceri oltre 16.000 migranti; così come le politiche di controllo e repressione nelle periferie urbane degradate, contro le vecchie e nuove fasce di povertà, contro chi è colpito dalla disoccupazione crescente prodotta dalla feroce ristrutturazione capitalistica. Di fronte a tanta ottusa "sordità" delle classi politiche e al comatoso silenzio che grava sui temi della "giustizia" ci pare opportuno "fare un po' di rumore" per cercare di svegliare chi non vuol sentire. Il mezzo che useremo sarà la musica, ma suonata molto forte, in grado di scavalcare le alte mura di quel carcere, attraversare le sbarre e raggiungere le menti di detenuti e detenute che la galera vorrebbe spegnere: sarà un corteo musicale che si muoverà per le strade del quartiere al cui interno è situato uno dei carceri più grandi d'Europa; con suoni, balli e tanta creatività.
Per comunicare a tutte e tutti che quell'edificio chiamato carcere non ha ragione di esistere in quanto nega proprio quel "reinserimento sociale" sul quale si basa la giustificazione "legale" del carcere; perché infligge soltanto sofferenze e degrado; e come tale dovrebbe essere svuotato di corpi e menti.

Proponiamo a tutte le realtà di movimento in ogni città di organizzare, nello stesso periodo, iniziative contro il carcere, iniziando da quello che si trova nel luogo dove si vive e si opera.
... perché un movimento che afferma che "un altro mondo è possibile" deve dimostrare, a se stesso e agli altri, che questo "altro" mondo dev'essere anzitutto un "mondo senza galere".

 

Roma, aprile 2003 "odio il carcere"


contatti: odioilcarcere@inventati.org