Il carcere è immobile è necessario tornare a
scuoterlo. Chi tiene in mano le chiavi del carcere continua a ignorare le
terribili condizioni in cui sono costretti detenuti e detenute.
- Non è bastata una protesta di oltre 4 mesi che
ha impegnato la grande maggioranza dei detenuti e delle detenute di oltre
100 carceri; una protesta che dal settembre dello scorso anno si è
protratta fino a poche settimane fa;
- Non è bastata la diffusione dei dati sul sovraffollamento,
giunto a livelli intollerabili che peggiorano terribilmente tutte le condizioni
di vita in cui vengono costretti oltre 57.000 reclusi, in strutture capaci
di contenerne non più di 42.000;
- Non è bastata la denuncia delle numerose violazioni
compiute dal Ministero della Giustizia delle stesse leggi italiane, ottenute
dopo dure e lunghe lotte: come ad esempio la non applicazione della legge
sulla "Sanità Penitenziaria", che trasferisce al Servizio
Sanitario Nazionale la responsabilità della salute dei carcerati,
togliendola alla corporazione dei medici penitenziari veri e propri "secondini
in camice bianco"; una situazione vergognosa che continua a causare
le tragedie chiamate ridicolamente "morti naturali", che non sono
altro che assassini compiuti dal sistema-carcere per omissione di soccorso
e di cura;
- Non è bastata la denuncia dell'avvenuta abrogazione
di fatto dell'applicazione delle famose "misure alternative alla detenzione",
che cerca di cancellare 30 anni di lotte e di speranze; per non parlare
della costante violazione e del non rispetto dei diritti elementari dei
detenuti e detenute, perfino di quelli garantiti dalla Costituzione;
- Non è bastato il numero crescente di atti di autolesionismo
in carcere, alcuni dei quali sono condotti fino all'esito fatale della morte:
segno inequivocabile del disagio che ha raggiunto livelli raccapriccianti;
- Non è bastata la denuncia degli organismi internazionali
che hanno più volte condannato l'Italia per l’inosservanza
delle norme sul rispetto della persona incarcerata, denunce che si sono
intensificate negli ultimi anni e che hanno posto questo paese alla stregua
dei più infimi regimi dittatoriali;
- Non è bastato nemmeno l'intervento delle più
alte autorità ecclesiastiche;
La "sordità" delle classi politiche italiane
si è dimostrata più dura e impenetrabile del cemento delle mura
che rinchiudono corpi e menti di donne, uomini e ragazzi. Una "sordità"
che ha un significato preciso e drammatico: queste classi politiche considerano
la galera una vera e propria "discarica sociale" ove gettare tutti
i prodotti del "disagio" causato dalle devastanti politiche antipopolari
degli ultimi anni: ad esempio le politiche proibizioniste con il risultato di
oltre 15.000 tossicodipendenti segregati dietro le sbarre; e quelle sull'immigrazione
(vedi la legge Bossi-Fini) che hanno portato nelle carceri oltre 16.000 migranti;
così come le politiche di controllo e repressione nelle periferie urbane
degradate, contro le vecchie e nuove fasce di povertà, contro chi è
colpito dalla disoccupazione crescente prodotta dalla feroce ristrutturazione
capitalistica. Di fronte a tanta ottusa "sordità" delle classi
politiche e al comatoso silenzio che grava sui temi della "giustizia"
ci pare opportuno "fare un po' di rumore" per cercare di svegliare
chi non vuol sentire. Il mezzo che useremo sarà la musica, ma suonata
molto forte, in grado di scavalcare le alte mura di quel carcere, attraversare
le sbarre e raggiungere le menti di detenuti e detenute che la galera vorrebbe
spegnere: sarà un corteo musicale che si muoverà per le strade
del quartiere al cui interno è situato uno dei carceri più grandi
d'Europa; con suoni, balli e tanta creatività.
Per comunicare a tutte e tutti che quell'edificio chiamato carcere non ha ragione
di esistere in quanto nega proprio quel "reinserimento sociale" sul
quale si basa la giustificazione "legale" del carcere; perché
infligge soltanto sofferenze e degrado; e come tale dovrebbe essere svuotato
di corpi e menti.
Proponiamo a tutte le realtà di movimento in ogni città di
organizzare, nello stesso periodo, iniziative contro il carcere, iniziando
da quello che si trova nel luogo dove si vive e si opera.
... perché un movimento che afferma che "un altro mondo è
possibile" deve dimostrare, a se stesso e agli altri, che questo "altro"
mondo dev'essere anzitutto un "mondo senza galere".
Roma, aprile 2003 "odio il carcere"
contatti: odioilcarcere@inventati.org