Il carcere
Ma di quale "reinserimento sociale" andate blaterando?
Odioilcarcere
Roma, 31 dicembre 2003
Il carcere è sempre più un dispensario di sofferenze e degrado;
distrugge la personalità delle donne e uomini che vi sono rinchiusi.
Le condizioni di detenzione continuano a peggiorare. Quelli che ci governano,
continuando l'opera di demolizione dei diritti delle classi lavoratrici, tentano
di rifilarci un falso diritto alla sicurezza. Ma ragionandoci ad occhi aperti
e analizzando la realtà che viviamo, non possiamo non accorgerci che
non si tratta d'altro che della costruzione di una società piena di carceri,
di repressione, di controlli asfissianti che si addentrano fin nei comportamenti
individuali e intimi (vedi la vergogna della legge appena approvata sulla "procreazione
assistita").
Non ci credete?
Basta guardare la conclusione del balletto sull'indulto, che doveva servire
ad alleggerire la piaga del sovraffollamento (57.000 presenze a fronte di una
capienza di 40.000). Mesi e mesi di lotta nelle carceri, un lungo e sofferto
dibattito parlamentare, sulla stampa e in televisione; autorità italiane
e internazionali, papi e presidenti si sono pronunciati. La conclusione è
stata un indultino, che non fa uscire nemmeno 2000 detenuti.
E non basta…
Il governo ha allo studio un disegno di legge che aumenta di molto le condanne
per i cosiddetti recidivi, ossia per chi commette lo stesso reato una seconda
volta, escludendolo inoltre dalle pene alternative. Se verrà approvato,
comporterà pene più lunghe, ancora più presenza di detenuti
e detenute e quindi maggiore sovraffollamento, che vuol dire condizioni di vita
ancora più allucinanti, sempre meno igiene, quei pochi diritti rimasti
nelle carceri verranno spazzati via.
… e il governo ci promette di costruire nuove carceri.
Altre spese, altre tangenti e ruberie sugli appalti, altri soldi che saranno
tolti alla sanità pubblica, alla scuola e alle pensioni. Intanto nelle
carceri mancano i soldi per le medicine e se ci hai il mal di denti ti resta
solo da bestemmiare! Vengono ridotte le spese per le attività sportive
e ricreative. Le strutture igieniche vanno in malora: D'estate manca l'acqua
fredda e d'inverno quella calda. Non ci sono fondi per i servizi sociali e per
le strutture di accoglienza. Così, in queste festività, oltre
un centinaio di detenuti e detenute delle carceri romane NON potranno usufruire
di alcun permesso (una manciata di giorni fuori dal carcere) perché non
hanno un domicilio dove trascorrerlo. Non è un inferno questo?
Il carcere di oggi e quello di domani assomiglia sempre più a un "cimitero
dei vivi", come lo definì un certo Filippo Turati (dirigente del
partito socialista) in un discorso al parlamento nel lontano 1904: cent'anni
fa! Non è quindi vero che il carcere non è migliorabile, né
riformabile?
Noi ci siamo ri/presi la libertà di lottare per abolire ogni galera;
la libertà di lottare perché di carcere non si muoia più,
ma nemmeno di carcere si viva; la libertà di pensare che un altro mondo
possibile deve essere un mondo senza galere!
Il 31 dicembre 2003 ci riprenderemo la libertà di trascorrere la fine
dell'anno al fianco dei detenuti e delle detenute per solidarizzare con chi
lotta nelle condizioni più difficili e per rafforzare la comunicazione
oltre le mura e le sbarre. Un anno per essere nuovo deve essere un anno senza
galere
Fonte: volantino di Odioilcarcere (Roma) per promuovere un'iniziativa sotto il carcere romano di Rebibbia, la mattina del 31 dicembre 2003.