Il New York Times analizza trend Usa della "tolleranza zero"
Manette in classe agli studenti ribelli
Alessandra Farkas
Corriere della Sera, 5 gennaio 2004
Nello stato americano dell'Ohio finisce in cella una ragazzina che rifiutava di coprirsi l'ombelico. Sono stati arrestati anche due undicenni che avevano spento la luce nei bagni delle compagne. Marsha Levick, giurista: "In tutto il mondo si ricorre al cattivo voto in condotta, da noi al giudice minorile".
New York - Lo scorso ottobre, quando una quattordicenne di Toledo, in Ohio,
si è presentata in classe con un provocante top che le lasciava l'ombelico
scoperto, un insegnante le ha porto una camicia, ordinandole di indossarla.
La teenager si è rifiutata. E ha fatto lo stesso quando, più
tardi, sua madre è arrivata a scuola con una T-Shirt extra large.
La disputa, finita sulla prima pagina dal New York Times, si è conclusa
quando un poliziotto, assegnato alla scuola, ha ammanettato la ragazza ribelle
che, a bordo di una volante, è stata trasportata al centro di detenzione
del Tribunale per i minori della Contea di Lucas.
Qui la ragazza, imputata soltanto d'aver indossato un abito giudicato troppo
osé dal codice di abbigliamento scolastico del suo Stato repubblicano
e bacchettone, è stata schedata, incriminata e ha trascorso varie ore
in cella finché la madre, un tecnico che ripara macchinette automatiche
dispensa-bibite, non è venuta a prenderla.
La giovane, il cui nome per motivi di privacy non è stato divulgato,
è solo una tra oltre due dozzine di studenti di Toledo arrestati a
scuola nel mese di ottobre per "crimini" quali insultare i compagni,
dire parolacce in classe, non obbedire ai professori e violare il codice d'abbigliamento.
Nel suo lungo reportage la giornalista del New York Times Sara Rimer spiega
che il trend "non riguarda solo l'Ohio ma un po' tutti gli Stati dell'Unione",
dove "un numero crescente di scuole" si affida sempre più
spesso "a carceri e tribunali" per risolvere problemi "di carattere
squisitamente scolastico".
La nuova filosofia della "tolleranza zero", inaugurata a metà
degli anni '90 in seguito all'ondata di stragi nelle scuole Usa, sta provocando
eccessi al limite del ridicolo. Nell'ultimo anno sono finiti dietro le sbarre
due studenti di scuola media, rei confessi di aver spento la luce nella toilette
delle ragazze e un'undicenne, arrestata perché "si nascondeva
in un'aula vuota durante l'ora di lezione".
Nel verbale compilato prima di prendere le sue impronte digitali (compromettendo
per sempre la sua fedina penale), i poliziotti hanno scritto che "il
sospetto non ascolta mai in classe e disturba il processo di apprendimento
degli altri studenti". Roba da barzellette, se non fosse che la crociata
disciplinaria non risparmia neppure l'istruzione inferiore.
In una scuola elementare della Pennsylvania un bimbo di 8 anni con problemi
psicologici, peraltro ben noti al corpo docente, è finito in galera
per aver "urinato sul pavimento, gettato una scarpa in aria e gridato
al maestro "largo ai bambini"".
"È una vergogna - tuona Marsha Levick, direttore legale del Juvenile
Law Center of Philadelphia, che rappresenta il piccolo - ciò può
accadere perché la legge americana lo consente. La cultura è
completamente cambiata rispetto a qualche decennio fa - precisa -. Oggi i
tribunali minorili sono considerati l'antidoto per qualsiasi tipo di magagna
che nel resto del mondo viene risolta con un cattivo voto in condotta o al
massimo con la sospensione".
Nell'America di oggi, il carcere è diventato insomma una sorta di estensione
dell'ufficio del preside. Un male considerato "necessario", soprattutto
alla luce dei drastici tagli ai budget scolastici effettuati dall'amministrazione
Bush, che ha eliminato migliaia di programmi speciali e di sostegno per gli
studenti con problemi psicologici e comportamentali.
"Il nostro obbiettivo è garantire che la scuola sia un luogo dove
i docenti possano insegnare e i ragazzi apprendere - si difende Jane Bruss,
portavoce del distretto scolastico di Toledo - certo che esistono alternative,
ma sono troppo costose".
Com'era prevedibile, il trend ha già scatenato roventi polemiche. "Cercare
di capire il perché di certi comportamenti e dare un'altra chance ai
nostri ragazzi sono diventati concetti fuori moda - accusa Laurence Steinberg,
docente di Psicologia alla Temple University e una delle massime autorità
nel campo.
James Ray, giudice della Tribunale per i minori della Contea di Lucas, gli
da ragione: "Stiamo demonizzando la nostra infanzia - afferma - eppure
solo il 2% delle incriminazioni vagliate dal mio tribunale riguarda incidenti
seri quali aggressione ai professori o portare armi in classe".
In Stati come l'Ohio, la Virginia, il Kentucky e la Florida, i magistrati
dei tribunali minorili sono in rivolta. "Siamo oberati da una mole di
lavoro ridicola e insostenibile - si lamenta l'avvocato Andy Block, autore
di uno studio sul tema per conto dell'American Bar Association's Juvenile
Defender Center - ci obbligano a perdere tempo, risorse ed energie per problemi
di competenza altrui".
A finire nelle maglie della giustizia, secondo Block, sono soprattutto le
minoranze e i ragazzi poveri e psicologicamente disabili: quasi il 70% degli
studenti incriminati. "In passato questi studenti potevano usufruire
di specialisti all'interno della scuola - spiega il Dr. Steinberg - ma le
classi di sostegno non esistono più e i carceri minorili sono diventati
la spazzatura dove la nostra società getta via i ragazzi indigenti
e con problemi mentali e di apprendimento".
Il nuovo rigore
I numeri
Oltre due dozzine di studenti sono stati arrestati a Toledo, in Ohio, nello
scorso ottobre. Nella Contea di Lucas ci sono stati 1727 arresti nel 2002
contro i 1237 del 2000. Nella Contea di Miami nel 2001 ci sono stati 2345
arresti nelle scuole pubbliche, una cifra tre volte superiore a quella del
1999. Dall'Ohio alla Virginia, dal Kentucky alla Florida i Tribunali minorili
lamentano di essere oberati da casi di cattiva condotta giovanile che dovrebbero
essere risolti tra le mura scolastiche
I "reati"
I comportamenti sanzionati vanno dal disturbo in classe all'insulto al personale
scolastico, dal gridare contro i compagni di scuola alla violazione del codice
di abbigliamento
***
"Under 14 a passeggio scortati dopo le 20"
Proposta in Germania
Berlino - Divieto per i ragazzi sotto i 14 anni di uscire di casa da soli
dopo le 20: questa la proposta fatta in Germania dal segretario generale della
Csu bavarese per combattere la baby-criminalità in continua espansione.
In dichiarazioni al domenicale Bild am Sonntag, il segretario generale del
partito cristiano sociale Markus Soeder ha detto che di sera i minori di 14
anni dovrebbero potere uscire di casa solo se accompagnati da un adulto. A
suo avviso, tale prescrizione andrebbe inserita nella legge già esistente
sulla difesa di ragazzi e giovani nella società. "Alla legge andrebbe
aggiunto un paragrafo che imponga ai ragazzi, con meno di 14 anni, l'obbligo
di uscire di casa dopo le 20 in compagnia di una persona adulta" ha detto
Soeder. L'esponente del partito conservatore bavarese ha inoltre auspicato
sanzioni più severe per quei genitori che trascurino eccessivamente
i loro figli. "Quei genitori che dovessero ripetutamente trascurare e
omettere la cura dei propri figli dovrebbero essere subito privati del diritto
di tutela" ha detto Soeder. "Prima - ha sottolineato - il classico
reato di giovani e ragazzi era il furto nei negozi. Oggi, invece, i 14enni
hanno sempre più spesso armi, feriscono e compiono reati contro la
persona o compiono reati legati al mondo della droga".