Ieri attivisti, oggi terroristi
Sei settimane dopo l’attacco terroristico dell’11 settembre un nervoso
Congresso, esiliato dai suoi uffici contaminati dall’antrace, è capitolato di
fronte alle richieste dell’amministrazione Bush di un nuovo arsenale di armi
antiterrorismo. Nonostante le vigorose proteste delle organizzazioni per le
libertà civili, il Congresso ha approvato a schiacciante maggioranza l’Usa
Patriot Act (Uniting and Strengthening America by Providing Appropriate Tools
Required to Intercept and Obstruct Terrorism Act). Il voto alla Camera è
stato di 356 a 66, al Senato di 98 a 1. Questo progetto di legge redatto
frettolosamente, complesso e di grande portata, lungo 342 pagine, è tuttavia
passato praticamente senza un dibattito o pubbliche udienze. [...]
Poteri ampi e incontrollati all'esecutivo
Addio "giusto processo"
Sospensione su vasta scala delle libertà civili
Siamo tutti terroristi
Divieto d'ingresso
Articolo 411. Libertà di espulsione
Quando un'organizzazione è "terroristica"?
Articolo 412. Libertà di detenzione
Fonte: "Covert Action Quarterly", winter 2001. Trad.
e adatt. di Anna Desimio.
di Nancy Chang
Pubblicato su Guerre&Pace, n. 86, febbraio 2002
L’Usa Patriot Act ha un disegno di portata radicale: esso sacrifica a un
livello senza precedenti le nostre libertà in nome della sicurezza nazionale,
consolidando nuovi ampi poteri nell’esecutivo. In base al Patriot Act viene
infatti accresciuta la possibilità di controllo e raccolta di informazioni, il
pubblico ministero ha a disposizione una serie di nuovi strumenti, inclusi
l’imputazione di nuovi reati, pene accresciute e più ampie limitazioni.
L’Ufficio per l’immigrazione e la naturalizzazione (Ins) ha acquisito l’autorità
di detenere gli immigrati sospettati di terrorismo per lunghi, o anche
indefiniti, periodi. E mentre il Patriot Act aumenta i poteri dell’esecutivo,
contemporaneamente separa l’esercizio di questi poteri da qualsiasi
significativo controllo da parte del Congresso.[...]
Il dipartimento di Giustizia (Doj) ha già ammesso la detenzione di 1.100
immigrati, nessuno dei quali è stato accusato di atti terroristici. Molti di
questi sembra siano stati trattenuti per periodi prolungati in base a un
regolamento straordinario annunciato il 17 settembre dal ministro della
Giustizia Ashcroft.
Questo regolamento smantella l’impianto del giusto processo consentendo
all’Ins di detenere gli stranieri senza accusa per 48 ore o un non definito
"ragionevole periodo di tempo addizionale" nel caso di una "emergenza o di altre
circostanze straordinarie". Inoltre, molti in questo gruppo sono detenuti con
accuse non collegate al terrorismo o violazioni minori della legge
sull’immigrazione, in una moderna forma di detenzione preventiva.
In maniera agghiacciante, il ministro della Giustizia ha replicato
all’approvazione della legge non impegnandosi a usare i suoi nuovi poteri
responsabilmente e garantendo contro il loro abuso ma, al contrario, promettendo
di aumentare i suoi sforzi a favore della detenzione. Confondendo lo status di
immigrato con quello di terrorista, ha dichiarato: "Che i terroristi fra di noi
siano avvisati, se il visto sarà scaduto anche da un solo giorno, vi
arresteremo". [...]
La vistosa affermazione di potere dell’Amministrazione, unita all’ampia gamma
di strumenti contro il terrorismo che l’Usa Patriot Act mette a sua
disposizione, fa presagire una sospensione su vasta scala delle libertà civili
che riguarderà molti più soggetti di coloro che sono coinvolti in attività
terroristiche.
Prima di tutto, il Patriot Act mette in pericolo il Primo emendamento
[della Costituzione, N.d.T.] relativo alla libertà di pensiero e
di associazione politica, creando un nuovo generico reato di "terrorismo
interno" e negando l’ingresso agli stranieri su basi ideologiche. In secondo
luogo, la legge ridurrà i nostri diritti alla privacy difesi dal Quarto
emendamento, garantendo al governo maggiori poteri di controllo. In terzo luogo,
gli stranieri vedranno un’ulteriore erosione del loro diritto al giusto processo
in quanto in base al Patriot Act saranno posti in stato di detenzione
obbligatoria ed espulsi dagli Stati Uniti. Gli attivisti politici critici del
nostro governo o che hanno legami con movimenti politici internazionali sono fra
quelli maggiormente esposti a subire le conseguenze di questi attacchi alle
libertà civili.
L’articolo 802 dell’Usa Patriot Act crea il reato federale di "terrorismo
interno" che si estende ad "atti che mettono in pericolo la vita umana in
violazione del diritto penale" se essi "appaiono tesi a influenzare la
politica di un governo con l’intimidazione o con la coercizione", e se essi
"avvengono in primo luogo in territorio sotto la giurisdizione degli Usa".
Poiché questo reato è enunciato in termini così vaghi e ampi, corre il
rischio di essere letto dalle polizie federali come una autorizzazione alla
raccolta di informazioni e al controllo di attivisti politici e organizzazioni
sulla base della loro opposizione alle politiche governative, e di essere letto
dall’accusa come un via libera alla criminalizzazione del legittimo dissenso
politico. Attività di protesta vigorose, per loro stessa natura, potrebbero
essere interpretate come atti che "appaiono tesi a influenzare la politica di
un governo con l’intimidazione o la coercizione". Inoltre, scontri fra
dimostranti e forze dell’ordine e atti di disobbedienza civile (anche quelli che
non provocano feriti e sono interamente nonviolenti) potrebbero essere
interpretati come "pericolosi per la vita umana" e in "violazione del diritto
penale". Ambientalisti, no-global, e attivisti che praticano azioni dirette,
sono particolarmente vulnerabili all’accusa di "terrorismo interno".
Inoltre l’articolo 803 definisce un reato "accogliere o nascondere qualsiasi
persona si sappia, o si abbiano ragionevoli motivi per credere abbia commesso, o
stia per commettere" determinate attività terroristiche. Per effetto degli
articoli del Patriot Act relativi al "terrorismo interno" e al dare ospitalità,
gli attivisti politici possono inopinatamente trovarsi a essere oggetto di
controllo e accusa da parte del governo.
Un attento controllo dell’uso che il governo farà di questa legge sarà
necessario per accertare che individui o organizzazioni non siano scelti
selettivamente come bersaglio sulla base della loro opposizione alle politiche
governative. Il Primo emendamento non tollera limitazioni alla libertà di parola
basate sulle opinioni.
Inoltre l’articolo 411 introduce un test d’ingresso negli Stati Uniti su base
ideologica, che prende in esame i discorsi politici chiave, normalmente protetti
dal Primo emendamento. Rappresentanti di un gruppo politico o sociale, "la cui
approvazione pubblica di attività terroristiche che il Segretario di stato ha
stabilito mettere in pericolo gli sforzi di ridurre o eliminare le attività
terroristiche", non possono più entrare negli Stati Uniti. L’ingresso negli Usa
è anche vietato agli stranieri che abbiano usato la propria "posizione di
rilievo all’interno di un qualsiasi paese per approvare pubblicamente o
abbracciare l’attività terroristica", se il Segretario di stato decide che quel
pronunciamento "mina gli sforzi di ridurre o eliminare le attività
terroristiche". [...]
L’Usa Patriot Act priva gli immigrati dei loro diritti derivanti
dall’istituto del giusto processo e dal Primo emendamento attraverso due
meccanismi che funzionano in tandem.
In primo luogo, l’articolo 411 amplia in maniera consistente la categoria di
immigrati che possono essere espulsi per terrorismo. Nonostante il termine
"attività terroristica" comunemente definisca solo la violenza premeditata e
motivata politicamente, diretta contro la popolazione civile, l’articolo 411 ne
amplia il significato fino a comprendere qualsiasi reato che prevede l’uso di
"un'arma o dispositivo pericoloso (a meno che non sia per il semplice guadagno
personale)". In base a questa ampia definizione, un immigrato che afferra un
coltello o un’arma improvvisata durante una lite o nel commettere un delitto
passionale, può essere soggetto a espulsione come "terrorista".
Il termine "prendere parte ad attività terroristiche" è inoltre stato
ampliato fino a includere la raccolta di fondi per sollecitare adesioni di soci
e fornire aiuto materiale a una "organizzazione terroristica", anche quando
quell’organizzazione ha fini umanitari e politici legittimi e lo straniero cerca
solo di sostenere questi fini legali.
Per complicare ulteriormente le cose, il termine "organizzazione
terroristica" non è più limitato a organizzazioni che sono già state
ufficialmente designate come terroristiche e che per questo sono state iscritte
nel Registro federale. L’articolo 411 include infatti nelle "organizzazioni
terroristiche" gruppi che non sono mai stati definiti tali, se rientrano nel
vago criterio di "due o più individui, organizzati o meno", che prendono parte a
tre specifiche attività terroristiche: raccogliere fondi, sollecitare adesioni
di soci, fornire aiuto materiale a una "organizzazione terroristica" non
iscritta nel Registro federale. In questo caso, l’articolo 411 impone allo
straniero il difficile, se non impossibile, compito di "dimostrare che non
sapeva, e che non avrebbe potuto ragionevolmente sapere, che l’azione avrebbe
favorito l’attività terroristica dell’organizzazione".
Inoltre, se l’"organizzazione terroristica" è iscritta nel Registro federale,
lo straniero non può essere espulso se ha commesso questi "reati" quando
l’organizzazione non era ancora riconosciuta come "terroristica", ma è permessa
l’espulsione di uno straniero che abbia fatto le stesse cose prima dell’entrata
in vigore del Patriot Act, a favore di una "organizzazione terroristica" non
iscritta nel Registro Federale.
Nello stesso tempo in cui l’articolo 411 amplia enormemente la categoria di
immigrati che possono essere espulsi per terrorismo, l’articolo 412 aumenta a
dismisura la facoltà del ministro della Giustizia di detenere gli immigrati
sospettati di rientrare in quella categoria. In base alla sola discrezionalità
del ministro, che abbia "basi ragionevoli per credere" che uno straniero sia
coinvolto in attività terroristiche o altre attività che mettono in pericolo la
sicurezza nazionale, uno straniero può essere detenuto anche sette giorni senza
essere accusato di violazioni penali o relative alla legge sull’immigrazione.
[...]
Se uno straniero è accusato di una violazione della normativa migratoria, è
sottoposto a detenzione obbligatoria e non può essere scarcerato fino a che non
è espulso, o fino a che il ministro della Giustizia non decide che non deve più
essere considerato terrorista. Fino a che il procedimento legale relativo alla
normativa migratoria non è completato, al ministro della Giustizia è richiesto
di rivedere il suo giudizio ogni sei mesi. E tuttavia, il Patriot Act non impone
al ministro né di informare lo straniero delle prove su cui si basa il suo
giudizio, né di dargli la possibilità di contestare quella prova in un
procedimento amministrativo. [...]
Anche quando per uno straniero in attesa di espulsione viene verificata
l’applicabilità dell’asilo o altri istituti che escludano l’espulsione,
l’articolo 412 non consente il suo rilascio. Inoltre, nel caso dovesse essere
espulso, ma l’espulsione fosse "improbabile in un futuro ragionevolmente
prevedibile" (con tutta probabilità perché nessun altro paese l’accetterebbe)
potrebbe essere detenuto per un periodo aggiuntivo di sei mesi "se la
scarcerazione dello straniero dovesse mettere in pericolo la sicurezza nazionale
degli Stati Uniti, o quella della comunità, o di singoli".
L’istituto del giusto processo "si applica a tutte le ‘persone’ negli Usa,
compresi gli stranieri, sia che la loro presenza sia legale, illegale,
temporanea o permanente". Tuttavia il Patriot Act espone gli immigrati a una
detenzione prolungata e, in alcuni casi, indefiniti, basata sulla esclusiva
discrezionalità del ministro della Giustizia. Occorrerà vedere fino a che punto
le corti federali chiederanno che il ministro basi il suo giudizio su evidenze
oggettive. E tuttavia è difficile non concludere che le nuove normative previste
dal Patriot Act priveranno gli immigrati delle loro libertà in assenza del
giusto processo.