
Hooligans addio, l'occhio della tv vede anche gli insulti
di Filippo Maria Ricci
Corriere della Sera, 30 ottobre 2002
LONDRA - In Inghilterra le parole chiave nella lotta contro
gli hooligans sono due, prevenzione e repressione. Dopo alcuni decenni
in cui andare allo stadio a picchiarsi era diventato una specie di sport nazionale,
in Inghilterra hanno deciso di combattere in maniera decisa il fenomeno e oggi
negli stadi gli scontri sono piuttosto rari. Praticamente scomparsi in Premier
League, gli incidenti continuano a verificarsi in maniera marginale sui
campi minori. Quasi mai comunque all'interno o nei dintorni degli stadi, territori
letteralmente coperti di telecamere a circuito chiuso e battuti da poliziotti
digitali, tutti dotati di "camcorder" piccole e precise. Negli
anni 80, e soprattutto dopo la tragedia dell'Heysel, il governo inglese pretese
e ottenne che tutti gli stadi abolissero i posti in piedi e si dotassero di
impianti tv a circuito chiuso. Una volta cominciati gli arresti è arrivata
anche la pubblicità, con l'appoggio dei tabloid pronti a svergognare
in milioni di copie i protagonisti in negativo delle imprese. Quando si verificano
incidenti la polizia sequestra tutte le eventuali fotografie dei reporter presenti
e soprattutto passa al microscopio la grande quantità di materiale filmato.
Le foto dei "protagonisti" finiscono sui giornali, con numeri di telefono
da chiamare per denunciare eventuali sospetti. E in Inghilterra la gente chiama.
Denuncia, testimonia. E le pene per chi viene riconosciuto colpevole sono sostanziali.
Due hooligans del Chelsea filmati in incognito da un reporter della Bbc
sono stati condannati a sei e cinque anni di carcere. Senza che gli incidenti
si verificassero. In teoria è vietato addirittura il coro offensivo.
In pratica non tutti gli spettatori si astengono, ma è frequente negli
stadi britannici vedere tifosi prelevati da uno o due steward (disarmati,
e pagati dai club, non dal contribuente) ed espulsi dallo stadio per aver fatto
gestacci o aver insultato tifosi o giocatori avversari. Ed è per questo
che quattro club britannici hanno denunciato alla Uefa in meno di un mese i
cori razzisti subiti dai propri giocatori di colore in giro per l'Europa. L'Uefa
ha fatto suo e diramato un decalogo anti-razzista e punito con multe più
o meno salate i club i cui tifosi si erano resi protagonisti di episodi di razzismo.
Nell'estate del 2000, dopo i violentissimi incidenti causati dai tifosi della
nazionale inglese a Euro 2000, il governo di Tony Blair ha lanciato e fatto
approvare a tempo di record, due sole settimane, il "Football Disorder
Act", un pacchetto di leggi antiviolenza che ha conferito poteri enormi
alla polizia. Nella sinistra si è acceso il dibattito, ma alla fine in
nome della pace e della sicurezza degli stadi tutti si sono trovati d'accordo.
La polizia può sequestrare il passaporto ad un elemento sospetto cinque
giorni prima di una gara internazionale, e per essere giudicati "sospetti"
può bastare anche un tatuaggio. Ma in Inghilterra il calcio è
considerato uno spettacolo per famiglie: infatti si gioca il 26 dicembre, il
1 gennaio e il lunedì di Pasqua.