Estate 1992: l'Isola di Pianosa Fonte: Liberarsi dalla necessità del carcere, n. 1, anno XV,
novembre 2001.
È il 22 luglio 1992, ore 19.20, un caldo insopportabile. Finalmente, viene spento l'elicottero, una liberazione per le mie orecchie, ancora tutto stordito sono fatto scendere. Appena metto i piedi a terra alcuni secondini mi danno pugni e calci, sono preso di peso come un fiammifero e poi vengo lanciato dentro una jeep, sbatto la testa sulla sbarretta del bracciolo del seggiolino, le manette mi vengono messe ancora più strette, bloccandomi il passaggio del sangue dei polsi. Mi danno un pugno sulla testa gridando: "Abbassa la testa, bastardo". Dopo cinque minuti di strada mi fanno scendere con uno spintone, cado per terra, per istinto mi porto l'avambraccio al viso riparandomi, sono sollevato di peso con schiaffi e calci, fatto entrare in un fabbricato e messo in una cella d'isolamento, tre metri per due, una branda di ferro massiccio saldata per terra, un lavandino d'acciaio saldato al muro, sopra un rubinetto con acqua salata non potabile. L'isola di Pianosa è sprovvista d'acqua dolce, è portata sull'isola dalla nave cisterna che la preleva da Piombino. Per bere si consuma acqua minerale imbottigliata. La direzione passa solamente un litro ogni giorno, l'altra la dobbiamo comprare da noi se non vogliamo patire la sete.
A fianco del lavandino c'è il gabinetto alla turca, a destra una mensola di ferro saldata al muro, a terra nel mezzo un seggiolino.
I muri pieni d'acqua formano alcuni canaletti, che conducono fino al pavimento l'acqua come per i campi delle risaie. Mi viene ordinato di spogliarmi, rimango nudo, fatto abbassare a quattro piedi, mi vengono allargate le chiappe del sedere per guardare meglio nel buco, mi fanno aprire la bocca, alzare la lingua per ispezionare bene la bocca, mi guardano persino le orecchie e i fori del naso. Ad un tratto si scagliano di nuovo come belve assetate sul mio povero corpo, il pestaggio dura alcuni minuti lunghi come un'eternità, svengo, riprendo i sensi con una puntura fattami da una dottoressa, la quale vedendomi esclama: "Ma come è ridotta questa persona?" Il suo lavoro (perché è obbligata) è di far finta di nulla, infatti, nel certificato per la medicazione scrive: "Trattasi di una piccola escoriazione sulla fronte scivolando in cella": Mi è imposto di firmare che sono caduto da solo e vengono lasciato per alcuni giorni in cella d'isolamento, un litro d'acqua da bere al giorno, 200 grammi di vitto con dentro cicche di sigarette e pezzettini di vetro. Spesso entrano in cella con la sbarra per battere le sbarre, mi ordinano di stare dritto e di abbassare la testa, di guardare per terra, con le mani dietro la schiena e sono costretto a salutare senza ricevere risposta sia all'entrata dei secondini e sia all'uscita per quattro volte al giorno. Mi è consegnato un documento che mi è stato applicato il 41 Bis. Tutti questi maltrattamenti, queste umiliazioni così crudeli, hanno uno scopo ben preciso: far dire ai detenuti, sotto le torture, le falsità (che per loro sarebbe la Verità): Dopo diversi giorni in cella d'isolamento sono condotto nel reparto "A", terza sezione, primo blocco, cella numero tre. Trovo un detenuto. Questa cella ne può ospitare tre con le brande ben saldate al suolo.
A due metri d'altezza dal pavimento si trova una bilancetta per conservare la biancheria. In un angolo saldato al muro vi è un televisore bianco e nero, per terra una panca di ferro lunga due metri per 50 cm e un tavolo, tutto bloccato col cemento. Il detenuto che c'è dentro si chiama Salvatore ma si fa chiamare Turi, è un mio concittadino anche lui di Catania. Turi mi offre alcune brioche, uno dei pochi alimenti che ci permettono di acquistare, più che altro questo serve ai secondini per divertimento sui detenuti. Accetto con piacere per fame, sono dimagrito di cinque chili.Turi mi dà un paio di pantaloni, una maglietta, alcuni boxer, le scarpe non me le può dare perché ogni detenuto ne può avere solo un paio. Per la prima volta al mio arrivo nell'isola mi è finalmente data la cena, un pezzo di mortadella e un pezzettino di frittata. In seguito mi sono accorto che la domenica è il giorno più sicuro per consumare la cena, all'apparenza si presenta senza scorie, diversamente dal pranzo dove si trova sia nella pasta sia nel secondo un po' di tutto tra sputi, cicche, carta, plastica, vetro, preservativi e spaghi. La carne non si vede mai. La tabella ministeriale del vitto non rispecchia assolutamente ciò che viene distribuito. Dove vanno a finire i soldi stanziati per il vitto? Un gran mistero!�Si accende il televisore e dopo qualche minuto viene il secondino e ordina di abbassare il volume. Turi, con gran pazienza esegue l'ordine, dopo alcuni minuti viene lo stesso aguzzino facendo la medesima richiesta, era solo una scusa per insultarci, visto che il volume era al minimo. Turi fa finta di abbassarlo e il segugio va via soddisfatto. Le guardie vengono sull'isola a rotazione un mese o due al massimo, alcuni firmano per molti mesi dato che la paga è molto più alta, inoltre si arrangiano con la merce che rubano ai detenuti, francobolli, sigarette, bagnoschiuma, shampoo etc. I pacchi delle brioche sono aperti per prendersi i punti dei regali che le case dolciarie danno. Volendo, la Ferrero potrebbe confermare. Il vino e le birre sono le prime cose che rubano appena dopo qualche minuto che sono state messe nello stiletto, fuori della cella. Pochi poi erano i secondini non ubriachi, la maggioranza canticchiava la stessa canzone (Faccetta nera). Per me non era una novità, infatti, già sapevo che le forze dell'ordine battono a destra. Di notte si dorme poco o niente per colpa di questi indegni individui perennemente ubriachi, che marciano sbattendo gli scarponi sopra il tetto delle nostre celle ove di solito camminano, spesso giocano con le scatole vuote dei pelati di latta urlando e schiamazzando. Finito di schiamazzare sul tetto entrano in sezione, aprono gli spioncini e c'insultano pesantemente. Alla mattina non conviene prendere il latte o il caffè perché ci viene versato addosso. Quando si va all'aria si deve salutare e mettersi di fronte al lato della cella con il viso al muro, mani e braccia aperte, gambe divaricate al massimo come un piccolo ponte con la testa abbassata; un secondino come tutti gli altri con un cappuccio in testa e con i guanti e manganello, ci tasta su tutto il corpo, ci fa girare facendoci aprire la bocca, dopo colpi di manganello che piovono da tutte le parti, più si corre e meglio è; e così si arriva al passaggio: il corridoio è pieno di secondini incappucciati che tirano manganellate da tutte le parti e si divertono ingiuriandoci con frasi oscene d'ogni tipo, finché si arriva ai cancelli del passaggio chiuso. Allora bisogna fermarsi. Altro pestaggio, poiché non puoi correre ma devi aspettare che il secondino, il quale ritarda apposta, apre il cancello. Vedendo ciò un giorno non voglio andare al passeggio, allora i segugi entrano in cella e mi si scagliano addosso: è un massacro, un pestaggio così l'ho visto solo nei film del terrore. Quasi svenuto sono preso di peso e trascinandomi mi portano al passeggio. Turi mi si avvicina mentre sono disteso per terra, il secondino gli grida di non avvicinarsi. Era proibito parlare con altri detenuti. Rimango per terra sotto il sole per un'ora, finita l'aria i secondini mi prendono e sempre trascinandomi per 100 metri vengo portato in infermeria.
Messo sul lettino di visita, il dottore non dice nulla, fa solo il certificato con la richiesta delle lastre, il viso è una maschera gonfia, il naso è rotto, il corpo pieno di sangue e lividi, sono irriconoscibile, le pupille degli occhi coperte dal gonfiore delle sopracciglia e dalla carne del viso, il labbro rotto e gonfio, il dottore non sa cosa dire e cosa fare. Il comandante dei secondini con un sorriso: "Non si preoccupi questi mafiosi di merda, uomini senza onore e senza dignità, non sono nulla, solo con i poveracci sono malandrini, con noi guardie sono vigliacchi, ruffiani, tremano appena ci vedono, anzi fuori ci offrono il caffè, gente vile senza neanche una briciola di dignità. Fra di loro, se un poveraccio si dimentica di salutarti, questo è già morto. A noi invece ci fanno un pompino, li trattiamo da animali, poi gli tocchiamo l'onore, offendiamo le loro famiglie, mogli, figli e cosa fanno? Ci leccano i piedi, questi sono i mafiosi di merda". A questo punto vengono giù tante risate offensive da parte dei suoi scagnozzi.
Incomincio a muovere le dita, mi sto riprendendo, il dottore mi chiede come mi sento, se ho sintomi di vomito. Non gli rispondo e il dottore intuisce che non lo faccio per paura di altre botte.
Vengo portato in cella, per alcuni giorni come pestaggi vengo lasciato tranquillo ma non certo come insulti, con sforzo mi devo alzare quando entra la battitura delle sbarre. Per Turi il discorso è diverso, è bastonato, umiliato ogni volta che esce per andare al passeggio. Appena sto meglio giù altre botte, tutto questo dura 51 giorni. Questi pestaggi avvenivano dalle quattro alle otto volte al giorno. Alla notte ci veniva buttata acqua calda con una pompa, portando i detenuti più anziani allo svenimento causa l'afa.
Bisognava alzarsi per pulire la cella, raccogliere l'acqua da terra perché era tutta allagata. Dopo 51 giorni, viene a visitare il centro di tortura l'Onorevole Tiziana Maiolo, sull'isola, i detenuti da pochi minuti erano stati bastonati. L'Onorevole chiede di visitare le sezioni, invece il comandante le vuole far vedere soltanto le strutture. La Maiolo insiste a voler vedere i detenuti, un vice maresciallo come se capitasse lì per caso, rivolgendosi alla Maiolo l'avvisa che fra poco si alza il mare e se non va via subito non può partire perché col mare grosso la vedetta non parte e nell'isola non ci sono alberghi né pensioni. L'Onorevole parte, ma vede il mare piatto come una tavola. Quindi una volta giunta a Piombino va direttamente al comando della guardia di finanza e chiede se nelle ore a venire ci sarà il mare mosso. Gli addetti lo escludono nei modi più assoluto. La Maiolo si chiede il perché hanno cercato la scusa per mandarla via e cosa succede lì? Qualcosa tramite gli avvocati le era già arrivato all'orecchio. Infatti, anche gli avvocati che avevano chiesto il colloquio con i propri assistiti, per un mese erano stati negati i permessi per incontrarli. Dopo alcuni reclami tale permesso era stato accordato dal Ministro dell'Interno e da quello di Giustizia. Un'avvocatessa era andata a Pianosa per un colloquio con il suo assistito, la fanno aspettare fuori dalla cinta sotto il sole cocente. Chiede un bicchiere d'acqua e le viene rifiutato, dopo ore viene fatto entrare, è perquisita, spogliata nuda. Ha cercato di protestare, ma la secondina le sta per mettere addosso le mani. L'avvocatessa intuisce l'antifona e se ne sta zitta. Le viene tolto l'assorbente, dopo un'ispezione nei minimi particolari è fatta vestire, dopo altre ore di attesa finalmente può parlare col suo assistito. Non riesce a dire nulla, è sconvolta, si scusa, le racconta i maltrattamenti subiti: "Io non vengo più qui, mi dispiace, dopo ci vediamo al processo." Il detenuto non le dice nulla di quello che lui subisce qui. L'avvocatessa ha capito guardando il suo assistito, che presenta segni di pestaggi sul viso e ha gli occhi neri e gonfi. L'indomani, l'Onorevole Maiolo telefona al Ministero per farsi autorizzare a visitare i detenuti, questo a sua volta ordina agli aguzzini di riportarla a Pianosa e di farla parlare con i detenuti. A malavoglia viene accompagnata dal comandante e dal vice sceriffo. Entra nella prima sezione, si ferma ad ogni cella, chiede come stanno e se ci sono problemi. Nota negli occhi e nel viso la paura, sono terrorizzati, ma la paura è troppo forte, se fosse stata da sola avrebbe avuto il coraggio di chiedere aiuto. Accanto a lei ci sono tutti i secondini con i loro capi, che con sguardi di minacce gelano i prigionieri; la paura e il terrore sono in loro i padroni assoluti. I secondini avevano carta bianca. Alla fine l'Onorevole si ferma nella mia cella e mi chiede come sto, rispondo: "Male, sono bastonato minimo dalle quattro alle otto volte al giorno". Mi alzo la maglietta e la Maiolo rimane di ghiaccio, mai in vita sua aveva visto un corpo così martoriato. Il comandante diventa giallo in viso, cerca di affermare che il detenuto è un po' malato di cervello e che gli ematomi se li è procurati da solo. La Maiolo è piena di rabbia, chiede di aprire il cancello, vuole parlare da sola con me. Il capo degli aguzzini si rifiuta categoricamente, la Maiolo urla, lo stesso fa il comandante che la vuole intimorire. Dopo un batti e ribatti il maresciallo cede ordinando al secondino addetto alla sezione di aprire la cella e parla con me. Io le racconto tutto, la Maiolo rimanendo sbalordita, prende nota di tutto quello che dico. Dopo che l'Onorevole era andata via entrano i secondini in assetto di guerra, sono in otto, entrano gridando frasi oscene, io e il mio compagno veniamo colpiti a colpi di coda elettrica, sono sollevato, sbattuto nelle pareti, il sangue mi scorre mentre loro ridono. Da terranno riesco ad alzarmi, il mio sguardo cercava il mio compagno di cella, egli giaceva immobile, credevo fosse morto. Ad un tratto spunta una pompa davanti alla porta, esce acqua salata, con tutta la sua potenza vengo sbattuto in un angolo, l'acqua salata bruciava le ferite. Dopo la visita della Maiolo, le torture erano un po' diminuite ma le iene continuavano a divertirsi. Molte volte i secondini prendevano il secchio con acqua, shampoo e detersivo, preso dai detenuti, facevano un miscuglio e lo buttavano nel corridoio in modo da far diventare il pavimento molto scivoloso per i detenuti che andavano a passeggio, per far sì che cadessero. Un certo Zio Paolo, uomo anziano, batté al cancello con la testa aprendosi il cranio, i secondini gli urlano di alzarsi e di continuare a correre. Quel poveretto non riusciva ad alzarsi finché i secondini non lo presero a calci�
Un giorno mi preparo per la doccia e chiedo alla guardia il bagnoschiuma e lo shampoo; -"Qui non c'è nulla, stronzo, chi vuoi prendere in giro?"- mi risponde. Gli assicuro che me l'avevano consegnato il giorno prima. Il secondino tutto arrabbiato per intimorirmi mi dice:-"Come ti permetti? Cosa vuoi affermare che ti è stato rubato? Stronzo": Sul mio viso arriva uno schiaffo e sbatto la testa contro il muro fino alla doccia.
Una mattina, mentre mi trovavo al passeggio, vengo chiamato dal vice sceriffo, dopo le manette vengo fatto salire in una jeep, mettono in moto e usciamo. Mi ordinano di tenere la testa abbassata. Ad un tratto il vice impugna la pistola e mi dice: "Stai per morire!" Mi punta la pistola nella tempia a destra. Non ho battuto ciglio, certamente la paura c'era ma non potevo fare nulla. In quel momento pensavo alla mia famiglia quando sento il grilletto girare a vuoto� una finta esecuzione con le risate dei secondini. Come se non bastasse mi dice: "Ora scappa corri per la campagna". Io con la testa faccio segno di no.
Un aguzzino mi dà uno schiaffo e urla: "Scappa" io non mi muovo. Prendono una corda la mettono tra le mie manette e la legano alla jeep, mettono in moto e mi tirano dietro, cerco di correre il più forte possibile ma non posso farlo più forte della jeep, finché con un piede entro in una buca, perdo l'equilibrio, cado e sono trascinato per circa 100 metri con risate e divertimento dei maiali� Propane smokers buying guide - We help you select from the best propane smokers with reviews, comparison and recommendations. Choosing the best propane smoker for meat and vegetables is a great option. Instead of wasting your money on buying hickory or Applewood, purchase the best propane meat smoke, and you’re good to go. Many varieties of meat require different smoking time to reach perfection, and with wood smokers, only advanced cooks can achieve.
Dopo alcuni giorni da questo fatto, prima di andare all'aria, all'improvviso durante la perquisizione mi arriva un pugno che mi colpisce il fianco destro. D'istinto mi muovo, non l'avessi mai fatto, mi danno pugni e calci in ogni parte del corpo. Dopo cinque minuti di pestaggio il brigadiere ordina agli aguzzini di smettere e mi portano alle celle di punizione. Dopo tre giorni vengo chiamato dalla Direttrice, aveva occupato il posto del suo predecessore. Dopo mesi tutti si davano il cambio, dopo che con immane sadismo si erano divertiti sui poveri detenuti. Dentro l'ufficio, ella mi comunica che mi era stato fatto rapporto, mentre mi stavano perquisendo mi ero mosso. Io spiego i fatti. La Direttrice mi minaccia e dice che mi denuncerà per calunnia. Io mi alzo la maglia per fargli vedere il mio corpo pestato a sangue: "Questo chi me lo avrebbe fatto?": Abbassa la testa e dice: -"Può andare".