Estratto da Natura morta con picchio
di Tom Robbins (1980)
Non sapeva, Leigh-Cheri, che stava arrestando colui che mezza dozzina di
sceriffi americani avevano giurato sulle Bibbie di famiglia di vedere morto;
non sapeva, cioè, d'aver acchiappato un fuggitivo che per un decennio
era riuscito a evitare i più famelici tranelli dell'FBI; e ciò
pur ammettendo che negli anni più recenti, con tutte le intervenute
alterazioni sociali e l'inattività di Bernard, l'interesse verso la
sua cattura s'era per così dire affievolito.
Leigh-Cheri aveva ovviamente sentito dire del Picchio, però era stato
nei giorni in cui lui otteneva titoli a quattro colonne facendo saltare in
aria uffici di leva e di reclutamento, in quegli ultimi giorni di guerra nel
Vietnam quando lei, ancora scolaretta, andava a raccogliere le more oppure
si coccolava l'orsacchiotto e ascoltava una certa favola della buonanotte
e s'ingialliva il naso coi ranuncoli. Curiosamente eccitata da un clistere
somministratole da Giulietta dietro disposizione della Regina Tilli, si era
per la prima volta masturbata proprio la sera della più abominevole
impresa di Bernard, e il conturbante piacere di quel segreto sditalinamento
- l'inusitato rossore che le accaldò le gote, le vaghe immagini mentali
di giochi cattivelli coi ragazzi, l'attaccaticcia brina che odorava d'acqua
di rane e che s'attaccava come perle prensili all'ispessentesi peluria che
le contornava la cozzapesca - quella misteriosa e vergognosetta languida estasi
eclissò i meno privati avvenimenti della giornata e quindi la notizia
che il notorio Picchio aveva demolito un intero edificio in un'importante
università nel Midwest.
Bernard Mickey Wrangle s'era infiltrato in piena notte a Madison nel Wisconsin.
Aveva i capelli rossi a quei tempi, rosso essendo il colore dell'emergenza
e delle rose; rossi il cocuzzolo del prelato e il sederotto del babbuino;
rosso il colore del sangue e della gelatina alla frutta; rossa la furia del
toro e rossa la sua disfatta; rossi i cuori di San Valentino, rossa l'insegna
della goffaggine e del novello peccaminosetto hobby d'una principessina. Rossi
i capelli di lui, infangati i suoi stivaletti da cowboy, un alveare di musiche
api il suo cuore.
Aiutato e favoreggiato dalla gang del Picchio, aveva fatto saltare per aria
la sede della facoltà di chimica della University of Wisconsin. Presumibilmente,
si compivano in quell'edificio lavori utili alla guerra che il governo degli
Stati Uniti stava conducendo nel Sudest asiatico. L'esplosione avvenne alle
tre del mattino. L'edificio avrebbe dovuto a quell'ora essere deserto. Purtroppo
uno studente dell'ultimo anno era presente in uno dei laboratori dovendo completare
una ricerca per la sua tesi.
Il giovine indefesso venne ritrovato tra le macerie. Non tutto, ma abbastanza.
Relegato su una sedia a rotelle diventò in seguito stereo jockey in
una discoteca di Milwaukee, dove s'abituò a conversare argutamente
con impiegati di buon carattere e a far andare i dischi di Barry White come
se ci credesse. Avrebbe potuto diventare un ottimo scienziato. La sua ricerca,
del tutto obliterata dal botto, riguardava il perfezionamento d'un contraccettivo
orale per gli uomini.
Bernard era riuscito a ripiegare sulla costa occidentale. Solo i giornali
radio lo seguirono nel nascondiglio dietro la cascata. Una volta tanto non
lo divertirono. "Mi son preso le gambe di un uomo" disse alla Montana
Judy. "Mi son preso la sua virilità, mi son preso la sua memoria,
mi son preso la sua carriera. Peggio ancora, mi son preso sua moglie che se
l'è filata appena lui s'è ritrovato a corto di virilità
e di carriera. Peggio, forse ho danneggiato le prospettive per una pillola
maschile. Porcaccia. Devo scontare. Mi merito di scontare. Ma sconterò
a modo mio, non come vorrebbe la società. Pessimo come sono, non esiste
giudice bravo abbastanza da sentenziarmi."
Qualsiasi altro penitente si sarebbe magari unito a qualche sbrindellata setta
religiosa oppure si sarebbe piantato in un vicolo scuro aspettando d'essere
sbattuto in testa da qualcuno. Bernard si condannò invece a una sua
propria ricerca chimica. Riscoprì, analizzò e sperimentò
vari esoterici metodi di controllo delle nascite. "Chissà"
disse alla Montana Judy, "può essere che mi riesca di tirar fuori
qualcosa di meglio della pillola di quel tapino.
È sancito dall'erboristeria che la consolida è buona per le
distorsioni e la radice di veccia per gli spasmi; la cascara porrà
termine alla costipazione, le ciliegie selvatiche alla perdita di voce; per
il sangue dal naso si consiglia il biancospino e si provi per la broncopolmonite
il cavoletto selvatico. Se vi aggredisce il desiderio sessuale il giusto rimedio
è la radice di giglio e qualora dovesse fallire o non fosse disponibile,
o venisse trascurata nel delirio dell'infermità, ecco l'edera detta
della squaw o le foglie di lampone o lo spicanardo, cose tutte che rendono
meno arduo il dare alla luce un figlio. La pubblicistica erboristica occidentale
manca stranamente di consigli contraccettivi, scoprì Bernard. Stranissimamente.
Sospettò interventi chiesaiuoli, ma d'altronde lui sospettava la Chiesa
d'un gran numero di cose.
Nei testi di antropologia che rubacchiò dalle pubbliche biblioteche
d'un versante e l'altro delle Rocky Mountains, veniva spiegato come l'influenza
di spiritelli arborei e di ninfee d'acqua promuovesse la fecondità,
e pur non ponendo affatto in dubbio l'asserzione - le componenti femminili
della Gang del Picchio palesavano una decisa tendenza alla fecondità
proprio in quei luoghi selvatici dove gli spiritelli arborei abbondano - Bernard
si domandò quali fossero le divinità che ti consentivano invece
di non rimaner cuccata. Gli eschimesi dello Stretto di Bering, gli Huichol
del Messico, gli indiani Nishinam della California, le tribù cafre
del Sud Africa, i Basuto, i Maori e gli Anno facevano tutti delle bambolette
raffiguranti il pargolo desiderato, e sulla scia di quell'atto di magia omeopatica
ecco giungere al galoppo la gravidanza. Ma quale simulacro si poteva fare
per tener lontani i futuri embrioni? Un decotto di nidi di vespa veniva somministrato
per via orale alle spose Lkungen al fine di renderle prolifiche quanto quegli
insetti. Ma quali quantitativi di rinoceronte doveva mangiare una sposa per
emulare l'abitudine all'infrequente gravidanza tipica dell'animale in causa?
Nei tempi antichi, quando il successo - la sopravvivenza, persino - d'una
civiltà dipendeva dalla sua continua moltiplicazione, ogni disponibile
arte magica era impegnata nel promuovere la fecondità. Fu solo dopo
la Rivoluzione industriale che qualche deterrente alla fertilità cominciò
a essere largamente auspicato (da intere società, e non soltanto da
occasionali amanti scalognati); e adesso che si era all'ultimo quarto del
secolo ventesimo, e che la sovrappopolazione costituiva una minaccia determinante
per il pianeta, più non c'erano magie da impiegare. O sì? Forse
in Asia...
In un bar di Boulder Bernard aveva visto alla televisione un programma intitolato
più o meno "L'hai chiesto tu", durante il quale vennero proiettati
alcuni metri di uno straordinario film documentaristico. Esisteva un villaggio
in un angolo dell'India ai margini del quale un grosso cobra aIbino viveva
su una roccia. Per anni quel rettile era Stato il divo d'un raro rito della
fertilità, in base al quale le villiche sterili dovevano recarsi in
pellegrinaggio nell'antro del serpente. Lì dovevano baciarlo in cima
alla testa. Però non bastava baciarlo. Perché il concepimento
fosse garantito dovevano baciarlo due volte. Il villaggio aveva così
perduto molte delle sue donne sterili. Bernard era rimasto affascinato da
quelle drammatiche inquadrature. Pensò che sarebbero benissimo potute
servire per una pubblicità in favore d'un qualche prodotto antialitosi.
Per esempio: "Se ti bacia una volta, vorrà baciarti ancora?".
Bernard spedì il suggerimento a una ditta del ramo. La quale gli rispose
che le sue opinioni erano discutibili, per non dire di cattivo gusto. La stessa
cosa gliela disse la Montana Judy.
Dall'India, comunque, ottenne notizie stando alle quali un infuso di menta
romana e mirra poteva intralciare il concepimento fino a sette giorni dopo
l'atto. Si recò immediatamente presso un'erboristeria di Missoula e
la rapinò degli ingredienti. Fonti dell'India orientale lasciarono
anche intendere che la regolare ingestione di semi di carota rappresentava
un metodo anticoncezionale la cui efficacia era stata comprovata da innumerevoli
generazioni di donne indù. Il riferimento a "innumerevoli generazioni"
non lo rassicurò molto, comunque acquistò semi di carota da
un consorzio agricolo vicino a Billings e ci mancò poco che lo beccassero.
Gli ingredienti del She-link, il tradizionale contraccettivo cinese a base
di erbe, misero ulteriormente alla prova l'ingegnosità del Picchio,
giacché per lo She-link occorrevano datteri chi je, fiori di She-link,
radici di ling-shook e foglie di gomsomchu: le Quattro Immortali, non so se
mi spiego! Naturalmente le autorità preposte a cibi e droghe rimasero
un tantino scocciate dall'introduzione in America della formula She-link.
Bernard fu costretto a far saltare i lucchetti di medici cinesi da lì
a San Francisco prima di riuscire ad avere tra quelle sue manone lentigginose
un poco di ling-shook.
Ciò nonostante, abbandonò lo She-link altrettanto bruscamente
dei semi di carota e della menta romana; fu quando ebbe notizia della lunacezione.
Metodo afarmaceutico per fissare l'ovulazione addestrando le donne a risincronizzare
i loro cicli secondo quelli lunari, il metodo detto della lunacezione sembrò
un astronauta allunato come cacio sui maccheroni dell'immaginazione di Bernard.
Ogni aspetto di questo metodo gli sembrò giusto, specialmente il legame
con la luna. I fuorilegge, come gli amanti, i poeti e i musicisti tisici che
tossiscono sangue sui tasti del pianoforte, eseguono i loro migliori lavori
ai scivolosi raggi della luna. Mitologicamente parlando i picchi vengono associati
a Marte, pianeta dalla rossa testa; ma il Picchio, più di qualsiasi
delegato all'abortito congresso UFO, aveva con la luna un collegamento diretto
oltre che privato.
A ripensarci, non proprio tutto quel che s'accompagnava alla lunacezione
piaceva a Bernard. La lunacezione, come del resto lo She-link, la menta romana
e i semi di carota, attribuiva la responsabilità del controllo delle
nascite alla donna. E quindi, al di là della sua potenziale efficacia,
non veniva a compensare completamente la perdita della pillola maschile. Se
questo turbava Bernard, turbava ancor più Montana Judy. Comprensibilmente
Bernard godeva di scarso accesso ai temi della sperimentazione contraccettiva.
Chi mai si sarebbe fidato di un ginecologo dilettante? Soprattutto di uno
le cui credenziali comprendevano l'elenco dei dieci criminali più ricercati
d'America?
Montana Judy si stufò di fare da porcellino d'India per gli esperimenti
di Bernard. Né si sentì sollevata quando lui ampliò i
suoi test fino a comprendere le più giovani sorelle di lei, le gemelle:
Montana Molly e Montana Polly. Bisogna capire che era Bernard in persona a
fornire e a recapitare l'irrequieto sugo che faceva poi da agente attivo nei
test medesimi. La Montana Judy decise che Bernard aveva da pagare il suo debito
con la società in modo assai più convenzionale. Montana Judy
lo denunciò.
Quel libro che la tradizione vuole scagliato dai giudici contro i rei (il
libro delle regole, presumibilmente; un romanzo russo, possibilmente; non
un elegante volume di versi, sicuramente) venne dunque spedito a mo' di palla
da baseball contro il fulvo cocuzzolo di Bernard Mickey Wrangle. Trent'anni
di carcere. L'ultimo quarto del secolo ventesimo era forse destinato ad andarsene
zoppicando nella Storia, ma almeno non ci sarebbe stato il Picchio in giro
a trapanargli buchi nella gruccia.
Conscio della di lui reputazione in fatto di sparizioni, il penitenziario
federale di McNeil Island, Washington, se lo prese sotto chiave. Gli ci volle
più di un anno per squagliarsela.
Durante la sua assenza il mondo era cambiato. Regolare, no? Anche Bernard
era cambiato. Per esempio, l'osservare i suoi colleghi in prigione l'aveva
convinto che il furto, ispirato com'era dai più bassi istinti umani,
non era degno d'un fuorilegge. Che ci pensassero gli uomini d'affari e la
canaglia a rubare e a bidonare. Giurò di mai più farlo, a meno
d'inalienabile necessità. Giurò anche di comportarsi con maggior
sensibilità verso le donne, a cominciare da Judy Montana, se fosse
riuscito a trovarla. Non ci riuscì. S'era aggregata a una banda di
femmine votate all'eguaglianza le quali trascorrevano le serate a terrorizzare
equamente gli uomini, a prescindere cioè dal loro grado d'innocenza
o di colpevolezza. Accettavano i maschi solo come scagnozzi sottomessi, e
se da un lato Bernard sapeva fin troppo bene che così parecchi uomini
avevano trattato per secoli parecchie donne, dall'altro non riusciva a capire
come un mero scambio di malevoli ruoli potesse rendere chiunque più
eguale o più a suo agio. Eppoi, lui non era lo scagnozzo di nessuno.
Neanche della luna. Montana Polly s'era unita alla stessa gang di vendicatrici.
Montana Molly s'era iscritta allo Spokane Success, istituto per segretarie
d'azienda. La banda del Picchio s'era sbandata. Quattro suoi ex appartenenti
erano in prigione. Un altro era stato randellato a morte con sedie pieghevoli
dai soci del circolo veterani di Jackson Hole. Altri tre s'erano dati alla
politica convenzionale e agivano all'interno del sistema per alterare il sistema.
Uno s'era aperto un'agenzia immobiliare assumendo Gesù Cristo come
suo redentore privato. Willie detto Schienaumida studiava legge alla Stanford.
Faceva parte di un circolo studentesco. Aveva messo a stecchetto il naso,
sebbene di tanto in tanto fumasse ancora l'erba. Sperava di lavorare un giorno
per Ralph Nader. Il mondo era cambiato.
E Bernard era perplesso. Sentiva la mancanza dell'eccitazione, dei brividini,
dei botti. Il fatto che fosse finita la guerra doveva per forza significare
la fine del divertimento?
Grazie a Montana Judy il covo dietro la cascata scottava.
Bernard si diede alla macchia a Seattle. Fece il barista in un locale frequentato
dai poliziotti quando smontavano. Certe sere gli sbirri pullulavano a dozzine.
La loro presenza dava un pizzicorino all'esistenza. Un sentore di svago. Lui
versava bourbon da quattro soldi. E aspettava. L'ora buona.
Un noto periodico progressista pubblicò la lettera aperta che uno scrittore
indirizzava a Bernard. Gli chiedeva un'intervista, giurandogli ogni segretezza.
Una proposta onesta. Lo scrittore era uomo di comprovato coraggio e integrità.
Auspicava un'amnistia per i dissidenti quali Bernard. Diceva che Bernard aveva
sofferto abbastanza. Diceva che il vivere nella clandestinità non era
punizione minore del carcere. "Nella clandestinità una persona
vive in uno stato di schizofrenia controllata" scriveva. "Il terrore
non s'allenta mai." Lo scrittore considerava Bernard vittima della guerra
nel Vietnam. Il fatto che avesse agito contro e non a favore degli interessi
dello stato era irrilevante, sosteneva lo scrittore. Le realtà sociopolitiche
che avevano spinto Bernard a rischiare la vita facendo saltare in aria gli
uffici di reclutamento erano essenzialmente le stesse che avevano indotto
altri giovanotti a rischiare la vita scambiando colpi nelle risaie. Nella
sua qualità di fuggiasco, di ricercato costretto a vivere nel travestimento
e nella paura, Bernard non era meno vittima di quei poveri reduci che avevano
lasciato i tagli migliori di sé a marcire a Da Nang e a Hue.
Ah ah.
Così cominciava la biasimata risposta di Bernard.
"Ah ah.
"Vittima? La differenza tra un criminale e un fuorilegge è questa,
che mentre i criminali sono frequentemente vittime, i fuorilegge non lo sono
mai. Anzi, il primo passo per diventare un vero fuorilegge è il rifiuto
d'essere vittimizzato.
"Tutti coloro che vivono soggetti alle leggi altrui sono vittime. Tutti
coloro che infrangono la legge per ingordigia, frustrazione, o vendetta sono
vittime. Tutti coloro che sovvertono le leggi per rimpiazzarle con le proprie
sono vittime (e qui mi riferisco ai rivoluzionari). Noialtri fuorilegge, invece,
viviamo oltre la legge. Non meramente oltre la lettera della legge molti uomini
d'affari, gran parte dei politici, e tutti gli sbirri lo fanno noi viviamo
oltre lo spirito della legge. Quindi in un certo senso viviamo oltre la società.
Se abbiamo uno scopo comune, esso consiste nel voltar le carte riguardo la
natura della società. Quando ci riusciamo, incrementiamo con
ciò stesso il contenuto d'esilarazione dell'universo. Lo incrementiamo
un po' anche quando falliamo.
"Vittima? Ho deplorato l'abiezione della guerra nel Vietnam. Ma ciò
che ho deplorato altri l'avevano deplorato prima di me. Quando la guerra trasforma
intere popolazioni in sonnambuli, i fuorilegge non si alleano alle sveglie.
Come i poeti, i fuorilegge riordinano l'incubo. È un lavoro che esalta.
Gli anni della guerra sono stati i più splendidi della mia vita. Non
rischiavo la pelle per protestare contro una guerra. La rischiavo per divertimento.
Per la bellezza!
"Adoro la magia della dinamite. Con quale eloquenza sa parlare! Il suo
brontolio che echeggia, il suo urto, la sua voce è appena più
bassa dell'appassionato gemito della terra stessa. Una ben ritmata serie di
detonazioni è come un coro sismico. Nonostante tutto il suo fluente
risuonare una bomba pronuncia una sola parola "Sorpresa!" e poi
si applaude. Amo le calde mani dell'esplosione. Amo la brezza profumata dal
diabolico odore della polvere (così prossimo nel suo effetto all'angelico
odore del sesso). Amo il modo con cui l'architettura, sull'impeto della dinamite,
si disintegra quasi al rallentatore, sbriciolandosi delicatamente, spogliandosi
dei mattoni come fossero piume, gli angoli che si liquefanno, austere facciate
che rompono in sorrisi, muri portanti che fan spallucce e chiudono, tonnellate
di totalitario cemento che scorrono via in un tsunami turbinoso d'aria.
Amo quel preziosissimo frammento di secondo quando i vetri delle finestre
si fanno elastici e si rigonfiano come bubble gum prima di scoppiettare. Amo
gli edifici pubblici finalmente resi pubblici, le porte che si spalancano
ai cittadini, alle creature, all'universo. Caro, entra! Amo lo sbuffo finale
di fumo.
"Sì, amo i triti miti del fuorilegge. Amo l'istrionico suo romanticismo.
Amo il nero vestiario del fuorilegge. Amo la tequila del fuorilegge e i suoi
fagioli in scatola. Amo il modo con cui gli uomini dabbene sorridono beffardi
e dicono "fuorilegge". Il modo con cui le giovani palpitano e dicono
"fuorilegge". La barca del fuorilegge va controcorrente, e mi piace.
I fuorilegge si lavano dove si lavano i tassi, e mi piace. Tutti i fuorilegge
sono fotogenici, e mi piace. Esistono mappe dei fuorilegge che conducono a
tesori fuorilegge, e le amo in modo particolare. Niente affatto disposti ad
aspettare che l'umanità migliori, i fuorilegge vivono come se quel
giorno fosse già qui, e sopra ogni cosa è questo che mi piace.
"Vittima? La sua lettera ha ricordato al Picchio d'essere un Picchio
benedetto. Le sue simpatie per la mia solitudine, le mie tensioni e le fastidiose
fluttuazioni d'identità trovano un certo riscontro nella realtà
e le apprezzo umilmente. Però non s'inganni. Sono l'uomo più
felice dell'America. Nei miei taschini di barista tengo ancora, per abitudine,
fiammiferi svedesi. Finché ci saranno fiammiferi ci saranno micce.
Finché ci saranno micce nessun muro resterà sicuro. Finché
ogni muro sarà minacciato, tutt'un mondo potrà accadere. I fuorilegge
sono apriscatole nel supermercato della vita."
Fonte: Natura morta con picchio (Still Life with Woodpecker) di Tom Robbins, 1980. Pubblicato in italiano da Arnoldo Mondadori Editore, traduzione di Francesco Franconeri.