«Una follia. Il progetto di realizzare qui, nel carcere di Monza, un reparto per osservazione psichiatrica è una vera e propria follia». Lo ripete con insistenza Domenico Benemia, segretario regionale della Uil penitenziari. La proposta del provveditore regionale, Luigi Pagano, gli è andata di traverso. A lui come agli altri sindacalisti della Cgil, della Cisl e del Sag-Unsa. Hanno scritto una lettera urgente al ministro Roberto Castelli, al capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, Giovanni Tinebra, e allo stesso Pagano. Una lettera che suona tanto come un avvertimento: «Se la proposta dovesse andare in porto, ci mobiliteremo con forti segnali di protesta», annuncia Benemia. Il progetto è impegnativo. In via Sanquirico verrebbe realizzato «un centro di osservazione clinica dove accogliere detenuti con problemi psichici in fase acuta per un periodo massimo di 30 giorni - ha spiegato Francesco Bertè, direttore sanitario del carcere monzese -. Poi, lo psichiatra prepara una sorta di "cartella clinica" e il detenuto viene rimandato nell'istituto di provenienza». A Monza arriverebbero carcerati da istituti lombardi che non hanno un servizio di psichiatria giornaliero o celle attrezzate per contenere le crisi dei malati psichici. In compenso, di rinforzi ancora non se ne parla. Il direttore sanitario li ha chiesti, eccome. Interpellato dal provveditorato, prima ha bocciato la proposta del centro di osservazione psichiatrica, ben consapevole dei gravi problemi non soltanto sanitari del carcere di Monza: i soldi per le medicine scarseggiano e spesso i detenuti devono pagarsele di tasca propria, medici e infermieri sono ridotti all' osso, gli educatori sono pochi e gli agenti di polizia penitenziaria sono quattro gatti. Poi, però, Bertè non ha potuto fare altro che accettare. Anche perché l' istituto di pena di Cremona, che in origine avrebbe dovuto ospitare il reparto, non ha spazi a disposizione. A Monza, invece, anche se le celle sono sovraffollate in tutte le sezioni (i detenuti sono oltre settecento, circa 250 in più rispetto alla capienza tollerabile), gli spazi li hanno trovati. Verrebbero dedicate 5 celle singole vicine all'infermeria. Una posizione ideale. Lunedì mattina funzionari del provveditorato di Milano hanno fatto un primo sopralluogo in via Sanquirico. Oggi torneranno per studiare gli ultimi dettagli. Ma gli agenti non sono disposti a stare a guardare. «Abbiamo scritto quintali di lettere e fax denunciando la grave situazione in cui versa il carcere di Monza e l'unica risposta è stata aumentare il carico di lavoro - ha continuato Benemia -. Una situazione che già è stata oggetto di attenzione da parte del precedente provveditore regionale, Felice Bocchino, arrivando anche a commissariare la gestione del carcere». «Qui siamo allo sbando, si vive alla giornata - conclude il sindacalista -, ancora non abbiamo un direttore stabile: Rosalba Casella, in missione da Forlì, dovrebbe restare fino a settembre. E poi? Intanto noi agenti siamo costretti a fare turni massacranti anche di 8-10 ore in barba a un contratto che ne prevederebbe 6».