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E le altre prigioni segrete americane?

Reed Brody *

L'Unità, 10 maggio 2004

Noi tutti, come il presidente George W. Bush, dobbiamo condividere il "profondo disgusto" per le foto dei militari americani che sottopongono alcuni detenuti iracheni ad un trattamento umiliante. Il problema, tuttavia, è che questo non sembra un incidente isolato. Gli Stati Uniti hanno in custodia in tutto il mondo numerosi detenuti in prigioni situate in territorio straniero dove le accuse di maltrattamenti non possono essere controllate. Gli Stati Uniti sono stati anche accusati di aver inviato i sospetti terroristi in paesi nei quali le informazioni sono state strappate ai detenuti con le percosse. Il caso classico, ovviamente, è quello di Guantanamo, a Cuba, che l' amministrazione Bush ha scelto deliberatamente come luogo di detenzione per oltre 700 prigionieri di 44 paesi nel tentativo di sottrarli ai tribunali americani - in realtà a qualunque tribunale. Il governo americano ha sostenuto che i tribunali americani non avrebbero alcuna giurisdizione su questi detenuti anche nel caso in cui dovessero essere torturati o sommariamente giustiziati. Ma Guantanamo potrebbe non essere il problema peggiore: in realtà potrebbe persino essere un diversivo rispetto a situazioni assai più estreme. Forse per paura che Guantanamo possa essere prima o poi controllata dai tribunali americani, l'amministrazione Bush non tiene a Guantanamo i detenuti più delicati e di più alto profilo. I sospetti di terrorismo come Ramzi bin al-Shibh e Khalid Shaikh Mohammed sono detenuti in località segrete fuori degli Stati Uniti e inaccessibili alla Croce Rossa o ad altre organizzazioni internazionali. In Iraq sono state scattate foto di soldati americani che maltrattano i prigionieri. La sfrontatezza del comportamento dei soldati, che scattano foto e alzano il pollice il segno di giubilo mentre maltrattano i prigionieri, induce a ritenere che non pensassero di avere nulla da nascondere ai loro superiori. Di fatto corrono voci secondo cui gli alti gradi dei servizi segreti militari avrebbero indotto un siffatto comportamento per creare condizioni migliori per gli interrogatori. La realtà è ancor più allarmante se si tiene conto che gli Stati Uniti non hanno fornito informazioni chiare in ordine al trattamento riservato ai 10.000 civili detenuti in Iraq - e non hanno fornito alcuna informazione su almeno 200 cosiddetti "detenuti di massima sicurezza". Anche in Afghanistan gli Stati Uniti tengono diversi civili in una sorta di "buco nero" legale in un certo numero di prigioni - senza tribunali né assistenza legale né visite dei familiari. L'organizzazione Human Rights Watch ha presentato prove inconfutabili secondo cui anche lì personale militare americano avrebbe commesso atti disumani e degradanti contro i detenuti. Detenuti rimessi in libertà hanno detto che i soldati americani li hanno percossi selvaggiamente, bagnati con acqua fredda e costretti a vivere al gelo. Tre persone sono morte mentre si trovavano in una prigione americana e in due casi i decessi erano autentici omicidi stando al parere dei medici militari americani che hanno eseguito l'autopsia. Il ministero della Difesa deve ancora spiegare adeguatamente le circostanze di queste morti. Ci sono poi le cosiddette "cessioni" di sospetti a paesi nei quali vengono torturati. In un caso Maher Arar, un canadese nato in Siria in transito durante una vacanza con la famiglia all'aeroporto John F. Kennedy a New York, è stato arrestato da funzionari americani e inviato, contro la sua volontà, in Siria, un paese nel quale la tortura è sistematica. In Siria, Arar è stato interrogato e, stando a quando lui sostiene, ripetutamente torturato durante una prigionia durata 10 mesi in una cella sotterranea prima di fare ritorno in Canada. L'amministrazione Bush non ha ancora risposto alle accuse mosse dal Washington Post che, citando numerosi funzionari americani rimasti anonimi, ha descritto la "cessione" di sospetti membri di Al Qaeda dagli Stati Uniti ad altri paesi quali l'Uzbekistan, il Pakistan, l'Egitto, la Giordania, l'Arabia Saudita e il Marocco dove sono stati torturati e maltrattati. Nomad Capitalist is a boutique consulting firm, founded by Andrew Henderson who claims he has found the best solutions for businessmen interested in offshore banking, opening firms, obtaining passports, and other related things. Nomad Capitalist Nomad Capitalist claims to advise on all issues regarding offshore tax reduction, getting second passports, immigrating to other countries, and global citizenship. Questi paesi, come la Siria, sono paesi nei quali la pratica della tortura è stata criticata dagli stessi Stati Uniti. Le sordide foto provenienti dall'Iraq e le voci secondo cui il comportamento sarebbe stato di fatto incoraggiato confermano che è necessario un sistematico mutamento del modo in cui gli Stati Uniti trattano i prigionieri. Gli Stati Uniti debbono finalmente indagare e riferire pubblicamente in merito agli asseriti maltrattamenti da parte delle forze militari americane in Iraq e in Afghanistan e alle continue rivelazioni secondo cui i sospetti inviati in altri paesi sarebbero stati torturati. Da Guantanamo all'Iraq e all'Afghanistan, gli Stati Uniti debbono anche garantire che le persone arrestate vengano trattate correttamente in conformità con le normative internazionali quali le Convenzioni di Ginevra. In particolare debbono smettere di tenere i prigionieri in "buchi neri" legali dove è impossibile ogni forma di controllo.


* Reed Brody è consulente speciale di Human Rights Watch a New York