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FUORI I COMPAGNI DALLE GALERE, FUORI I MIGRANTI DAI CPT, SALVO LIBERO

L'Avamposto degli Incompatibili

13 luglio 2004

Ieri sera davanti al famigerato luogo di transito per migranti espulsi dall'Italia, denominato "Regina Pacis" è stato arrestato Salvatore, reo, per gli sbirri, di aver solidarizzato con i migranti, rinchiusi in quel lager, che protestavano per le condizioni in cui erano costretti a "vivere" in attesa dell'estradizione. La rivolta dei migranti detenuti era stata seguita dal tentativo di evasione di uno di loro. Quando i compagni hanno cercato di ostacolare l'intervento dei carabinieri di stanza nel lager, questi hanno subito scatenato i pestaggi contro i manifestanti ed infine hanno arrestato Salvatore. Questa notizia fa il paio con quella della denuncia contro il comandante della nave Cap Anamur, reo di aver portato in salvo a Porto Empedocle i 37 migranti africani. La politica della repressione e della segregazione perseguita dallo stato italiano, in combutta con gli altri stati europei, è la vera faccia di un'Europa, che alcuni vorrebbero "dei diritti", ma che in realtà è quella della difesa ad oltranza dei privilegi e dei soprusi. Il lager di Lecce, consegnato dagli allora sinistri di governo alla Curia vescovile è uno degli esempi di ciò. Questo lager, dei cui finanziamenti qualcuno ha anche fatto man bassa, funziona in tutti i sensi come una galera. È anche pieno di secondini, vestiti da carabinieri, che da diversi anni sono stati insediati direttamente nel carcere-cpt. E sin dalla sua apertura, e specialmente da quando è stato trasformato in centro di transito per gli espulsi, periodicamente si susseguono le rivolte e i tentativi di evasione. Perché evadere da un carcere, anche se denominato cpt è normale ed anche giusto, come è giusto solidarizzare con chi protesta e si rivolta contro la struttura-carcere. Se Salvatore è colpevole tutti noi siamo complici, e continueremo ad esprimere la nostra complicità continuando a lottare per la libertà dei detenuti in tutti i tipi di carcere, compresi i cpt.

FUOCO ALLE CARCERI

DISTRUGGIAMO I CPT

LIBERI/E TUTTI/E

In fuga dall’accoglienza

Nemici di ogni frontiera C/o Capolinea Occupato Via Adua - Lecce

I suoi gestori si affannano a chiamarlo centro di accoglienza, ma il Regina Pacis di San Foca, chiamato dalla legge centro di permanenza temporanea per immigrati, può trovare la sua definizione solo guardando i volti delle persone che vi sono recluse, e che chiedono libertà da dietro le sbarre.
Alte cancellate e mura, filo spinato, telecamere in ogni luogo e guardiani in divisa che sorvegliano ogni movimento. Rigorosamente si può dire che esso è un lager, dove gli individui vengono reclusi e spogliati di ogni dignità, semplicemente per non avere i documenti giusti, diretta conseguenza della loro povertà o mancanza di mezzi. Se si provasse a leggere quali sono i requisiti richiesti dalla legge attuale e passata, per poter giungere in Italia e negli altri Paesi occidentali regolarmente, si capirebbe che l’essere clandestino è uno stato di fatto, dal quale chi intende fuggire dalla propria terra, per miseria, carestie, guerre o semplicemente perché alla ricerca di condizioni di vita meno odiose, non può sfuggire. Alcuni di questi requisiti prevedono un lavoro regolare prima dell’ingresso in Italia e il possesso di una consistente somma di denaro.
Gli unici gesti di buon senso che si possono effettuare contro questi luoghi, devono essere diretti alla loro distruzione o alla fuga da essi. Alcune settimane fa cinque persone sono riuscite a scappare dal CPT di San Foca e a riprendere in mano la propria vita, negatagli durante il tempo in cui sono stati trattenuti. In altri quindici vi hanno tentato, senza purtroppo riuscirci.
Domenica 11 luglio, dei compagni sono presenti davanti ai cancelli del Regina Pacis per un presidio di solidarietà ai reclusi. Nasce una rivolta all’interno, e quando un immigrato che cerca di scavalcare la recinzione per scappare viene travolto dai guardiani, i manifestanti presenti non restano a guardare: cercano di liberarlo, senza purtroppo riuscirci, e parte la carica dei carabinieri contro di loro, portando all’arresto di Salvatore (che dopo due giorni di carcere è ora agli arresti domiciliari), ed al fermo ed identificazione di altri due compagni.
La solidarietà, quando non è vuoto pietismo o compassione, ma diventa azione contro i responsabili diretti dell’oppressione, si tramuta in un crimine da perseguire e reprimere. L’autorità non può consentire che qualcuno si ribelli di fronte ai suoi sbirri che strattonano, picchiano, arrestano, uccidono, torturano. In più pretende che i suoi zelanti sudditi si facciano poliziotti, come vergognosamente ha dimostrato la maggior parte di coloro che affollavano la spiaggia a ridosso del lager; allenati a volgere lo sguardo altrove, domenica non hanno potuto evitare di accorgersi della violenza delle divise e della voglia di libertà degli immigrati reclusi, schierandosi apertamente dalla parte degli sbirri. Infastiditi per la giornata di vacanza rovinata - loro pagano le tasse -, hanno applaudito la repressione e negato aiuto a chi aveva ricevuto le manganellate.
Ma le intimidazioni, i pestaggi, la minaccia del carcere non bastano a sedare la voglia di libertà degli individui e il rifiuto di una esistenza colma di miseria affettiva, morale e sempre più precarizzata, che porta alla desolidarizzazione e alla guerra tra sfruttati.
Sta a noi scegliere da quale parte della barricata stare.

Salvatore libero, subito!
Libertà per tutti. Fuoco ai lager

Lecce – Concessi gli arresti domiciliari a Salvatore

Individualità del Capolinea occupato Lecce

13 luglio 2004

Dopo due giorni di detenzione nel carcere di Lecce, oggi 13 luglio 2004, il GIP Vincenzo Scardia ha concesso gli arresti domiciliari al nostro compagno arrestato domenica scorsa, 11 luglio, per violenza a pubblico ufficiale, durante un presidio davanti al CPT Regina Pacis di San Foca (LE). In quell’occasione, i reclusi hanno dato il via ad una rivolta distruggendo le strutture interne; poi dalle finestre divelte del primo piano, in molti hanno conquistato l’aria sulla balconata. Uno di loro è saltato giù, nel cortile antistante, in un tentativo di fuga, ma è stato bloccato dai guardiani mentre cercava di scavalcare la recinzione metallica. I compagni presenti hanno cercato di liberarlo dalla presa degli aguzzini ed è a questo punto che è partita la carica dei carabinieri in tenuta antisommossa. Due compagni sono stati fermati e identificati (uno rinchiuso nel CPT fino alle 22 mentre l’altro riusciamo a trattenerlo fra noi), mentre Salvatore viene trascinato via di forza (solo dopo molte ore sapremo che è in carcere a Lecce). Una compagna si è fratturato un ginocchio. Parrebbe che due carabinieri siano rimasti feriti alla testa.
Vergognosa la reazione dei turisti che affollavano la spiaggia a ridosso del lager: allenati a rivolgere lo sguardo altrove, domenica non hanno potuto evitare di accorgersi della violenza delle divise e della voglia di libertà degli immigrati reclusi, schierandosi apertamente dalla parte degli sbirri. Infastiditi per la meritata giornata di vacanza rovinata (loro pagano le tasse), hanno applaudito la forte repressione e negato aiuto a chi aveva ricevuto le manganellate. Ma probabilmente non c’è nulla di cui meravigliarsi. L’arresto e l’incriminazione di Salvatore è soprattutto una vendetta dello Stato contro un compagno attivo e conosciuto e contro un percorso di lotta che probabilmente infastidisce i custodi della pace sociale su cui si fonda il presente ordine, intendendo per pace sociale non la convivenza pacifica fra le persone, bensì la convivenza pacifica fra dominanti e dominati, fra sfruttatori e sfruttati, fra dirigenti ed esecutori, a tutto vantaggio dei primi e della salvaguardia dei loro interessi.
Importante è non lasciarsi intimidire, non lasciare isolati i compagni incappati nelle maglie della “giustizia” (rifiutando i falsi distinguo fra colpevoli e innocenti), e continuare a battersi ognuno con i mezzi che ritiene più opportuni per sbarazzarsi definitivamente di carceri e tribunali, sorveglianti e aguzzini, stati e governi, padroni e sfruttatori.

Salvatore libero, subito!
Liberi tutti!

SABATO 17 LUGLIO 2004 DALLE ORE 18.00 ALLE 23.00 PRESIDIO A LECCE IN VIA LIBERTINI ANGOLO CON PIAZZA DUOMO

«Chiudete il cpt di San Foca», ed è caccia all'uomo tra i bagnanti

Ornella Bellucci

il manifesto 13 luglio 2004

Un arresto e 15 feriti tra gli anarchici che chiedevano la chiusura del centro. Gli immigrati si ribellano, e scatta la repressione.

Un arresto per violenza e minacce a pubblico ufficiale e 15 feriti tra gli anarchici che domenica davanti al Regina Pacis di San Foca hanno chiesto la chiusura dei centri di permanenza temporanea. E del cpt salentino in particolare, la cui «gestione» (il direttore don Cesare Lodeserto, 6 membri del suo staff e 11 carabinieri) è sotto processo per lesioni, maltrattamenti e abuso dei mezzi di correzione ai danni di 16 maghrebini lì trattenuti fino a novembre scorso. Una ventina gli anarchici che davanti al centro hanno lanciato qualche sasso mandando in frantumi le vetrate della direzione; una quindicina i poliziotti e i carabinieri in servizio. «Intervenuti solo per sedare la contemporanea rivolta interna», scrive la stampa pugliese. Di certo per riacciuffare uno dei maghrebini che, nel tentare di scavalcare la recinzione, è caduto sotto la presa dei carabinieri, uno dei quali rimasto ferito dal calcio del megafono impugnato da Salvatore Signore, unico arrestato. Giunti i rinforzi e serrato l'ingresso, poliziotti e carabinieri si sono lanciati a manganellate sui manifestanti. Prima un lungo inseguimento, poi la carica, dura, tra i bagnanti poco distanti. «C'era un ragazzo che non riusciva a rialzarsi. Aveva ecchimosi su tutta la schiena - racconta Claudio Longo, fotografo del Quotidiano. La rivolta si è poi allargata alle giovani trattenute in una delle strutture comunicanti con il cpt, un casermone basso controllato a vista dalla polizia. Dovrebbero godere dell'articolo 18 della legge 40 per aver denunciato i loro sfruttatori, ma stanno da anni con i loro bambini. «Per proteggerle», spiega Lodeserto. «Libertà, libertà», gridavano.

Alla fine, due i manifestanti fermati. Tra loro Signore, un anarchico di 34 anni di Casarano (Lecce), che domani sarà interrogato dal gip del tribunale di Lecce. Nulla trapela invece su quanto sia accaduto nel centro: su come, ad esempio, la rivolta sia stata sedata; o che fine abbia fatto il maghrebino che ha tentato la fuga. I deputati Ds Antonio Rotundo e Alberto Maritati, ieri in ispezione al centro, non lo hanno incontrato. «Ci hanno detto che si è rotto una gamba», riferisce Rotundo. Ma di lui nessuna traccia, né all'infermeria del centro né al pronto soccorso dell'ospedale. «Certo - aggiunge il diessino - nel cpt c'erano i segni della guerriglia: infissi divelti, vetri rotti, brandine a pezzi». Nessun segno invece sui trattenuti, su quelli che il direttore ha fatto incontrare loro. «L'aria che si respira lì dentro è violenta», conclude Rotundo, «sono anni che il Regina Pacis non è più un centro di accoglienza».

Quanto ai trattenuti, la direzione dichiara 160 presenze: nordafricani, tutti in attesa di espulsione. «Sessanta sono già stati condannati per reati gravi», racconta Lodeserto. «Dubito che questo possa spiegare tutto», ha commentato Rotundo. «Il Regina Pacis, come tutti i cpt, va chiuso», dice Antonella Mangia del Prc, «sono carceri preventive per persone che non hanno commesso alcun reato». Dello stesso avviso Roberto Aprile dell'Osservatorio sui Balcani di Brindisi, che aggiunge: «Quanto è accaduto al Regina Pacis conferma il desiderio di vendetta di chi, reprimendo il dissenso, fugge dalle responsabilità riempendosi le tasche». «Finché esisteranno i cpt questi episodi si ripeteranno», dichiara invece Silverio Tomeo dell'Arci Salento. E il quadro si allarga. «Non abbiamo riscontri su quanto sia accaduto all'interno. Alle associazioni - conclude - l'ingresso è vietato». Il 26 ottobre intanto a Lecce riprende il processo a carico dei «gestori» del Regina Pacis. Al momento solo l'Asgi (Associazione studi giuridici per l'immigrazione) si è costituita parte civile.

Aggiornamento

Capolinea Occupato, 2 agosto 2004

oggi sono stati revocati gli arresti domiciliari a Salvatore (arrestato davanti al CPT di San Foca in seguito ad una manifestazione). I domiciliari sono stati sostituiti con l'obbligo di firma giornaliero.
oltre al danno, la beffa: la comunicazione della revoca è avvenuta 5 giorni dopo l'emissione del provvedimento.
La lotta contro il CPT continua.