Da Sassari a Poggioreale.....
o viceversa?
Cronaca di un pestaggio annunciato
a cura del Coordinamento Liberiamoci dal carcere di Napoli
Pubblicato su http://www.noglobal.org/
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FATTI
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INFORMAZIONI
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Gennaio
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Febbraio
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16.1.2000 | Rivolta nel carcere di Parma. Sette detenuti sequestrano per sei ore un agente e chiedono il trasferimento in altre strutture. I rivoltosi denunciano le pesanti condizioni di vita cui sono costretti i reclusi nel penitenziario emiliano. Polemica tra gli agenti di polizia penitenziaria e le altre forze di polizia perla mancata comunicazione da parte delle autorità carcerarie a carabinieri e questura del tentativo di sommossa. "In realtà il merito è tutto nostro", hanno detto due sindacati autonomi di polizia penitenziaria. In città si svolgono una serie di manifestazioni di solidarietà con le proteste interne al carcere seguite nei giorni successivi alla rivolta. |
La dichiarazione con cui i sindacati della polizia penitenziaria di Parma hanno rivendicato il pieno merito della soluzione della rivolta esprime un elemento importante della cultura professionale di questo corpo di polizia, tradizionalmente prigioniero di una sindrome di deprivazione relativa che nasce dal confronto con le altre forze di polizia. Il Corpo di Polizia Penitenziaria, nella sua sistemazione attuale, nasce con la legge 395 del 15.12.1990, dalle ceneri del Corpo degli Agenti di Custodia e quello delle Vigilatrici Penitenziarie. Con questa legge il Corpo viene chiamato a far parte delle forze di Polizia ed assume nuovi compiti, quali quelli delle traduzioni dei detenuti ed internati ed il servizio di piantonamento dei detenuti ed internati ricoverati in luoghi esterni di cura, rendendosi in questo modo operativo anche all'esterno degli istituti penitenziari. La crescita esponenziale del peso (quantitativo e funzionale) dei poliziotti penitenziari ha inizio proprio a partire da questa legge. In poco più di dieci anni passano da 28.000 a 44.000 unità; conquistano un assetto gerarchico che prevede circa 12 passaggi di carriera; all'ombra delle emergenze criminali di questi anni, ispirano diverse leggine di riassetto delle carriere che hanno di fatto comportato un generale processo di mobilità verticale, che ha fatto slittare verso l'alto la gran parte della massa dei poliziotti, senza alcuna forma di selezione e qualificazione professionale; hanno ottenuto recentemente l'istituzione di un proprio ruolo dirigenziale, che li sottrae di fatto al rapporto gerarchico con la dirigenza 'civile' del personale penitenziario. |
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22.1.2000 | Muore nel carcere di Nuoro Luigi Acquaviva, un detenuto che qualche giorno prima era stato protagonista di una protesta in cui aveva tenuto in ostaggio per 4 ore un agente di polizia penitenziaria. La versione ufficiale delle autorità penitenziarie parla di suicidio. I familiari di Acquaviva contestano la ricostruzione dei fatti proposta dalla direzione del carcere. Tre agenti di Polizia penitenziaria indagati per lesioni e uno per omissione di soccorso. | Nei giorni successivi a questo episodio c'è stato uno sfollamento dal carcere di Nuoro; alcuni detenuti sono stati trasferiti anche a Sassari. | ||||
Febbraio
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Marzo
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19.3.2000 | Una delegazione di parlamentari visita il carcere di Sassari. | |||||
20.3.2000 | Il Provveditore per la Sardegna Giuseppe Della Vecchia relaziona al Dap sui risultati della visita dei parlamentari nel carcere di Sassari. Il funzionario descrive le gravi disfunzioni, la sporcizia ed il disordine in cui versa la struttura. Della Vecchia propone la sostituzione del comandante delle guardie, descritto come persona troppo morbida e demotivata, con Ettore Tomassi, un sottufficiale proveniente dal carcere di Benevento. L'Ufficio centrale del personale accoglie immediatamente la proposta. | Ettore Tomassi Ettore Tomassi è stato per molti anni comandante delle guardie carcerarie nel carcere di Benevento, diretto per lungo tempo proprio da Della Vecchia. Tomassi ha iniziato la sua carriera nel carcere di Poggioreale. |
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21.3.2000 | Il sindacato dei direttori penitenziari (Sidipe) indice uno sciopero dei responsabili degli istituti. Previsto il blocco totale delle carceri per il 28 e 29 marzo. Al centro della protesta un decreto del Consiglio dei Ministri in cui si riconosce ai direttori la qualifica di dirigenti della Pubblica Amministrazione, previo il superamento di un concorso. I direttori chiedono al Governo l'inquadramento senza sostenere alcuna prova selettiva. Il segretario nazionale del Sidipe dichiara: "Noi non vogliamo danneggiare i detenuti, ma purtroppo non abbiamo scelta". | Guerra tra
corporazioni All'origine del malumore dei dirigenti vi è la ennesima riforma del corpo di polizia penitenziaria, promossa dall'ex Ministro Diliberto, che ha concesso agli agenti una propria autonoma carriera dirigenziale. Si tratta della istituzione del ruolo ordinario e speciale dei dirigenti della polizia penitenziaria che dovrebbero assumere la responsabilità della direzione delle aree della sicurezza interne agli istituti (praticamente il controllo autarchico dei regimi disciplinari, dell'ordine e della sicurezza). I direttori penitenziari, attualmente titolari di un potere di comando assoluto su tutti gli aspetti della vita carceraria (dalla gestione dei detenuti a quella del personale, passando per l'amministrazione e la gestione economica), hanno opposto una strenua resistenza a queste trasformazioni degli assetti gerarchici del carcere. Ma ciò che essi veramente temono è la nascita di una nuova classe dirigente, non proveniente dai loro ruoli, che entrerà inevitabilmente in concorrenza negli sviluppi di carriera verso gli uffici centrali del ministero. I direttori si aspettavano un provvedimento che riconoscesse alla quasi totalità delle sedi penitenziarie lo status di "sede di prima dirigenza", cioè l'opportunità di entrare da subito e tutti nella fascia alta della dirigenza pubblica, mettendosi così a riparo dalle mire caratteristiche dei nuovi arrivati. Si sono invece trovati con un riassetto della dirigenza modesto, e con un concorso da effettuare, mentre ai comandanti dei poliziotti penitenziari veniva riconosciuta l'ottava qualifica dirigenziale in base al solo criterio dell'anzianità. In realtà dall'entrata in vigore della legge di riforma che nel 1990 ha smilitarizzato il vecchio corpo degli agenti di custodia, il sistema penitenziario è stato aggredito da una esplosione di lotte di potere, che hanno alimentato appetiti corporativi voracissimi che non esitano a colpire anche i detenuti pur di spingere verso decisioni politiche gradite. Il feroce scontro tra poliziotti e direttori ha però trovato un comune terreno di azione tattica negli attacchi sistematici che in questi anni sono stati portati ai magistrati che si sono alternati alla presidenza del Dap. Da Capriotti a Cianci; dall'ex procuratore di Roma Michele Coiro ad Alessandro Margara, tutti hanno dovuto fare i conti con l'aggressività delle lobby sindacali penitenziarie. Dopo aver divorato Margara, adesso è il turno di Caselli, che ha ricevuto la prima richiesta di dimissioni appena tre mesi dopo il suo insediamento, pur essendo arrivato al Dap in seguito alla rimozione di un 'garantista' ritenuto poco amante delle divise. In realtà ciò che vogliono gli interessi forti che si muovono nell'apparato è che alla sua direzione arrivi un uomo che proviene dalle carriere interne al Dap; in questa ottica figure di magistrati forti e prestigiose rappresentano soltanto un intralcio al lento lavorio delle corporazioni. |
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28.3.2000 | Iniziano i due giorni di sciopero dei direttori delle carceri. | |||||
30.3.2000 | Il settimanale
Panorama intervista il Generale della Polizia Penitenziaria Enrico
Ragosa, Direttore dell'UGaP (intervista pubblicata sul numero del
30/03/2000. d. "E cosa pensa del processo che si sta svolgendo a Reggio Calabria, in cui un direttore del carcere e un gruppo di agenti sono accusati dell'omicidio di un detenuto che è stato ucciso nel settembre del 1997?" r. "All'epoca io non c'ero e comunque non credo proprio che fra i nostri ragazzi ci siano degli assassini. Rispetto il lavoro dei Magistrati, ma i poliziotti penitenziari, non dimentichiamolo, difendono quotidianamente la società dagli assassini." d. "C'è ancora in sospeso il caso Fabiani, un detenuto in carrozzella morto suicida a Parma. La moglie afferma che sia stato picchiato più volte." r. "Non ce li vedo dei padri di famiglia a mettere le mani addosso a un minorato." "In carcere ci sono 17mila detenuti extracomunitari. Non sappiamo chi sono e, soprattutto non sappiamo chi siano i Totò Riina fra i cinesi, gli albanesi o gli slavi (...) Non abbiamo carceri sovraffollate, ma solo sottostrutturate, infatti la nostra popolazione di detenuti è nella media europea. Faccio un esempio: se ci sono due topi in una gabbia grande, è probabile che non si azzanneranno. Perciò stiamo costruendo nuove carceri. (...) Non possiamo sottovalutare la forza della mafia. La sua capacità genetica di trasformarsi, simile a quella dei topi, fa sì che riemerga sempre. Perciò non possiamo abbassare la guardia. Dobbiamo (...) creare un cordone sanitario intorno ai detenuti pericolosi (...) con l'impiego permanente dei GOM, che non sono dei piccoli rambo ma solo operai specializzati nella sorveglianza dei mafiosi e in situazioni di emergenza." |
UGAP |
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31.3.2000 | Si toglie la vita nel carcere milanese di S. Vittore un albanese di trent'anni, arrestato per sfruttamento della prostituzione. L'uomo, che era appena stato trasferito dal carcere di Brescia, da due giorni era solo in cella al centro di osservazione psichiatrica. | |||||
Febbraio
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Aprile
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1.4.2000 | Della Vecchia comunica al Dap che provvederà ad una perquisizione straordinaria nel carcere di Sassari, vista la situazione di ingovernabilità in cui versa la struttura. | Le carceri
sarde Nell'isola sono aperti 12 istituti di reclusione, tre colonie penali all'aperto e un carcere minorile. Agenti (circa 1.400), detenuti (tra i 1.700 e i 2.000). Carceri vecchie e malandate nelle quali la bassa qualità della vita rende difficile, anche per l'eccessivo affollamento, la convivenza tra detenuti e agenti. Da tre anni al governo dell'amministrazione penitenziaria in Sardegna, il dottor Della Vecchia aveva un sogno, anzi due: riuscire a utilizzare le carceri minorili di Quartucciu per i detenuti di Buoncammino (Il carcere di Cagliari), mettere ordine delle colonie all'aperto di Mamone e Isili. "Dalle case di reclusione all'aperto - sosteneva - andrebbero allontanati i detenuti che scontano brevi pene (come tossicodipendenti ed extracomunitari) per sostituirli con quelli che scontano pene più lunghe".Il suo modello di carcere era diventato quello di Alghero - dove sono stati "rinchiusi" gli agenti coinvolti nel pestaggio - che voleva trasformare in un lucroso centro clinico carcerario polivalente, adeguandosi, da napoletano, al suo collega Giuseppe Brunetti, Provveditore per la Campania, che nella sola città di Napoli gestisce ben due centri clinici, Poggioreale e Secondigliano). |
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3.4.2000 | La perquisizione si svolge il 3 aprile e si conclude con il trasferimento di 21 detenuti, ritenuti i fomentatori dei disordini nell’istituto sardo. Della Vecchia comunica che l’operazione è andata a buon fine e che si segnalano soltanto tre agenti contusi, poiché “si sono verificati scontri fisici senza uso della violenza”. | |||||
4.4.2000 | Muore per infarto nel carcere di Cosenza Gianluca Seta, un ragazzo di 24 anni arrestato per un tentativo di furto. | |||||
7.4.2000 | La Procura di
Sassari apre un’inchiesta sui pestaggi al San Sebastiano su denuncia
dei familiari dei detenuti. Dopo che l’Ansa diramava una prima notizia sul pestaggio, il direttore Generale delle carceri Giancarlo Caselli invia un ispettore a Sassari che conferma i sospetti del pestaggio. Caselli ordina all’Ufficio del personale di prendere “provvedimenti conseguenti”. Vengono sospesi il provveditore regionale, la direttrice del carcere e Tomassi. |
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12.4.2000 | Alcuni organi
di stampa rilanciano la notizia dell’ansa sul presunto pestaggio avvenuto
nel carcere di Sassari agli inizi di aprile. Autori dell’impresa un
centinaio di agenti penitenziaria reclutati nei diversi istituti dell’isola.
Le violenze sarebbero accadute nel corso del trasferimento di una
ventina di detenuti ritenuti responsabili delle proteste di quei giorni
contro i disagi provocati dallo sciopero dei direttori. I titolari
dell’inchiesta giudiziaria hanno interrogato ieri i detenuti vittime
delle violenze. Il pestaggio è confermato anche da fotografie
fatte scattare dai magistrati, che documenterebbero le tumefazioni
e i lividi sui corpi dei prigionieri. Alcuni familiari dei detenuti picchiati e gli avvocati del Foro di Sassari denunciano pubblicamente il pestaggio. Giancarlo Caselli apre un’inchiesta amministrativa. Giuliano Pisapia presenta un’interrogazione parlamentare al Ministro Diliberto. |
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13.4.2000 | L’ispettore inviato da Caselli a Sassari per verificare la fondatezza delle denunce di violenze è Nello Buongiorno, direttore centrale dell’ispettorato delle carceri. Cinque giorni dopo il suo arrivo a Sassari Buongiorno consegna una relazione ispettiva che conferma i sospetti sui pestaggi avvenuti nel carcere sardo. Un’altra relazione, redatta dall’ispettore sanitario Francesco Di Girolamo, contiene le prove che i detenuti sono stati presi a calci con gli anfibi e ridotti in condizioni impresentabili tra denti e costole rotte. Nel rapporto di Buongiorno, tra l’altro, si dice che l’avvicendamento del vecchio comandante del carcere con Ettore Tomassi è stato “ratificato dagli organi centrali del Dap, cioè da dal direttore del personale Emilio Di Somma. | |||||
14.4.2000 | Diliberto, in visita all’Università di Sassari, viene ‘accolto’ da un drappello di familiari dei detenuti pestati nel carcere di Sassari. Il Ministro comunica che è oggi in corso un’ispezione nel carcere di San Sebastiano. La delegazione dei parenti delle vittime chiede la rimozione del nuovo comandante delle guardie, Ettore Tomassi. | |||||
15.4.2000 | Un detenuto di 36 anni, condannato a due ergastoli, si impicca nel carcere di Secondigliano. Una settimana prima si era tagliato le vene ed era stato salvato in extremis. | |||||
16.4.2000 | Si suicida nel carcere di Lecce Vito Monosi, un uomo di 38 anni detenuto per omicidio. | |||||
21.4.2000 | Via Crucis e
fiaccolata dei familiari dei detenuti attorno al carcere di Sassari. |
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28.4.2000 | Il Ministro
Diliberto, lasciando l’incarico in seguito alla crisi di governo,
invia una lettera di saluto alla Polizia Penitenziaria: “Abbiamo ottenuto
risultati che credo storici per la Polizia Penitenziaria, quali i
ruoli direttivi e dirigenti, il nuovo regolamento di servizio, la
partecipazione della Pol. Penit. Alle missioni all’estero, il salvataggio
del pagamento dello straordinario, lo stanziamento per le nuove divise,
il DL sul condono delle sanzioni disciplinari, lo stemma araldico
del Corpo, la richiesta al capo dello Stato per il diploma di navigazione
di lungo corso… Ma soprattutto, abbiamo insieme ottenuto qualcosa
che non ha prezzo. E’ la dignità ritrovata e l’orgoglio di appartenenza
del Corpo, che va di pari passo con il rispetto che oggi, più di ieri,
vi portano le altre forze di polizia. Non siete più un Corpo di serie
B”. |
Il partito
si è fatto un po’ stato, e torna a casa. Cosa fa un piccolo partito, appena uscito da una scissione, senza una solida base sociale e dall’incerto consenso elettorale quando occupa un ministero importante, come quello della Giustizia?Si guarda intorno e scopre che nelle carceri italiane ci sono 44.000 agenti di polizia penitenziaria, che significano 44.000 famiglie di agenti di polizia penitenziaria, cioè un potenziale bacino elettorale di 200.000 persone. |
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Febbraio
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Maggio
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3.5.2000 |
I magistrati della Procura di Sassari emettono 82
ordini di custodia cautelare per 79 agenti di polizia penitenziaria,
il comandante delle guardie di Sassari, Ettore Tomassi, la direttrice
dell’istituto, Cristina Di Marzio e per il Provveditore regionale
dell’amministrazione penitenziaria della Sardegna Giuseppe Della
Vecchia. |
Il Gom Questa scheda è tratta da un articolo del quotidiano ‘Il Giorno’ dell’8.11.1998, dal Mensile ‘La Grande Promessa del dicembre 1998, da Il Messaggero del’8.5.2000 e da ‘Il Manifesto del 4.5.2000. Questo corpo speciale nasce da un decreto interno al Dipartimento
dell’Amministrazione Penitenziaria nel 1994 (dopo che era scoppiato
lo scandalo dei pestaggi nel carcere di Napoli Secondigliano – vedi
Da Sassari a Poggioreale n.3). Tra le finalità ufficiali di questa
struttura vengono indicate il mantenimento dell’ordine e della disciplina
negli istituti penitenziari, con priorità a interventi in occasione
di ‘gravi situazioni di turbamento’; inoltre i Gom sono impegnati
nel garantire la sicurezza delle traduzioni di detenuti pericolosi. |
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4.5.2000 | Un detenuto
lascia il carcere di San Sebastiano e conferma i pestaggi. Altre 100 guardie carcerarie convocate dai magistrati nell’inchiesta sui pestaggi. Il CSM annuncia l’apertura di un’inchiesta sui magistrati di sorveglianza assegnati al controllo sugli istituti di detenzione. Manifestazione a Sassari degli agenti di custodia contro gli arresti dei loro colleghi. Donato Capece, segretario del Sappe (sindacato autonomo di polizia penitenziaria), dichiara: “le mele marce, quando occorre, le isoliamo noi”. Diversi esponenti della maggioranza di governo esprimono la loro solidarietà agli agenti in lotta, imputando i fatti di Sassari allo stress dei lavoratori costretti a sopportare i disagi del sovraffollamento. Diliberto esprime alla Polizia Penitenziaria e al Sappe “la più completa solidarietà per gli ingiustificati attacchi portati all’intero corpo”. Il neo ministro della giustizia Fassino propone di utilizzare i militari di leva per sorvegliare l’esterno delle prigioni. Il Polo e il Sappe chiedono le dimissioni di Caselli. Per Capece a Sassari non c’è stato nessun pestaggio. “La verità è che i detenuti hanno aggredito le guardie e gli agenti hanno riportato l’ordine nell’Istituto. Si è trattato di una “normale operazione di servizio”. Intanto emergono notizie su altri gravi episodi di violenze accaduti nelle carceri italiane:
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Magistratura
di sorveglianza. Tra i compiti che la legge penitenziaria affida ai magistrati di sorveglianza ci sarebbe anche quello di ‘vigilare sull’organizzazione degli istituti penitenziari e prospettare al Ministro le esigenze dei vari servizi con particolare riguardo all’attuazione del trattamento rieducativo’. Ed inoltre: ‘esercitare la vigilanza diretta ad assicurare che l’esecuzione della custodia sia attuata in conformità delle leggi e dei regolamenti’. |
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5.5.2000 | Manifestazioni
di agenti in tutt’Italia. Sit-in delle guardie davanti al carcere
di Sassari al grido di “liberi, liberi” Il Consiglio dei ministri
decide lo stanziamento di 160 miliardi per costruire nuove carceri.
Gli agenti manifestano fuori all’istituto di Sassari chiedendo la
liberazione di tutti i colleghi arrestati. Il Dap trasmette a Fassino i risultati dell’inchiesta amministrativa. La Procura di Sassari smentisce la notizia, apparsa nei giorni scorsi, che le indagini stiano procedendo anche verso i vertici del Ministero della Giustizia. Giancarlo Caselli e il suo vice Mancuso tirano un sospiro di sollievo e dichiarano di non volersi dimettere. In un documento presentato dal Direttore Generale del Dap al Ministro Fassino appare chiaro che il trasferimento di Tomassi da Benevento a Sassari, voluto fortemente da Della Vecchia, è stato disposto autonomamente dal capo del personale, Emilio Di Somma e dal suo vice Zaccagnini. Il quotidiano La Repubblica pubblica stralci di una lettera che il vecchio Comandante del carcere di Sassari, l’Ispettore Capula, a metà aprile aveva inviato al quotidiano ‘La Nuova Sardegna’. “La sostituzione è avvenuta in una maniera scorretta nei miei confronti, alla napoletana, perché quella è l’aria che tira al Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria”. Secondo La Repubblica, Capula si riferisce a un gruppo di potere del quale i beneventani Della Vecchia e Tomassi facevano parte, assieme ad altri. Le Rappresentanze di Base del personale civile delle carcere scrivono una lettera aperta al Ministro Fassino. “…Il tam tam tra Direttori e Polizia Penitenziaria che si sta facendo in questi giorni porta da un posto di lavoro all’altro la notizia che tutto questo putiferio è avvenuto perché gli educatori dell’istituto sassarese hanno parlato… è motivo di orgoglio che il personale educativo abbia contribuito all’accertamento della verità attraverso la denuncia di fatti che ripugnano qualunque coscienza correttamente orientata… Di fatto in questi anni è stato loro impedito di svolgere (si riferito agli educatori penitenziari – ndr) il loro lavoro proprio perché, intervenendo all’interno delle sezioni, vedevano e sentivano quello che non dovevano sentire e vedere, diventavano testimoni scomodi, unitamente agli altri non poliziotti, di quanto avveniva negli ambiti meno praticati e meno noti degli Istituti di Pena italiani… Non abbiamo dubbio che gli episodi di illegalità da parte dei poliziotti penitenziari siano stati episodi isolati, ma le isole ormai sono tante…stanno diventando un arcipelago…Negli anni 80-90 i detenuti avevano imparato a protestare civilmente, ma le risposte sono state sempre simili a quella data a Sassari. Nel carcere non si può più esprimere dissenso…Per questo motivo non ci meraviglia l’arroganza di chi commette scientemente dei reati, perché porta nel suo Dna professionale la violenza… non è un caso che si cerchi con manifestazioni di piazza di condizionare i magistrati, come non è un caso che coloro che sono andati a sostituire il Provveditore regionale ed il Direttore del carcere abbiano gli stessi curricula professionali degli inquisiti. |
Qualche commentatore
ha ricordato sulla stampa che un paio di anni fa Giancarlo Caselli,
allora Procuratore Capo a Palermo, fu mandato in Sardegna a risolvere
la scandalosa situazione causata dal Giudice sceriffo antisequestri…..,
suicidatosi dopo l’interrogatorio con i magistrati palermitani.
Da Sassari a Poggioreale (1) I dati di questa scheda sono tratti da articoli apparsi su 'Il Manifesto' del 6.5.2000, 'Il Messaggero' dell’8.5.2000 e 'La Repubblica' del 13.5.2000 Il Provveditore per la Sardegna, arrestato dalla Procura di Sassari,
è Giuseppe Della Vecchia, per anni direttore del carcere campano
di Benevento. Il comandante degli agenti autori dei pestaggi è l’Ispettore
Ettore Tomassi, ex braccio destro di Della Vecchia a Benevento,
e uomo che ha iniziato la sua carriera negli anni ottanta nel carcere
napoletano di Poggioreale. Direttore dell’ufficio centrale del personale
è Emilio Di Somma, ex vicedirettore a Poggioreale. Il Vice di Di
Somma, quello che ha controfirmato il trasferimento di Tomassi,
è Zaccagnino, anche lui napoletano, anche lui passato per Poggioreale. |
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6.5.2000 | Milano, carcere
di Opera. 10 agenti indagati dalla Procura per percosse su due detenuti
e perquisizioni illegali nelle celle. L’inchiesta sarebbe partita
nello scorso ottobre. Ovidio Bompressi lancia la proposta di un indulto e chiede un intervento della chiesa cattolica a sostegno delle richieste di amnistia che vengono anche dal mondo delle carceri. Si associano all’appello di Bompressi anche Adriano Sofri e Sergio Cusani. La proposta di amnistia di Bompressi è già un disegno di legge presentato alla Camera dai deputati verdi Manconi e Saraceni. Arriva a Sassari il nuovo direttore del carcere, Maurizio Veneziano, proveniente dal Provveditorato di Palermo. |
Da Sassari
a Poggioreale (2) I dati di questa scheda sono tratti da un articolo apparso su ‘L’espresso’ del 18 maggio 2000 Maurizio Veneziani , 39 anni e una fama da duro, è il nuovo direttore del carcere di Sassari, dopo la rimozione di Cristina Di Marzio. Ha diretto le carceri di Agrigento, Reggio Calabria e Trapani, dove è restato per oltre tre anni. Veneziani è ricordato a Trapani per “le sue passeggiate nei corridoi delle camerate accompagnato da una decina di agenti con anfibi e tuta mimetica… Perquisizioni a sorpresa, punizioni immediate per chi osava protestare, l’acqua che scompariva improvvisamente dalle docce…”. Veneziani fu costretto a lasciare il carcere di Trapani in seguito alla denuncia del cappellano dell’Istituto, padre Mattarella, sul regime di terrore e violenza instaurato dal Rambo. In seguito a questa denuncia Veneziani venne trasferito con una promozione al provveditorato per la Sicilia, quel provveditorato che è attualmente diretto da Antonio Passaretti, uno degli uomini forti della cordata napoletana (anche nella nomina del nuovo direttore di Sassari c’è lo zampino dei napoletani?). |
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7.5.2000 | Rivolta dei
poliziotti penitenziari nelle carceri italiane. Tutte le organizzazioni
sindacali di categoria hanno indetto per martedì prossimo una manifestazione
nazionale davanti al carcere di Poggioreale. Annunciato anche uno
sciopero bianco a partire da mercoledì. Il sindacato istituisce il
‘soccorso azzurro’, un servizio dove segnalare tutte le violenze subite
dagli agenti. Sul fronte delle indagini Della Vecchia dichiara di non aver assistito a nessuna violenza; l’ex direttrice si avvale della facoltà di non rispondere; Tomassi scarica la responsabilità di quanto accaduto su un suo sottoposto, l’ispettore Pais. Caselli e Mancuso da oggi sono in visita in Sardegna. Incontreranno i poliziotti penitenziari nelle carceri di Sassari e Cagliari. Anche la Cisl chiede le dimissioni di entrambi, unendosi al Sappe, all’Osappe e al Sinappe. Gerardo D’Ambrosio e Pierluigi Vigna si dichiarano contrari ad ogni ipotesi di indulto e amnistia. |
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8.5.2000 | Indagato anche
il medico del carcere di Sassari. Dopo l’incontro con Caselli e Mancuso il Sappe annuncia che a partire da domani il personale di polizia penitenziaria inizierà ad attuare lo sciopero in bianco. Si annunciano decine di sit-in, di proteste, di autoconsegne e astensioni dalla mensa in tutte le carceri italiane. Lo sciopero sarà attuato con controlli più severi durante le ore notturne; applicazione alla lettera degli ordini di servizio interni per la fruizione dei passeggi, dei colloqui con i familiari. La protesta mira direttamente a colpire i detenuti. Il quotidiano ‘La Repubblica’ intervista l’ex Ministro della Giustizia Oliviero Diliberto. Questa è quanto dichiara: “Alla trasmissione Pinocchio – (si riferisce ad una trasmissione televisiva andata in onda un mese dopo la sua nomina – ndr) dissi che bisognava abolire l’ergastolo, mantenere i benefici della Gozzini, riconoscere i diritti dei detenuti. La reazione fu una sequenza di impressionanti evasioni. In tre scapparono proprio dal carcere di Rebibbia”. D. C’era un piano? “Ne ebbi la sensazione, ma non le prove. Ci furono altre fughe da Opera, poi scappò Ghiringhelli da Novara… Lessi quegli episodi come la reazione contraria ad una linea di apertura”. |
Medicina
Penitenziaria. La sanità penitenziaria conta da circa 5.000 addetti: 350 medici incaricati; 1.650 medici di guardia; 2.100 medici specialisti; 150 tecnici; 400 infermieri professionali di ruolo; 1.000 infermieri convenzionati puri; 300 infermieri professionali convenzionati con le Asl. La stragrande maggioranza di questo personale è impiegato con rapporto di lavoro convenzionato, cioè con contratti a termine che vengono stipulati con le singole carceri. La selezione di questo personale avviene a livello locale, cioè nei singoli istituti, attraverso una procedura di valutazione di titoli e prova attitudinale effettuata da commissioni presiedute dai direttori delle carceri. Questo meccanismo di selezione assicura alle direzioni la più assoluta aderenza dei medici e degli infermieri penitenziari alle ragioni della sicurezza, prioritarie rispetto a quelle della cura e prevenzione. La classe dirigente del Dap non ha nessuna intenzione di perdere il controllo su questa parte del personale, e per questa ragione ha cercato di opporsi in tutti i modi, sin dalla fase di avvio del dibattito parlamentare, alle ipotesi di passaggio della medicina penitenziaria al Servizio Sanitario Nazionale. La battaglia che l’ex ministro della Sanità Bindi ha dovuto combattere perché questa legge andasse in porto è stata durissima, ed ha dovuto scontare la fortissima resistenza dei direttori delle carceri, dei titolari degli uffici centrali che gestiscono il personale, ed anche dell’associazione dei medici penitenziari. Nel 1988, in occasione dell’approvazione al Senato di questa legge, l’associazione dei medici carcerari mise in scena una fortissima protesta. Il presidente dell’associazione dei medici penitenziari (Amapi), Ceraudo, si incatenò fuori dal carcere di Rebibbia per protesta contro la nuova legge. Soltanto nel luglio 1999 un decreto legislativo stabilisce il passaggio della medicina penitenziaria al Servizio Sanitario Nazionale, rimandando la concreta attuazione alla emanazione dei relativi decreti (d. lgs. N. 230, del 22.7.1999). Attualmente, come soluzione compromissoria allo scontro tra Sanità e Penitenziari, la riforma è in una fase di sperimentazione attuata su tre regioni, alla fine della quale dovrebbe avvenire il concreto passaggio. Secondo la Cisl, che sostiene la battaglia corporativa di Ceraudo, “il compito di un medico penitenziario non è solo quello della prevenzione, diagnosi e cura, dell’accertamento delle patologie esistenti, ma è anche quello della dimostrazione dell’inesistenza di alcune patologie…”; ed ancora “ciò che differenzia l’operato del medico penitenziario da quello di un medico del S.S.N. è la sua maggiore conoscenza della vita del penitenziario… che risulta indispensabile per assistere i detenuti e comprendere l’attività della Polizia Penitenziaria e le sue problematiche”. Oliviero Diliberto |
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9.5.2000 | Manifestazione nazionale dei sindacati di polizia penitenziaria (confederali e autonomi) davanti al carcere di Poggioreale. Catena umana di guardie con i braccialetti ai polsi. Nicola Caserta, segretario regionale del Sappe, nonché consigliere provinciale dei DS, chiede la liberazione di tutti gli agenti arrestati, la riduzione dell’orario di lavoro e l’aumento degli organici. Secondo Giuseppe Brunetti, Provveditore regionale per la Campania, e napoletano anch’egli, “la protesta è sacrosanta… Bisogna ridurre i tempi delle attività in carcere. Mi spiego meglio. Il detenuto va a scuola, oppure lavora, ha i colloqui con i familiari, le pause di ricreazione. E’ giusto, ma a una certa ora gli impegni devono essere ridotti, dando respiro agli agenti”. (La Repubblica, 9.5.00) | Da Sassari
a Poggioreale (3) I dati di questa scheda sono tratti dai seguenti articoli di stampa: Il manifesto 6.5.2000; La Repubblica 13.5.2000, 26.11.1998, 30.01.1993, 7.4.1994; Il Mattino 8.8.1992, 25.11.1999 Non è un caso che i poliziotti penitenziari indicano la loro prima
manifestazione nazionale dopo i fatti di Sassari proprio a Napoli,
la città dov’è in corso un importante processo contro venti agenti
e il comandante del penitenziario di Secondigliano per violenze
contro i detenuti. |
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10.5.2000 | Cominciano a
farsi sentire i disagi creati dallo sciopero in bianco attuato dai
poliziotti penitenziari: ritardi nei colloqui con i familiari e con
gli avvocati, e rallentamento dei tempi delle attività dentro le prigioni.
Oltre ai sit-in ed ai cortei in diverse realtà i secondini minacciano
l’autoconsegna in carcere degli agenti. Prime reazioni dei detenuti ai disagi creati dalle agitazioni degli agenti. A Genova rifiutano il vitto dell’amministrazione, mentre a Torino e Milano scioperano i detenuti lavoranti. |
Rivendicazioni degli agenti: aumenti degli organici, potenziamento dei mezzi e delle strutture, istituzione del ruolo direttivo della polizia penitenziaria. | ||||
11.5.2000 | Cgil, Cisl e
Uil promuovono una sottoscrizione in tutti gli istituti penitenziari
“al fine di sostenere economicamente i colleghi interessati dai provvedimenti
di custodia cautelare emessi dal Gip di Sassari e dalla conseguente
sospensione dal servizio con inevitabile riduzione dello stipendio”.
Dossier dell’associazione Antigone sulle violenze quotidiane degli agenti di custodia sui detenuti. |
Il Libro
bianco di Antigone Questa scheda è tratta da un articolo apparso sul settimanale L’espresso del 18.5.2000 Sono 22 i casi di sospetti maltrattamenti avvenuti nelle carceri
italiane nel solo 1999. |
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12.5.2000 | Tutti liberi.
Il Gip di Sassari revoca le misure cautelari per gli 82 inquisiti
per il pestaggio di Sassari. 62 tra sottufficiali e guardie tornano
in servizio; 17 restano sospesi in attesa di trasferimento; Della
Vecchia e Tomassi, sospesi dal servizio, dovranno risiedere fuori
dalla Sardegna; la Di Marzio è trasferita al Ministero. I sindacati della polizia penitenziaria revocano lo sciopero in bianco. |
Cosa hanno
ottenuto le guardie:
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13.5.2000 | Attentato dinamitardo nei confronti di un appartenente al Corpo di Polizia Penitenziaria coinvolto nelle indagini della magistratura sassarese. | |||||
16.5.2000 | Manifestazione
nazionale a Roma della Polizia Penitenziaria indetta da Cgil, Cisl
e Uil “per rendere manifesto l’impegno e la presenza del sindacato
confederale in un settore ad alta esposizione sul piano della sicurezza,
della legalità e della convivenza sociale”. Dopo essersi prudentemente
tenuti fuori dalla mischia nei giorni più caldi della protesta, i
vertici nazionali dei confederali scendono in campo per porsi come
mediatori del conflitto e tesoreggiare i risultati della battaglia
condotta dagli autonomi. Roma - Volantinaggio fuori al carcere di Regina Coeli da parte dell’Assemblea contro la repressione, che raccoglie l’autonomia di classe e gli anarchici di Roma. I detenuti di Rebibbia dichiarano lo stato di agitazione; all’esterno del carcere presidio di solidarietà. |
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19.5.2000 | Il Consiglio
dei Ministri emana il Decreto Legislativo in attuazione della legge 266/89, Riordino dell'amministrazione penitenziaria, introducendo la deroga alle assunzioni per l'Amministrazione Penitenziaria per la copertura immediata delle vacanze di organico. Trasferiti il direttore e il comandante del carcere di Nuoro dove era morto suicida un camorrista napoletano. Continua la protesta dei detenuti di Regina Coeli che hanno chiesto di svolgere un’assemblea in presenza dei giornalisti. Napoli, carcere di Poggioreale. Manifestazione dei centri sociali davanti al penitenziario cittadino. Mentre si svolge il corteo ed il successivo concerto nella piazza antistante il carcere, una delegazione di parlamentari e consiglieri regionali entra nel penitenziario per assicurarsi che non vi siano ritorsioni sui detenuti. I prigionieri immediatamente rispondono alla manifestazione con la battitura delle stoviglie sulle sbarre. Lo spettacolo delle celle lascia sgomenti i visitatori. Fino a 18 persone per stanza, con un solo bagno che funge anche da cucina. A Poggioreale le quattro ore d’aria previste per legge sono ridotte a due, e talvolta anche ad una. I detenuti, senza alcun timore reverenziale per la presenza del direttore e delle guardie, denunciano l’uso sistematico delle percosse, dell’isolamento, e fanno anche i nomi di alcuni agenti componenti delle squadrette punitive. Nel carcere napoletano si può incorrere in una sanzione corporale per il solo fatto di aver guardato in volto un agente, o di non aver tenuto le mani dietro la schiena quando si percorrono i corridoi, o di non essersi messi sull’attenti durante la conta. Le condizioni igieniche degli ambienti e lo stato dell’assistenza medica sono indescrivibili. Dei risultati della visita vengono informati il Ministro della Giustizia, il Direttore generale delle carceri e i vertici dell’amministrazione. |
Poggioreale Il grande rigore ed il clima di paura che caratterizzano la situazione del carcere di Poggioreale sono ben noti a tutti coloro che frequentano gli ambienti penitenziari. . Il reparto accettazione, l’infermeria, l’isolamento del padiglione Genova sono veri e propri luoghi terrifici per il popolo dei ‘dannati della terra’. Un ragazzo che è riuscito ad avvicinare un componente della delegazione che ha visitato il carcere ha raccontato che anche con le guardie spesso si parla chiaramente dell’uso della violenza nel penitenziario napoletano. Gli agenti giustificano gli atti di violenza ricordando ai carcerati la situazione in cui versava il carcere nei primi anni ottanta, quando gli uomini di Cutolo ed i loro rivali avevano conquistato il controllo del penitenziario. La normalizzazione di Poggioreale avvenuta nei primi anni ottanta è ricordata dai detenuti come un evento mitico, per i livelli di violenza che quel processo comportò. Da quel momento Poggioreale è diventato il simbolo della lotta alla camorra, un luogo dove le strumentazioni più brutali della repressione si sono fatte sistema, un carcere che sembra in emergenza permanente, incapace di emanciparsi da quel pezzo della sua storia. Da quel momento Poggioreale è diventato il modello penitenziario della massima deterrenza, un modello che è stato utilizzato nell’apertura del secondo carcere della città (quello di Secondigliano) e che ha prodotto due inchieste giudiziarie per pestaggi e un morto tra gli agenti di polizia penitenziaria. Ma Poggioreale non è ricordato soltanto per il grande rigore del suo regime disciplinare; dalla sua storia recente è venuto fuori un pezzo importante della classe dirigente dell’apparato penitenziario (vedi ‘Da Sassari a Poggioreale 1-3). |
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23.5.2000 | Prosegue la protesta di Rebibbia con la battitura delle sbarre, il rifiuto del vitto e dell’ora d’aria. | |||||
24.5.2000 | La Conferenza
Episcopale italiana chiede allo stato italiano un atto di clemenza
per i detenuti. I detenuti di Regina Coeli sospendono le agitazioni
iniziate alcuni giorni fa. In un comunicato si dichiarano fiduciosi
nell’impegno assicurato da alcuni parlamentari in visita al carcere.
Prosegue invece la protesta dei detenuti di Rebibbia che presentano la loro piattaforma di lotta ad una delegazione di deputati in visita al penitenziario. Tra le azioni di lotta oggi c’è anche l’astensione dal lavoro, dalla frequenza delle attività scolastiche e culturali. |
La piattaforma
di Rebibbia.
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25.5.2000 | Un’emozione
fortissima Come a Poggioreale venerdì 19, così a Rebibbia. Fuori-dentro. Parenti, mogli, amici, figli, compagne, compagni. Voci, rumori, luci. Da dentro: Battitura di pentole, acccendini, luci spente e accese a intermittenza, uno striscione da una cella “la voce dei dimenticati”: LIBERI! LIBERI! LIBERTÀ! Fuori pentole, coperchi, clacson, giornali bruciati, ”LIBERI! LIBERI!”, uno, due, tre, tutti insieme “SIAMO CON VOI, SIAMO CON VOI!” DALLE 22:30 ALLE 23:30 TUTTE LE SERE FINO A GIOVEDÌ 25 MAGGIO SOTTO REBIBBIA. Voce ai senza voce, e la voce se ne va, corde vocali torturate. Ma una gioia di aver gridato e di aver perso la voce. Nel frattempo rientrano le persone in semidetenzione, passano, fanno un saluto alla folla chiassosa, entrano dentro il mostro che rinchiude le loro notti. La protesta dei detenuti di Rebibbia è andata avanti fino al 30 maggio. |
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29.5.2000 | Mara Malavenda, parlamentare dei Cobas, presenta una interrogazione parlamentare sulla situazione del carcere di Poggioreale. | |||||
30.5.2000 | Rinviato un
concerto degli Assalti Frontali programmato nel carcere romano di
Rebibbia. Il direttore dell’Istituto ha giustificato il rinvio per
la troppa tensione che c’è nelle carceri. Il rapper Militant A è comunque
riuscito ad incontrare i detenuti, che hanno deciso di continuare
la protesta. Si dissociano dalla decisione dei compagni di Regina
Coeli che hanno ceduto alle pressioni di alcuni politicanti di interrompere
la protesta “in cambio di permessi, lavori esterni…”. I detenuti dichiarano
che “sono vent’anni che succedono cose come in Sardegna, è stato solo
uno scontro tra poteri istituzionali a fare scoppiare la bomba”. “Il
governo con una mano vorrebbe migliorare il carcere e con l’altra
presenta un pacchetto sicurezza per l’esecuzione della pena dopo il
secondo grado”. Una ragazza di 28 anni muore nel carcere di Ragusa per un accesso ai denti non curato. La vicenda è accaduta il primo maggio, ma solo oggi se ne è avuta notizia. La donna era detenuta per una condanna a 7 mesi per furto ed il primo luglio sarebbe tornata a casa. Nel 1999 i morti in carcere sono stati 83; 59 i suicidi; 920 i tentati suicidi; 6.536 gli atti di autolesionismo. Per Giancarlo Caselli 500 miliardi renderebbero le carceri più vivibili. L’indulto farebbe risparmiare allo stato 1600 miliardi che potrebbero essere investiti nell’assunzione di nuovo personale. |
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Febbraio
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Giugno
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2.6.2000 | I compagni e le compagne di Parma ‘per l’autonomia di classe organizzano un’assemblea cittadina per discutere sull’attuale situazione nelle carceri e delle lotte dei detenuti. | |||||
3.6.2000 | Parma. Manifestazione
per le strade della città e presidio sotto il carcere di via Burla
in solidarietà con le detenute e i detenuti in lotta nelle galere
italiane e nel mondo. Il Ministro Fassino propone l’istituzione di circuiti differenziati per detenuti tossicodipendenti, con strutture sganciate dal carcere, di piccole dimensioni, collegate al territorio. Finora i tossici sono stati assistiti dai Sert e dai presidi sanitari interni al carcere. I deputati Mara Malavenda e Paolo Cento, il consigliere regionale di Rifondazione Franco Maranta, i centri sociali Officina 99 e Ska, le associazioni Antigone e Lila visitano il carcere di Poggioreale. Vittorio Agnoletto, presidente della Lila, chiede al Direttore del carcere informazioni sul trattamento adottato nei confronti dei tossicodipendenti che entrano nella struttura. Il presidente della Lila ricorda che un recente provvedimento del direttore generale Caselli impone ai direttori delle prigioni l’uso del metadone per i tossicodipendenti in crisi di astinenza. Ma quale metadone, risponde il direttore ilare, qui non ne abbiamo bisogno. Ma c’è la direttiva, incalza Agnoletto. E il direttore: “E noi la applichiamo a modo nostro”. Carcere di Nuoro. Il testo della perizia medico-legale sul corpo di Luigi Acquaviva, morto il 23 gennaio, non conferma il suicidio e documenta invece i segni delle percosse, con segni di violenza diffusi su tutto il corpo del detenuto. Torino. Proiezione del film “Le rose blu” di E. Piovano, girato all’interno delle carceri ‘Le Nuove’ di Torino, protagoniste le detenute, alcune delle quali morte nel rogo del 3 giugno 1989 (nel giugno dell’89 in un incendio nella sezione femminile del carcere torinese morirono 11 ragazze detenute. Promotori dell’iniziativa associazioni e collettivi di movimento. |
Dal primo gennaio
2000 una legge, voluta dall’ex ministro della Sanità Bindi, trasferisce
la medicina penitenziaria al Servizio Sanitario Nazionale. Attualmente
si è ancora in attesa dei decreti attuativi di questa legge e si va
avanti con due circolari della Bindi e di Diliberto e una del Dap,
emessa da Caselli. Le circolari prescrivono la prevenzione attraverso analisi; terapie farmacologiche e psicologiche; presa in carico immediata da parte dei Sert assicurando la continuità assistenziali; terapia metadonica. Per Giancarlo Caselli all’uso del metadone non dev’essere opposto nessun ostacolo o resistenza”. |
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6.6.2000 | Dopo due settimane i detenuti di Rebibbia sospendono lo sciopero della fame dopo gli impegni assunti dai parlamentari presenti all’incontro del 30 maggio per un provvedimento di amnistia e indulto. | |||||
7.6.2000 | L’Osappe, sindacato autonomo della polizia penitenziaria, indice per il prossimo 16 giugno uno sciopero della fame ad oltranza dei suoi dirigenti ‘davanti alla Casa Circondariale di Napoli-Poggioreale, da sempre simbolo delle situazioni periferiche gravi e irrisolte dell’Amministrazione e dei disagi del personale’. | Di nuovo una manifestazione nazionale dei poliziotti penitenziari davanti a Poggioreale. | ||||
12.6.2000 | Sciopero dei detenuti in tutte le carceri italiane a sostegno della nuova piattaforma di rivendicazioni proposta dall’associazione Papillon di Roma Rebibbia. | |||||
13.6.2000 | Indulto-amnistia. Scontro tra Ds e Forza Italia sui contenuti dell’eventuale provvedimento indulgenziale. I forzisti spingono per un’amnistia ampia, che copra anche i reati di tangentopoli. Intanto all’ordine del giorno della Camera arriva oggi la discussione sul pacchetto sicurezza. | |||||
15.6.2000 | Sergio Segio
e Sergio Cusani, a Roma per sostenere la loro ipotesi di amnistia,
vengono ricevuti a Palazzo Chigi, in Vaticano e dal Polo. Pietro Folena
dichiara che il centrosinistra presenterà un ddl che recepisce le
indicazioni contenute nella proposta di Cusani e Segio, rispondendo
anche all’appello lanciato dalla Chiesa. Nel provvedimento, però,
ci saranno due paletti saldi: nessuna amnistia per i reati di tangentopoli
né per quelli di grave allarme sociale. Contraria alla concessione di un provvedimento indulgenziale generalizzato anche la maggioranza del CSM. Il rifiuto è netto anche per il Presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati, Giuseppe Gennaro,: “dopo ogni amnistia le carceri sono tornate piene dopo pochi mesi. Sarebbe necessario collegarla a un provvedimento più generale di decriminalizzazione e di interventi sul recupero post-carcerario”. Sul piano istituzionale tutto appare immobilizzato. Alla commissione giustizia del Senato la discussione sulle proposte di amnistia-indulto non sono neppure state messe nel calendario. Due tunisini sono evasi dal centro di permanenza temporanea di Trapani, dov’erano rinchiusi in attesa del rimpatrio. Il centro di Trapani era stato teatro nel dicembre scorso di una tragica rivolta. Alcuni immigrati avevano appiccato il fuoco nella camerata dov’erano stati rinchiusi dopo un tentativo di fuga. Nel rogo morirono carbonizzati due stranieri, e altri tre erano deceduti in ospedale nei giorni successivi. Antonio Di Pietro scende in campo contro le ipotesi di concessione di amnistia. Le dichiarazioni favorevoli di molti esponenti di Forza Italia, dichiara l’ex Pm, svelano che dietro la voglia di amnistia c’è una voglia di impunità. |
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16.6.2000 | Il consiglio
dei ministri vara il nuovo Regolamento Carcerario, che sostituisce
quello del 1976. Giuliano Pisapia, componente della commissione Giustizia, visita il carcere di Cagliari. Indetto uno sciopero della fame pubblico per richiamare l’attenzione sulla gravità della situazione carceraria si svolgerà a Roma, a Castel S. Angelo, dal 21 giugno al 9 luglio, giorno del Giubileo dei detenuti. Hanno aderito, tra gli altri, Pietro Ingrao, Lidia Ravera, Erri De Luca, Tullia Zevi, Moni Ovadia e Gianni Ippoliti. E, tra le associazioni, Antigone, Arci ora d’aria e Nessuno tocchi Caino. |
Le novità
del nuovo regolamento
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17.6.2000 | Il Collettivo contro la repressione di via dei Transiti organizza una giornata di mobilitazione fuori al carcere di Milano Opera. | |||||
18.6.2000 | Giancarlo Caselli,
Direttore delle carceri, presenta un piano di differenziazione degli
istituti penitenziari. Quattro modelli che favorirebbero una graduale
fuoriuscita dalle prigioni e un progressivo reinserimento sociale.
Un circuito per i detenuti più pericolosi, uno dove scontare pene
secondarie, un terzo per le pene brevi e infine un circuito ampio
per chi si trova in regime di custodia attenuata.
Samir non è morto, se n’è andato via |
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20.6.2000 | Conferenza stampa
al Senato del coordinamento di associazioni e personalità politiche
che si battono per l’amnistia. Ovidio Bompressi annuncia che nella
giornata di domani inizierà a Roma il digiuno pubblico che continuerà
fino al 9 luglio, giorno del giubileo dei detenuti. Pietro Ingrao
chiede che il Parlamento dedichi una seduta speciale ai temi delle
carceri dove possano parlare le delegazioni parlamentari che vanno
in giro per le prigioni. Alcuni deputati di Alleanza nazionale hanno protestato per la presenza di Bompressi e di Francesca Mambro nella saletta del Senato dove si è svolta la conferenza stampa. Nella giornata di oggi la commissione giustizia del Senato deciderà se iscrivere o meno la questione amnistia all’ordine del giorno. Intanto il partito della Quercia si spacca tra i giustizialisti della tolleranza zero, capitanati da Ayala, e i cerchiobottisti guidati da Fassino. |
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21.6.2000 | Feroce presa di posizione contro le ipotesi di amnistia del Procuratore Generale di Milano, Francesco Saverio Borrelli. Il capo di mani pulite attacca gli uomini politici che hanno portato in parlamento ‘un terrorista e un corruttore’, riferendosi a Sergio Segio e Sergio Cusani. In una improvvisata conferenza stampa Borrelli invita Wojtyla a non ficcare il naso negli affari interni dello stato italiano. La Commissione Giustizia del Senato rinvia di una settimana l’iscrizione all’ordine del giorno del tema dell’amnistia. L’Associazione Nazionale Magistrati esprime forti perplessità su provvedimenti indulgenziali. | |||||
22.6.2000 | L’Amministrazione
Penitenziaria consegna alla Commissione giustizia del Senato un rapporto
sulla situazione delle carceri. Molte le reazioni negative alle dichiarazioni fatte ieri dal Procuratore Generale di Milano Francesco Saverio Borrelli. Sul piano politico siamo allo stallo totale. La Quercia è il primo partito ad opporsi ai provvedimenti di amnistia, anche se non arrivano a pronunciare un no secco. Come non lo fanno Forza Italia e An. Il partito di Fini ha anzi aperto uno spiraglio, chiedendo di approfondire la questione dei reati che sarebbero coperti dal provvedimento. Festa del Corpo di Polizia Penitenziaria; presenti il capo dello stato, il ministro della giustizia e Giancarlo Caselli. Fassino legge le cifre del sovraffollamento penitenziario e promette di rinfoltire gli organici del personale penitenziario (1200 educatori e 1500 poliziotti penitenziari). Per Caselli nessun intervento riformatore è possibile se non si affronta il problema della presenza dei 15.000 detenuti in più rispetto ai posti letto delle nostre prigioni. |
Il rapporto
del Dap. Secondo il documento presentato dall’Amministrazione Penitenziaria i detenuti in Italia sono 53.507 a fronte di una capienza regolamentare di 42.749 persone. I condannati sono 28.104, gli imputati in attesa di giudizio 23.933, gli internati 1.470. I detenuti stranieri sono 14.803, i tossicodipendenti 15.097. In 8.783 sono in cella per condanne fino ad un anno, 5.147 da uno a due anni, 3.611 da due a tre anni. Una parte importante della prossima campagna elettorale si giocherà di certo sui temi della sicurezza, ed i sondaggi d’opinione che in questi giorni sono apparsi sui giornali sconsigliano alle grandi forze politiche di sbilanciarsi troppo sul tema dell’amnistia. Il pacchetto sicurezza, attualmente in discussione alla Camera, prende di mira proprio quei cosiddetti reati di strada (furti, scippi, rapine) che dovrebbero essere interessati da un eventuale indulto-amnistia, e nelle strategie politiche dei partiti c’è sicuramente più attenzione all’alto valore elettorale aggiunto che la repressione di questi reati è in grado di esprimere, piuttosto che ad evitare qualche casino nelle carceri. Secondino Pride |
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23.6.2000 | Protesta di detenuti nel carcere di Trieste. Sul posto giungono immediatamente pattuglie della polizia e dei carabinieri e squadre dei vigili del fuoco. I detenuti agitano pezzi di lenzuola in fiamme e lanciano carta bruciata dalle finestre. Battitura di stoviglie contro le sbarre delle celle. Il direttore del carcere, Enrico Sbriglia, ha precisato che la protesta si è svolta in maniera pacifica e senza incidenti. Le immagini del carcere, ubicato al centro della città, sono state trasmesse da tutti i telegiornali. “E’ il segnale che 54.000 detenuti aspettavano nelle 217 carceri italiane” (La Repubblica 26.6.2000). | |||||
24.6.2000 | Dopo la messa
in onda nella mattinata delle immagini del carcere di Trieste in rivolta,
“in poche ore la febbre attacca come un virus in altri istituti: a
Bologna, a Genova, a Milano, a Bergamo,a Napoli, dove rispondono spontaneamente
gli oltre tremila detenuti di Secondigliano e Poggioreale. “Le proteste
non sono violente – scrive La Repubblica – perché i direttori restano
nelle carceri e parlano con delegazioni dei detenuti”. Per la seconda
notte consecutiva i detenuti del Carcere di Trieste proseguono la
protesta con lanci di lenzuola in fiamme e battitura. Giancarlo Caselli dichiara al Tg3 che ‘la protesta può essere legittima, ma gli incidenti e le provocazioni non aiuterebbero ad accelerare le riforme”. Scende in campo a favore dell’amnistia anche il Presidente della Corte Costituzionale, Giovanni Conso. Il Ministro della Giustizia Fassino chiede al Parlamento di decidere in fretta. Il Procuratore Generale di Milano, Francesco Saverio Borrelli, apre parzialmente sull’amnistia. “L’amnistia può essere accettata, sia pure a fatica, - ha dichiarato Borrelli – ma solo se affiancata da provvedimenti strutturali importanti…”. I sindacati della Polizia Penitenziaria Sappe e Sinappe dichiarano lo sciopero in bianco per protestare contro la scarsa attenzione che la prossima finanziaria dedicherebbe agli aumenti salariali delle guardie. |
Sciacallaggi Le pesanti ricadute che hanno sui detenuti la forma di lotta dello sciopero in bianco (difficoltà nei colloqui con i familiari, nella consegna dei viveri, meticolosità delle perquisizioni, rallentamento di tutte le attività formative, culturali e sportive dentro agli istituti, sono una incredibile provocazione che i questi sindacati dei poliziotti penitenziari intendono lanciare nell’arena incandescente delle carceri. La spregiudicatezza e l’arroganza con cui si decide, in questo momento, di utilizzare la sofferenza dei detenuti per trarne vantaggi corporativi, è la prova lampante della estrema pericolosità che questi sindacati oggi rappresentano. Il messaggio è chiaro: far precipitare il conflitto nelle prigioni per poi presentarsi come gli unici di affrontare lo scontro sul piano militare. |
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25.6.2000 | Napoli. Particolarmente
dura è la protesta nel penitenziario napoletano di Poggioreale, dove
alle richieste di un provvedimento indulgenziale si aggiungono le
denunce sul clima di violenza e intimidazione che si respira nell’istituto.
2070 detenuti, per una capienza ‘tollerabile’ di 1200. Anche nel penitenziario
di Secondigliano la protesta va oltre la richiesta di amnistia. Qui
ci sono oltre 1300 detenuti, cioè oltre il doppio della capienza tollerabile.
I detenuti denunciano che, da quando ha aperto il nuovo carcere, alcuni
reparti d’estate rimangono senz’acqua per alcune ore al giorno. Un
documento firmato dai detenuti del reparto S2 viene inviato al Procuratore
Capo Agostino Cordova, con la richiesta di aprire un’indagine sulle
condizioni di vita di Secondigliano. Napoli. Prosegue la protesta negli istituti di Poggioreale e Secondigliano, con la battitura, il lancio di carte incendiate dalle finestre delle celle, l’esposizione di striscioni di protesta. I detenuti dell’S2 di Secondigliano hanno scritto in un documento che se entro dieci giorni non avranno alcun segnale dalla Procura di Napoli sulle denunce presentate ieri, inizieranno lo sciopero della fame. Secondo il quotidiano Il Mattino, “il direttore di Poggioreale, Salvatore Acerra, ieri, nonostante la giornata festiva, era al suo posto di lavoro”. Comunicato Ansa “Carceri: amnistia, monta la protesta,
ma non è ancora emergenza. (ANSA) - ROMA, 26 GIU |
Capienza
tollerabile. Nei documenti ufficiali che divulga l’amministrazione penitenziaria si trova sempre il doppio dato della capienza, e della capienza tollerabile. Per capienza si intende il numero di posti letto previsti dai progettisti della struttura carceraria; per capienza tollerabile il numero di persone che possono essere infilate in un cubicolo lasciando un metro di spazio tra i letti a castello. La capienza tollerabile viene stabilita sulla base di ‘relazioni tecniche’ delle direzioni delle carceri. Non tutti sanno che |
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26.6.2000 | Si diffonde
la protesta in tutte le carceri italiane. A Novara un incendio appiccato
nella notte ai materassi di una cella manda all’ospedale sei agenti,
intervenuti per sedare le fiamme. In Toscana la protesta coinvolge i penitenziari di Livorno, Firenze, Pisa, Prato, S. Gimignano e Pistoia. Agitazioni anche a Lecce, Ancona, Bologna, Lanciano, Teramo, Chieti, Bergamo (dove un agente è rimasto ferito), Parma, Modena, Padova, Pesaro, Fermo, Alessandria, Udine, Pordenone, Palermo e Trento. A Trieste, il carcere che ha lanciato l’ultima ondata di proteste, proseguono le agitazioni con uno sciopero della fame, il rifiuto dei colloqui e dei pacchi, astensione dagli incontri con gli avvocati e diserzione dalle aule di tribunale. Grave appare la situazione di Roma Rebibbia, dove i poliziotti avrebbero lanciato lacrimogeni contro un centinaio di detenuti, che avevano appiccato il fuoco ai materassi e alle suppellettili. A Bergamo un agente è stato ferito al braccio con una lametta da barba da un detenuto extracomunitario. Il Direttore Generale del Dap, Caselli, ordina agli agenti di mantenere la calma e di non reagire. Il Viminale dà l’allarme. Allertati i Comitati provinciali per l’ordine e la sicurezza pubblica. Napoli. In tutte le strutture carcerarie della regione si segnalano manifestazioni e proteste dei detenuti. Particolarmente pesante è la situazione nei due penitenziari napoletani. Striscioni appesi alle finestre sbarrate di Secondigliano chiedono amnistia ma anche condizioni di vita meno pesanti. Nel carcere di S. Maria Capua Vetere i detenuti hanno incendiato le lenzuola. A Secondigliano sono apparse lenzuola con scritte polemiche contro la Magistratura di Sorveglianza il cui Presidente, Angelica Di Giovanni, sta ricevendo in queste ore decine di fax da tutte le case di pena di Napoli e provincia. Il prossimo 8 luglio il cardinale Giordano si recherà nella casa di pena di Secondigliano nell’ambito delle manifestazioni per il giubileo dei detenuti. Contemporaneamente, davanti al carcere, i familiari dei detenuti daranno vita ad una fiaccolata. La manifestazione è stata organizzata dalla Caritas e da altre associazioni di volontariato religioso. A Poggioreale è stato di massima allerta. Un agente intervistato da La Repubblica ammette che gli agenti cominciano ad avere paura. Nicola Sanseverino, sindacalista del Sappe, dichiara di essere favorevole all’amnistia. Emilio Fattorello, segretario regionale dello stesso sindacato, ammette che dopo i fatti di Sassari il rapporto tra agenti e detenuti è sul filo del rasoio, e minaccia di chiamare gli agenti ad effettuare uno sciopero bianco. Leo Beneduci, segretario dell’Osappe, sindacato dei poliziotti penitenziari, accusa il governo di non avere alcuna politica sull’aumento degli organici e sul riassetto delle carriere degli agenti. Per questo motivo il direttivo dell’Osappe ha indetto uno sciopero della Fame. Qualcosa comincia a sbloccarsi tra le forze politiche. Oggi l’argomento verrà discusso nel vertice di maggioranza con Amato: la linea che si sta affermando nel centrosinistra è favorevole ad un indulto. L’inversione di marcia è particolarmente vistosa tra i DS. Anche AN, dopo l’impegno mostrato da Fassino di inserire nel Dpef fondi per le prigioni, ha di molto ammorbidito il suo veto iniziale. Decisamente contro l’amnistia sono invece Antonio di Pietro e Luciano Violante. |
Sciacallaggi L’Osappe è impegnato in un duro scontro con il primo sindacato dei poliziotti penitenziari, il Sappe, per la conquista della maggioranza degli iscritti. Dopo l’indubbia egemonia che il Sappe ha esercitato nei giorni caldi delle vicende di Sassari, l’Osappe sta cercando adesso di recuperare visibilità attraverso un forte attivismo che si sta manifestando soprattutto sulla scena napoletana, area in cui vanta un buon insediamento. |