Siena - Ha bisogno di essere curato adeguatamente per le ripetute crisi epilettiche
che lo affliggono, ma nel carcere di Santo Spirito dove è rinchiuso per
scontare una condanna ad un anno per Agostino Caglione non ci sono strutture
mediche adeguate.
Ha preso carta e penna ha messo per iscritto la sua condizione di salute e le
sue richieste.
«Premetto di non essere un angioletto, ma non sono neppure pericoloso
e credo di avere tutti i diritti per essere curato. L'istituto in cui mi trovo
recluso è un carcere antico, lascio a voi immaginare le celle.
Sono fatiscenti e non andrebbero bene neppure come pollai... Lo scorso 18 agosto
mentre passeggiavo nel corridoio mi prese una crisi, caddi a terra e battei
violentemente il volto per terra procurandomi serie ferite».
Secondo Caglione lo soccorsero i suoi stessi compagni di detenzione mentre gli
aiuti dall'infermeria del carcere «arrivarono dopo alcuni ritardi».
L'ultima crisi l'ha avuta lo scorso 3 settembre «un'ambulanza mi ha portato all'ospedale. Ero ammanettato al lettino nemmeno dovessi scappare. Ora lascio a voi giudicare. Come si può vivere con la mia grave malattia in un carcere del tempo dei crociati?»