In pochi giorni tre omicidi di stato
In meno di una settimana un tentato suicidio ed uno riuscito, in tutto tre
morti nel giro di neanche un mese, ecco il bilancio della stretta repressiva
seguita all'evasione di 5 detenuti di nazionalità albanese.
Una precedente evasione di altri due detenuti era costata il posto al troppo
morbido (?) direttore Giordano, prontamente sostituito dal granitico Cacurri
già tenutario del tristemente famoso carcere punitivo di Livorno ed indagato
per sevizie e maltrattamenti: l'uomo giusto per rimettere in sesto le cose.
E gli effetti del cambio della guardia non hanno atteso a farsi sentire: priorità
totale alla sorveglianza a scapito di tutto resto...
Quindi il nostro direttore d'acciaio deve aver passato dei brutti quarti d'ora
quando addirittura in cinque gli si sono volatilizzati tra le mani, nonostante
i suoi "aggiustamenti". Da qui la morsa d'acciaio!
Per gli albanesi, colpevoli di non accettare passivamente la privazione della
libertà ma anzi cercare in ogni modo di riappropriarsene il prima possibile,
la rappresaglia è pesantissima:sospensione dal lavoro, da tutte le attività
(per un periodo addirittura i colloqui con l'avvocato), aria e docce a turni;
e tutto ciò sulla base della sola appartenenza etnica giudicata troppo
“evasiva”.
Rappresaglia che il massiccio Cacurri ha pubblicamente smentito, pensando forse:
“tanto chi vuoi che venga a controllare???”
In realtà ben quattro delegazioni si sono susseguite negli ultimi tempi
in ispezioni nel carcere di Sollicciano, con relative relazioni - più
o meno blande - di denuncia delle condizioni rilevate, peccato che questo non
sia servito ad evitare tre morti!
Anche nelle più spinte denuncie non si può fare a meno di rilevare
la “carenza di agenti di polizia penitenziaria” a giustificazione
della condizione inumana dei detenuti, ma dimenticandosi di dire che il sott’organico
è derivato non dalla mancanza di agenti in forza al corpo ma dal fatto
che una parte considerevole è imboscato negli uffici del DAP (è
stata una delle prime denunce di Margara arrivato a capo del Dipartimento e
forse quella che gli è costata il posto) mentre un terzo circa è
fisso in malattia o ferie (a Sollicciano su un organico di oltre 600 agenti
almeno 200 mancano sempre all'appello).
In realtà non si vuole ammettere l’evidenza: le condizioni di non-vita
nelle galere italiane, di cui Sollicciano è la punta dell’iceberg,
sono condizioni di tortura fisica e psicologica: due suicidi a Bologna, tre
morti a Firenze, altri 4 in tutta Italia, mentre a Nuoro “scompaiono”
i detenuti, salvo poi trovarli impiccati in cella (per maggiori dettagli vedi:
http://www.inventati.org/dentroefuori/news.htm).
Repressione interna e legge Gozzini riescono nell’intento di evitare rivolte,
più che giustificate dall’attuale situazione, con il risultato
che il senso di disperazione si fa strada come un virus maligno all’interno
delle sezioni.
Giusta indignazione ha suscitato la vicenda delle torture perpetrate dalla coalizione
in Iraq, peccato che non altrettanta riprovazione suscitino le aberrazioni nostrane;
forse perché in questo caso la parte del carnefice spetta al DAP (dipartimento
dell’amministrazione penitenziaria) e cioè un organo di stato?
E magari con il complice silenzio di tutti?
Il risultato è questo: un altro detenuto è morto nell’indifferenza
e nell’abbandono più totale!!!
Un detenuto è stato ucciso: chi sono gli assassini???
SABATO 26 luglio DENUNCIA DAVANTI AL CARCERE