E così le persecuzioni continuano, con una regia strana, che vede muoversi
simultaneamente diverse procure, per diverse inchieste, ma anche con nomi coincidenti.
E così, mentre, a quanto pare il PM Fiordalisi chiudeva un'inchiesta
riguardante il reato di associazione sovversiva (270 bis) per il sud ribelle,
a Roma un'altra procura apriva un'altra inchiesta per lo stesso reato (270 bis)
per gli "anarchici insurrezionalisti". Ma non c'è solo la coincidenza
temporale, perché per esempio c'è anche un'altra strana coincidenza:
mentre a Roma si annunciano le perquisizioni alla stampa prima ancora che queste
vengano iniziate, per il sud ribelle gli indagati vengono a conoscere la propria
posizione non dai preposti a tale compito, ma sempre dalla stampa, che, chiaramente,
poi infiora le cose, andando subito a "strani collegamenti". Per cui
La gazzetta del Sud nella cronaca di Cosenza titola
"Tra cui quella di Antonio Rollo indagato dalla Procura Roma Stralciate ventotto posizioni"
Siamo ormai sempre più addentro nella logica della costruzione di mostri,
ordite in parallelo dalle veline dei servizi con gli infioramenti di queste
veline da parte di fantasiosi "giornalisti".
Ma la coincidenza che più ci interessa rimarcare è quella del
tipo di reato, e cioè l'ormai famoso 270 bis.
E' da tempo che denunciamo la pericolosità di detto articolo, in quanto
con la sua formulazione "Chiunque promuove, costituisce, organizza o dirige
associazioni che si propongono (la sottolineatura è di chi scrive) il
compimento di atti di violenza con fini di eversione dell'ordine democratico
è punito con la reclusione da 7 a 15 anni. Chiunque partecipa a tali
associazioni è punito con la reclusione da quattro a otto anni"
commina anni di galera, anche senza addebiti specifici dimostrati, ma con soli
teoremi, accettati da un GIP condiscendente.
Ed infatti sempre più spesso, a partire da Genova, la madre di tutte
le inchieste, quando i PM non trovano reati specifici da addebitare, o non riescono
a dimostrare questi addebiti, si rifugiano nel comodo 270 bis.
In questo modo di fatto si liberano della necessità di dimostrare la
colpevolezza degli indagati e li mettono nella scomoda posizione di dover loro
dimostrare la propria innocenza. Ma come si può dimostrare di essere
innocenti? Di fatto in un solo modo, e questo modo venne indicato dal GIP di
Cosenza, quando scarcerò alcuni imputati, dichiarando che questi avevano
abiurato alla violenza. Naturalmente non era vero, ma l'obiettivo era esposto
chiaramente da quel GIP: se te la vuoi cavare devi abiurare, prendere le distanze,
altrimenti....
Certo è vero che, formalmente, il PM poi dovrà convincere i giudici,
della fondatezza dei suoi teoremi, e a Cosenza poi quei teoremi in parte saltarono,
ma questo fu dovuto al fatto che si era in una fase in cui c'era una maggiore
compattezza del movimento, e poi si trattava sempre della famosa inchiesta del
Sud Ribelle, che oltretutto annoverava tra gli indagati un Caruso, non ancora
mollato da diversi settori del movimento. Adesso la situazione è cambiata
in peggio.
Intanto la teoria delle prese di distanza e delle abiure ha fatto notevoli passi
avanti anche nel movimento, e oltretutto non sempre le inchieste sono famose,
e non sempre ci sono personaggi da difendere, perché famosi a loro volta.
Addirittura poi questi personaggi famosi vengono sempre più spesso scaricati
dai loro sponsor, e allora anche le inchieste tipo Sud ribelle tendono a decollare,
addirittura col coinvolgimento di personaggi ancora più famosi, scaricati
a loro volta.
E infatti in quell'inchiesta si chiede il rinvio a giudizio non solo per il
"famoso" Caruso, ma anche per il "più famoso" Casarini,
e naturalmente anche altri 11 compagni.
Figuriamoci poi se il 270 bis viene richiesto per compagni non famosi, e oltretutto
rejetti per diversi settori di movimento. Allora la situazione diventa ancora
più complicata, perché a fronte delle prese di distanza preventive
da parte di molti nei confronti di questi compagni, come volete che ci sia un
giudice, che non si lasci convincere dai teoremi dei PM? Specialmente poi se
i media avranno fatto bene il loro ruolo di velinari di regime?
E non c'è dubbio, che questi personaggi al servizio dei servizi di regime,
il loro lavoro lo facciano bene. Per esempio l'inchiesta che ha portato alle
46 perquisizioni di ieri, a Viterbo, Roma ed altre città: da quanti mesi
si fanno illazioni non provate su coinvolgimenti nei pacchi-bomba cosiddetti
di alcune aree politiche? Da quanti mesi sistematicamente viene costruito mediaticamente
questo teorema? Adesso sono scattate le perquisizioni e ci sono gli indagati.
Ma non per i pacchi-bomba, per il 270 bis, per quel reato di associazione sovversiva,
che abbiamo citato prima.
Ecco insomma come si costruiscono ormai le inchieste: i servizi passano le veline
ai giornali su presunti coinvolgimenti di alcune persone in alcuni reati; i
velinari della cosiddetta informazione pompano queste informazioni, e le sparano
per mesi sulle loro armi, giornali o altro che siano in modo da dipingere agli
occhi dell'opinione pubblica queste persone come sicure colpevoli di quei reati,
peraltro mai contestati apertamente; infine arriva il "boia" e cioè
il PM di turno, il quale avendo un colpevole già confezionato, lo incrimina
non per quel reato specifico, che poi dovrebbe dimostrare, ma per il reato associativo,
che invece non deve dimostrare. E badate bene, non è che si contesti
un reato minore, visto che non si riesce a contestare quello maggiore, come
a volte succede dappertutto: qui si contesta un reato da non dimostrare, che
però commina spesso molti più anni di galera del reato specifico,
che invece si deve dimostrare. Bisogna dire che i legislatori fascisti erano
proprio fiji de 'na mignotta quando promulgavano le loro leggi in difesa del
regime fascista; ma tocca anche dire che anche i personaggi attuali non sono
da meno, visto che non ci pensano nemmeno ad abrogare leggi fatte dal regime
fascista, anzi magari le perfezionano. E soprattutto le utilizzano magari più
spesso di quanto le utilizzavano i giudici fascisti. Ma d'altra parte quando
si deve difendere il regime, sia pure "democratico"!!!! Sia chiaro,
non è un piagnisteo: è da tempo che abbiamo capito che un regime
per esistere non deve essere necessariamente dichiarato. E quindi da tempo sappiamo
che questo regime ci avrebbe represso con tutte le armi a sua disposizione.
Tutto questo era calcolato, come anche loro avranno calcolato che non ci spaventeranno.
Non saranno certo perquisizioni o arresti che ci fermeranno, anzi la loro repressione
ci rende sempre più determinati. Quello che stiamo facendo con questo
messaggio è solo una doverosa opera di informazione, anzi di controinformazione
su come vanno ormai le cose in questo regime, autodenominato democratico.
Vogliamo solo far capire che questo problema ci attanaglia tutti, perché
il regime capitalista con la sua crisi economica ormai endemica, ha solo un
modo per tentare di sconfiggere una possibile saldatura tra lotta politica e
lotta sociale, quella della guerra di classe.
Non è un caso che la criminalizzazione di chi si oppone veramente, di
chi vuole sul serio cambiare lo stato di cose presenti, di chi insomma vuole
abbattere il capitalismo, si accompagni alla criminalizzazione di tutti coloro,
che lottano per difendere i loro diritti sociali ed individuali. Gli esempi
non mancano: la denuncia degli autoferrotranvieri, che avevano scioperato fuori
dalle regole concertative imbelli per difendere il loro diritto al rispetto
del contratto da parte delle aziende; il licenziamento di 4 ferrovieri che avevano
pubblicamente denunciato il livello di insicurezza dei treni, le denunce per
estorsione dei disoccupati che chiedevano lavoro.
Ma non solo: che di guerra di classe dichiarata dal capitale contro chi è
fuori o contro il sistema capitalista si tratti è dimostrato anche dalla
guerra imperialista dichiarata dall'occidente proprietario dei mezzi di produzione,
contro il resto del mondo espropriato di tutto, in nome della santità
del capitalismo.
Ma ormai la rassegnazione tende ad essere superata: sempre più popoli
hanno deciso di ribellarsi, di non accettare più supinamente l'aggressione
del capitalismo imperialista, nonostante questo mostri sempre più ferocia.
E questi popoli rischiano di mettere in discussione dappertutto la santità
del capitalismo.
Di questo il potere e i suoi servi hanno paura: che anche in Italia si metta
in discussione questa santità, ed è per questo che la loro persecuzione
continua sempre più spietata. Ma nonostante questo, una cosa è
certa: noi vogliamo mettere in discussione la santità di questo regime
occidental-capitalistico. Insomma, noi il capitalismo lo vogliamo abbattere,
nonostante le loro persecuzioni.