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Le ultime streghe di Milano

Il 12 novembre 1641 ebbe luogo l’ultima esecuzione di streghe alla Vetra: Anna Maria Pamolea, la padrona, e Margarita Martignona, la sua serva, finirono la loro tragica vita strangolate e arse sul rogo. Solo due nomi, senza storia, senza che si conoscano nel dettaglio i capi d’accusa.
Il periodo nel quale Federico Borromeo fu arcivescovo di Milano (1595-1631) coincise con il culmine della caccia alle streghe a Milano, come del resto in tutta Europa. Il Tribunale dell’Inquisizione, dalla metà del Cinquecento alloggiato a S. Maria delle Grazie, lavorava senza posa per inviare le povere sventurate ai roghi della Vetra. Ci si può rendere conto dell’entità del fenomeno considerando il calendario delle esecuzioni di streghe in questo periodo:

1599 22 dicembre Rogo di Marta de Lomazzi al Ponte Vetero
1603 10 giugno Vengono bruciate alla Vetra Isabella Arienti, detta la Fabene, e Gabbana la Montina. In questo periodo vi sono altre esecuzioni rimaste anonime.
1611 21 giugno Rogo alla Vetra di Doralice de’ Volpi.
25 giugno Rogo alla Vetra di Antonia de’ Santini
29 giugno Il governatore di Milano Juan de Velasco si lamenta per l’inerzia dell’Inquisizione contro le streghe e descrive la gravissima situazione di Milano infestata da streghe e malefiche.
1617 4 marzo Rogo di Caterina de Medici: per l’occasione viene costruita per la prima volta una baltresca, ossia un palco per l’esecuzione, che consentiva alla grande folla dei presenti di assistere allo strangolamento che precedeva il rogo.
1620 10 giugno Rogo di Angela dell’Acqua e Maria de’ Restelli.

Chi sono queste cosiddette streghe? Sono per lo più donne che vivono ai margini della comunità professando un’arte medica di rango inferiore; sono guaritrici che si servono di una conoscenza segreta dei poteri delle sostanze naturali, ma sono anche in grado di fornire filtri d’amore o veleni che, accompagnati da rituali magici, possono colpire i nemici dei loro clienti. Spesso relegate in una posizione marginale, queste donne trovano nei loro poteri una capacità di rivalsa, soprattutto nei casi di condanna sociale per deformazioni, gravidanze illegittime, epilessia, ecc. La Chiesa afferma la presenza del demonio in tutti gli aspetti della stregoneria e, attraverso il potente strumento teorico del Martello delle streghe, legittima ed esige processi e roghi.
Il processo più noto fu quello a Caterina de Medici, accusata di aver fatto malefici al suo padrone, il senatore Melzi. Negli atti processuali compaiono tutte le figure che componevano il panorama demoniaco del tempo: la fattucchiera con i suoi filtri e veleni; la strega volante che partecipa al "barilotto" (il nome del sabba il Lombardia); il diavolo seduttore e tiranno che esige patti di sangue e delitti efferati; l’inquisitore che trasforma la propria impotenza terapeutica in una diagnosi "teologica"; l’esorcista che si sostituisce al medico nel tentativo di curare le malattie di origine diabolica; il capitano di giustizia che attraverso la tortura costringe la vittima a coinvolgere nel processo il maggior numero possibile di altre persone; e infine gli accusatori, parenti e amici delle vittime, spesso i veri promotori della tragedia, che dietro il loro zelo nascondono frequentemente il timore di concreti danni economici o la speranza di qualche guadagno. xxx
I roghi milanesi si conclusero nel 1641 in modo tragicamente grottesco: la corda con la quale un boia maldestro tentò di impiccare Anna Maria Pamolea e la sua serva Margherita prima di bruciarle si spezzò due volte di seguito. Il Registro delle sentenze capitali a questo punto si dimentica delle condannate per raccontarci l’epica lite tra il boia e un cavaliere della Confraternita di San Giovanni Decollato in merito alla "professionalità" del boia.

Fonte: Atlante Milanese una storia alla settimana, http://fc.retecivica.milano.it/RCMWEB/civichescuole/1996/streghe1.htm