Anarchici, 20 luglio 2004
Questa mattina ci sono state delle perquisizioni nelle case di alcuni compagni
anarchici.
Con la scusa ed il pretesto di firmare i verbali di questa operazione 6 ragazzi
(Tibo, Massimo, Lorenzo, Mattia, Gigi, Marco) sono stati condotti in carcere.
E tuttora si trovano rinchiusi.
I carabinieri nonostante siano passate parecchie ore si rifiutano di comunicarci
dove si trovano.
L’accusa e’ di aver partecipato ad una rissa accaduta nell’
ottobre del 2002 con dei FASCISTI; ma la realtà, molto più semplice
e reale, per chi si trova ad esprimere il proprio dissenso si chiama REPRESSIONE.
Città sempre più militarizzate, polizie di quartiere, vigili urbani
con le pistole, telecamere ad ogni angolo, precettazioni a chi sciopera, fogli
di via agli “indesiderati”, cariche violente e denunce contro chi
manifesta, espulsioni ed arresti ormai all’ ordine del giorno.
Così lo Stato con i suoi aguzzini tenta di impedire e bloccare ogni tipo
di resistenza contro condizioni di vita sempre più miserabili ed insopportabili
e all’imposizione di una politica guerrafondaia e colonialista che dispensa
bombe contro ogni urlo di rabbia e di insurrezione verso il potere.
Il silenzio è complicità
ASSEMBLEA questa sera martedì 20 luglio in Piazza Fiera alle ore 20.30
LIBERI TUTTI LIBERI SUBITO
Aggiorniamo di seguito la situazione dei 6 compagni arrestati la mattina del 20 luglio... forse le date hanno un senso anche per gli sbirri...
Sono detenuti da ieri nel carcere di via Pilati 7 a Trento, sei anarchici roveretani - GIGI, TIBO, MARCO, MATTIA, MASSIMO e LOLLO - con l’accusa di percosse e lesioni aggravate in concorso, ai danni di 6 nazifascisti trentini. Sono proprio questi ultimi ad aver riconosciuto e denunciato alla polizia i compagni dicendo di essere stati aggrediti da almeno quaranta persone. La storia è in realtà molto diversa. La sera del 4 ottobre 2002, come anarchici abbiamo organizzato una serata presso l’università di Trento sul tema dell’immigrazione, contro le espulsioni e i lager per immigrati. L’iniziativa non è piaciuta ai destri che ci hanno aspettato poco lontano dall’università per farci la festa. Ci hanno seguito fino al parcheggio di S. Severino e lì, forti del fatto che eravamo una ventina di cui per la maggior parte ragazze, ci hanno affrontato, muniti di mazze, cinture e catene. Ma hanno trovato pane per i loro denti. Il giorno dopo scopriamo attraverso i giornali che, essendogli andato male l’agguato, avevano deciso, di comune accordo con la polizia, di mettercela nel culo in altro modo, rovesciando l’accaduto e tentando di incastrarci. Ma torniamo ad oggi visto che non c’è nulla di nuovo né negli agguati fascisti, né nella secolare collaborazione tra i burattini dalle teste rasate e la polizia. La motivazione della rissa è un’evidente pretesto, poiché le misure adottate nei confronti dei compagni sono assolutamente sproporzionate rispetto ai reati che gli vengono contestati, (se dovessero arrestare tutti quelli che a vario titolo vengono coinvolti in risse serali, dubitiamo che incontreremmo più molta gente per strada). Oltre all’arresto il PM Storari ha disposto che i ragazzi non possano comunicare fra loro, con i familiari né con il loro avvocato per almeno 5 giorni, termine massimo di detenzione prima dell’interrogatorio di fronte al giudice. Questo è un provvedimento che di solito viene emesso per reati di mafia e non per risse ed evidenzia la pressione psicologica che vogliono esercitare sui compagni. Il materiale sequestrato durante la perquisizione, inoltre, perlopiù non ha nulla a che vedere con le accuse, solo per fare degli esempi sono stati sequestrati occhiali, parrucche, batterie, bombole di gas da campeggio, cera, petardi, libri e volantini. E’ dunque lampante il carattere politico di questi arresti che seguono le decine già avvenute nel resto d’Italia con modalità simili e che si aggiungono agli altri provvedimenti, di tipo sia penale che amministrativo, che sono fioccati negli ultimi mesi sulle teste di chiunque tentasse di resistere e di opporsi alla miseria che ci viene sempre più imposta quotidianamente. Dalle iniziative contro la guerra, a quelle contro le ultime riforme, a quelle contro i lager di permanenza temporanea, a quelle contro la Bossi-Fini, contro i licenziamenti o per aumenti di salario, la situazione sociale è sempre più esplosiva e i birri non gradiscono che resti in circolazione chi soffia sul fuoco per farlo divampare. La solidarietà è un’arma che colpisce attraverso l’azione, soffiamo più forte, questa società basata su sopraffazione e sfruttamento dell’uomo sull’uomo e dell’uomo sulla natura non può essere riformata, va rasa al suolo.
LIBERI TUTTI, LIBERI SUBITO
FUOCO ALLE CARCERI
I compagni arrestati sono: Stefano Tiberi, Luigi Keller, Lorenzo Jorg, Marco Beaco, Mattia Dossi e Massimo Passamani.
L’indirizzo del carcere è via Pilati 7, 38100 Trento
Per oggi pomeriggio è previsto un presidio non autorizzato sotto il carcere di Trento.
Eccellenti Signori,
sentiamo nostro dovere civico prendere la parola oggi, in un momento in cui
il Vostro operato viene messo nuovamente sotto accusa. Da quando Vi siete decisi
a perseguire penalmente e a trarre in arresto sei anarchici, rei di non essersi
lasciati picchiare da alcuni squadristi fascisti, siete stati importunati con
mille domande indiscrete:
- come si può arrestare qualcuno per una rissa avvenuta due anni prima?
- Non sono gli stessi squadristi mancati, poi bastonati, ora piagnucolanti,
ad aver dichiarato di non sapere chi fosse alla guida della fantomatica auto
investitrice?
- Se si arrestassero tutti coloro che nella loro vita hanno alzato le mani,
quanti tutori dell’ordine rimarrebbero a proteggere i proventi dei nostri
affari?
- Perché mai gli anarchici arrestati non possono conferire col proprio
avvocato?
In definitiva, siete messi in croce da tutti; dagli amici di questi facinorosi
nullafacenti finalmente in galera, dagli azzeccagarbugli che vivono difendendo
i criminali che Voi fate arrestare, persino dai giornalisti che osano riportare
i dubbi che vengono espressi sul Vostro lodevole operato.
E la maldicenza insiste, batte la lingua sul tamburo, fino a dire che un rampante
pubblico ministero, già deferito al CSM, ha bisogno di buona pubblicità
di sicuro, perché la sua fama è troppo, troppo vicina…a
che cosa? Ma alla bocca del Presidente del Consiglio Berlusconi, il quale alcuni
anni or sono aveva pubblicamente accusato il sostituto procuratore Paolo Storari
– allora impiegato a Torino nelle indagini sullo scandalo Telekom-Serbia
– d’essere un “magistrato combattente…collaterale alla
sinistra”. Un’accusa infamante, certo, che questi arresti contribuiranno
a cancellare. A lui va quindi il nostro sincero plauso; siamo lieti che abbia
avuto la fortuna di incontrare a Trento un autentico drago dell’intelligenza
giudiziaria, il procuratore della Repubblica Stefano Dragone, che ha prontamente
avallato gli ordini di arresto.
È grazie a cotali uomini di legge che, con un po’ di fortuna e
di perseveranza, sui muri delle nostre città potremo vedere solo sgargianti
manifesti pubblicitari, non sgradevoli appelli di critica sociale; che nelle
strade risuoneranno solo spontanei applausi alle istituzioni, non ingiustificate
urla di protesta; che infine si imparerà ad obbedir tacendo, giammai
a ribellarsi ridendo.
EsprimendoVi ancora una volta il nostro sentito ringraziamento, Vi salutiamo
baciandoVi le mani.
Noi sottoscritti
comunichiamo che a partire da oggi, venerdì 23 luglio 2004, cominciamo uno sciopero dell’aria e della doccia per ottenere:
- la fine immediata dell’isolamento;
- la scarcerazione.
Ciò che si vuole colpire attraverso questi arresti è la nostra identità di anarchici.
La difenderemo, solidali con chi lotta contro ogni forma di prigionia, ovunque nel mondo.
LUIGI KELLER
STEFANO TIBERI
LORENZO JORG
MASSIMO PASSAMANI
MATTIA DOSSI
MARCO BEACO
Per chi volesse far arrivare ai compagni lettere o telegrammi:
Nome, Cognome, Casa Circondariale, via Pilati, 6, 38100 Trento
La sera di venerdì 23 luglio si è tenuto un presidio di solidarietà e protesta nei giardini di piazza Garzetti, di fronte al Tribunale e carcere di via Pilati, dove i sei compagni sono reclusi da martedì 20.
Ad attenderci c’era un considerevole spiegamento di polizia e carabinieri.
Durante il presidio, partecipato da una settantina di persone, c’è stato qualche attimo di tensione quando un paio di naziskin, in evidente accordo con gli sbirri, hanno tentato di provocarci al fine di giustificare un’eventuale carica da parte delle forze dell’ordine, che avrebbe finito col mettere in secondo piano la detenzione dei compagni. Subito dopo, infatti, abbiamo intravisto gli stessi nazi intrattenersi amabilmente con gli sbirri scambiandosi strette di mano.
Dopo il presidio siamo partiti in corteo, percorrendo le vie adiacenti al carcere con musica, slogan, botti e quant’altro per far sentire ai prigionieri la nostra solidarietà.
Sciolto il corteo, alcuni compagni, mentre si stavano dirigendo alle proprie macchine, si sono nuovamente imbattuti nei nazi, che – guarda caso – ci attendevano in una via poco distante e non hanno esitato a farsi scudo della Digos per sfuggire alle nostre attenzioni.
LIBERI TUTTI! FUOCO ALLE GALERE!
Nulla di nuovo sotto il sole: i “soliti anarchici” vengono arrestati e sbattuti in carcere, questa volta con l’accusa di avere procurato “lesioni personali” ad alcuni neonazisti nel corso di una rissa che risale all’ottobre di due anni fa.
Ma c’è un’evidente sproporzione tra il reato contestato e la misure adottate dalla Procura di Trento: i sei arrestati (Gigi, Lollo, Marco, Massimo, Mattia e Tibo) sono stati letteralmente sequestrati (sotto il pretesto menzognero di un generico “controllo”) dalle forze dell’ordine all’alba di martedì 20 luglio. Nessuna risposta è stata fornita ai compagni che chiedevano spiegazioni. Solo nel tardo pomeriggio si è venuti a sapere che i sei desaparecidos non solo erano stati trasferiti nel carcere di Trento, ma per cinque giorni non avrebbero potuto avere alcun contatto né tra di loro né con un avvocato, in base a norme speciali relative alla custodia cautelare utilizzate solitamente per reati di strage o associazione mafiosa.
Si tratta di provvedimenti eccezionali, il cui scopo non è certo quello dichiarato (evitare un improbabile “inquinamento delle prove”...per una rissa di quasi due anni fa!), ma un altro, inconfessabile in democrazia perché degno delle peggiori dittature: criminalizzare e terrorizzare chi si ostina a non rassegnarsi all’esistente ma ha ancora il coraggio di esprimere attivamente il proprio dissenso.
La posta in gioco di quel che sta succedendo in Trentino come nei “centri di permanenza temporanea” per stranieri dislocati in tutta Italia, ma anche in Iraq, nelle prigioni di Guantanamo, nei villaggi della Cisgiordania e ovunque nel mondo, è la sperimentazione su scala planetaria di uno stato di eccezione che, sospendendo legalmente ogni diritto, dà mano libera alla violenza sovrana della polizia. Come accadeva nel Terzo Reich idolatrato dai neonazisti.
In questo senso gli arresti degli anarchici roveretani e il recente internamento (preludio all’espulsione) dei 37 profughi africani raccolti dalla nave Cap Anamur sono le due facce della medesima strategia di criminalizzazione perseguita dagli stati democratici.
Questa strategia non è mirata a punire reati specifici, ma a controllare e gestire quel che ci accomuna in quanto esseri umani: le nostre facoltà di vivere, pensare, parlare e agire.
Di che cosa sono colpevoli i profughi africani (e con loro i “clandestini” di tutto il mondo) se non di voler continuare a vivere cercando scampo altrove invece di rassegnarsi a subire miseria e massacri nei paesi da cui provengono? Di che cosa sono colpevoli gli anarchici se non di ostinarsi a pensare, a diffondere idee radicalmente critiche e ad agire di conseguenza? E dal momento che le idee non si arrestano, c’è bisogno di una “psicopolizia” che inventi sempre nuovi pretesti per imprigionare i sovversivi e proteggere così il corpo sociale dal contagio della rivolta.
Se chi soccorre 37 profughi alla deriva è accusato di “favoreggiamento della immigrazione clandestina”; se chi si difende dalle aggressioni squadriste di un manipolo di neonazisti xenofobi viene incarcerato per “lesioni personali”; se chi attacca le strutture materiali del capitale (come è accaduto a Genova nel luglio di tre anni fa) è processato per “devastazione e saccheggio”, allora è chiaro che il diritto è un’arma nelle mani del potere e la legalità uno strumento di ricatto: o ti adegui, o finisci in carcere.
Perciò la repressione degli anarchici è un avvertimento per tutti. Perché siamo tutti ugualmente ricattabili. E, a pensarci bene, decidendo finalmente di agire, non abbiamo nulla da perdere se non la nostra ricattabilità.
FUORI I COMPAGNI DALLE GALERE!
LIBERI TUTTI!
Intanto ci sono arrivate notizie sulla scarcerazione (pare senza restrizioni o ulteriori obblighi(seguiranno cmq precisazioni e aggiornamenti a tal proposito) dei 6 compagni anarchici di Rovereto, arrestati 8 giorni fa e accusati di aver preso parte ad una "rissa" con un gruppetto di nazifascisti, all'incirca due anni fa, dopo una pubblica assemblea, a Trento.
Libertà per tutte e tutti. Non cedere al terrorismo e alle provocazioni dello stato democratico-fascita e totalitario.
Per la libertà... salutiamo positivamente questa notizia ma fermamente restiamo impegnati sul fronte delle lotte e della mobilitazione.