Volantino distribuito a un presidio sotto il carcere di Trento
Per una società senza reclusi
21 settembre 2002
pubblicato sull'Altroadige"L'episodio risale a Domenica 12 alle ore 23:15, quando è apparsa ai nostri occhi una scena drammatica di un detenuto picchiato da alcuni agenti. Non è la prima volta che succede. Abbiamo reagito, contestato, urlato per cercare di fermarli, ma è stato inutile. La presenza di violenza e di aggressioni nel carcere di Trento da parte degli agenti non è comunque un fatto eccezionale così come è ordinaria la totale disattenzione a valutare il detenuto come uomo e come portatore attivo di idee e a rispettarne spazi e dignità; le scarse garanzie e attenzioni verso le scelte dei detenuti e infine i frequenti episodi di abuso di potere. Come detenuti ed esseri umani anche noi abbiamo il diritto alla vita".
"Per porre fine a questi fenomeni che si stanno registrando in quasi tutti i carceri d'Italia: episodi frequenti da parte del personale di custodia di istigazioni, provocazioni e abuso si potere nei confronti dei detenuti. Questo è vergognoso e io ne sono testimone visto che in questi sei mesi di detenzione sono passato da tre carceri e in tutti e tre l'immagine apparsa davanti ai miei occhi è stata simile. Al carcere di Padova ho subito personalmente un'aggressione da parte degli agenti e ho svolto una denuncia legale nei confronti dei miei aggressori. Al carcere di Trento sapete già cosa è accaduto il giorno 12/05/02 e al carcere di Verona è toccato ad un altro detenuto ed è successo davanti ai miei occhi come se fosse normale o addirittura una regola." "La verità è che il Ministro della giustizia è consapevole di tutto ciò che succede perché sono stati registrati altri casi simili diversi carceri ma non vuole fare niente per fermare il personale che viola i diritti dei detenuti. E questo significa che la legge non è uguale per tutti".
In una società sempre più repressiva e legalmente criminale la solidarietà attiva con i detenuti significa anche non accettare la normalità di un carcere fatta di ordinarie privazioni di relazioni e affetti e spesso assurdi divieti e restrizioni a detenuti, famigliari e amici. Una struttura disumana di cui vogliamo liberarci.