cara mamma
da qui le cose si vedono meglio
guardo il mondo attraverso l’ampia vetrata del ricreatorio un locale allegro
dove trascorro molte ore del giorno
si gode un panorama di un bel verde natura
quando nelle ultime ore di luce il sole invia i raggi a volo radente per rasserenare
gli animi dei pastori dei contadini e dei pescatori il mio sguardo va sul bianco
delle case lontane
sembrano punti luminosi incastonati sul fianco della collina dolce dove trionfa
il verde rigoglioso di questo giugno morbido e caldo
le case bianche assomigliano a quelle delle valli in cui correvo da piccolo
attorno al paese
da qui si percepisce tutto perciò si possono ascoltare anche i pensieri
delle persone che rincasano al crepuscolo dai campi
mi piace pensare che là in quella collina di fronte al carcere ci siano
dei contadini che posano gli arnesi in magazzino dopo il lavoro in campagna
e pastori che rimettono gli armenti nelle stalle dopo il pascolo
ma so che ormai i campi sono stati trasformati in giardini e i contadini sono
diventati giardinieri
i pastori non esistono più
il mondo sembra più vero e forse anche un po’ più buono
da qui dentro ho la sensazione di trovarmi in una posizione privilegiata è
come se non potesse accadermi niente di brutto
in fondo sto pagando per i miei errori perciò i sensi di colpa lasciano
il posto alle colpe vere
ora finalmente nessuno può giudicarmi più e non dovrò più
vivere nell’incertezza di un giudizio che è già stato dato
la sentenza è stata emessa
qui si sta bene
credo che ci sia soltanto un posto in cui potrei stare meglio
l’infermeria della prigione
se mi trovassi là infatti sarei prigioniero e malato allo stesso tempo
così avrei ancora più tempo per me
un giorno ho sentito parlare di un mio compagno di prigionia che è morto
di tumore in carcere
beato lui
qui si deve fare tutto quello che ti dicono perciò non si fa nessuna
fatica
pensano loro a tutto
ti danno da mangiare da dormire un tetto e se vuoi ti danno anche qualche indumento
usato
se ti ammali ti curano
qui tutto è regolato dall’orario come nella naja e come nella nostra
famiglia
ricordi mamma quando papà affiggeva l’orario della giornata sulla
porta della mia stanza
ma qui è meglio
con papà avevo sempre voglia di ribellarmi e finivo sempre per prenderle
mentre qui non mi passa neanche per la mente di oppormi
qui c’è giustizia
anche da militare mi davano ordini e anche sul lavoro dovevo correre ma la differenza
è che qui la mia condizione di prigioniero è chiara
mentre nelle altre situazioni mi dicevano che ero libero
anche in famiglia mi dicevate che ero libero ma se non mi comportavo bene me
ne dovevo tornare per la strada da dove mi avevate preso
per dire la verità io mi sento più libero adesso che sono qui
dentro almeno qui nessuno mi contrabbanda la vera prigionia per una finta libertà
prendiamo la scuola
tutti mi dicevate che ero libero di andarci eppure se solo mi azzardavo qualche
giorno a marinarla succedeva un casino che alla prossima occasione ci pensavo
su mille volte prima di riprovarci
per non parlare di quando mi sono permesso di dire a papà che volevo
lasciare la scuola per andare all’estero
diventò una bestia e s’incazzò a morte
ma ero libero
libero di essere prigioniero
no
credo che questa libertà appartenga soltanto ai veri prigionieri
solo qui dentro infatti ci si può sentire veramente liberi di essere
quello che si è
ti sembrerà strano mamma ma è così che nasce la speranza
quando si è catturati dagli altri si può sperare in qualcosa di
meglio e può nascere l’idea della propria innocenza senza per questo
doversi pentire troppo
qui ti hanno già condannato perché sei già stato riconosciuto
colpevole
l’agonia lenta e angosciante è finita
ora si paga al riparo da ogni rimorso
se tu sapessi mamma lo stupore che ho provato per la familiarità di questi
luoghi
è come se qui ci fossi nato
quando sono entrato conoscevo già tutto e mi sono sentito al sicuro proprio
come in una famiglia vera
era come se lo avessi sempre saputo che prima o poi sarei finito qui
è stato come un ritorno un ritrovare luoghi conosciuti e persone care
che erano qui da sempre ad aspettarmi
facce e storie note
mi chiedo continuamente se anche a loro capita di sentirsi come a casa propria
arrivai in galera alle dieci del mattino e mi fu subito assegnata una cella
singola dove rimasi per una buona mezza giornata poi verso le cinque del pomeriggio
venne la guardia e mi disse di preparare la mia roba per trasferirmi nella cella
definitiva
qui si dorme bene
è così intimo e rassicurante che non vedo l’ora che arrivi
la sera per andare a dormire lassù nel piano alto del mio letto a castello
sogno tutte le notti
qui si può sognare bene perché i sogni acquistano un valore e
un sapore del tutto particolari
diventano la libertà vera di questa prigionia altrettanto vera mentre
fuori c’è tanta gente che soffre l’insonnia di una coscienza
che non riesce a smaltire tutti i sensi di colpa accumulati nel corso della
giornata
i pasti sono sani e ben proporzionati sembra quasi di stare in un centro di
cura
non si può essere tentati di aprire il frigo perché in cella non
c’è la cucina con gli elettrodomestici perciò il colesterolo
e il glucosio non possono aumentare a dismisura
ho tanto tempo
questo forse è il vantaggio più sconcertante
soltanto nello stato di prigionia posso assaporare nuovamente il gusto del tempo
libero
leggo molto
riesco a finire un libro in soli due giorni e pensare che non avrei mai potuto
immaginare di riuscire a leggere i numerosi libri che mi avevate comprato
adesso ho tante ore e scrivo
scrivere è diventato importante come respirare
ho ritrovato me stesso e il mio equilibrio la pace interiore
ho riscoperto il dialogo
ho tempo per discorrere di tante cose con i compagni di cella
e qualche volta parlo anche con le guardie
i giorni scorrono rapidamente e in modo ordinato mi sento al sicuro sto bene
nel corpo e nello spirito la prigionia è bella ho trovato la sicurezza
ho conosciuto anche il prete del carcere un uomo pratico che indossa sempre
un paio di jeans sdruciti e una maglietta blu e porta occhiali da vista dalle
lenti spesse e montatura pesante
si è subito interessato a me e a quello che faccio
leggere scrivere
viene a trovarmi un paio di volte alla settimana e parliamo
mi racconta delle cose che succedono fuori perché lui crede che a me
interessino le cose di fuori così io l’ascolto in silenzio per
buona educazione e quando lui ha finito di sfogarsi gli chiedo di leggermi un
passo della bibbia
erano anni che volevo leggerla ma si sa che fuori di qua non si ha mai tempo
per queste cose
lui si sorprende ogni volta della mia richiesta e mi domanda se è proprio
questo che voglio
io mi sorprendo della sua sorpresa e ci sediamo per terra uno accanto all’altro
lui si pulisce gli occhiali sporcandoseli con quel suo fazzoletto lercio poi
tira fuori dalla tasca posteriore dei jeans la sua povera bibbia e la apre a
caso finendo sempre nella stessa pagina
la sfoglia un po’ e poi comincia a leggere
ho impiegato più di un mese per capire che in realtà non legge
niente ma recita a memoria cose imparate negli anni
forse si aiuta solo un po’ con la pagina che gli scorre a tratti sotto
gli occhi resi ciechi da quei suoi inutili occhiali sporchi
lo fa per me tanto per non deludermi
mamma i veri carcerati sono le guardie
costrette a turni di lavoro massacranti condividono la nostra sorte senza avere
i nostri vantaggi perché loro devono lavorare e rendere conto ai loro
superiori per poi tornare alle preoccupazioni di casa e alla bolletta del gas
del telefono al lavandino rotto
mentre qui da questa parte delle sbarre siamo serviti e riveriti
ho scoperto la vera amicizia
persone con storie difficili che sono finite qui perché nessuno le ha
aiutate a capire come vanno le cose del mondo
esseri umani come me che hanno sbagliato quartiere quando sono nati e hanno
perso la libertà rubando mele
io non ho mai rubato mele
tu lo sai mamma che non ne sarei capace
l’unica volta che c’ho provato ho dovuto restituirle e sono stato
bastonato
io sono stato incarcerato perché non ho niente e nessuno
io non so chi sono e nessuno lo sa perché sono vissuto di elemosina
ho imparato a leggere perché quand’ero piccolo un bambino mi voleva
bene e mi raccontava tutto quello che imparava a scuola divertendosi un mondo
nel vedere che ero capace di imitarlo e così mi passava i suoi libri
e i suoi quaderni
quando imparai a leggere fui adottato da voi
una famiglia senza figli
solo adulti in quella grande casa
marito moglie e nonna
mi avete tirato su dalla strada poi mi avete vestito e sfamato
mi avete mandato a scuola
al militare
a lavorare
avevo già dieci anni allora e io amavo la libertà della strada
a cui ormai ero abituato perché là trovavo sempre quello che mi
serviva
il necessario
in quella casa mi davate il superfluo e mi chiedevate in cambio troppo
cose che non sapevo fare e che non potevo dare ma che facevo e davo solo per
evitare rimproveri e sberle
sono stati anni di tortura
non sono mai riuscito ad abituarmi a quella prigione che voi chiamavate casa
così scappai
ma quando mi sono ritrovato per la strada mi accorsi che non ero più
capace di procurarmi il necessario
e diventai molto triste ebbi fame e freddo mi sentii solo non seppi ritrovare
la vecchia libertà perduta
non sapevo più chiedere l’elemosina e rubai in chiesa pensando
di essere perdonato
l’avevo imparato da voi che là si viene perdonati
per questo ogni domenica accettavo di mettere il vestito buono per andare in
chiesa
fui preso e malmenato quando rubai nella cassetta dell’elemosina
fui sorpreso da quel prete che arrivò troppo presto e io non potei fare
altro che spingerlo forte per tentare la fuga
quando lo trovarono riverso su quel gradino di marmo vennero subito a cercarmi
il resto lo sai
si ripresero tutto il denaro e mi mandarono in carcere a digiuno
ma qui finalmente ho ritrovato la mia dimensione e il mio mondo che avevo lasciato
nella strada a dieci anni
qui non c’è bisogno di rubare ma non c’è bisogno neanche
di chiedere né di ringraziare e per fortuna non mi danno il superfluo
ma il necessario sì
quello sì che me lo danno
e sono felice
se si sapesse in giro la pacchia che si fa qui dentro non si avrebbe così
paura della prigione
ho visto anche persone disperate qui dentro tipi che non riescono ad accettare
le loro colpe e che continuano a proclamarsi innocenti e perseguitati
li ho visti impallidire e dimagrire rapidamente rifiutando cibo e sonno
sono sempre taciturni e ci guardano come se non volessero mischiarsi a noi comuni
delinquenti
si tratta quasi sempre di persone che continuano a vestire in giacca e cravatta
anche in cella
sono scostanti e preferiscono fissare il vuoto rodendosi l’anima in attesa
di parlare con il loro avvocato per sapere se è stata fissata l’udienza
noi che un avvocato non possiamo permettercelo perché non abbiamo i soldi
per pagarlo non aspettiamo nessuno e non andiamo a nessuna udienza
siamo già stati condannati ed espiamo in pace quella che molti chiamano
pena ma che a me sembra un soggiorno meraviglioso una vera vacanza
peccato che presto finirà
domani all’alba sarò giustiziato