Usa, guerra alla
Costituzione
di Silvia Baraldini
Pubblicato su Guerre&Pace, n. 85, dicembre 2001
Kabul è caduta. I talebani sono in rotta e due mesi dopo la
dichiarazione da parte di Bush della "guerra infinita" contro il terrorismo non
abbiamo altre certezze. Ma all'interno degli Stati Uniti sono stati attuati dei
cambiamenti fondamentali che rappresentano una grave minaccia per i diritti
civili dei cittadini e dei residenti del paese e che cambieranno l'essenza del
rapporto tra individuo e governo.
Il ritorno al maccartismo
Subito dopo l'attacco al Pentagono e alle Torri Gemelle, Bush ha proposto
e il Congresso ha approvato una legge che limita severamente i diritti
fondamentali garantiti dal Bill of Rights (i primi dieci emendamenti
della Costituzione).
Chiamato Usa Patriot Act ("Legge patriottica Usa"), questo decreto
permette la detenzione indefinita dei non cittadini (cioè dei residenti
che non hanno la cittadinanza statunitense), estende la facoltà del governo
di condurre perquisizioni segrete, concede al segretario di Stato e al
ministro di Giustizia il potere di definire determinati gruppi organizzazioni
terroristiche e di deportare immediatamente i non cittitadini che ne fanno
parte. Consente alle varie agenzie di intellligence di accedere
ai resoconti finanziari anche senza nessun indizio di attività criminale
e permette vaste indagini sui cittadini a scopo di raccogliere informazioni
sulle loro attività. La legge consente la sorveglianza di tutte le comunicazioni
via internet e il monitoraggio sulla rete di tutti i movimenti di un utente.
In sostanza questa legge elimina i controlli stabiliti dal Congresso nel
1974 sull'Fbi. Controlli che furono decisi quando fu rivelato che l'agenzia
aveva spiato oltre 10.000 cittadini. La legge riattiva l'odiato Smith
Act, adottato durante il maccartismo, che puniva con il carcere l'appartenenza
al Partito comunista o la propaganda comunista. Basta sostituire la parola
"terrorismo" alla parola "comunismo".
Un nuovo reato: essere arabi
L'impatto di questi
cambiamenti è stato immediato. Le varie forze di polizia hanno arrestato oltre
mille persone, ottocento delle quali sono ancora in carcere. Non si conosce la
loro identità, dove siano detenute o perché. Si sa soltanto che alcuni sono
stati espulsi senza neanche un'udienza di fronte a un giudice. Gli altri
languiscono in località segrete. Solo due sono stati accusati di reati.
Recentemente il Centro per lo Studio della Sicurezza Nazionale ha
formalmente richiesto al governo federale una lista di questi detenuti e i
motivi della loro carcerazione. Il Centro si è mosso non solo per tutelare i
loro diritti, ma anche perché questa prassi viola due principi basilari della
Costituzione: il divieto di detenzione senza causa probabile e il diritto a
essere rappresentati da un avvocato.
Inoltre la mancanza di capi d'accusa rafforza l'idea che queste persone
siano state fermate solo in base a racial and ethnic profiling,
in altre parole perché arabi. Questa pratica usata comunemente
dalle forze dell'ordine contro le minoranze è duramente contestata
dalle organizzazioni per la difesa dei diritti civili, perché porta
ad arresti ingiustificati, unicamente in base al colore e alla discendenza
etnica. La richiesta di eliminare il profiling come strumento d'indagine
della polizia è stata al centro delle lotte contro la brutalità
delle forze dell'ordine e la lotta contro il terrorismo non può
servire da pretesto per formalizzare e legalizzare il suo uso.
Tribunali militari
Forse perché,
nonostante tutto questo, le indagini hanno dato pochi risultati concreti, sia
Bush che il ministro di Giustizia John Ashcroft hanno preso altre due misure che
violano i diritti garantiti dalla Costituzione. Il Presidente ha firmato un
decreto esecutivo che permetterà agli Stati Uniti di processare gli individui
sospetti di atti terroristici di fronte a un tribunale militare e il ministro di
Giustizia ha annunciato che saranno interrogati i 5.000 uomini tra i diciotto e
i trentatré anni entrati nel paese dopo l'inizio del 2000 senza un visto
d'immigrazione.
Violati i diritti dei detenuti
Anche alcuni
diritti fondamentali dei detenuti federali sono sotto attacco. Il direttore
generale degli istituti federali ha avvisato che quanti sono condannati per
terrorismo potranno essere posti in isolamento per un anno a sua discrezione.
Prima il limite imposto dalla norma era di centoventi giorni e la decisione
doveva essere avallata da un giudice. Queste persone perderanno inoltre il
diritto ai colloqui con i familiari, alla corrispondenza e alle telefonate.
Ma il cambiamento più pericoloso è il divieto a incontrare il proprio legale
senza la presenza di un agente dell'Fbi o di un amministratore della direzione
carceraria. Questo provvedimento calpesta il Sesto emendamento della
Costituzione che garantisce la riservatezza di ogni comunicazione tra l'imputato
e il suo difensore. Quattordici detenuti sono stati posti in isolamento e non si
conosce quanti debbano sottomettersi a colloqui con i loro legali con questa
supervisione. Le dure proteste dell'ordine degli avvocati sono state zittite con
la vaga promessa che il diritto di un imputato sarà tutelato.
Cambia anche l'istituzione della grand jury. Nel diritto anglosassone,
una persona non può essere imputata di reato se gli indizi non
sono stati prima giudicati sufficienti da una grand jury composta
da trentasei cittadini. Le deliberazioni della grand jury sono
segrete e non possono essere utilizzate per le indagini. Ogni grand
jury è indipendente e non può comunicare a un'altra
le informazioni apprese durante le sedute. Ciò dovrebbe proteggere
l'individuo da un'ingiusta persecuzione. Ora queste protezioni sono state
eliminate e permesse le comunicazioni tra grand juries in località
diverse.
La ristrutturazione dell'FBI
Questi cambiamenti necessitano anche di
riforme strutturali per potere essere attuati. In particolare è all'ordine del
giorno la ristrutturazione dell'Fbi. Storicamente deputata a indagare su reati
interni al paese, questa forza di polizia si dedicherà quasi esclusivamente alla
lotta contro il terrorismo. Per meglio perseguire questo obiettivo i suoi 28.000
agenti dovranno abbandonare la lotta contro il traffico dei stupefacenti, contro
lo struttamento dei bambini a fini pornografici, e contro i reati finanziari.
Resta da chiarire se il potere dell'Fbi sarà esteso anche a indagini condotte
fuori dagli Stati Uniti.
Preoccupante è poi la nomina dell'ex governatore della Pennsylvania,
Tom Ridge, a capo della nuova agenzia incaricata di assicurare una strategia
coordinata contro il terrorismo. Ridge, un supporter della pena di morte,
ha firmato 214 ordini di esecuzione e si è dimostrato insensibile
alle critiche della comunità afro americana ai suoi tentativi di
giustiziare Mumia Abu Jamal. Un atteggiamento più che rilevante
viste le preoccupazioni sollevate dall'utilizzazione del profiling
nella lotta al terrorismo.
La tortura. Perché no?
Tutti questi cambiamenti sono appoggiati dalla grande maggioranza del
paese. La paura, la rabbia e l'impotenza di fronte alla sfida del terrorismo
hanno portato a riconsiderare pratiche fino ad ora impensabili. Per la
prima volta si parla apertamente della necessità di torturare persone
sospettate di legami con la rete di Bin Laden. L'uso della tortura è
stato proposto da funzionari del ministero di Giustizia per sconfiggere
l'omertà dei quattro individui arrestati e accusati di appartenenza
ad Al Qaeda. Nessuno di loro ha accettato l'offerta del governo
statunitense di una nuova identità in cambio della loro collaborazione.
Questo dibattito sull'uso della tortura ha spinto molti commentatori a
stabilire paragoni con le peggiori dittature latinoamericane. Patricia
Williams, professore di giurisprudenza alla Columbia University,
ha dichiarato che l'uso della tortura non è mai giustificabile
in un paese che si considera democratico, aggiungendo ironicamente che
adesso tutti i cittadini statunitensi vivranno nelle stesse condizioni
imposte alla comunità afro americana.
Emblematico di un clima dove le critiche non sono tollerate è il
caso del creatore del fumetto afro americano "Boondocks"
("Le Periferie"), Aaron McGruder, colpevole di aver sottolineato
il legame storico tra Bin Laden e l'amministrazione di Bush padre. Immediatamente
è scattata la censura, ma l'autore, rifiutando ogni compromesso,
ha scelto di comparire su un minor numero di quotidiani.
Non vi è dubbio che le modifiche attuate dal Congresso e dall'esecutivo
hanno limitato e in certi casi eliminato dei diritti costituzionali che sono
stati il vanto della democrazia Usa. Questi cambiamenti hanno portato alla luce
contraddizioni di fondo, hanno eliminato la retorica ipocrita sulla difesa dei
diritti umani e hanno dato una forte spinta al consolidarsi di una società
dominata dalle forze di polizia.