Con il trascorrere delle ore vengono alla luce le denunce per le torture subite
dagli arrestati durante gli scontri del 27 febbraio e dei giorni seguenti, a
Caracas, tra manifestanti dell’opposizione e la Guardia Nacional. Tuttavia
la gran parte delle vittime preferisce non dare il proprio nome per esteso,
per via delle ripercussioni.
Diego, che è stato trattenuto presso la caserma del Comando Regional
N° 5 della Guardia Nacional, denuncia: "I lividi che ho sulla schiena
e sulle gambe sono solo la parte visibile di ciò che mi hanno fatto.
All’interno ho ematomi in un polmone destro (contusione polmonare), ai
reni, al fegato, al cervello e all’addome”.
I detenuti trasportati alla caserma CORE 5 (El Paraíso) non ancora riescono
a capire la ragione dell’odio viscerale dei funzionari della Guardia Nacional.
“I colpi erano continui, i superiori ci gridavano che sarebbero stati
disponibili a morire per Chávez e che auspicavano la sospensione delle
garanzie dei diritti umani per ammazzarci tutti perché per loro siamo
solo dei pezzi di merda; mentre per le guardie noi eravamo solo dei sacchi per
il loro allenamento di pugilato”, testimonia Carlos.
“Pedro Alejandro Martín è stato aggredito durante la manifestazione,
dopo esser stato colpito da proiettili di gomma sparati a distanza ravvicinata.
Nella zona della ferita, sul torace, non avverte più dolore per la lesione
delle terminazioni nervose” così denuncia sua madre.
“Oltre il pestaggio e gli insulti, nelle caserme, ci costringevano a cantare
slogan a favore di Chávez” (Genova docet…).
“Tra i fermati c’erano anche 2 minorenni, uno di 14 e l’altro
di 16 anni e lo stesso sono stati picchiati. Inoltre noi adulti siamo stati
minacciati di morte mentre ci mettevano una pistola in bocca” afferma
Carlos.