Dopo aver letto le ultime cronache sul controllo e la repressione, vorrei raccontare
anch'io cosa accade in giro per il nostro amato paese.
I fatti: Il 30 aprile prendo un treno da Bologna diretto a Verona assieme alla
mia compagna, telefono a mio fratello comunicandogli l'orario del mio arrivo,
alle 17,25, e mi metto d'accordo con lui per farmi venire a prendere in stazione
con un furgoncino. Dopo alcuni minuti, ricevo una telefonata dalla mia ex-ragazza
che incredula mi raccontava di aver sentito sulla segreteria del suo cellulare
(non sto scherzando!!) un messaggio di un funzionario della Digos di Bologna
che comunicava nei dettagli ad un suo collega della Digos di Verona la natura
della mia conversazione con mio fratello avvenuta pochi minuti prima. Rimango
anch'io incredulo per questa telefonata (pensando forse ad uno scherzo, ma con
nessuna convinzione); dopo alcuni minuti mi richiama la mia ex dicendomi di
aver parlato con il Digos di Bologna che cercava di nuovo il suo collega veronese:
costui accortosi del madornale errore chiedeva alla mia ex di cancellare il
suo numero di telefono e il messaggio lasciato nella segreteria! Decidiamo di
scendere prima di Verona, prendiamo un pulman ed arriviamo in città.
Comunico a mio fratello di non venire a prenderci in stazione e invece lo raggiungiamo
con i mezzi pubblici. Recupero il furgoncino e andiamo a fare un giro per Verona.
Verso sera, alle 21 circa, raggiungiamo casa di mia madre; appena arrivato vedo
che all'esterno c'è una macchina in borghese 'sospetta' parcheggiata,
ci allontaniamo e con il telefono chiamo mia madre che mi comunica angosciata
(ha avuto un malore alla vista del mandato) che agenti della Squadra Mobile
di Verona perquisivano la mia vecchia stanza con un mandato per droga, in tale
mandato c'era scritto che avrei acquistato a Bologna una partita di droga. Al
telefono chiedo agli agenti che tipo di droga stavano cercando senza avere risposta:
non lo sapevano neanche loro! Aspetto che gi agenti si allontanino e raggiungo
la casa della mia famiglia. Il mandato di perquisizione e il verbale confermavano
la motivazione della visita. Nei giorni successivi, su consiglio di un avvocato,
mi reco alle Procure di Bologna e di Verona facendo richiesta di sapere se sono
iscritto sul registro degli indagati, articolo 335 ccp. A Bologna non risulta
nulla 'suscettibile di comunicazione', a Verona invece il 30/04/04 (la stessa
giornata della telefonata e della perquisizione) risulto essere stato iscritto
sul registro degli indagati per violazione della legge sulla droga, iscrizione
effettuata dal magistrato Carlo Villani, evidentemente su input degli uffici
Digos. Questa è la conferma di quanto avevamo già pensato: iscrizione
e perquisizione sono chiaramente una copertura per l'errore di quella telefonata
fatta alla mia ex-ragazza, goffamente hanno cercato di motivare il controllo
dei miei spostamenti. Inutile dire che il sottoscritto non ha mai acquistato
né consumato alcun tipo di stupefacente in vita sua. Tali maneggi hanno
il sapore dell'intimidazione e dell'infamia, per coprire chiaramente manovre
di natura repressiva ed inquisitoria. Nei giorni successivi anche mio fratello
viene fatto oggetto di attenzioni sbirresche: una perquisizione personale e
dell'automobile in Tribunale a Verona (dove si era recato anch'esso per fare
la stessa richiesta del 335 ccp), e breve fermo in un ufficio della Polfer su
alcune note della Questura veronese. Ritorno a Bologna. Nei giorni scorsi telefono
a mio fratello concordando con lui appuntamento telefonico via cellulare per
le 18,20 per visionare in contemporanea, conversando anche tra noi, un sito
internet. Alle 18,20 provo a telefonare a mio fratello inutilmente, la rete
telefonica non era disponibile, dopo alcuni minuti lui mi chiama al telefono
dicendomi che il suo telefono era stato bloccato. La notte della stessa giornata
di nuovo, alla stessa ora, entrambi i nostri telefoni venivano bloccati fino
alle 15,00 del giorno successivo, sbloccandosi miracolosamente entrambi nello
stesso momento. Su nostro richiesta di informazioni il gestore di telefonia
ci confermava la 'stranezza' dell'episodio non fornendoci però informazioni
sulla causa. Dal loro controllo risultava che sui nostri numeri telefonici risultava
un sovraccarico ('ingorgo') di richieste di collegamento, come se a chiamarci
fossero centinaia di persone contemporaneamente. Ricordo che la settimana prima
della mia perquisizione domiciliare, sempre a Verona, agenti delle volanti e
la Digos facevano irruzione, pistole in pugno, durante la presentazione del
libro 'Ormai è fatta' di Horst Fantazzini, pretendendo di identificare
i presenti. Per quell'occasione la Digos occultava, dentro un furgone parcheggiato
di fronte all'ingresso della saletta pubblica, una videocamera che serviva a
riprendere i partecipanti alla presentazione. Questa videocamera è stata
individuata e neutralizzata da ignoti poco prima dell'inizio dell'incontro.
Altri compagni della zona nelle settimane scorse sono stati ripetutamente seguiti
e pedinati dalla Digos nei loro spostamenti. Ho letto recentemente che anche
a Viterbo alcuni compagni sono stati oggetto di medesime attenzioni con la stessa
assurda ed infamante motivazione: fermo e perquisizione per acquisti di partite
di droga! Non bisogna certo essere dei fini analisti per capire che costoro
non lesinano mezzi e strategie per controllare e intimidire i compagni, ora
utilizzando non soddisfatti anche accuse infamanti di spaccio di stupefacenti.
Per concludere informo che il sottoscritto assieme ad un altro compagno di Rovereto
è stato condannato dalla Procura della Repubblica di Trento a un mese
di arresti domiciliari, da scontarsi nei sabati e nelle domeniche , per una
scritta su un muro, in solidarietà a Sole e Baleno, contestataci nell'anno
in cui i nostri due compagni morirono nelle galere dello Stato italiano.
Fonte: comunicato diffuso in rete da Croce Nera Anarchica, maggio 2004
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Nella notte del 3 giugno, fino alle 13,00 del 4 giugno, guarda caso in concomitanza
dell'arrivo di Bush a Roma, di nuovo i numeri di telefono cellulare, il mio
e quello di mio fratello, venivano bloccati contemporaneamente con le stesse
modalità delle volte precedenti (vedi comunicato precedente).
Inviterei i compagni a segnalare eventuali episodi simili avvenuti in questi
giorni per avere, se possibile, una visione più completa della diffusione
di questa pratica ad opera degli apparati di controllo e repressione.
Un compagno di Verona