Scuola dell'infanzia: non vogliamo questa riforma
di Teresina Vignola - 28-02-2002
Anche noi Insegnanti delle Scuole dell'Infanzia dell'Istituto Comprensivo di Santa Vittoria d'Alba - Cinzano (CN) vogliamo esprimere un nostro parere a proposito della Delega al Governo sulla Riforma scolastica del Ministro Letizia Moratti, per unire la nostra voce a quella di tanti nostri colleghi preoccupati per una Riforma che, se attuata, darebbe un duro colpo alla Scuola dell'Infanzia italiana riportandola indietro di trent'anni ed attribuendole nuovamente quelle caratteristiche custodialistico-assistenziali che si ritenevano ormai superate dopo un lungo processo di trasformazione, che l'ha portata ad essere da "asilo" autentica "scuola" con caratteristiche formative di estrema importanza, come dimostrano gli apprezzamenti internazionali e come sancito dal testo degli "Orientamenti '91".
Al Ministro dell'Istruzione dell'Università e della Ricerca
Alle Organizzazioni sindacali
Agli Organi di Stampa
Agli Istituti Comprensivi ed ai Circoli Didattici della Provincia di Cuneo
Ai Forum di discussione via web interessati
Il Collegio dei Docenti delle Scuole dell'Infanzia dell'Istituto Comprensivo di Santa Vittoria d'Alba - Cinzano (CN), riunitosi in data 25/02/2002, in riferimento alla Proposta di Riforma scolastica in Delega al Governo presentata dal Ministro Letizia Moratti in data 1/02/2002, esprime le seguenti considerazioni:
- Nella delega si afferma che "la scuola dell'infanzia, di durata triennale, concorre all'educazione e allo sviluppo affettivo, psicomotorio, cognitivo e sociale delle bambine e dei bambini promuovendone le potenzialità di relazione, autonomia, creatività, apprendimento, ed assicura un'effettiva eguaglianza delle opportunità educative; [.]". Ciò è in contraddizione con la proposta dell'anticipo a 2 anni e mezzo che non tiene conto delle caratteristiche psicologiche, emotive, cognitive, relazionali dei bambini dai 3 ai 6 anni e delle differenze tra la prima e la seconda infanzia. Tutta la Pedagogia e la Psicologia dimostrano che lo sviluppo psicologico, cognitivo, emotivo, sociale del bambino muta profondamente tra la fascia d' età 0-3 e quella 3-6 anni. I bambini fino ai 3 anni hanno bisogno di spazi e ritmi propri ben diversi da quelli presenti nella scuola dell'infanzia che sono pensati per bambini dai 3 ai 6 anni.
- Nel testo degli "Orientamenti dell'attività educativa nelle scuole materne statali" (D.M. 3/06/1991) si afferma che la finalità della scuola dell' infanzia è quella di "[.] consentire ai bambini e alle bambine che la frequentano di raggiungere avvertibili traguardi di sviluppo in ordine all'identità, all'autonomia ed alla competenza.". Queste indicazioni richiedono interventi programmati ed un'organizzazione metodologico-didattica pensati per i tre gruppi di età dai 3 ai 6 anni e tali interventi non si possono realizzare con 28 bambini in sezione, di cui un certo numero di 2 anni e mezzo. Per questi ultimi è senza dubbio più appropriata una struttura analoga a quella dell'asilo nido con un rapporto insegnante/bambini di 1 a 8, con spazi e contesto organizzativo ben diversi da quello della scuola dell'infanzia. Nella delega viene indicata, è vero, "[.] l'introduzione di nuove professionalità e modalità organizzative", ma non viene proposto nulla concretamente in merito alla modifica delle strutture organizzative, delle risorse umane e materiali che sarebbero necessarie, né si potrebbero accettare "figure di supporto" di cui sarebbe dubbia la preparazione professionale se si considera che oggi per i docenti di scuola dell'infanzia è richiesta la Laurea in Scienze della Formazione Primaria.
- La Scuola dell'Infanzia italiana ha una sua storia, un'esperienza consolidata ed apprezzata in tutto il mondo. L'anticipo dell'ingresso nella scuola dell'infanzia per i bambini di 2 anni e mezzo muta la sua identità e pone le condizioni per il ritorno a logiche custodialistico-assistenziali che si ritenevano ormai superate. La finalità della scuola dell'infanzia non può e non deve essere ridotta a semplice servizio assistenziale: le legittime aspirazioni delle famiglie, a cui finora lo Stato non ha risposto con una politica di realizzazione di strutture nido (per bambini da 0 a 3 anni), che soddisfacessero la crescente domanda, non possono far individuare nell'anticipo della frequenza alla scuola dell'infanzia una risposta idonea al problema perché priva di costi per l'amministrazione pubblica, né possono far dimenticare quelli che sono i reali bisogni dei bambini: il diritto, cioè, ad una scuola pensata per loro in cui crescere secondo i propri ritmi, ponendo le basi per un possibile futuro successo scolastico nell'ordine di scuola successivo.
- Per questa stessa ragione anticipare la frequenza della scuola elementare a 5 anni e mezzo significa ignorare totalmente le caratteristiche cognitive ed i ritmi di sviluppo propri di quest'età che ha propri bisogni ludici, cognitivi, emotivi, relazionali specifici dell'infanzia.
- Per tutti questi motivi la Scuola dell'Infanzia deve essere mantenuta nella sua triennalità con le attuali età di ingresso e di uscita e l'attuale struttura organizzativa, metodologica e didattica secondo quanto indicato dagli Orientamenti '91.
- Si valuta positivamente la proposta di diversi O.O.C.C., citati dal Documento Bertagna, di rendere obbligatorio l'ultimo anno di frequenza alla scuola dell'infanzia per i bambini di 5 anni, da espletarsi nella scuola dell'infanzia senza modificarne l'assetto vigente e puntando ad una generalizzazione dell'istituzione secondo i migliori indicatori strutturali, pedagogici, organizzativi attualmente auspicati, in base a quanto affermato dagli Orientamenti '91 ed ai risultati emersi dalle Sperimentazioni dell'ultimo decennio (ASCANIO, ALICE,.).
Se si vuole una scuola adatta per i bambini di 5 anni non e' necessario cercarla altrove: c'e' gia', e' l'attuale Scuola dell'Infanzia.
Approvato all'unanimità dai 16 componenti il Collegio dei docenti in data 25 febbraio 2002
IL DIRIGENTE SCOLASTICO
(P.Giuseppe CENCIO)