L’iniziativa del Comune di Cosenza di istituire un servizio trasporti alternativo che unisca l’Università con il cuore della città, ha smosso finalmente le acque sull’annosa questione degli autobus. Negli anni, le mobilitazioni studentesche avevano ripetutamente sollevato la contrarietà al monopolio ventennale del Consorzio Autolinee, pagato dall’Unical a caro prezzo (2 miliardi l’anno) e l’inadeguatezza del servizio offerto (costi eccessivi, qualità scadente). Eppure l’amministrazione dell’ateneo non ha mai preso di petto la cosa, spezzando il doppio cordone ombelicale che la tiene legata alla Regione e al Consorzio: la Regione Calabria, infatti, da una parte stanzia annualmente il fondo "per il diritto allo studio", che l’università "devolve" puntualmente ai trasporti, e dall’altra mantiene inalterata la concessione del trasporto extraurbano al Consorzio. Se fino a qualche anno fa il fondo era formalmente vincolato, oggi continua ad esserlo informalmente. Il Consorzio, forte del suo potere intoccabile, ha marciato sulle teste degli studenti, offrendo un servizio inefficiente mentre il prezzo del biglietto aumentava.

Oggi paghiamo 1.300 lire a corsa, per viaggiare in piedi, schiacciati l’uno sull’altro, per fare file interminabili al semaforo e rimanere imbottigliati nel traffico asfissiante del campus. Non esiste una tariffa oraria, e se sali e scendi 2 volte al giorno, sicuramente guadagni a mettere una cinque di benzina e viaggiare comodamente in macchina, dividendo magari la spesa con i colleghi. Il risultato è che tutti i cosentini della città e provincia salgono in macchina, i fuorisede, se possono, si portano la macchina, i docenti e i dipendenti viaggiano tutti in macchina... il risultato è un ingorgo senza uscita, nessuno spazio per gli irriducibili pedoni, un’aria irrespirabile, il nervosismo e le reciproche invettive…

STOP AL PANICO!

Noi vogliamo un campus vivibile e respirabile, dove la gente possa passeggiare e sorridersi... solo un trasporto pubblico efficiente e a prezzi onesti può sanare questa situazione. A noi non importano le guerre di potere e di interesse, non ci riguarda chi gestirà i trasporti, se Amaco, Consorzio, Fantabus o altri, vogliamo che vengano rispettati i diritti degli studenti. Sappiamo solo che, se l’Università avesse messo da parte due miliardi l’anno, avrebbe potuto creare un servizio di bus navetta interno, chiudere il traffico, rendere attiva la pista ciclabile che già esiste, e garantire quindi un sano e degno "diritto allo studio" per tutti.

L’iniziativa del Comune ci sembra positiva perché permette di viaggiare a prezzi contenuti (25.000 lire l’abbonamento mensile, senza limiti di corse) e di raggiungere Cosenza e le sue strutture con più facilità; l’Università ha parlato spesso di interazione con la città, eppure i cinema, i teatri, la Casa delle Culture, rimanevano lontani.

In attesa che venga realizzato il progetto della metropolitana leggera (che forse risolverà la questione definitivamente) chiediamo che l’Amministrazione universitaria prenda una posizione più netta e decisa, facendo in modo che tutti i pullman viaggino a 1.300 lire andata e ritorno, e che arrivino fino a Piazza Matteotti, che sia aumentato il numero di bus e di corse, e che venga prolungato l’orario serale (almeno fino all’una). Chiediamo inoltre che vengano presi seri provvedimenti a favore della qualità della vita nell’ateneo, non solo tramite i vigili e le multe, ma sperimentando un vero servizio di trasporto alternativo, che rispetti quell’idea di campus che pare sia stata completamente dimenticata.

Quello che compiamo oggi è un atto di disobbedienza civile, forse illegale ma legittimo: nessuno può marciare sulle nostre teste! Gli studenti hanno il diritto di incazzarsi!

SPAZIO SOCIALE FILO ROSSO

f.i.p. 4/05/00