"CHI DECIDE E CHI NO"
Rendiamo pubbliche, poichè non tutti le conoscono, le indennità d'oro di amministratori e rappresentanti istituzionali dell'Università della Calabria, alla luce di un'ennesima azzardata delibera, della cui esistenza "pochi" sono informati. I gettoni di presenza dei consiglieri d'Amministrazione sono stati triplicati, passando da £90 mila a £300 mila, mentre per i consiglieri nelle commissioni, si tratta di £150 mila. Anche le indennità di carica di Rettore, Prorettore, Direttore Amministrativo, Presidi di Facoltà, Direttori di Dipartimento, Delegato alla firma (?) sono aumentate vertiginosamente di decine di milioni. Tutto ciò fa gravare complessivamente sul bilancio dell'Unical più di un miliardo all'anno!
E' paradossale che in una fase come quella attuale, in cui gli organi amministrativi parlano continuamente di razionalizzazione delle spese dell'università, venga varato un provvedimento del genere! Ma quel che è ancora più aberrante è che i rappresentanti degli studenti si siano venduti per 300 mila lire a seduta, chiudendo tutti e due gli occhi su uno sperpero così scellerato! I nostri "eletti" dovrebbero occuparsi del governo dell'università per passione, impegno civile e invece troppo spesso si lasciano coinvolgere in meccanismi di tipo clientelare, chi per convenienza, chi per assenza di idee forti, chi per tutte e due. L'ICU parla di "Europa: università, musica e campus" in termini puramente commerciali, organizzando concerti insieme a un'agenzia privata, con il patrocinio dell'università; l’RDU concerta con l’ICU l’elezione di un ex studente, che per dieci milioni l’anno valuti la qualità didattica (compito assai importante!) di un ateneo che non frequenta più; UF fa ottenere ai suoi amici finanziamenti dal Centro Residenziale per iniziative di indubbio valore culturale. L'atteggiamento indisturbato delle liste elette rappresenta, se non altro, un sintomo preoccupante di un decadimento della coscienza studentesca. Gli studenti non avrebbero mai destinato una parte delle tasse versate come incentivo all’operato degli amministratori, coscienti che questi fondi potevano essere invece investiti in servizi, borse di studio, miglioramento della didattica....Eppure chi decide ha il potere di decretare anche un provvedimento a proprio esclusivo vantaggio.
Ma non è solo su questi soggetti che ci interessa ragionare. Partendo dalla considerazione che la politica altro non è che l’interessamento per la "cosa pubblica", e quindi non dovrebbe costituire un "mestiere" per pochi, ma una passione diffusa, e ribadendo che solo la partecipazione collettiva può essere espressione di bisogni collettivi, quello che ci preme offrire in una dimensione sempre propositiva dell’agire politico che ci caratterizza, è una riflessione sulla possibilità di gestire le risorse pubbliche non a beneficio di singole persone, ma per il bene della collettività, e sul ruolo che l’autorganizzazione dal basso può giocare nei processi decisionali, con o senza il sostegno dei rappresentanti.
Permetteteci però un’altra provocazione. Chi l’ha detto che la stagione musicale del CAMS deve essere sempre sottoposta al vaglio finale e alle modalità dettate dai gusti musicali del suo Presidente? Senza nulla togliere alla musica classica, esistono innumerevoli generi musicali, anche nuovi, espressione delle nuove tendenze e culture giovanili, degne sicuramente di attenzione visto che viviamo in un’università frequentata da giovani e promotrice di cultura (e cultura è anche diversità). Eppure le proposte alternative degli studenti vengono continuamente scartate, per favorire quelle di docenti e utenti privilegiati.
Quello che ci sembra palesemente assente dai discorsi e dai progetti sulla vita nel campus, è il soggetto "studente". Pieno diritto di cittadinanza dovrebbe spettare ai progetti proposti dagli studenti, soprattutto quando essi sono interamente autogestiti e autorganizzati, spettacoli teatrali, concerti, attività culturali, insomma, senza scopo di lucro, poste in essere per la soddisfazione di bisogni diversi dal denaro: esse nascono sul bisogno di socializzare, di condividere una passione comune e di crescere insieme agli altri. E’ la stessa passione che ha portato alla realizzazione di un laboratorio teatrale all’interno del Filo Rosso, seguito da una performance in teatro, che ha visto l’incontro di studenti e studentesse con artisti riconosciuti, e ha consentito uno scambio di esperienze e di saperi anche tra l’ateneo e la città. Una funzione, quella dell'interazione tra l'università e il territorio cosentino, che lo spazio sociale Filo Rosso pur fra mille contraddizioni ha sempre cercato e svolto in questi anni, aprendo il mondo universitario anche ai giovani della città e aprendo a Cosenza le proprie elaborazioni culturali e politiche. E’ la passione che ha accomunato studenti diversi in un coordinamento per l’apertura serale delle biblioteche, dove il confronto dialettico sull’universitas e sulla necessità collettivamente sentita di determinare i propri tempi e i propri spazi, ha costituito un esempio di relazioni sociali diverse, finalizzate alla creazione di una coscienza tesa ad influire sulla gestione delle risorse pubbliche. E il prolungamento dell’orario delle nostre biblioteche è oggi un fatto concreto, che attira l'attenzione di altre università, e costituisce un piccolo esperimento con un grande significato, poiché va in una direzione sicuramente alternativa rispetto al famigerato processo di ristrutturazione universitaria che cerca di subordinare la cultura alla legge del "pensiero unico": "produci-consuma-crepa".
Queste e tante altre attività ideate e concretizzate nel campus attraverso la riflessione e l'azione collettiva, e volte al miglioramento della qualità della vita nell'ateneo, dovrebbero essere valorizzate ed incoraggiate, poichè sono espressione della creatività e della voglia di fare dei soggetti che vivono realmente l'università come esperienza di vita. E' necessario mantenere sempre vivo lo scambio di opinioni ed informazioni, stimolando il protagonismo degli studenti: solo così l'università può adempiere al suo ruolo formativo per l'individuo e divenire quel laboratorio di idee di cui la nostra società e la nostra città abbisognano.
Coscienti della quantità e della complessità delle problematiche presenti nel nostro ateneo (servizi, didattica, diritto allo studio, ecc.) e sempre attenti rispetto al contesto globale di trasformazione delle università nel panorama europeo, abbiamo voluto in questa occasione fare emergere una delle tante contraddizioni del sistema universitario, il divario tra "chi decide e chi no": l'obiettivo fondamentale è quello di alimentare un dibattito aperto tra studenti e non, che dia priorità al ruolo dello studente, alla gestione diretta e pubblica delle risorse e al rapporto con il territorio, e che si inserisca in una prospettiva di autogoverno dal basso dell'università.
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