OCCUPIAMO LA DISOCCUPAZIONE!

PIATTAFORMA PROGRAMMATICA

DEL

COMITATO "NSISTI CA' ESISTI"

PREMESSA

Il comitato autorganizzato "nsisti ca' esisti" si costituisce formalmente i primi di marzo, e raccoglie disoccupati, studenti, lavoratori intermittenti e associazioni della città, con l'intento di dare visibilità alla questione della disoccupazione e stimolando il dibattito in città su una piattaforma di proposte elaborate durante gli incontri. Le riunioni sono state accompagnate da un lavoro costante di volantinaggio all'ufficio di collocamento, per aggregare intelligenze sprecate in file deprimenti, e per rompere la "vilienza", l'angoscia e l'immobilismo quotidiano cui l'attesa di un lavoro ci costringe. I soggetti appartenenti al comitato sono ricchi di potenzialità, capacità e voglia di fare, e non trovando un lavoro nel quale esprimersi, hanno scelto la via dell'autorganizzazione, del confronto e della partecipazione diretta alla politica, creando di fatto un'attività che impegna energie e creatività, e che può risultare utile alla città.

Stanchi delle promesse di partiti e sindacati, crediamo che tutti i cittadini disoccupati debbano diventare parte attiva nella creazione di nuove forme di lavoro fondate sulla cooperazione e non sulle soluzioni individuali che per molti anni hanno caratterizzato la ricerca del lavoro al Sud.

La disoccupazione è un problema che riguarda tutti: non è colpa dei disoccupati se sono senza lavoro, nè per questo possono essere considerati meno cittadini degli altri. La società deve arricchirsi di nuovi diritti di cittadinanza, per permettere ad un numero sempre crescente di cittadini esclusi dal mercato del lavoro, di vivere dignitosamente.

Permetteteci di dire che ci sentiamo sempre meno dis-occupati, perchè occupiamo tempo e passione in attività sociali che ci soddisfano e che sono una ricchezza per la città: il vero problema è che non abbiamo un reddito che ci permetta di "lavorare" tranquillamente e a tempo pieno! Oseremmo addirittura affermare che la dis-occupazione non è poi una tale disgrazia se ci ha permesso di conoscere le nostre capacità ed attitudini, e ci ha portato persino ad inventarci un lavoro!

Un'ultima riflessione rispetto al nome che abbiamo scelto. Si tratta di un'espressione tipica cosentina che si adatta benissimo alla nostra tenacia nella lotta per il diritto ad esistere, che non poteva trovare forma migliore del nostro dialetto per esprimersi.

 

INTRODUZIONE

I cambiamenti e le modificazioni delle forme e del mercato del lavoro, già prefigurano una società in cui la piena occupazione non esiste più. Questo tempo è dominato dall'equazione "più crescita economica meno posti di lavoro": in Italia come nel resto d'Europa, l'aumento della ricchezza, a causa della sua cattiva distribuzione, si accompagna all'aumento della disoccupazione e a forme di esclusione sempre più diffusa dalle garanzie sociali e dalla cittadinanza. Il fenomeno ha ormai raggiunto livelli di massa: in Europa si contano quasi 20 milioni di disoccupati.

Sulle cause di questo mutamento si potrebbe discutere a lungo. Certo è che la storia del capitalismo è una vicenda di incessanti innovazioni tecniche e di continua sostituzione di manodopera per mezzo di macchine. La novità però consiste nel fatto che oggi la disoccupazione è divenuta "strutturale": da una parte l'innovazione tecnologica ha permesso una produttività tale che il lavoro necessario a produrre un bene è infinitamente inferiore a quello occorrente solo pochi decenni addietro, dall'altra si assiste alla difficoltà di mercato e Stato di creare nuova occupazione capace di riassorbire la forza-lavoro eccedente.

Il lavoro ha subito profonde trasformazioni: è cambiato il modo di produrre, il mercato, è cambiata la qualità, la natura e il senso stesso del lavoro. Occorre sempre più fare i conti con modalità lavorative nuove, atipiche, flessibili, part-time, precarie: oggi è centrale la figura del lavoratore che entra ed esce continuamente dal mercato del lavoro e che accede al reddito in maniera intermittente. Queste figure "atipiche" di lavoratori non si inquadrano all'interno delle categorie consolidate che classificavano i lavori delle passate generazioni, e quindi non possono essere gestite con il vecchio sistema di redistribuzione del lavoro e della ricchezza. A causa dei nuovi scenari economici e della globalizzazione, i principi su cui si è retto lo stato sociale fino ad ora, sono divenuti di fatto inadeguati ai bisogni della società.

Il welfare state ha costituito l'asse portante di una certa fase dello sviluppo capitalistico: quella della grande industria e dell'espansione dei consumi. L'accesso alla cittadinanza, e dunque a forme di garanzie quali il diritto alla salute, alla pensione, all'istruzione, ecc., dipendeva dalla partecipazione al processo produttivo, cioè dall'avere un lavoro a tempo indeterminato. Da circa un ventennio siamo entrati in una nuova fase economica: nell'attuale situazione storica, il lavoro non è più la fonte dell'identità sociale, nè il mezzo per l'accesso ai diritti di cittadinanza. Il contratto sociale fondato sulle politiche del pieno impiego e dello stato sociale non riesce più a garantire la coesione sociale: assistiamo ad una continua disgregazione della società odierna, frammentata in occupati, dis-occupati, semi-occupati.

E' oggi più che mai necessario introdurre strumenti che mirino a ricostruire il legame sociale e nuovi diritti di cittadinanza, non più in base alle tradizionali forme del lavoro, ma tenendo conto delle molteplici iniziative di economia e cooperazione sociale. Il REDDITO DI CITTADINANZA sicuro per tutti rappresenta una misura insostituibile di unificazione per la società, poichè costituisce una leva per poter meglio contrattare le condizioni, i tempi e i carichi di lavoro.

 

 

PIATTAFORMA DI DISCUSSIONE

Il nostro ragionamento è semplice: ridurre la giornata di lavoro, incoraggiare l'economia sociale, rendere comune il problema della disoccupazione attraverso l'attribuzione di un reddito minimo di cittadinanza.

1) Proporre la riduzione dell'orario di lavoro significa liberare una parte del nostro tempo, e la possibilità di investire energie in attività appaganti individualmente e socialmente.

2) Definiamo reddito di cittadinanza un insieme di misure sociali formato: da una quota comunale di reddito, dall'accesso gratuito ai servizi comunali fondamentali (trasporti, casa, cultura, sport, formazione civica permanente, ecc.), dalla creazione di un'agenzia comunale per il lavoro che incentivi le iniziative di economia solidale nella città.

L'insieme delle misure sarà reso possibile dall'attivazione di fondi europei, da forme di redistribuzione del reddito cittadino e dalla istituzione di una tassa comunale sulla disoccupazione. Si noti che già oggi forme di reddito di cittadinanza sono mascherate come ammortizzatori sociali: prepensionamenti, sussidi comunali, cassa integrazione ed altro ancora. Esiste poi una quantità di fondi sprecati inutilmente in politiche provvisorie di rilancio del lavoro o della formazione, che non fanno altro che creare illusioni e permettere ai "nostri politici" di prendere tempo: per risolvere veramente il problema in maniera intelligente e definitiva, bisogna iniziare necessariamente dallo sganciamento del reddito dal lavoro.

 

1) REDDITO DI CITTADINANZA

A) Possono usufruire del Reddito coloro che sono iscritti nelle liste di collocamento da almeno un anno, che siano residenti nel comune da almeno due anni e che abbiano superato i 18 anni.

B) Il Reddito di Cittadinanza sarà stabilito più precisamente in base ai dati ISTAT e comunque non sarà inferiore alle 800 mila lire mensili e non potrà essere soggetto a tassazione e contribuzione.

C) Il periodo di fruizione del Reddito di Cittadinanza sarà calcolato ai fini pensionistici e l'importo sarà rivalutato annualmente sulla base degli indici ISTAT sul costo della vita.

D) Nel caso si svolgano attività che comunque producono un reddito inferiore all'ammontare del Reddito di Cittadinanza l'importo del reddito è ridotto di un terzo.

E) Nel caso in cui un datore di lavoro non denunci l'esistenza di un rapporto di lavoro con soggetti che fruiscono del Reddito di Cittadinanza verrà punito con sanzioni amministrative ai sensi di legge.

F) I soggetti vengono sospesi dal diritto di percepire il Reddito di Cittadinanza quando intraprendono un lavoro a tempo indeterminato o determinato, pubblico o privato, e quando al soggetto viene offerto un lavoro corrispondente alla qualifica con la quale è iscritto all'ufficio di collocamento.

 

2) SERVIZI PUBBLICI GRATUITI

Il Comune potrebbe istituire una tessera blu (che sia verde, gialla o rossa, non ha importanza) che dia diritto all'utilizzo gratuito di tutti i servizi comunali: trasporti urbani, servizi sanitari e attività culturali, quali cinema, teatro, mostre, e attività sportive. E' evidente che in assenza di salario, i disoccupati dovranno essere esenti dal pagamento di tutte le imposte comunali, quali acqua, spazzatura, eccetera. Riteniamo inoltre fondamentale l'istituzione di un sistema di FORMAZIONE CIVICA PERMANENTE gratuito per i disoccupati.

 

3) AGENZIA COMUNALE PER IL LAVORO

Se partiamo dalla considerazione che "il lavoro che non c'è" è solo quello di mercato, è perchè riteniamo che esista una moltitudine di lavori non riconosciuti, svolti cioè al di fuori del mercato, che al contrario è in continuo aumento, poichè sempre più necessaria ai bisogni sempre crescenti della collettività. Si tratta di attività no-profit, inquadrabili nel variegato mondo del terzo settore economico: attività molto diffuse al Sud, dove una rete di solidarietà sociale radicata nella storia e nella cultura della nostra terra, ha fatto da sfondo a una serie di occupazioni non finalizzate al profitto, ma alla produzione di servizi sociali per la comunità (la Calabria è ad esempio la regione più ricca di associazioni culturali ).

L'obiettivo principale dell'Agenzia consiste nel riconoscimento e nella valorizzazione del lavoro prestato "informalmente" (lavoro improduttivo e lavoro riproduttivo) tramite la promozione di associazioni e cooperative, ossia di tutti quei lavori a valore d'uso sociale che non sono necessariamente mediati dalle leggi di mercato.

La richiesta di un reddito di cittadinanza deve essaere affiancata dalla sperimentazione di nuove forme di cooperazione sociale nei quartieri, per restituire alla "cittadinanza" il suo legittimo significato, che non è quello di "assistenza", ma di "contributo per il miglioramento della qualità della vita", attraverso la partecipazione diretta ad attività utili per la città e per i cittadini.

L'Agenzia avrà il compito di valorizzare le potenzialità e le capacità creative di gruppi e collettivi, liberando una serie di lavori dallo stigma dell'inferiorità o dell'inutulità, e rivalutandoli in quanto "lavori nuovi".

L'Agenzia funzionerà anche da banca comunale, finanziando a basso tasso d'interesse cooperative, associazioni, gruppi informali, per la realizzazione dei preogetti., I prestiti dovranno avere durata pluriennale per permettere alle cooperative di ammortizzare i costi.

Queste, in sintesi, le funzioni dello sportello della "Agenzia Comunale per lo sviluppo della cooperazione sociale nei quartieri":

1) Informare gli utenti sulle possibilità e necessità d'intervento, a partire dal recupero architettonico, ambientale e sociale dei quartieri cittadini;

2) snellire le pratiche burocratiche necessarie ad avviare cooperative ed associazioni, e quelle relative alla presentazione dei progetti;

3) valutare i progetti sulla base della loro effetiva realizzabilità;

4) finanziare i progetti fattibili, affidando ad una figura qualificata l'incarico di seguire le tappe del progetto e verificarne l'applicazione.