GIU’ LE MANI DAL FILO ROSSO!

Si paventa l’ipotesi, più o meno dichiarata, che lo Spazio Sociale Occupato e Autogestito Filo Rosso, presente da quattro anni sul territorio universitario con attività culturali, sociali e politiche, corra un reale pericolo di sgombero. Il neo-rettore dell’Unical G.Latorre vorrebbe cancellare con un colpo di spugna quattro anni di storia, assegnando in maniera del tutto gratuita lo spazio ad un organo fantasma come il consiglio degli studenti: una mossa come questa significherebbe per noi la decisione da parte delle istituzioni universitarie di imboccare una strada senza uscita, che porta inevitabilmente allo scontro violento.

Ribadiamo da subito di essere disponibili ad una forma di mediazione, che rispetti le caratteristiche politiche e gestionali dello Spazio, prima fra tutte la sovranità dell’Assemblea di Gestione. Avevamo già intrapreso un percorso con la passata amministrazione, che per quanto dialettico e a volte conflittuale, aveva portato da parte nostra alla creazione di un’associazione legalmente riconosciuta (Ass. Cult. Entropia), e dall’altra parte ad una disponibilità concreta. Oggi sembra che questo percorso non sia stato mai intrapreso: assegnare lo spazio al consiglio degli studenti, significa ridurre la passione e l’entusiasmo che hanno accompagnato la vita del Filo Rosso, alla stregua delle scartoffie, finanziamenti (alquanto discutibili) e scambi di favori che passano quotidianamente per le mani dei rappresentanti. Significa inoltre un gioco meschino: mettere studenti contro studenti, seguendo la logica del divide et impera.

L’azione del rettore mira ad azzerare la soggettività di tutti quegli studenti che, autonomamente, hanno dato vita ad un’esperienza unica di formazione ed autoformazione nel panorama universitario locale e nazionale, stimolando continuamente il confronto con tutte le componenti dell’ateneo e con il tessuto cittadino, di Rende e Cosenza. In questi anni, grazie alla presenza di uno spazio autogestito, la comunità universitaria ha espresso vivacità intellettuale e creativa, diventando un laboratorio permanente di riflessione, scambio di conoscenze e progettualità nei confronti del territorio. La ricchezza che esprime lo Spazio Sociale non è quantificabile: il Filo Rosso rappresenta un’esperienza unica e come tale va considerata; è l’unica isola di resistenza e sopravvivenza della memoria storica dei grandi ed alti movimenti studenteschi extra-istuzionali che hanno animato la nostra università negli anni passati. I muri dello spazio sociale sono impregnati di storia, i murales, le locandine, i manifesti, le mostre, l’impianto luci del teatro, l’impianto idraulico della cucina, le bacheche, le tele dipinte, le mensole dell’Infoshop, ogni centimetro quadrato dello spazio è una tessera della nostra storia collettiva…

Non siamo un’associazione come le altre, abbiamo sempre rivendicato la nostra diversità e il nostro modo di vivere intensamente l’università. Per questo abbiamo promosso: dibattiti sulla speculazione edilizia all’università, sull’ambiente e sull’economia solidale, con la partecipazione di docenti e intellettuali, che per la prima volta hanno avuto modo di conoscere l’ateneo; seminari su post-fordismo, lavoro, disoccupazione, reddito di cittadinanza e nuove forme di garanzie sociali; il secondo incontro della rete nazionale delle Tute bianche; la creazione di un coordinamento provinciale antiproibizionista per la legalizzazione delle droghe e riduzione del danno; discussioni ed iniziative pubbliche su immigrazione, razzismo, e per la costruzione di una società interetnica; manifestazioni e una conferenza d’ateneo sulla guerra nei Balcani, per stimolare la solidarietà concreta della nostra università che oggi si accinge ad ospitare studenti serbi e kosovari; presenza alle manifestazioni locali e nazionali per il popolo Kurdo, per il Chiapas, per i Rom e per i diritti di tutti i popoli oppressi; senza contare la promozione delle iniziative per la qualità della vita nell’ateneo, per l’apertura serale delle biblioteche, per la solidarietà ai lavoratori dell’Unical, per il riconoscimento e il rispetto della dignità degli studenti, per la socialità e la cooperazione informale tra gli studenti, e tra studenti e docenti, per la partecipazione attiva alla vita pubblica dell’ateneo, per l’allargamento della democrazia, per l’autogoverno……

Fisicamente lo spazio è stato modificato e trasformato da puro ambiente spersonalizzato in un luogo polifunzionale, con la presenza di laboratori teatrali, rassegne cinematografiche, laboratori artistici ed artigianali, presentazione di libri con la presenza degli autori, concerti che hanno permesso anche a piccoli gruppi musicali (di studenti e non) di potersi esprimere, iniziative che hanno coinvolto intellettuali, artisti, personalità di rilievo della scena nazionale e internazionale. Il Filo Rosso è quotidianamente punto di incontro delle persone dai trascorsi più diversi: questo ha permesso uno scambio diretto e intenso di esperienze e la possibilità di una crescita collettiva non mercificata. Il tutto è stato realizzato tramite la scelta dell’autofinanziamento, che costituisce un piccolo esempio di alternativa al mercato, e la dimostrazione che possono esistere altri modelli di vita, al di fuori dell’omologazione e della massificazione imperanti.

Forti di questo bagaglio di esperienza e di vissuto quotidiano, abbiamo promosso negli anni un progetto Polifunzionale, che miri al recupero e all’uso degli spazi per attività autogestite dagli studenti, sia in veste formale, tramite associazioni, ma anche tramite gruppi informali, nell’ottica di rivitalizzare il centro storico dell’ateneo, costruito a misura di uomo e di donna, nel rispetto dell’ambiente e della vivibilità degli studenti, del personale docente e non docente. Oggi pare che la nuova amministrazione abbia recepito gli stimoli dal basso, cogliendo le potenzialità del Polifunzionale: non capiamo però, perché nella ridefinizione di tutti gli spazi inutilizzati, si riversi una tale attenzione nei confronti dello spazio occupato, che fino a quattro anni fa, era sottoutilizzato. Se c’è una volontà politica reale, chiediamo che si aprano tutti gli spazi del Polifunzionale agli studenti, e non che venga sottratto uno spazio a chi lo ha conquistato giorno per giorno. Lo Spazio Sociale Filo Rosso è già degli studenti, di tutti coloro che vogliono sperimentare l’autogestione e diventare protagonisti della propria vita universitaria, senza sottostare ai cavilli burocratici e ai giochini di potere. Abbiamo tanti progetti in cantiere, a partire da un seminario sulla riforma universitaria, che vedrà la partecipazione dei docenti, per costruire un percorso di maturazione dei cambiamenti in atto che coinvolgono la formazione tout court. E’ nostra intenzione, inoltre, promuovere una Consulta dei gruppi formali e informali di studenti presenti nell’università, che discuta del progetto Polifunzionale e chieda la disponibilità di altri spazi per svolgere attività autogestite.

Il consiglio degli studenti non ci rappresenta: in passato si è reso partecipe di proposte sciagurate, è uno strumento nelle mani di rappresentanti anziani e noti, e soprattutto è vuoto di sostanza e di vera passione politica (tanto che la maggior parte delle sedute saltano perché deserte). A prescindere dalla rappresentanza studentesca (votata, tra l’altro, solo dal 28% degli studenti), abbiamo sempre ribadito il diritto all’autorappresentanza e alla partecipazione libera, diretta e non mediata degli studenti alla politica universitaria. Di contro al principio della delega, alla burocrazia e al verticismo, abbiamo stimolato il coinvolgimento orizzontale, la democrazia partecipativa non rappresentativa. Questo è per noi un diritto inalienabile: a partire da qui è possibile trovare forme di mediazione per la "legalizzazione" dello Spazio.

 

SPAZIO SOCIALE OCCUPATO AUTOGESTITO FILO ROSSO