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C.S.O.A. GABRIO TORINO
ACCADEMIA DEL SOSPETTO
ARTE CONTEMPORANEA ANTAGONISTA
" NOI SIAMO DEGLI ARTISTI SOLTANTO NEL FATTO CHE NON SIAMO PIÚ DEGLI ARTISTI : NOI REALIZZIAMO L'ARTE " ( I. S. )
L'essenza dell'arte è per sua natura rivoluzionaria. " L'arte è l'antitesi sociale della società, non deducibile immediatamente da quest'ultima" ( T. W. Adorno. Teoria Estetica). L'arte è diventata parte integrante della società e può esistere solo come superamento della società contemporanea nella sua totalità.
La possibilità di una nuova critica rivoluzionaria al neoliberismo dipende dalla possibilità dell'arte e della cultura di partecipare con i mezzi che le sono propri al movimento antagonista . "Fin nell'intimo l'arte è intrecciata col movimento storico di antagonismi crescenti" (T.W.Adorno Teoria Estetica).
Non c'è stata Avanguardia Artistica che non abbia portato con sé la volontà di un cambiamento totale e rivoluzionario dell'arte e della vita : ARTE TOTALE.
"Prima viene l'uomo poi il sistema, anticamente era cosí. Oggi è la società a produrre e l'uomo a consumare. Ognuno può criticare, violentare, demistificare e proporre riforme, Deve rimanere però nel sistema, non gli è permesso di essere libero... l'uomo fino alla sua morte deve continuare a recitare. Ogni suo gesto deve essere assolutamente col suo atteggiamento passato e deve anticipare il futuro. Uscire dal sistema vuol dire RIVOLUZIONE... l'artista novello giullare, soddisfa i consumi raffinati, produce oggetti per i palati colti. Avuta un idea vive per e su di essa. La produzione in serie lo costringe a produrre un unico oggetto che soddisfi, sino all'assuefazione, il mercato... l'artista si sostituisce cosí alla catena di montaggio... pur rifiutando il mondo dei consumi, si trova ad essere un produttore... Un nuovo atteggiamento per ripossedere un "reale" dominio del nostro esserci, che conduce l'artista a continui spostamenti dal suo luogo deputato, dal clichè che la società gli ha stampato sul polso. L'artista da sfruttato diventa guerrigliero, vuole sciegliere il luogo del combattimento, possedere i vantaggi della mobilità, sorprendere e colpire... Nelle arti visuali la libertà è un germe che contamina ogni produzione... (G. Celant Appunti per una guerriglia, 1967 ).
L'artista oggi deve rifiutare ogni etichetta, atteggiamenti individualisti, pseudo - gesti sociali a se stanti, ogni suo gesto deve essere coerente col suo passato sovversivo e connettersi col movimento antagonista !
Qualcuno penserà che non esiste piú con l'attuale inflazione espositiva, uno SPAZIO CULTURALE per un'arte ultraradicale e negazionista, eppure... malgrado l'imperversare di eventi, mostre, esposizioni, biennali, feste e farse intorno al baratro dell'indicibile... Noi pensiamo che L'ACCADEMIA DEL SOSPETTO debba colmare un vuoto che ormai esiste da trent'anni, nel terreno artistico italiano. Immersi nelle celebrazioni delle nascite dei neomovimenti e transavanguardie, oppure occupati a storicizzare l'arte italiana degli anni sessanta-settanta, la maggior parte dei critici italiani si disinteressano al fenomeno della cultura antagonista e soprattutto alla sfida che essa pone alla cultura asservita. Per le sue modalita, di spostamento di strategia e di guerriglia, l'arte antagonista può risultare cruciale per lo smantellamento di alcune idee moderniste ed essere capace di far esplodere la logica del sistema arte, impegnato sulla distinzione tra le varie arti, la gerachia dei generi, delle gallerie, del si vende e non si vende e che di conseguenza causa secondo noi volontariamente la dispersione dei gruppi spontanei di giovani artisti, il loro isolamento, costringendoli in attesa del critico al servizio della galleria sfigata, dell'assessore marpione o dell'amico del collezionista.
Se l'universo contemporaneo è il dominio dell'artificiale programmato e delle immagini riprodotte a getto continuo, sempre e perennamente transitorie, ....che induce ad uno stadio di semiparalisi sensoria, la riconquista del reale sembra non essere piú auspicabile e neanche desiderabile. La perdita del reale sembra essere stata quasi interiorizzata a un punto tale che la realtà puo essere intravista momentanemente e intesa solo provvisoriamente: la realtà non è che una allucinazione della verità . L'arte deve cessare di essere un'immaginaria e specializzata trasformazione del mondo e diventare la trasformazione reale delle stesse esperienze vissute.
Per questo, una salutare nuova Accademia del sospetto, può ridiscutere il ruolo dell'arte rispetto alle nuove esigenze di lotta, fuori dalle contraddizioni della società dello spettacolo, in cui si era ritirata a priori, e di cui paradossalmente, allestisce la messa in scena. Strategia da non leggere come ricerca di identità, ma di pura intensità, esperienza limite, responsabilità e riconoscimento di necessità aggregative, Sentirsi responsabili significa sentirsi parte di una comunità reale, anonima e tremenda. Un modo per sincronizzarsi a tutto ciò che ci sfugge, e che il bisogno denuncia. Riconnettersi con la socialità a cui l'arte appartiene per storicità, è l'impresa maggiore a cui gli artisti collettivamente oggi si devono impegnare. Ecologia, Antiproibizionismo, Globalizzazione... Compiere una scelta dentro questo scenario significa agire partendo dalla consapevolezza dell'insufficienza dei propri modelli interpretativi. Non ci si confronta con il Capitalismo a partire da decostruzioni ideologiche, contaminazioni formali, multimediali-digitali consolatorie e neutrali... sempre corrette politicamente, L'arte non neutralizza i conflitti, È dalla resistenza attiva, dalla diffidenza, dalla differenza, dalla lotta dentro una conformità metabolizzata che la scelta dell'artista si motiva, per negazione. Rivoluzione non è solo lotta armata. Rivoluzione è anche sinonimo di liberazione. Poiché la libertà è sempre libertà dal potere, l'operazione artistica che realizza la libertà si libera dal potere.
Nella storia dell'arte si sono sempre seguiti pensieri e opere che manifestano le idee di un determinato periodo storico. Battaglie, conflitti, invenzioni, rivoluzioni: nulla sfugge all'arte, anzi proprio tramite questa noi avvertiamo le coscienze sociali, le espressioni dei sentimenti, le evoluzioni...
Ultimamente abbiamo assistito a mumerose performance, al recupero di artisti che negli anni sessanta avevano mosso una critica radicale alla società del consumo. La bodyart ha utilizzato il corpo come centro del fare artistico. Interventi di chirurgia plastica, sangue, tagli, strappi...
Passano venti-trent’anni e vediamo sulla scena contemporanea la ripresa del corpo. Tutte queste manifestazioni artistiche ci allontanano da quello per cui sono nate nella stessa maniera in cui il tempo non è piú lo stesso: non può piú trattarsi di un attacco, non fa piú scalpore, sopratutto, non si vedono piú rivendicazioni di libertà (di questo tipo ) da fare. Chi è che al giorno d'oggi può stupirci spogliandosi davanti ai nostri televisori? Nessuno anzi può essere oggetto di attenzione, quindi piú produttivo. Non è nuovo il discorso sul consumismo, ne abbiamo sentito parlare fin troppo forse a ripeterlo si tratta dell'invenzione dell'acqua calda. Una volta che abbiamo letto LA SOCIETA DELLO SPETTACOLO di Debord, possiamo evitare di prenderci la briga di dover scegliere le parole per esprimere concetto, che meglio (espresso) non si può. Il problema davanti al quale ci troviamo come artisti è l assenza di un riferimento contemporaneo in cui la coscienza di piú ARTISTI TRIBE si possa riscontrare. Un individualismo spiazzante ci fa trascorrere la maggior parte del tempo davanti allo schermo. Il rapporto diretto con la materia, è questo che manca.
" L'uomo separato dal suo prodotto produce sempre piú potentemente egli stesso tutti i dettagli del suo mondo, e si trova sempre piú separato dal suo mondo. Tanto piú la sua vita è ora il suo prodotto, tanto piú è separato dalla sua vita." Secondo Debord ne "La società dello spettacolo" la conseguenza del controllo economico da parte del potere è il progressivo allontanamento dell'uomo dal suo prodotto. La perdita di creatività e il progressivo scivolare nella fitta trama del consumatore. Oggi siamo tutti all'interno di leggi che ci comandano che cosa fare, quale prodotto acquistare, quale programma seguire... sta divendando un controllo mentale. Ancora Debord scrive: "Il proletariato non può essere esso stesso il potere se non diventando la classe della coscienza . "Quest'ultima è l'unica cosa che può salvare l'arte. Per Mishima la letteratura di buona qualità non fa nient'altro che renderci partecipe della nostra impotenza " Si è solo degli intellettuali privi di forza, non si può cambiare la propria vita né attuare alcuna rivoluzione" sprofondando cosí nel " pantano del nichilismo." Avversa la posizione di Debord " svegliarsi da quest'incubo " significa essere "l'eroe assoluto che ha fatto ciò che ha voluto e voluto ciò che ha fatto, e il cui compimento coincide con il presente" Finisco con Mishima " Mi auguro che ci sia qualcuno in grado se non altro di scrivere un'opera non contagiata dal veleno altrui, ma intinta genuinamente nel proprio".
La scena nel particolare di Torino sembra essere importante per spiegare come è nata l'idea dell’ ACCADEMIA DEL SOSPETTO. ( Il termine " Accademia " non ha ovviamente nulla a che vedere con quello tradizionale ) !
Bisogna immediatamente specificare che il GABRIO come Centro Sociale Occupato organizza speciali appuntamenti musicali. forse non troppo seguiti se non da persone che ne conoscano l'importanza. È triste pensare che non se ne parli e non si seguono, perché forse come in tutti i campi l'etichetta fa si che si pensi che se non si paga 50.000, 30.000, 20.000 lire, non si tratta di uno spettacolo abbastanza chic. Comunque senza dilungarci troppo cogliamo l'occasione per far luce su un impegno musicale attuale che la gente del GABRIO attua, senza dimenticarsi che anche molti sono gli appuntamenti cinematografici ecc...
Il progetto artistico dell'ACCADEMIA DEL SOSPETTO parte proprio da un desiderio insito all'interno del GABRIO di voler riattivare una camera oscura già esistente all'interno della struttura... e attivare degli atelier... Subito dopo parlando tra noi abbiamo pensato che sarebbe stato interessante riuscire a creare uno spazio che potesse essere veramente un'alternativa a gallerie, locali e spazi ormai troppo abusati, noiosi, ripetitivi e sterili.
L'idea di artisti radunati a parlare nei caffé di Parigi poteva essere genuina nel secolo scorso... ma non sicuramente... oggi… dove vestiti da D&G... una colonia alienata... aspetta ansiosa di vedere il loro amico fighetto che espone " quadri" nel locale giusto al momento giusto e, sanno già la parte che dovranno recitare senza luci e senza telecamere.
Troppo spesso ci hanno annoiato e sempre piú forte si è fatto il nostro desiderio di opporci a questa triste e squallida abitudine. Mossi nel profondo perché adesso non vogliamo piú scherzare, è nata l'esigenza di formare una TRIBE . Dove con questo termine riuniamo e cerchiamo coscienze che cercano di decolonizzarsi da un'omologazione senza intelligenza e senza limiti.
Quasi soffocati e intaccati a livello mentale sentiamo progressivamente il pericolo di non trovarci, di non riconoscerci e di non sapere... se... piú... perché... Perché non vediamo piú ARTE nelle gallerie? Perché non riusciamo a fare piú ARTE ? Perché non si parla piú di ARTE ? Quante volte il problema dell'artista è quello del suo rapporto con un gallerista che non gli assicura piú il 20% sull'opera venduta?
In questa confusione totale, tra buffet e pettegolezzi, sembra quasi che le attenzioni degli artisti e degli spettatori siano offuscate. Vogliamo le vostre coscienze. Chiediamo la vostra partecipazione. Il nostro sarà un impegno serio a cui vogliamo dare, con il vostro aiuto un riconoscimento che ci permetta di essere un'alternativa concreta di ARTE ANTAGONISTA, una coscienza vera e propria come unione di artisti.