TORINO NON E’ LOS ANGELES
MA LE RAGIONI DELLA NOSTRA LOTTA SONO UGUALI

Dopo gli arresti, le vetrine rotte, la morte di Edo l’attenzione politica nazionale si è centrata sulla nostra città e su quello "strano" fenomeno che sono gli squatter/autonomi dei centri occupati/sociali.

Come al solito opinionisti, intellettuali, sociologi di maniera hanno dato la stura alle loro saccenti interpretazioni. Nessuno è riuscito ad oltrepassare la soglia del reale: gli "squatters" vengono identificati come dei bambinoni emarginati che hanno bisogno di essere accompagnati alla "politica" e alla "cultura" (con la "C" maiuscola).

Si inventano tavole rotonde, assemblee cittadine per ricostruire quei "canali" che mancherebbero alla mediazione fra le due città, sperando che gli squatters/autonomi escano dalla "stupidità" del loro "narcisistico" isolamento.

E’ vero. Ci mancano dei canali di comunicazione, ma non con la città che voi rappresentate (quella dei poteri forti, degli Agnelli, degli intellettuali addomesticati e dei giornalisti sdraiati sul tappeto del potere), bensì con quella parte della metropoli che lavora, che è sfruttata in fabbrica come in ufficio, in ospedale come in cooperativa, che è sottopagata e costretta a lavori precari, intermittenti, interinali, comunque sempre umiliata ed offesa dalla condizione del lavoro e non lavoro.
Questo è stato ed è il nostro vero isolamento.

Sia ben chiaro: le ragioni della ribellione e della rabbia di queste settimane non stanno nel disagio (magari "giovanile"), né nell’emarginazione causata dalla deindustrializzazione. Ma partono dalla denuncia di una grande ingiustizia, di una inchiesta montata contro dei compagni per dei presunti "attentati", che sono stati prima sequestrati, poi torchiati con il consueto uso spregiudicato della carcerazione preventiva in assenza di prove "oggettive".

Il vero scandalo non sta in qualche vetro rotto o in qualche giornalista "sbattuto" perché non ha ancora imparato la buona educazione del rispetto del dolore e della morte di un essere umano, cosa che gli riesce guardacaso solo quando si tratta dei funerali di un Giovannino Agnelli qualsiasi (e in questo modo la corporazione dei giornalisti con i propri show di giovedì ha ucciso Edoardo un’altra volta). La grande vergogna nasce nel fatto che nessuna voce, eccetto qualche caso isolato, si sia levata contro il procedimento Laudi, contro una montatura giudiziaria sobillata da media compiacenti e portata avanti da una magistratura con i metodi brutali dell’inquisizione e della filosofia dell’emergenza (per cui tu accusato devi dimostrare la tua innocenza oppure collaborare in cambio di sconti sulla pena e della semilibertà).

Nessun intellettuale o aspirante "mediatore" ha detto qualcosa, nessun partito della sinistra "democratica" e dei "diritti" ha mosso un dito, tutti col loro omertoso silenzio hanno coperto lo spregiudicato e cinico operare della magistratura e di Laudi (da sempre vicino agli ambienti del PDS).

Il gesto estremo di Edoardo ha aperto uno squarcio su questa vergogna, nell’italietta dell’Ulivo. Un paese dove la Magistratura ha ormai accumulato un potere enorme, dove questa fa e disfa ciò che vuole, comportandosi come un autentico partito politico. Un paese dove il carcere è ancora il luogo oscuro dove si consumano nel grande silenzio soprusi quotidiani, morti strane e suicidi, senza che questo faccia notizia. Un paese dove la costruzione di un presunto modello di modernità come il Treno Veloce si consuma fra mazzette, ndrangheta, incursioni di servizi segreti, a discapito della vita della gente di una valle e di una metropoli. Nessun magistrato o giornalista di grido indaga su queste cose, predilige le piste anarchiche, da sempre lontane dai poteri forti e pericolosi, da sempre quelle che meglio si offrono per far fare brillanti carriere a sciacalli e a magistrati caduti nel dimenticatoio.

E’ contro questi silenzi e queste bugie che siamo insorti. E’ su queste verità nascoste che ora chiediamo luce.

Come a Los Angeles anni fa gli "squatter" neri chiedevano giustizia e verità sulla morte di un loro compagno ammazzato dalla polizia, così oggi noi rivendichiamo verità e giustizia sulla morte di Edoardo, come la liberazione dei compagni arrestati.

LA NOSTRA RABBIA NON AVRA’ PACE FINCHE’ NON CI SARA’ GIUSTIZIA!

CONTRO LA CARCERAZIONE PREVENTIVA !

VERITA’ E GIUSTIZIA SULLA MORTE DI EDOARDO MASSARI !

CONTRO LA TAV, CONTRO L’INCHIESTA MONTATURA DEL MAGISTRATO LAUDI !

LIBERTA’ PER SOLE E SILVANO, LIBERTA’ PER TUTTI I COMPAGNI PRIGIONIERI !

CREARE E ORGANIZZARE CONTROPOTERE

CSOA GABRIO