Il sindaco Castellani nella gestione della giunta ha dunque deciso di vestire i vecchi panni del padrone delle Ferriere.
Incalzato dalle destre, ricattato dal maggiore partito della coalizione (che sempre più si configura come il vero partito dell’ordine), Castellani ha operato una censura sull’assessore Stefano Alberione, lesiva di qualsiasi libertà di scelta e di espressione, degna della peggior cultura emergenziale. Altro che disponibilità al "dialogo" tanto strombazzata ai quattro venti!
Già è risultato insufficiente, oltreché tardivo, il gesto di un gruppo di intellettuali e politici (fra cui Alberione) di voler convocare un’assemblea cittadina sui problemi della metropoli. Insufficiente per i contenuti (si vuole discutere del "disagio giovanile" quando il popolo dei centri sociali e occupati si mobilita per la scarcerazione di alcuni di loro), tardivo perché lanciato con forza solo dopo la morte di Edoardo Massari. Il tentativo di allontanare dalla giunta uno dei promotori di quella, pur discutibile, iniziativa, chiude oggettivamente qualsiasi canale di comunicazione fra quella parte della piazza in rivolta e le istituzioni. E’ ovvio che su questa ripida china l’unica dialettica possibile è quella dell’ "amico/nemico". E certamente non giova in tutto ciò la tiepida difesa dell’"assessore-squatter" da parte della federazione torinese di Rifondazione Comunista (che ha già dato ampia prova di non capire nulla da otto anni del fenomeno dei centri sociali e occupati di Torino) da sempre più interessata a difendere rendite di posizione nelle istituzioni che a esporsi in battaglie politiche giuste.
Di fronte al disagio, questo si reale e palpabile, della morte in carcere di un compagno noto e riconosciuto nei circuiti degli spazi occupati, l’unica risposta dei centri di potere è stata quella dell’immobilismo coperto da una ipocrita lettura sociologica e paternalistica dei fatti. Da parte delle segreterie dei partiti di governo, dei magistrati inquisitori, di sindaci e amministratori non abbiamo visto alcun gesto unilaterale forte.
Demonizzare adesso i danni al palazzo di giustizia e le scritte su muri e negozi serrati della città, serve solo a far dimenticare che gli oltre settemila manifestanti di sabato 4 aprile sono scesi in piazza per rivendicare giustizia per la morte di Edoardo e libertà per Silvano e Soledad.
Per noi – del Gabrio – questo significa che oggi diventa centrale parlare di carcere e giustizia, perché è questo il vero problema su cui si è scatenata la rabbia della gente. Non tanto il degrado delle periferie.
Discutiamo allora del senso del carcere preventivo, della depenalizzazione dei reati minori, dei reati di opinione, di quelli associativi o comunque legati ad una cultura ancora emergenzialista e proibizionista. Discutiamo ancora del carattere dell’inchiesta-Laudi montata su tre anarchici, senza prove oggettive, dove la custodia cautelare diventa l’unico strumento per estorcere confessioni in mano ad una magistratura sempre più incontrollabile. Chiariamo quanto il carcere sia produttivo di suicidi passati nel silenzio stampa, quanto siano disagiati e sovraffollati, comunque isolati dal resto della società. E’ su questi argomenti che dovete esprimervi, non su quanto siamo emarginati, disadattati, esclusi.
CSOA GABRIO
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