E’ proprio vero che la storia la scrivono i vincitori e mai i vinti. E la verità che trionfa in questi casi è sempre quella bella dove il terrorista di ieri diviene l’eroe e il patriota di oggi. Pensate un po’ se Hitler avesse vinto come sarebbero stati definiti i nostri "padri" costituenti Pertini, Parri, Calamandrei, Togliatti, Nenni e – perché no? – Scalfaro: banditi, criminali, terroristi, massacratori (l’attentato in via Rasella a Roma come potrebbe altrimenti essere qualificato se non come un "massacro" a "tradimento"?).
Se Curcio e compagni avessero vinto, oggi celebreremmo i fasti della repubblica rossa dei lavoratori in salsa cubana, e gli ex-brigatisti non sarebbero costretti alle genuflessioni rispetto a un potere sordo ed arrogante che non è in grado neppure di concedere uno straccio di amnistia (eppure Togliatti lo fece con gli ex-fascisti…).
Così oggi il regime dittatoriale e antidemocratico del corrotto Yilmaz, in un momento di gagliarda offensiva sul popolo kurdo con tanto di massacri delle inermi popolazioni civili e di profughi che a frotte sbarcano sulle nostre coste, si può permettere di gridare ai quattro angoli del mondo che i kurdi sono assassini, che il PKK è un organizzazione terrorista e Ocalan un criminale con le mani lorde di sangue.
Dunque la verità di un popolo che lotta da secoli contro lo smembramento (il Kurdistan è contemporaneamente diviso e oppresso da cinque nazioni: Turchia, Irak, Iran, Siria e ex-Unione Sovietica), contro l’annullamento culturale e linguistico, contro il genocidio, scompaiono di fronte ai grandi interessi economici che uniscono la Turchia fascista al democratico Occidente.
Le piroette patetiche di questi giorni di D’Alema e Dini nascondo a stento l’imbarazzo generato dal conflitto fra difesa di alcuni principi democratici (la tutela dei perseguitati politici stranieri e la difesa del diritto di un popolo all’autodeterminazione) e l’affare economico (la perdita delle commesse turche). C’è poco da dire se un governo di pseudo-centro-sinistra (con tanto di ministri comunisti dentro) neanche su questo punto "democratico" riesce a affermare una propria autonomia, malgrado le pressioni di Confindustria e statunitensi.
D’altra parte si è vista in queste settimane la vergognosa campagna stampa sostenuta con le buone e con le cattive (i soldi e le minacce) dal governo turco contro il PKK e il popolo kurdo persino sui nostri più importanti quotidiani (Repubblica, Stampa, Corriere della Sera).
Tutto questo impegno forsennato da parte del regime turco contro la causa kurda ha una ragione di fondo: nemmeno la richiesta moderata di Ocalan di un’autonomia regionale e linguistica per il Kurdistan può annullare la paura di un barcollante regime corrotto e fascista di perdere le basi della propria forza, fondata sulle contrapposizioni etniche e l’assenza di qualsiasi libertà democratica. L’autonomia del Kurdistan rappresenterebbe proprio l’inizio di un processo di democratizzazione inarrestabile per tutta l’Asia minore.
AUTODETERMINAZIONE ED INDIPENDENZA PER IL POPOLO CURDO
ASILO POLITICO PER ABDULAH OCALAN
SOLIDARIETA’ AL PKK
CSOA GABRIO