NO ALLA GUERRA

L’azione militare della NATO contro la Serbia è un atto che ci coinvolge tutti, come uomini e donne, come cittadini d’Europa e abitanti d’Italia. L’indifferenza in questo caso è criminale.

Questa guerra non è "una tranquilla passeggiata" nei Balcani: le vittime civili, la distruzione di città e di fabbriche, i danni all’ambiente, i profughi lo stanno già a dimostrare. Ancor più pericoloso risulta il rischio di allargamento del conflitto ad altre nazioni (Macedonia, Bosnia-Erzegovina, Albania, Croazia) e il sempre più invischiante coinvolgimento militare delle potenze NATO in una guerra "sporca" di cui non si vedono più la fine e l’obiettivo politico dichiarato (bombardare Belgrado per punire Milosevic o "aiutare" i kosovari ad ottenere l’autonomia?).

L’operazione delle forze NATO (Italia compresa) non è un intervento a favore della pace e della democrazia. Gli americani e i loro alleati europei per anni hanno lasciato che i serbi massacrassero le popolazioni albanesi del Kosovo, per poi riscoprirne il "diritto" all’indipendenza solo quando la "grande" Serbia di Milosevic si è dimostrata un ostacolo all’espansione economico-militare dell’Alleanza Atlantica nei Balcani.

Per gli americani e gli europei la difesa del diritto dei popoli all’indipendenza è del tutto strumentale: basta vedere quanto sia diverso il loro atteggiamento nei riguardi del popolo kurdo, da sempre oppresso dal regime turco che ne proibisce la lingua, la cultura e l’autodeterminazione. In questo caso USA e Unione Europea (Italia in prima fila) vendono le armi con cui l’esercito turco perpetra il genocidio dei kurdi, chiudendo un occhio sulla violazione sistematica dei diritti umani nella lotta all’opposizione interna a quel paese. Ma si sa, la Turchia è una avamposto fondamentale dell’Alleanza Atlantica verso il Medio Oriente e in quanto tale i suoi problemi interni non sono di interesse degli altri "alleati atlantici".

A questo punto il più grave errore della Serbia è forse di non appartenere alla NATO: in tal modo si garantirebbe l’impunità internazionale nel reprimere i kosovari, così come fanno i turchi con i kurdi.

Troppi sono gli interessi economici e politici che si intrecciano in questa sfortunata regione dell’Europa per poter credere che la pace possa emergere da un nugolo di bombe e missili intelligenti: chiodo non scaccia chiodo.

Troppe saranno le vittime di questo conflitto voluto ed attuato per un calcolo che di pace non ha nulla, considerando anche che alcune delle potenze facenti parti del Patto Atlantico (Germania, Francia in primo luogo) hanno fin dall’inizio suscitato la drammatizzazione del conflitto serbo-kosovaro armando le fazioni più reazionarie e nazionaliste del movimento indipendentista albanese.

Se mai vi sarà una "nuova pace" nella regione sarà al prezzo della distruzione del suolo sia kosovaro che serbo in cambio di un nuovo stato-fantoccio nel Kosovo filo-americano e filo-NATO.

Proprio per questi argomenti il coinvolgimento diretto del nostro paese in questa avventura militare è da rifiutare, in tutti i modi e con tutti i mezzi, contro la maggioranza di governo interventista, contro l’opposizione di destra guerrafondaia.

NE’ UN UOMO NE’ UN SOLDO PER LA LORO GUERRA

BOICOTTIAMO L’AZIONE MILITARE NATO CONTRO LA SERBIA

PER FERMARE SUBITO I BOMBARDAMENTI

CENTRO SOCIALE GABRIO